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Autore: Minority    08/10/2013    3 recensioni
io che gli dico “sei bellissimo, ogni giorno”, lui che ride e mi stringe a sé: il tempo di trovarmi e di legarmi a lui per sempre.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Time to find myself
 
 
Di certe cose, persone –di certe bellezze – non me ne capaciterò mai: non mi capaciterò mai di quanto uno come lui possa essere bello, ma così bello, mentre dorme, di come il suo sorriso dolcemente disteso possa portarmi a non desiderare altro che non sia avvicinarmi a lui – più di così, più di dormirgli accanto – e scomporlo con le mie labbra, che non sia baciarlo con dolcezza, con passione, con impeto, con delicatezza, con violenza, con purezza – in ogni modo.
Incontrollabile: incontrollabile, per quanto fin troppo frequente, questa voglia – d’essere un tutt’uno con lui, d’essere suo.
La prima volta che mi è successo, lo ricordo bene, era una sera di aprile: ricordo la luna alta nel cielo, le stelle coperte dalle nuvole, un parco dall’aria lugubre, una leggera brezza, Mikey che sfotte suo fratello e lui che ride – lui che ride in quel modo così Gerard, così inimitabile.
Incredibile come, quel sorriso, possa portarmi a non volere altro che sia lui: lui che scuote i capelli, lui con la sua voce, lui che sorride appena, lui che sorride per me; incredibile come mi stia mangiando le labbra, rotolando nelle coperte, incredibile la confusione nella mia testa, incredibile l’unico nome, l’unica certezza, l’unica parola che, nonostante tutto, suona chiara, nitida, limpida, come un torrente di alta montagna – Gerard; incredibili la mia mano sulla sua guancia, incredibile il cuore che batte a mille, incredibile quel sorriso, il suo, che s’increspa appena, incredibili i suoi occhi che si aprono, la sua mano che accarezza il dorso della mia libera,incredibili le sue labbra sulle mie, i miei occhi che si chiudono di riflesso – un po’ per la timidezza, un po’ perché è troppo bello perche io possa guardarlo, adesso, mentre mi sta regalando il bacio più bello del mondo.
 
Sento una delle sue mani afferrmarmi per un fianco e, nella confusione che c’è nella mia testa, adesso, tirarmi verso di lui, verso il suo corpo caldo ed invitante, verso l’essere più bello che abbia mai visto: glielo lascio fare e sento il cervello spegnersi, sento l’euforia salire, la testa girare piano, lui che approfondisce il bacio, la sua lingua che gioca con la mia in una corsa sfrenata di emozioni, gioie, amori incoffessati, amori silenziosi, di cui nessuno dei due, o almeno è così che sembra, si stancherà mai. Sento le sue labbra allontanarsi dalle mie, un attimo, il tempo di un “sei bellissimo, stasera”, che tornano a tormentare le mie: il tempo mi farmi sciogliere e tornano a confondermi.
Il tempo di darmi sicurezze e di smontarle, il tempo di trovarmi e perdermi, il tempo di dirmi che ci sarà per sempre e di andarsene – “sei bellissimo, stasera”.
Si allontana dalla mie labbra, appoggia la fronte alla mia, il suo respiro irregolare, il suo petto che immagino alzarsi ed abbassarsi scompostamente, i capelli neri che glicadono sugli occhi, io che gli dico “sei bellissimo, ogni giorno”, lui che ride e mi stringe a sé: il tempo di trovarmi e di legarmi a lui per sempre. Il tempo di riflettermi nei suoi occhi, di vedermi –di vedere chi sono- e riprende a baciarmi, il suo respiro caldo, le sue mani che mi stringono a lui, il suo profumo che sa di domenica mattina a camminare per mano tra le strade di una città affollata e, con ancora più sicurezza, so di essere ciò che ho sempre desiderato – incondizionatamente, irrimediabilmente, drammaticamente, dolcemente suo.
Sento il suo tocco sicuro, ingiustificatamente familiare, sotto la mia maglia, sulla pelle che sembra accendersi, prendere fuoco – prendere vita – via via che lui la sfiora, come fosse un quadro da dipingere, un’opera d’arte da riempire di tutti i colori del mondo – dei più bei colori del mondo – come fossi la sua opera migliore. E forse, in certi momenti, ho quasi la sensazione che sia così.
 
