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Autore: Hypnotic Poison    06/10/2013    7 recensioni
Keiichiro Akasaka è un uomo impegnato, troppo impegnato per potersi dedicare anche alle faccende di tutti i giorni; la sua unica possibilità è quindi chiedere l'aiuto del suo migliore amico.
Kei incrociò le braccia al petto: “Non era nemmeno mio compito cambiarti il pannolone, eppure l'ho fatto. Quindi prendi quella lista e vai a fare la spesa!”
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Keiichiro Akasaka/Kyle, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grocery store








Ci sono alcune cose che rendono un uomo fiero, nella vita; una di queste è possedere un lavoro di successo che permetta di soddisfare i più banali desideri. Keiichiro Akasaka era uno degli uomini fortunati che poteva affermare di amare il proprio lavoro.

Fin da bambino era sempre stato affascinato dall'alta pasticceria, da come alcuni semplici ingredienti potevano crearsi opere d'arte commestibili, che appagavano stomaco ed anima – per lui, la chimica del gusto era importantissima.

Non c'era da stupirsi, quindi, se accanto al suo comunque amato lavoro da scienziato, che gli permetteva di salvare il mondo, giusto per essere modesti, aveva deciso di creare uno dei più famosi laboratori di pasticceria dell'intero Giappone. Sì, era conscio che non fosse altro che una copertura, per la maggior parte; ma in realtà, il Caffé Mew Mew era il suo piccolo gioiello, e non c'era niente e nessuno che gli avrebbe mai impedito di portare avanti quel suo sogno.

Nemmeno un testardissimo ed innervosito Ryo Shirogane.

Ryo, ti sto chiedendo un favore! Devo terminare la torta a cinque piani per la festa della signora Yamamoto, non ho proprio tempo di fare altro!”

Il biondo americano non cambiò espressione: “Non è compito mio.”

Kei incrociò le braccia al petto: “Non era nemmeno mio compito cambiarti il pannolone, eppure l'ho fatto. Quindi prendi quella lista e vai a fare la spesa!”

Con un gesto arrabbiato, ed un vago rossore sulle guance, Ryo gli strappò il foglietto dalle mani e marciò fuori dalla cucina per individuare una testa rossa sormontata da una crestina tra la folla della sala. “Ichigo!” chiamò irritato.

La ragazza gli si avvicinò sorridendo, tenendo il vassoio contro il petto: “Sì, Shirogane-kun?”

Vai a fare la spesa.”

Ichigo osservò il foglietto che le veniva porto, poi sorrise di nuovo: “No.”

Una piccola vena cominciò a pulsare sulla fronte del biondo: “Come no?!”

No, non è mio compito, io sono una cameriera.”

E io sono il tuo datore di lavoro, devi fare quello che io ti dico!”

Sono una cameriera, non una tuttofare! Come datore di lavoro e proprietario del Caffè, è tuo dovere accertarti che ci siano le provviste necessarie.” annuì soddisfatta, girando sui talloni per andarsene. “Non capisco quale sia il tuo problema.”

Ryo sospirò, intimandosi di calmarsi. Lui detestava fare la spesa; detestava il rumore onnipresente delle musichette di sottofondo e degli annunci pubblicitari, le lunghe file interminabili di vecchiette che contavano i centesimi alla cassa, i bambini piagnucolanti intrappolati nei carrelli, le facce disperate dei mariti al telefono davanti agli scaffali dei pannoloni.

Ichigo!” chiamò di nuovo, i pugni stretti lungo i fianchi “Potresti almeno... accompagnarmi?”

La rossa non riuscì ad evitare la sua espressione sorpresa: “Come si dice?”

Altro sospiro di sconforto: “Per favore...”

Volentieri, Shirogane-kun!” saltellando contenta, scomparve nello spogliatoio.

Borbottando sottovoce, Ryo ritornò in cucina per prendere le chiavi della macchina, ignorando palesemente il sorrisetto soddisfatto del suo “migliore amico”.


###


Ichigo amava il Super Green Market, appena fuori dalla città. Era semplicemente enorme e pieno di cibi freschi, biologici e meravigliosamente buoni. Era certa che le creazioni di Kei fossero migliori di tutte le altre perché vi venivano usati solo ingredienti di prima qualità provenienti da quella specie di paradiso della spesa.

Ma evidentemente il ragazzo accanto a lei non era dello stesso avviso.

Non finiremo mai,” mugolò esasperato Ryo, osservando la lunga lista e l'infinito numero di corsie.

Oh, su, fammi vedere!” la rossa studiò per un secondo il foglietto “Vieni, la frutta è di là!”

Lo prese per la manica della giacca e se lo trascinò dietro fino ad un largo spiazzo in cui erano sistemati vari cumuli di frutta.

Ryo poteva letteralmente vedere tante piccole stelline negli occhi della ragazza mentre si lanciava ad afferrare sacchetti.

