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Autore: September_39    06/10/2013    1 recensioni
Fanfiction ispirata al tema 'musica'
Seblaine Sunday! Seblaine Sunday!
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seblaine Sundays'
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Questa Fanfiction è in risposta alla sfida lanciata da Benedetta sul gruppo Seblaine Events.

4 sono le canzoni che voi dovrete utilizzare. 4 canzoni donate direttamente dalla riproduzione casuale e mi raccomando non barare, lasciate tutto in mano al caso. Può essere di tutto: uno dei due deve fare un provino ed è indeciso; uno vuole fare il romantico (fallendo) regalando una mini playlist all'amato con canzoni scollegate fra di loro; si incontrano in un talent o tante altre situazioni, ce ne sono tante lasciate libera la fantasia. Usate queste canzoni a vostro piacere e mi raccomando usatele tutte a quattro!

Larger than life - Backstreet Boys
Dreams - Fleetwood Mac
Let me love you - Mario
If tomorrow never comes - Ronan Keating



CAPITOLO 1

 

“Bene ragazzi, il palco è vostro. In posizione. Luci e... base!”
Quell’inconfondibile intro elettronica si diffuse nell’auditorium mentre Artie attaccava il suo pezzo; avevano studiato la coreografia per giorni in sala prove lui e gli altri ragazzi e finalmente era venuto il loro turno di mostrarla a tutti quanti.
Gruppi degli anni 90. Che tema sensazionale!
Le ragazze si erano ovviamente lanciate in un medley delle Spice Girl mentre i ragazzi avevano optato per la più movimentata “Larger than life” dei Backstreet Boys dove Jake e Ryder avevano potuto mostrare le loro doti da ballerini mentre Sam, Blaine e Artie si contendevano la voce principale.
Tutti i presenti esplosero in un grande applauso sul primo ritornello, quando le voci dei cinque si fusero insieme in perfetta armonia prima che Blaine iniziasse il suo assolo.

Looking at the crowd
And I see your body sway, c'mon...


