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Autore: Persefone3    07/10/2013    2 recensioni
Ciao!!!! Eccoci qua con una nuova pazza idea!!!! La storia che sto per raccontarvi si colloco idealmente come seguito della precedente FF, Unintended, per cui vi rimando ad essa per eventuali chiarimenti. Il titolo prende il nome da una bellissima canzone di Janis Ian, che consiglio a tutti di ascoltare. Un avvenimento molto importante si sta per abbattere sui nostri protagonisti, che cambierà la loro vita, senza contare che forse per alcuni di loro ci saranno delle nuove o vecchie situazioni da affronatre .... Buona lettura e grazie per l'attenzione!
Genere: Romantico, Song-fic, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissimi, a voi il secondo capitolo!!!! Vediamo un po' come va questo famoso trasloco :). recensioni, dubbi, ansie e curiosità sarnno soddisfatte!!! Grazie e buona lettura! Persefone
 
II.
Arrivò l’ora di pranzo.
- Tesoro, andiamo a mangiarci un boccone?
- Mi piacerebbe, ma devo finire qui e poi devo scappare
- Che devi fare di bello?? – si sedette sulla scrivania
- Vediamo, finire di fare gli scatoloni, aspettare il camion del trasloco
- E dove te ne vai di bello?
- Mah sai da uno che conosco….
- E chi sarebbe??
- Questo non te lo posso dire…
- Per che ora ti aspetto? -  le sussurrò dolcemente
- Verso le 16 spero di essere da te
- Non vedo l’ora
- Di avere il salone invaso?
- Perché no? – la baciò sulla guancia – a dopo allora!
 
Tornata a casa Gillian si era messa all’opera. Aveva appena finito di sistemare gli ultimi scatoloni e li stava dando al fattorino. La casa era ormai vuota, guardò quelle stanze per l’ultima volta. Stava chiudendo un capitolo della sua vita e si stava dirigendo verso il futuro. Cal aveva già provveduto a farle una copia delle chiavi e si era raccomandato mille volte di chiamarlo se ci fossero stati problemi o intoppi di varia natura.
Giunta davanti al campanello, il cuore le batteva forte come la prima notte che avevano dormito insieme in quella casa. La prima volta che avevano fatto l’amore a Philadelphia era stato bellissimo, ma le era sembrato un sogno ovattato. Della prima notte a DC, invece, ricordava la foga dei baci e delle carezze, l’ansia e la frenesia di divenire una sola anima e un solo corpo, di come lui l’aveva stretta con passione e mai lasciata, di come l’imbarazzo si era sciolto in un istante per lasciare spazio alla loro passione. Con le mani intrecciate si erano amati a lungo e a fondo senza paura, salvo quella che la magia avrebbe potuto infrangersi il giorno dopo o contro la realtà della quotidianità. Ma questo non era successo e il grande passo di quel finesettimana ne era la prova. Mentre Gill ripensava a tutte quelle emozioni, arrivò il furgone con le sue cose. Suonò.
- Eccoti qua amore, che bello vederti! – la baciò – benvenuta a casa piccola – la fece entrare

Gillian vide che Cal aveva cercato di organizzare gli spazi per farle posto, in qualche modo. Cal poi mise subito in riga i fattorini.

- Forza ragazzi, cerchiamo di finire presto!

I fattorini fecero avanti e indietro per circa un’ora, portando dentro una infinità di scatoloni, sotto la direzione di uno sbigottito dottor Lightman.

- Ma quanti eravate in quella casa? Mettiamo bene le cose in chiaro: io voglio solo te, gli altri alzino i tacchi e se ne facciano una ragione. Sei solo mia e non voglio condividerti con nessuno!

Gillian esplose a ridere, il suo compagno aveva un romanticismo davvero sui generis alle volte
- Ne resteranno delusi…..
- Fatti loro!!

