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Autore: Grifen    07/10/2013    1 recensioni
Strani sogni disturbano le notti di Twilight Sparkle: i sogni di sè stessa come un'altra giumenta, di una vita diversa dalla sua, di amicizie che non ha mai avuto e con Ponies che non ha mai conosciuto.
Sogni che la spaventano.
Se nei sogni si nascondono paure e speranze, perché nella vita che vede in essi, a lei completamente estranea, vi riconosce qualcosa di familiare?
E perché ha iniziato a chiamare le sue amiche con nomi diversi?
Perché negli occhi di quella Unicorno rosa dalla criniera bianca intravede... sè stessa?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Twilight Sparkle

Era una notte senza luna e senza nuvole che avrebbero ostacolato la visione del cielo notturno, perfetto per fare osservazione astronomica, pensai.
«Moondancer, prendi la carta celeste della costellazione della Principessa» mi voltai verso la mia amica, entusiasta «La cometa dovrebbe essere posizionata proprio nel suo mezzo. C'è stato brutto tempo per giorni, ma finalmente questa notte dovremmo poterla vedere.»
Moondancer, una unicorna bianca con la criniera cremisi e come cutiemark una falce di luna con una stella, passò in rassegna l'enorme scaffale del mio grande e disordinato studio «Non è di cattivo auspicio, Twilight? Le vecchie storie raccontano che quando qualcosa si interpone tra la Principessa e il Cavaliere, è segno di sventura a venire.»
«Dobbiamo osservare gli altri segni del cielo prima di stendere conclusioni.» risposi non senza sfoggiare un sorriso, in parte come rassicurazione e in parte compiacimento «L'astrologia esiste per dare risposte, non creare dubbi.»
Andai allo specchio alla parete posto poco sopra ad un cassettone dove tenevo cianfrusaglie varie, volevo rimettermi a posto la criniera perché mi sentivo davvero in disordine; ma nel riflesso non c'era il mio volto: vidi quello di una giovane puledra dal manto rosa e la criniera bianca con una striscia violetta nel mezzo.
Terrorizzata, mi svegliai urlando.

Mi trovai con gli occhi sbarrati a guardare il nulla davanti a me, col respiro schiacciato dall'agitazione e il rimbombo del cuore impazzito assordarmi nel orecchie. Ero nella mia biblioteca, nella mia casa, nel mio letto... non stavo più sognando. La camera era buia, ma vidi lo stesso Spike che mi guardava dubbioso, svegliato e in piedi dal mio grido «Twilight? Tutto bene?» mi chiese.
Non seppi cosa rispondere, mi guardai attorno in silenzio imbarazzata e confusa.
Spike insistette «Hai dato un urlo tremendo, hai svegliato pure me che dormo come un ghiro!»
Lo tranquillizzai dicendo «Va tutto bene Spike, ho solo fatto un bruttissimo incubo.»
Il draghetto incrociò le braccia e sdrammatizzò «Per esempio hai sognato di fare un incantesimo sui tuoi libri e questi si sono messi a volare per la stanza, senza che ne volessero sapere di restare al loro posto sugli scaffali?» e dopo un attimo aggiunse «No, aspetta, quello potrebbe essere un mio incubo... non finirei più di lavorare!»
Gli concessi un mezzo sorriso «Qualcosa del genere, Spike. Torna a dormire, abbiamo delle compere da fare domani mattina.» Ci scambiammo i rituali auguri della buona notte e ci rifugiammo sotto le nostre coperte.
No, non mi ero calmata, la verità era che mi sentivo ancora confusa, inquieta, spaventata dal volto visto nello specchio. Non era il fatto che fosse quello di una estranea a farmi paura, lo era quello che mi fosse familiare; anche se era il prodotto della mia immaginazione, perché ero sicura di non aver mai incontrato nessuna Pony con quel viso... lo sentivo come una parte di me.
Mi girai nervosa nel letto: cercavo di scacciare quella idea della mente catalogandola come uno scherzo della stanchezza per i miei studi, anche quella notte avevo fatto le ore piccole per leggere gli ultimi due tomi del Mechanicarium che dovevo riportare a Bright Sparkle domani mattina; lettura interessante seppure il montaggio magico delle macchine abbia poca utilità per me.
Da qualche tempo ogni notte facevo gli stessi sogni: ero sempre quella giumenta, a volte con la sua amica Moondancer, a volte con altre Ponies che non conoscevo, eppure... mi erano stranamente familiari. Ma perché? Non aveva senso vedere me stessa come una sconosciuta. Erano solo sogni, solo prodotti della mia immaginazione forse dovuti alla mia stanchezza. Dovevo solo dormire di più e riprendere il ritmo dei miei studi qualche giorno dopo. Prima di scivolare nuovamente nel sonno, pensai che il volto della me stessa nei sogni assomigliava a quello di mia madre, se non fosse stato per il colore della pelliccia.