Strizzò l’occhio a Tina che subito si sciolse in una marea di sorrisi e risatine, poi riguadagnò il centro del palco continuando a cantare insieme a tutti gli altri fino alla fine del pezzo.
Fu un vero successo, ci avevano davvero sperato e sentivano che questa volta la vittoria sarebbe stata loro. Sempre se il professor Schuester non avesse deciso di giudicare come al solito la sfida alla pari, senza prendere posizione.
“Wow ragazzi siete stati incredibili, davvero complimenti! Avrò molto su cui riflettere questa sera...” commento il professore alzandosi in piedi sorridente, guardando gli alunni sul palco.
“Per oggi abbiamo finito ci vediamo domani”
Le ragazze raccolsero le loro borse e seguirono Schuester fuori dall’auditorium mentre sul palco anche gli altri si allontanavano, uscendo di scena scambiandosi pacche sulle spalle e complimenti l’un l’altro.
Uscirono tutti tranne Blaine, che si sedette al pianoforte mentre riprendeva fiato.
Non si stupì affatto quando dal silenzio sentì qualcuno battere le mani e rumore di passi farsi sempre più vicini.
“Sono davvero senza parole. Nick me lo aveva detto ma... Non credevo aveste un vero auditorium in questa sottospecie di scuola. Hanno ragione i repubblicani, non sappiamo proprio dove vanno a finire i soldi delle tasse.”
Blaine ridacchiò fra sé e sé, passandosi una mano fra i capelli mentre si alzava per guardare in faccia il ragazzo appena arrivato.
“E’ sempre bello vederti Sebastian” commentò guardando il capitano degli Warbler salire le scale e raggiungerlo sul palco.
“Lo so, come potrebbe non esserlo? Ma non perdiamoci in chiacchiere. Dov’è il mio ringraziamento?” domandò con la sua solita aria da saputello, incrociando le braccia e guardando Blaine con un mezzo sorriso malizioso mal nascosto.
“Il tuo cosa?”
“Il mio ringraziamento. L’hai appena cantato tu Anderson, vuoi ringraziarmi per aver visto il mio delizioso corpo ondeggiare sotto il palco...” *
Sebastian canticchiò quei versi che Blaine aveva sentito fin troppe volte in quei giorni; li aveva cantati lui stesso di continuo alle prove eppure il modo in cui uscirono dalle labbra di Sebastian glieli fece sembrare sconosciuti, così diversi, così... da Sebastian.
“Come accidenti fai a trovare riferimenti sessuali in qualsiasi cosa?” domandò Blaine storcendo il naso, gesto che fece involontariamente ridere l’altro.
“Oh Blainey, non sono io che li trovo. Sei tu che non li vuoi vedere! Kurt ti tiene ancora a stecchetto eh?”
Sbuffando sonoramente e roteando gli occhi il moro si allontanò di qualche passo, scocciato come ogni volta che Sebastian gli rivolgeva quelle domande.
“Sai bene come stanno le cose. E poi non c’è solo il sesso in una relazione! So che per te è difficile da capire, ma io e Kurt ci amiamo e quindi restare lontani... come dire... fisicamente per un po’ non è un problema. Non visto che lui è a New York a inseguire i suoi sogni” 
“Non credevo che sognasse di abitare in un ghetto e consegnare il caffè a gente con un vero lavoro” replicò schietto Sebastian, senza minimamente curarsi dello sguardo che Blaine gli lanciò, pronto a replicare.
“Basta basta, non voglio parlare ogni volta di quella signorina. Siamo qui per un altro motivo no?”
Esitò qualche istante prima di lasciar cadere il discorso Blaine, poi sospirò e annuì deciso.
“Sì, giusto hai ragione. Meglio muoversi. Quegli esercizi di trigonometria non si faranno da soli” commentò raccogliendo il suo zaino da terra ed avviandosi verso l’uscita con Sebastian al suo fianco.
“Grazie ancora per aver accettato di darmi una mano Bas”
“E’ un piacere Anderson, lo sai. Quando posso fare qualcosa per voi povera gente comune non ci penso due volte” ridacchiò evitando per un soffio la gomitata di Blaine, per poi cingergli le spalle con un braccio ed uscire chiacchierando dalla scuola.

 