Quando i fattorini se ne andarono e li lasciarono soli, Cal la attirò a sé in maniera suadente.
- Ora che non ci sono più scocciatori in giro, perché non andiamo su e ci divertiamo un po’? – cominciò a sedurla
- Cos’è, vuoi farti perdonare per oggi? – stava cercando di opporre una benevola resistenza
- No, voglio darti il benvenuto a casa a modo mio – la baciò e le passò una mano lungo la schiena, provocandole un fremito.
- Oh Cal – Gillian appoggiò la fronte alla spalla dell’uomo. Si lasciò vincere dalle sue richieste senza proteste. Non riusciva a dirgli di no.
Sdraiati e nudi in quello che ormai era il loro letto, si stavano abbracciando felici in quella che ormai era la loro camera.
- Lo sai che questa stanza non è la stessa quando non ci sei?
- Ah si?? Ti mancano le mie cose disseminate in giro? – si misero a ridere – Cal – si tirò su dal letto – ora devo proprio cominciare a mettere un po’ a posto. Il tuo salone non può assomigliare ad un campo di battaglia ed io ho bisogno dei miei vestiti!
- E che ci devi fare? Sei tanto bella nuda!
- Ahh allora che faccio, vengo in ufficio così?
- Non ci provare nemmeno se non vuoi che prenda a calci nel sedere un congruo numero di bipedi di sesso maschile! – le si avvicinò e la fece sdraiare di nuovo accanto a sé.

Gillian era lusingata dai complimenti e dagli apprezzamenti con cui Cal aveva preso ad inondarla.
- Muoviamoci! – si alzò di scatto
Per la seconda volta avvertì un forte capogiro, tanto che ricadde seduta sul letto
- Amore che succede? – disse Cal che nel frattempo si era messo a sedere
- Niente, credo solo di essermi alzata troppo in fretta
- Sei sicura? – le si era avvicinato ancora di più e le stava sollevando il mento per scrutarla meglio
- Si tranquillo, è già passato ed ora diamoci da fare che poi ti preparo una cena con i fiocchi.

Cal vide Gillian alzarsi dal letto e fargli cenno di seguirla ammiccando, era ora di dedicarsi agli scatoloni, purtroppo. Alla fine della giornata, avevano messo a posto buona parte degli effetti di Gillian.
Quella stessa sera Foster era sdraiata nel letto. Cal dormiva lì accanto, ne sentiva il respiro regolare. Un suo braccio la circondava, era strano ma da quando stavano insieme lui non voleva mai lasciarla. Lei invece non riusciva a dormire. Era irrequieta e non sapeva il perché. Era felicissima di come le cose stavano andando con Cal e del trasloco. Poggiò una mano sul braccio dell’uomo e si girò ad osservarlo mentre dormiva. Vederlo così, senza la sua maschera cinica e arrogante, seguire con lo sguardo il profilo del suo viso apertamente senza avere paura di essere scoperta e perdersi tra quelle braccia e quei respiri …. No, non era lui la causa della sua inquietudine, lo aveva fortemente voluto quel rapporto e lo voleva senza alcun dubbio. Si alzò per andare in bagno.
- Amore che succede? – chiese Cal nel sonno
- Non ti preoccupare e dormi, io torno subito

Gillian accese la luce del bagno e chiuse la porta per non disturbare ulteriormente il sonno dell’uomo. Appoggiò le braccia al lavandino e si guardò allo specchio.
Cos’hai Gillian? Che ti prende? Non hai motivo per non dormire. Lo so, eppure eccomi qua in preda all’insonnia. Un altro capogiro molto forte. Stava per chiamare Cal, ma no lo fece. Barcollando tornò al letto, domani sicuramente sarebbe passato.

Quel week-end trascorse nel massimo della serenità. Cal e Gill erano immersi in una quotidianità fatta di dolcezza e premure, di giorni e notti consumate insieme. Non era mancata Emily che doveva passare il finesettimana dal padre.
- Gillian … - disse la ragazzina una sera
- Dimmi Emily
- Mi dispiace se ti ho messa in imbarazzo
- Cosa?
- Si insomma quello che ha fatto la mamma
- Non preoccuparti, tu non c’entri nulla
- Ma mi dispiace lo stesso, non volevo crearti problemi
- Non ci pensare! – Gill si sentiva stanchissima e non sapeva perché – ti va di aiutarmi con la cena?
  
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