Il giorno dopo, verso il tramonto, mi ritrovai allo Sugarcube Corner con le mie amiche a... non mi fu molto chiaro in realtà. Pinkie Pie aveva trovato una ragione per organizzare una piccola festa, qualcosa che definì come “il semianniversacompleanno di Angel” o qualcosa del genere, non facevo molto caso a Pinkie quando dava pieno sfogo alle sue dilettevoli bizzarrie. Quello che contava, come in ogni festa della mia amica, era che ci si divertiva come se fosse la fine del mondo e i dolci erano eccezionali.
La prima cosa che fece appena varcai la porta fu piombarmi dal basso (non ho mai capito come facesse ad apparire dal basso!), ficcarmi un cappellino di carta in testa, farmi scoppiare un mare di coriandoli in faccia e assordandomi le orecchie con un «PAAAAARTY TIME, TWILIGHT!». Oh, la vecchia Pinkie Pie.
Eppure quella notte, nonostante la musica, i pasticcini, le chiacchiere e le risate con le mie amiche, non riuscivo a prestare attenzione a quello che stava succedendo intorno a me. Vedevo tutto come se fossi una spettatrice estranea che guardava me stessa recitare: era una strana sensazione che mi stavo portando appresso per tutto il giorno da quando mi ero svegliata. La cosa più imbarazzante successe quando ci sedemmo tutte al tavolo e ci scambiammo le nostre chiacchiere sulle cose buffe, divertenti e insolite capitare di recente a Ponyville. Io stavo stranamente zitta in quel fiume di parole: a volte si rivolgevano a me, tuttavia io mi limitavo ad annuire o rispondere vagamente. Cosa stavano dicendo? Cercavo di concentrarmi sulle loro frasi, a seguire i loro discorsi, ma la mia mente dopo poco usciva dai binari e vagava per conto proprio.
Ero ancora perseguitata dal sogno della notte precedente. Per tutto il giorno i miei pensieri continuavano a tornare su cosa avevo visto, o meglio su quello che avevo provato in ciò che avevo visto... perché quel volto mi era così familiare, così stranamente... intimo?
Quella sensazione di vedere una estranea e allo stesso tempo sentirla me stessa, mi aveva impressionata a fondo... no, era dire poco: mi aveva fatto paura. E mi spaventava che non comprendessi il motivo di queste emozioni. «... e poi sono rimbalzata via come un pallone!» non distinsi subito chi lo disse, poi capii che si trattava di Pinkie Pie.
Rainbow Dash la seguì «Già, quella è stata davvero una figata. Se non sbaglio Twilight sei arrivata dopo, vero?»
Ci fu un breve silenzio, e capii solo un attimo dopo che si era rivolta a me «... a si, vero Firefly.»
Ancora silenzio, e le altre mi stavano fissando straniate. Rainbow Dash ripetè, incerta su quello che avevo detto «Hem... Firefly? Twilight... di chi stai parlando?»
Avevo davvero detto Firefly? Neppure io sapevo chi fosse! «Dash, io...» la mia voce si strozzò in gola. Non sapevo neppure cosa avevo risposto... cosa dovevo dirle ora?
Dopo un lunghissimo, imbarazzante minuto di silenzio, in cui tutte ci guardammo negli occhi senza capire il perché, Applejack sembrò intendere la mia confusione e provò ad aiutarmi mettendo in chiaro le cose «Twilight, da qualche giorno mi sembri... strana. Mi sembri sempre distratta, assente, come se tu non sapessi cosa stia succedendo attorno a te.»
Applejack, quando diceva le cose, arrivava dritta al punto come sempre... cercai di scusarmi «Sto benissimo Applejack, sono solo un poco stanca.» risposi evitando di guardarla negli occhi, avrebbe capito che le stavo nascondendo qualcosa «Sto solo studiando molto in questo periodo.»
Rarity si intromise «Carissima, credo che Applejack invece abbia ragione. Sappiamo che hai degli studi molto impegnativi, ma ultimamente sei diventata molto strana. L'ultima volta che ci siamo incontrate mi hai chiamato Sparkler!» compiaciuta, aggiunse «Non mi dispiace come nome, è così... grazioso!»
Insistetti con la mia giustificazione, ma sentivo la mia voce tradirmi «Ragazze, sono solo... stanca. Non dovete preoccuparvi.»
Pinkie Pie, abbandonando la sua cacofonica allegria per un attimo, si unì al coro delle domande «Se hai un problema Twilight, sai benissimo che puoi contare su di noi, lo toglieremo come fa un dentista con un dente cariato! Uh, sapete che i dentisti hanno il gas esilarante? Dovremmo fare una festa da loro!»
Rainbow Dash, invece, mi sorprese «Ah, gente... sono sicura che se Twilight non ne vuole parlare avrà i suoi motivi, e penso che non dovremmo insistere. Però Twilight...» si rivolse direttamente a me «...se hai davvero bisogno di aiuto, non esitare a chiedercelo.»
Fluttershy si inserì aggiungendo «Siamo le tue migliore amiche, sai che non ti abbandoneremo mai.»
Avrei voluto parlargliene, ma cosa potevo dire quando io stessa faticavo a capire cosa stavo provando? Gli risposi «Grazie ragazze. Ma sono solo stanca, tutto qui. Mi prenderò un paio di giorni di riposo, e tornerò come prima.» e finii con un sorriso rassicurante.
Le altre mi guardarono per un attimo, insicure se credermi per davvero o no; poi Pinkie Pie ricominciò a chiacchierare di... non so cosa, non ci feci caso. Io abbassai lo sguardo nel mio piatto osservando il cucchiaino affondato nella panna alla fragola del dolce, quasi finito, che stavo mangiando, estraniata da tutto ciò che mi accadeva intorno.
Cosa mi stava succedendo?