*



Con gli occhi chiusi e le mani strette attorno al microfono, Blaine trattenne a stento le lacrime cantando senza sosta quelle note parole dei Fleetwood Mac che gli ronzavano in testa da quella mattina.
Sembrava scritta apposta per lui quella canzone; in quel momento era sua.
Loneliness. Solitudine.
Accarezzò ogni lettera con un leggero vibrato nella voce mentre di nuovo pronunciava quelle poche sillabe che facevano sussultare il suo cuore, che ancora stentava a riprendersi dall’ennesimo litigio con Kurt.
Era incredibile come le cose fossero degenerate nel giro di così poche settimane.
Solo qualche mese prima erano felicemente innamorati, con un sogno nel cuore e l’unico desiderio di condividere tutto l’uno con l’altro, e ora invece non facevano altro che gridarsi contro.
Quelle poche volte che riuscivano a parlarsi almeno.
Già, perché c’era sempre qualcosa che veniva prima di Blaine: la settimana della moda, una chiamata di Isabelle, le emergenze trucco di Rachel.
Ma Kurt voleva la sua libertà, voleva godersi ogni istante di quella sua esperienza di vita lontano da Lima e, come cantava Stevie, chi era Blaine per impedirglielo? **
Cantò con rabbia fino all’ultima parola, sfogandosi come faceva sempre attraverso alla musica che riusciva ogni volta ad esprimere quello che provava molto meglio di come avrebbe potuto fare lui; poi riaprì gli occhi tenendo lo sguardo basso mentre si asciugava una lacrima con il dorso della mano.
“Credevo che il compito della settimana fosse cantare colonne sonore. Questa devo essermela persa... Non c’era in Scary movie vero?”
Il pungente sarcasmo di Sebastian lo riportò all’improvviso con i piedi per terra; letteralmente visto che Blaine si alzò immediatamente dallo sgabello cercando di darsi un’aria un po’ meno sconvolta.
“Bas... C-Che ci fai qui?” domandò confuso con gli occhi ancora lucidi e tirando sù con il naso.
“E’ mercoledì tigre. Le tue ripetizioni di matematica... Te ne sei già dimenticato?”
“Oh cavolo è vero. Scusami Sebastian io... Oggi ho la testa da un’altra parte, perdonami” sospirò il moro rassegnato passandosi una mano fra i capelli stranamente liberi dal gel. 
La telefonata con Kurt di quella mattina l’aveva sconvolto talmente tanto che non si era nemmeno dedicato al suo quotidiano rituale di cura del capello.
“L’avevo notato. Vuoi dirmi che succede?”
Senza aspettare una risposta, Sebastian cinse le spalle a Blaine guidandolo verso il pianoforte fino a che si sedettero uno accanto all’altro sulla piccola panca.
Lo guardò apprensivo, seriamente preoccupato da quello sguardo triste e soprattutto dalla scena a cui aveva appena assistito; aveva sentito Blaine cantare parecchie volte, e anche canzoni piuttosto intense, ma non lo aveva mai visto metterci tutto quel sentimento. 
Era evidentemente a pezzi, sconvolto, e Blaine non doveva mai essere a pezzi. Sebastian non poteva permetterlo.
Doveva essere sempre allegro e sorridente, con quella sua voglia di vivere e quella sua aria ingenua e innocente che tanto mandava Sebastian su di giri; doveva essere quel ragazzo che aveva incontrato alla Dalton quando era venuto ad invitare i suoi ex compagni alla prima del suo spettacolo, con quel sorriso genuino e lo sguardo sognante.
Doveva essere sempre l’unico che era riuscito a farlo innamorare, a far battere quel cuore che tutti, Sebastian per primo, credeva incapace di provare amore. 
E invece...
“E’ per Kurt. Io... Credo che non mi ami più. Mi sta allontanando Sebastian, ora lui ha la sua vita, ha New York, ha Vogue. Non c’è più spazio per me” disse Blaine in un sussurro, mordendosi un labbro per impedirsi invano di piangere ancora.
“Io farei di tutto per lui! Sono andato a trovarlo a Natale, lo chiamo ogni giorno, ho addirittura comprato quegli stupidi biglietti per il prom sperando che mi accompagnasse e invece...”
Non riuscì a finire di parlare perché quel nodo che sentiva in gola tornò a farsi sentire e gli impedì di continuare, spingendo calde lacrime a rigare le sue guance.
“Ehi ehi Blaine, guardami” 
Sebastian gli prese delicatamente il mento fra le dita, sollevandogli il viso quanto bastava per incrociare i suoi occhi.
“Non devi piangere, non per un idiota che non sa cosa si perde. Voglio dire... Sei Blaine Anderson! La leggenda della Dalton, il capitano spezzacuori degli Warblers, l’unico rappresentate scolastico decente che questa scuola abbia mai avuto” disse riuscendo a strappare al moro un piccolo sorriso prima di continuare.