Shirogane-kun, invece di stare lì impalato, potresti prendere un carrello?”

Non sono il tuo schiavo, Momomiya,” replicò lui, incamminandosi comunque verso la colonna di carrelli.

Lei gli fece una timida linguaccia, riprendendo a vagare tra le pile di frutta.

Era un buffo spettacolo, per l'americano, osservarla mentre studiava attentamente la lista, correva ad un contenitore e pesava la frutta. Era quasi tenera... non che l'avrebbe mai ammesso.

Perché mi guardi così?” gli chiese all'improvviso, le mani impegnate a saggiare delle pesche.

Ryo scosse la testa: “Stavo solo pensando.”

Ichigo gli lanciò un'occhiata divertita, mettendogli un frutto rosato sotto il naso: “Senti che buono!”

Il pizzicore della buccia gli fece prudere il naso, allontanò il viso con una smorfia. Quel fievole odore gli ricordava un po' lei... nomen omen, come si diceva.

Spinse il carrello, seguendola lentamente e un po' senza speranza tra le varie corsie.

Comunque, pensavo che ad Akasaka-san convenisse di più ordinare tutto all'ingrosso.” esclamò Ichigo dopo qualche minuto di silenzio, studiando attentamente lo scaffale delle spezie.

Il biondo alzò un sopracciglio, leggermente stupito dal fatto che lei conoscesse espressioni come all'ingrosso, beandosi allo stesso tempo della visione di quel filo di pelle lasciata scoperta dalla maglietta, alzatasi mentre la ragazza cercava di raggiungere una scatola di polvere di zenzero.

Infatti ordiniamo tutto all'ingrosso, per quanto riguarda il Caffè,” le si avvicinò, raggiungendo il pacchetto con molta meno fatica “Questa è la spesa personale di Kei, più alcune cose che preferisce prendere da sé. Here you go, ginger.

Io o la scatola?” replicò lei con uno sbuffo, prendendo controllo del carrello.

Ryo rise, ancora più stupito di prima: “Vedo che le mie lezioni di inglese servono a qualcosa!” (*)

Sei semplicemente prevedibile, Shirogane-kun.”

Ah-ah, come no.”

Per esempio, se io continuassi per altri cinque minuti a chiamarti Shirogane-kun, tu ti arrabbieresti e cominceresti a dire che detesti i suffissi giapponesi e l'abitudine di chiamarsi per cognome.”

Credo che tu lo faccia soltanto per dispetto.”

Ichigo si girò verso di lui con un sorriso furbesco, passandogli il carrello per prendere delle tavolette di cioccolata. “Akasaka-san lo sa che tu detesti il pistacchio?”

Certo che lo sa, ecco perché si ostina a prendere la cioccolata al pistacchio. Così può star certo che io non gliela mangerò.”

La ragazza rise, le guance che si tingevano appena sotto lo sguardo un po' scocciato del ragazzo.

Ti ricordi quella volta in cui mi sono arrabbiata con te perché per il mio compleanno mi avevi fatto preparare una torta con le pere, e io le detesto?”

Certo che me lo ricordo, ragazzina, è stato un mese fa,” le mise un dito sulla fronte, spingendola leggermente all'indietro “Era una rivalsa per avermi invaso la camera di fumo nero quella volta in cui hai bruciato il caramello.”

Ti ho detto che non l'ho fatto apposta,” borbotto lei “Mi ero distratta...”

Tu sei sempre distratta, Momomiya. E ritengo che il vero regalo ti sia piaciuto, alla fine.” Ryo le prese le mani e le pose sul manico del carrello, senza osare ridere mentre Ichigo arrossiva brutalmente “Quante cose ci mancano?”

La Mewneko rimase zitta, camminando impettita davanti a lui in un modo che aveva, segretamente, studiato da Minto. Il ragazzo scosse la testa, passeggiandole con noncuranza affianco. “Andiamo, ragazzina, non te la sarai mica presa?”

Non chiamarmi così,” sibilò lei, svoltando talmente bruscamente a destra che Ryo dovette fare un saltello all'indietro per non essere investito dal carrello.

Alzò gli occhi al cielo, quasi divertito: “Pensavo che dopo tutto questo tempo ti saresti abituata alla mie battute... visto che sono così prevedibile.

Le tue battute non fanno ridere nessuno,” replicò Ichigo, afferrando con rabbia alcune confezioni di caffè.

Ryo rise: “Ma io non lo faccio per farti ridere. Lo faccio perché mi piace un sacco farti arrossire come la bambina timida che sei.”

Be' non dimenticarti che anche io posso farti arrossire!” ribadì lei.

Ah davvero?”

Davvero,” la rossa incrociò le braccia al petto ed annuì convinta “Come quella volta in cui sono entrata in camera tua ed eri senza maglietta.”

Lui corrugò la fronte: “Vuoi dire le molte volte in cui ti sei introdotta in camera mia senza permesso, così tante che ormai penso tu lo faccia apposta? Come se ti dispiacesse!”