Quando tornai a casa, trovai Spike già addormentato nel suo giaciglio, arrotolato nella sua copertina azzurra. Mi dispiacque doverlo svegliare: la biblioteca era in ordine, pulita impeccabilmente, aveva lavorato tutto il giorno ed era sicuramente stanco morto per la stanchezza.
In realtà Spike faceva meno di quello che gli altri pensassero, ero solita fare io buona parte delle pulizie... ma il mio Draghetto pensava che fossi troppo nervosa negli ultimi giorni e che mi avrebbe fatto bene distrarmi per una serata tralasciando le faccende domestiche; e io ora lo ripagavo spezzandogli il sonno.
Per prima cosa, mi misi allo scrittoio, afferrai penna e inchiostro con la telepatia, e scrissi rapidamente una lettera; vi misi il sigillo delle urgenze, quello che indicava alla Principessa delle comunicazioni che doveva leggere il prima possibile. Ebbi un attimo di esitazione: non lo avevo mai usato per un bisogno personale, e se stessi abusando della sua disponibilità?
Per una volta decisi di affrontare il rischio; avevo davvero bisogno di risposte.
Scossi piano Spike, cercando di svegliarlo dolcemente «Spike? Spike, svegliati, ho bisogno di te.»
«Oh Rarity, qui ho trovato un diamante ancora più grosso per te...» ricevetti come prima risposta, poi il giovane draghetto aprì gli occhi e si accorse che ero io «... Twilight? Cosa succede, è già...» sbadigliò «... mattina?»
«No Spike.» risposi «Scusami se ti ho svegliato, ma vorrei che tu spedissi questa lettera alla Principessa Celestia.»
«A quest'ora?»
«E' l'una di notte Spike, in questo momento spesso la dedica alla corrispondenza privata.»
«Ma perché hai usato il sigillo per le urgenze?» disse nel notare il segno sulla ceralacca, commentando preoccupato «Sta succedendo un altro disastro qui a Ponyville?!»
Volli essere sincera sui motivi «No Spike, niente disastri. Questa volta è molto personale... molto importante per me, ma ti prego, non chiedermi altro.» Lo guardai negli occhi, sperando che capisse almeno il mio stato d'animo «Mi sento solo molto confusa. Anche se tu mi facessi delle domande, non saprei come risponderti.»
Spike mi osservò incuriosito, ma alla fine prese la lettera e si limitò a dire «E va bene Twilight. Te la spedisco.» Diede fuoco al rotolo di pergamena, che si incenerì in uno sbuffo verdastro il quale volò fuori dalla finestra socchiusa.
Mi sedetti sul letto a guardare la notte fuori dalla finestra, ansiosa; Spike rispettò il mio silenzio, si sedette nel suo giaciglio ad osservarvi. Sembrava che volesse farmi più domande, ma il mio apparente nervosismo dovevano trattenerlo.
Il rutto del draghetto, con cui sputò la tipica fiammata che fece apparire la pergamena, spostarono la mia attenzione sulla missiva appena arrivata. D'impulso mi teletrasportai di fronte a Spike (non senza fargli uno spaghetto), afferrai la lettera con la telecinesi e la srotolai.