 - Frankie?
 
Mormora contro le mie labbra, il tono rassicurante, la voce appena roca e, alle mie orecchie, fin troppo seducente, mentre trovo il coraggio di scivolargli addosso, di intrecciare le mie dita con le sue – di renderle le nostre -, di abbandonare le sue labbra per tracciare una lasciva scia di baci che gli attraversa il mento e termina sul collo chiaro, decisamente troppo per essere lasciato impunito.
Amo quel suffisso, quelle due lettere, quel “ie” alla fine del nome, quel tono informale e casalingo.
 
 - Gee?
 
Chiedo a mia volta, la voce, un rantolo che sfugge alle mie labbra, una nuvola di fumo che si dissolve contro il suo collo. Percepisco le sue mani sulla pelle, sulla schiena, sulle spalle, lungo la spina dorsale con tanta lentezza che sembra voglia contarle, le vertebre – una, due, tre, quattro…come fa a riuscirci? Dico: come fa a riuscirci adesso? – lo sento sui fianchi a tenermi piantato contro di lui, nel modo in cui trattiene il respiro per dei secondi che sembrano infiniti e poi si costringe a prendere aria, nelle sue dita che arpionano la mia maglia, la sfilano, la fanno cadere sul letto e poi corrono di nuovo su di me, lungo le mie vertebre, nei miei capelli, a dirmi di continuare.
 
 - Era tutta la vita.
 
E sorriso, e mi batte il cuore, ed era tutta la vita anche per me, mentre adesso sono baci, sono morsi, è passione, è la mia lingua che lo fa tremare mentre lui, appoggiandomi le mani sul petto, mi fa rotolare di lato e mi sovrasta, le ginocchia poco più su dei miei fianchi, ed adesso è lui a chinarsi su di me, è lui a baciarmi con trasporto, è la sua erezione contro la mia pancia che fa correrebrividi freddi lungo la schiena.
 
 - Sarà tutta la vita.
 
Ansimo scosso mentre mi isso sui gomiti e lo bacio, cercando le sue labbra, me stesso, noi due, cercando tutte le risposte del mondo, la mia pace, la mia gioia, la mia vita.
Si scosta appena da me, il tempo di sfilarsi la maglia e di farla cadere accanto alla mia, e si getta sul mio collo scambiando i nostri ruoli rispetto a prima, spingendomi sul letto e lasciandomi un morsetto sul collo mentre sento, con un certo diappunto, i suoi fianchi sollevarsi appena dal mio corpo e le sue mani cariche d’impazienza abbassare la zip dei pantaloni, sfilarli e poi fare lo stesso con i miei.
 
 - Lo era anche prima…
 
Sento il suo respiro risalire il collo, il mento, la sua voce sulle mie labbra e quella maledetta frase lasciata a metà, quei punti di sospensione che aleggiano nell’aria, fra le nostre bocche, che corrono sulle nostre lingue, che hanno il nostro sapore; sento quella frase che vuol essere finita, ma, ritrovando noi stessi, lo sappiamo, non possiamo recuperare anche tutte le parole.
 
 - Gee?
 
 - Frankie?
 
Mi guarda negli occhi ed io faccio lo stesso per chissà quanto – un attimo, un minuto, un’ora, un anno o forse due: in certi momenti il tempo sembra infinito.
Mi guarda negli occhi, io faccio lo stesso e torniamo a quella sera d’aprile, alla risata di Gerard ed al modo in cui i nostri sguardi si sono incontrati dopo: come una carezza silenziosa, come due amanti che si baciano con l’immaginazione, come i miei pensieri la sera prima di dormire e tutte quelle lettere che gli ho scritto ma che non gli ho mai dato. Poi, quella sera d’aprile, lui si era voltato verso la strada attirato dalla luce di un lampione ed era finito tutto: stasera, invece, è solo l’inizio.
 
 - Fa che sia tuo.
 