Ichigo lo fissò, un'aria soddisfatta e maliziosa in volto: “Infatti non ho mai detto che mi dispiace.”

Come da copione, un sottile velo rosato colorò le gote del ragazzo, il quale si limitò a chiudere gli occhi e scuotere la testa, tentando di ignorare il ghigno malefico della rossa.

Bene, ci manca solo il detersivo per la lavatrice e poi abbiamo finito,” riprese questa, girando il carrello.

Thank God”, rispose Ryo “Come volevasi dimostrare, Kei ci sta sfruttando.”

Dovresti ringraziare che sia così pieno di lavoro, vuol dire che gli affari vanno a gonfie vele. E tu sei il primo a sfruttare la gente, oggi volevi che io venissi qui da sola!”

Ti avrei aspettato in macchina.”

Ichigo gli lanciò un'occhiataccia: “E poi, Kei si prende cura di te e ti sfama, dovresti essere più che contento di aiutarlo.”

Il ragazzo fece spallucce: “Potrei vivere benissimo con cibi surgelati e precotti.”

Uno scienziato come te che dice queste cose? Ah, andiamo bene! Vedi, ecco perché io non cucino mai per te!”

Ryo le si avvicinò pericolosamente, raggiungendo di nuovo per lei un recipiente troppo in alto e allo stesso momento bloccandola tra lo scaffale e il suo petto: “Perché, quand'è che avresti deciso di cucinare per me?” le mormorò all'orecchio.

Ichigo avvampò una seconda volta: “Smettila,” bofonchiò “Lo stai facendo di nuovo.”

Lui le scompigliò la frangetta, ridendo: “D'accordo, abbiamo preso tutto. Andiamocene da qui.”


###


Mille grazie, Ichigo, sei stata davvero un angelo!” Kei sorrise felice mentre aiutava la ragazza con le buste della spesa.

Hey, guarda che ci sono andato io!” lo rimbeccò Ryo “Giusto per la tua stupida cioccolata al pistacchio!”

Ichigo rise: “E' stato un piacere, Akasaka-san. C'è ancora bisogno di aiuto, qui al Caffè?”

Il moro scosse la testa: “No, non preoccuparti, puoi andare a casa.”

Lei annuì: “Vado a prendere le mie cose nello spogliatoio, torno subito.”

Ryo avvertì lo sguardo dell'amico perforargli la nuca mentre sbirciava la rossa correre via: “Che c'è?!” mugugnò.

Kei alzò un sopracciglio, ridendo sotto i baffi: “Potevi anche ringraziarmi per averti fatto passare un po' di tempo con lei. Mi sono dovuto sorbire Minto da solo mentre si lamentava perché secondo lei Ichigo non lavora mai, e perché voi due fareste meglio a mettervi insieme invece di morirvi dietro, così tu la smetteresti di favoreggiarla solo per entrare nelle sue grazie.”

Non so di cosa tu stia parlando.” rispose glaciale il biondo, allontanandosi con le mani in tasca, ben restio dal dare la ben che minima soddisfazione all'amico.

Sospirando, Kei terminò di riporre i vari cibi in frigorifero, avviandosi poi al piano di sopra per concedersi una ben meritata doccia calda.

Ryo attese, dietro ad una colonna, finché non sentì l'acqua iniziare a scorrere, passandosi una mano tra i capelli ed esalando.

Oh, dai, non è stato così male andare a fare la spesa insieme a me,” lo prese in giro Ichigo, riemergendo dallo spogliatoio.

Guarda che non te li conto come straordinari,” l'avvisò il biondo, appoggiato al muro con le braccia incrociate.

Lei alzò gli occhi al cielo: “Come se l'avessi fatto per quello.”

Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto del ragazzo, che la prese per un polso e l'attirò a sé, poggiandole le mani sui fianchi.

Dici che se ne sono accorti?”

Lui scosse la testa: “No, ancora no.”

Però non capisco perché non glielo vuoi dire,” Ichigo intrecciò le braccia dietro al suo collo, lasciandosi stringere un po' di più.

Ryo le diede un bacio leggero sulle labbra: “Perché voglio tenerti tutta per me ancora per un po'.”














(*) Chi mi legge ormai lo sa, che è uno dei soprannomi che più mi piace far usare da Ryo, ma comunque zenzero=ginger=persona dai capelli rossi :)










Sìììì, lo so. È corta, è brutta, è scema, ma io le storie felici non ve le so scrivere xD Però almeno, questa volta, ta-daaan, vi ho messo un bel colpo di scena che sicuro da me non vi aspettavate ;)

Non ho modi di difendere questa povera fic (se così la posso chiamare xD) perché non sono certa da dove mi sia venuta fuori... posso solo dirvi che era una lezione universitaria mooooolto noiosa. XD

Quindi per favore abbiate pietà di me ^_^


A presto e baci a tutte,


Hypnotic Poison



   
 
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