Cara Twilight
Dovresti sapere che non hai nessun bisogno di scusarti se hai bisogno di parlare con me dei tuoi problemi personali; più volte ti ho invitato a confidarti con me dei tuoi dubbi e insicurezze ogniqualvolta che ne avessi avuti.
Sfortunatamente non ho sufficiente competenza nella sfera della conoscenza onirica, tuttavia ho descritto a mia sorella Luna il tuo caso, ed essa ti invita ad approfondire il problema attraverso degli incantesimi psichici: ti consiglia di consultare il trattato “Sogni ed inconscio, fondamenti di secondo grado di magia onirica” di Sinnerloscen. Se non disponi di questo volume nella tua biblioteca, provvederò a farti recapitarne una copia.

In confidenza, mia cara Twilight, io e Luna pensiamo che i tuoi sogni possano essere provocati dagli Elementi dell'Armonia: come ben saprai, molti manufatti magici hanno la proprietà di influenzare il proprio utilizzatore. Abbiamo sempre sospettato che anche gli Elementi possano causare influenza, ma non abbiamo mai avuto una dimostrazione che così sia; tuttavia, diversamente da noi due, solo tu e le tue amiche siete state capaci di impiegare i manufatti al pieno del loro potere.
Posso tranquillizzarti che qualsiasi effetto stia avendo su di te, se ciò sta accadendo, dev'essere benefico, in quanto gli Elementi sono espressione dell'Armonia che governa il nostro universo; tuttavia, se questi sogni sono un effetto della loro magia, credo che sia il segnale di una cosa molto importante di cui devi venire a conoscenza. Ti invito a indagare con attenzione su questo fenomeno che ti sta coinvolgendo in prima persona e scoprirne la causa.

Tienimi informata sui tuoi progressi, e se hai bisogno di aiuto, o solo di una confidenza, sono a tua completa disposizione ogni qualvolta lo desideri.

Principessa Celestia.