Sussurro stringendomi a lui, le nostre labbra vicine, lui che ne approfitta per l’ennesimo bacio.
 
 - Per quanto?
 
Lo sento sciogliere la presa, allontanarsi appena per farsi scivolare via di dosso l’intimo e fare lo stesso col mio, per metterci faccia a faccia, corpo a corpo, l’uno davanti l’altro, desiderio davanti desiderio, amore incoffessato davanti amore incoffessato, passione contro passione – lui davanti me, una cosa sola.
 
 - Per ora e poi per sempre.
 
Mormoro con un filo di voce, il fiato corto per l’emozione, per la novità, per la gioia di chiudere gli occhi e di percepire le sue mani sulle mie gambe intente a divaricarle ed a sistemarcisi nel mezzo, le sue dita umide scivolare dentro il mio corpo, la sua schiena curva su di me, la sua lingua ad accarezzare lasciva le mie labbra.
 
 - Per tutto il tempo che vuoi.
 
Trattengo il respiro, la sua lingua si fa spazio fra le mie labbra, cerca la mia, la accarezza, la coccola, la rassicura e poi qualcos’altro, qualcosa che si insinua in me, cattura la mia attenzione, ed è così sconvolgente, così disarmante che o è Gerard o è la felicità – o, forse, sono entrambi.
Ansimo sentendolo dentro di me, sentendo di aver trovato la mia dimenzione, come lo yin col suo yan, e facendo correre le mie mani, improvvisamente sicure, sulla sua schiena, tirandomi ed agrappandomi a lui.
Si muove dentro di me, intanto, le labbra appena dischiuse, la stanza che si riempie dei miei gemiti come le sue orecchie, come Gerard che sembra apprezzare, come le sue spinte che si fanno più audaci, come queste lenzuola che diventeranno le mie preferite, quello con cui dormirò ogni notte da domani sera in poi.
 
Forse, in questo momento, cos’è la gioia lo sto capendo: è sentirsi amati, apprezzati, è la certezza che qualcosa stia nascendo, che qui si faccia sul serio, che, domani, quando tornerò a casa, ci sarà qualcuno che mi verrà incontro e mi darà un bacio a fior di labbra ricordandomi che la cena è pronta. Gioia è la televisione accesa sul notiziario ed il ragazzo che amo che mi parla della sua giornata, è prendere la chitarra e suonare per lui, è vedere il suo sorriso mentre appoggio la mia fronte alla sua dopo averlo baciato.
Gioia siamo noi due insieme.
 
E mi stringo a lui per non lasciarlo andare, affondo le unghie corte nella sua pelle gemendo, lo graffio, lo amo.
 
Gioia è uscire a insieme, tenerci la mano per strada e portare le borse dal super mercato alla macchina metà per uno, è ordinare la pizza al ristorante infondo alla strada, è preparare il sushi e regalargli fumetti per il compleanno.
 
Sta impazzendo, sta perdendo il controllo: mi morde noncurante sulla spalla, con passione, con dolcezza, delicato come un fiore d’alta montagna e passionale come un demone dell’inferno.
 
Gioia è lui, sono io che gemo e, mentre vengo contro il suo ventre, cerco le sue labbra come un moribondo cerca il suo ultimo respiro, le mie braccia che cadono esauste sul materasso, distese lungo i nostri corpi.
Gioia è lui che, un attimo prima esplodere, di lasciarsi andare come io ho appena fatto, cerca le mie mani e cade appagato su di me; gioia è il suo respiro irregolare, la confusione intorno e dentro di noi.
 
Gioia è il suo cuore che, incredulo, batte forte contro il mio.

 

minority's corner
Ok, devo ammettere che sono emozionatissima perché ho sempre rispettato troppo questo fandom, e pubblicarci fanfiction mi sembra un vero onore ;_;
Questa è la mia prima frerard, quindi non siate crudeli e vogliatemi /?/ un po' di bene anche se fa cagare.
Ah, il rating è arancione perché è una scena di sesso descritta all'acqua di rose, quindi il rosso mi sembrava un tantino troppo presuntuoso.
Detto questo,
buona lettura,
peaceandbike,
minority.
   
 
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