“Forse non sono la persona adatta a dare consigli in fatto di relazioni, ma so quello che mi hai insegnato tu e cioè che se due persone si amano davvero superano ogni difficoltà. Non può essere sempre tutto facile, ma non puoi buttarti giù alla prima difficoltà... Non sei più tu, non sei il tipo che si piange addosso andiamo. Se pensi che ne valga la pena devi continuare a lottare per quello che vuoi... però so anche che l’amore deve farti stare bene, non farti piangere cantando i Fleetwood Mac! Ottima scelta la canzone a proposito”
“Grazie” sussurrò Blaine.
“Figurati, sai che ammiro i tuoi gusti musicali l’ottantacinque percento delle volte. Quando non includono Katy Perry o...”
“Non parlavo della canzone Bas. Dicevo grazie per... Per essere qui. Ci sei sempre per me” disse dolcemente appoggiando la mano su quella di Sebastian, stretta sul suo ginocchio.
Il cuore del Warbler perse un battito, Sebastian lo sentì chiaramente fermarsi e poi ripartire in un istante che sembrò durare anni. 
Era davvero spacciato!
Come aveva fatto a prendersi quella cotta tremenda? 
Per l’unico ragazzo che non poteva avere soprattutto.
Le dita di Blaine si intrecciavano perfettamente alle sue, nonostante le loro mani fossero così diverse: le piccole dita rotonde di Blaine chissà come riuscivano a scavarsi lo spazio necessario fra quelle lunghe e affusolate di Sebastian, adattandosi le une alle altre come pezzi di uno stesso puzzle. 
Era come se fossero fatte per stare così, Sebastian lo notò subito.
Anche Blaine suo malgrado ci fece caso, quando quel gesto inaspettatamente lo fece rabbrividire; un brivido di quelli buoni, quelli che ti attraversano la schiena e ti fanno venire la pelle d’oca.
Aveva passato così tanto tempo con Sebastian che quel gesto avrebbe dovuto essere naturale, come naturale avrebbe dovuto sembrargli sentirsi bene quando un amico lo consolava; ma con Sebastian niente era naturale.
Tutto prendeva una sfumatura diversa, tutto aveva un gusto diverso che Blaine però aveva paura a scoprire.
Perché sapeva nel profondo che una volta avuto un assaggio non sarebbe stato più capace di fermarsi.
“Avanti Killer, la matematica ci attende. Non ti permetterò di startene qui a piagnucolare mentre i tuoi voti precipitano rovinosamente” disse Sebastian interrompendo quel silenzio che evidentemente pesava troppo per entrambi.
Per lui soprattutto; perché ogni volta che sentiva Blaine così vicino, esattamente come avrebbe voluto fosse sempre, lo assaliva quella paura talmente forte che gli faceva desiderare solo di tornare a negare tutto e ad indossare quella maschera da duro che gli si addiceva così bene.
“La scusa ‘quella checca del mio fidanzato non mi accompagna al ballo’ puoi rifilarla ai tuoi finti professori qui dentro, non a me, quindi alza quel sedere fatato e prendi i libri. Prenderai una A+ al test di dopodomani, a costo di accompagnarti io stesso in una squallida palestra e guardare il caso umano dell’anno incoronato reginetta.” 
Finalmente Blaine rise, asciugandosi definitivamente le lacrime e alzandosi come da ordini. Raccolse le sue cose e si mise lo zaino in spalla, tornando a bearsi di quella piccola routine settimanale che erano diventati i suoi incontri con Sebastian: non lo ammetteva ad alta voce, ma adorava quei mercoledì di studio.
Sebastian che veniva a prenderlo a scuola, che lo accompagnava a casa e restava a studiare con lui e che poi solitamente si tratteneva fino all’ora di cena, qualche volta anche fino a più tardi se Blaine come spesso accadeva si ritrovava solo in casa.
Era il loro giorno, qualcosa di privato in cui niente e nessuno doveva intromettersi. Nemmeno Kurt e quell’ennesima crisi.
Mentre si avviavano verso la macchina fu Blaine a rompere il silenzio.
“Dicevi sul serio prima? Mi accompagneresti davvero al prom?”
“Se servisse a farti prendere un buon voto in matematica? Certo che si Killer. Ma solo se prometti di non metterti tutto quel gel... Così stai molto meglio” rispose passandogli senza pensarci troppo una mano fra i ricci scuri.
Per il resto del tragitto restarono in silenzio, entrambi troppo impegnati ad immaginare quell’assurda visione di un ballo insieme che per qualche motivo stava lentamente facendosi più nitida nella mente di entrambi.




 

*Looking at the crowd
And I see your body sway, c'mon
Wishin' I could thank you in a different way, c'mon


**You say you want your freedom
Well who am I to keep you down



A domani con la seconda ed ultima parte :D :D

 

  
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