Gli Elementi dell'Armonia? Influenzarmi? E come? E soprattutto perché?
Sussurrai sottovoce «Stai calma Twilight, non saltare alle conclusioni...», ma Spike, preoccupato dalla mia reazione, esigeva una risposta «Hum... Twilight? C'è qualcosa che non va? Mi sembri innervosita!»
«Spike, abbiamo il libro “Sogni ed inconscio, fondamenti di secondo grado di magia onirica” in biblioteca?» gli chiesi per sviare la domanda.
«Credo di si!» risposte, sfrecciando verso la scala e posizionandola allo scaffale corretto; trovò immediatamente il libro «Sotto la “S” qui... eccolo!» lo afferrò e me lo sventolò entusiasta, ma insistette con un'altra domanda «Ma a cosa ti serve Twilight? Perché questi segreti?». L'espressione di Spike, angosciata quanto dovevo sembrarlo io nel modo d'agire, mi mossero il cuore «Twilight... mi stai preoccupando... perché non vuoi che ti aiuti?»
Fui indecisa per un attimo: neppure io sapevo esattamente cosa dirgli. Ma l'essenziale sarebbe bastato, pensai «Da qualche notte sto facendo dei brutti sogni e fatico a dormire; la Principessa Luna pensa che in quel libro potrebbe esserci qualcosa per aiutarmi.»
«Incubi come quello di ieri? Doveva essere davvero tremendo.»
«Si Spike, era molto brutto.» liquidai sbrigativamente, mentre il draghetto scendeva dalle scale.
Feci levitare il tomo davanti a me e passai in rassegna i contenuti, mentre congedai Spike «Grazie, Spike. Posso fare da sola, torna pure a dormire.»
«Ma sei sicura di non aver bisogno di nessun aiuto?» insistette.
Volevo solo restare sola, io, il mio libro e il mio problema, ma non volevo essere sgarbata verso di lui «Si, non ho bisogno di aiuto per questo...» gli diedi un sorriso «Stai tranquillo, se avrò bisogno di te ti chiamerò all'istante.»
Spike non sembrò completamente convinto ma, probabilmente intuendo che il mio umore era pessimo ed era meglio lasciarmi tranquilla, si ritirò accettando «... va bene. Ma se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiamami. Ricordalo, ok?»
«Va bene, Spike, stai tranquillo che lo farò.» gli confermai.
Il Draghetto mi fissò per qualche istante prima di far ritorno nel suo giaciglio; si avvolse nuovamente nella coperta e, con la coda nell'occhio, notai che invece di dormire si era rivolto verso di me per osservare quello che facevo; tuttavia ero sicura che sarebbe crollato dopo pochi minuti, cosa che si avverò inevitabilmente.
Io invece mi portai alla mia scrivania davanti alla finestra, spensi le luci della stanza eccetto per la lampada sul mobile. Mi immersi nella lettura del libro, perdendo come sempre la cognizione del tempo.
Ricordavo ancora una parte delle nozioni del volume, tuttavia era una branca della magia in cui non mi esercitavo molto spesso, ne tantomeno avevo particolare bisogno. Capii alla svelta perché Luna mi avesse indicato questo libro: era un accurato trattato su come la magia potesse influenzare i sogni, e come i sogni a loro volta la magia di un Pony, e gli Unicorni come me erano molto suscettibili agli effetti; in cambio, attraverso la magia potevo manipolarli facilmente, ed erano riportati numerosi schemi, tabelle e statistiche su come impostare le procedure psichiche di focalizzazione. Infine, il più potente incantesimo proposto su quelle pagine era relativamente banale per le mie capacità, anche se il libro dava il monito che a dispetto della bassa preparazione richiesta per quei sortilegi, gli effetti potevano essere ampi, a volte incontrollabili, se fatti con superficialità.
Ma quando mai avevo usato una magia con leggerezza?
Nei miei sogni non ero mai padrona delle mie azioni, però con un incanto potevo sostituire il mio “io cosciente” al mio inconscio, così che avrei potuto agire con consapevolezza come se fossi stata sveglia. Una formula elementare, oltretutto.
Durante l'incantesimo sarei caduta in uno stato di dormiveglia, perciò mi preparai adeguatamente: un tappeto sul pavimento, una montagna di cuscini su cui sedermi, una coperta sulla groppa, e le istruzioni del libro davanti a me. Il contatto col suolo, spiegava il testo, induceva una sensazione di stabilità che aiutava a mantenere la concentrazione.
Dopo la lettura delle informazioni necessarie, mi rilassai e incominciai ad usare il mio corno. Percepii la magia concentrarsi nell'organo e, anziché dirigerlo in un punto all'esterno di me, la risucchiai all'interno di me. Un semplice incantesimo, un flusso di energia arcana a bassa intensità e tarato su un insieme ben miscelato di sensazioni, e tramite queste uno stato simile alla ipnosi auto-indotta seguita da una condizione di semi-incoscienza... i miei sensi si spensero e tutto si perse nel vuoto.

Un semplice incantesimo, che a breve avrei scoperto non andare come pensavo.

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