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Autore: itaca    08/10/2013    0 recensioni
Un inizio felino, un finale rivoluzionario. In un futuro lontano, l'umanità vive in grandi caverne sotterranee gestite da un grande computer centrale, nel convincimento che la superficie della Terra sia stata contaminata dalle guerre nucleari. Un gruppo di ragazzi inizia un viaggio e un'avventura.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
La luce delle immense lampade che simulavano il sole si stava accendendo. Nella Grande Caverna dei Ligi stava per iniziare una giornata memorabile.
La luminosità ancora fioca si rifletteva nei rari cristalli affioranti dalle rocce scoscese che delimitavano lo spazio della comunità, scivolava morbida sulle asperità, scendeva sempre più calda verso le case silenziose e i campi curati. L‟aria era immobile, assorbiva la luce senza un fremito. Quelle immense lampade erano solo un simulacro, ma garantivano la vita.
In una delle piccole case grigie allineate con ordine lungo la parete di roccia, la voce suadente della sveglia invitava Itaca ad alzarsi:
« Ragazzina, non puoi essere pigra: è ora, preparati!»
Avrebbe voluto rimanere ancora un po‟ raggomitolata nelle lenzuola fresche di bucato, ma avvertiva una leggera apprensione, un indefinito senso d‟attesa. Cercò di soffocare ogni emozione. Mamma e papà erano molto orgogliosi del suo rigore, del suo autocontrollo. A scuola le insegnanti lodavano il suo comportamento, sempre adatto alle circostanze: era silenziosa, obbediente, ben inserita nell‟ambiente tranquillo della comunità, così legata alle consuetudini.
L‟alba artificiale entrava discreta dalla piccola finestra illuminando la disadorna cameretta, i vestiti meticolosamente ordinati sulla sedia, la scrivania, il piccolo computer con lo schermo lucido, le pareti lisce, l‟armadio incassato nel muro. Il rispetto per l‟ordine e la pulizia era una virtù molto apprezzata e la mamma aveva cura della piccola casa. Itaca era sempre sollecita nell‟aiutarla.
Ora, appena sveglia, il pensiero andava alle giornate così prevedibili della propria vita: scuola, casa, studio, l‟attività fisica obbligatoria per giovani e meno giovani della comunità, il poco tempo libero che non bastava mai alla insaziabile curiosità per il mondo. Quale mondo, si disse con una punta di amarezza: quello che il Grande Padre Computer racconta sullo schermo, l‟unica finestra sull‟antica realtà per tutti loro.
Mentre s‟interrogava sulla propria vaga inquietudine, ne ricordò il motivo: era il giorno della Lotteria! Oggi un suo fortunato concittadino avrebbe potuto chiedere qualunque cosa al Grande Padre Computer. Itaca avrebbe voluto affrettarsi, far correre più velocemente il tempo che la separava dalla Grande Estrazione. Si trattenne, non voleva deludere i genitori.
Si alzò con calma, si preparò con la cura di sempre e riuscì a presentarsi alla tavola della colazione con il consueto sorriso sereno, gli abiti in ordine, i capelli lisci e sottili ben pettinati. Ma gli occhi grigi erano più luminosi del solito, e i genitori si scambiarono un lieve sorriso. In fondo anche loro erano un po‟ emozionati: ogni cinque anni in quel tranquillo e ordinato universo, irrompeva una straordinaria novità: la libera scelta. Un desiderio! Poter esprimere un desiderio e vederlo esaudito! Anche loro accarezzavano, segretamente, delle speranze.
“Fossi io il fortunato,” pensava il padre, “chiederei un aumento delle razioni di cibo e…quale audacia!...anche di avere più frutta fresca.”
3
Anche la madre aveva delle speranze segrete: “Una casa con un cubicolo in più, un piccolo spazio di lavoro dove tessere qualcosa di colorato o addirittura dipingere.”
Ma non avrebbero mai espresso ad alta voce quelle speranze. Non sarebbe stato decoroso, poi c‟era il timore di apparire poco soddisfatti della situazione e questo poteva essere pericoloso: a volte un cittadino troppo scontento che avesse detto in pubblico quel che pensava, spariva misteriosamente e nessuno osava chiedere dove fosse.
I genitori, con l‟abitudine acquisita in tanti anni di silenziosa obbedienza, allontanarono i pensieri molesti e, finita la colazione, uscirono tutti insieme, come stavano facendo anche i loro vicini.
La caverna in cui viveva la comunità era spaziosa, ciascun settore ben delimitato, le case tutte uguali da una parte. Sull‟altro lato si trovavano le coltivazioni, illuminate dalla luce artificiale, vicino al grande fiume che scorreva placido lungo una delle pareti. Nella stessa zona erano le stalle ordinate e pulite dei pochi animali che la città custodiva: alcuni per ricavarne latte o lana, altri solo per conservare il ricordo della ricchezza della Terra che centinaia di anni prima li ospitava con tanta generosità di cibo e di risorse.
In un‟altra zona della caverna si allineavano ordinati, uno accanto all‟altro, i piccoli laboratori in cui ogni cittadino era impegnato. Solo le case avevano il tetto, negli altri edifici era superfluo; perciò di solito si sentiva salire il rumore degli attrezzi o il parlottare degli impiegati, a volte anche il verso di qualche animale o il cinguettio di un uccello. Ma anche gli animali sembravano essersi adattati all‟atmosfera rigorosa e austera della città.
Quel giorno la città era più silenziosa del solito: tutti si avviavano, con gli uniformi abiti grigi, verso la grande piazza centrale, si scambiavano sorrisi, cenni del capo, ciascuno con la propria speranza in cuore e già un po‟ d‟invidia per quello che sarebbe stato il fortunato. La scelta era assolutamente casuale, almeno questo era quanto aveva sempre detto il Grande Padre Computer. Nessuno, dopo tante generazioni di obbedienti e timorosi cittadini, ne aveva mai dubitato.
La Grande Lotteria, ogni cinque anni, portava un brivido di novità: la monotonia delle loro esistenze per un attimo era sconvolta. Poi tornavano alle azioni quotidiane senza grandi cambiamenti: nessuno, mai, aveva osato fare richieste sconvolgenti, tutti avevano sempre chiesto piccoli miglioramenti, qualche privilegio, un altro lavoro, una casa più grande. Nulla che turbasse la secolare quiete della comunità.
La cerimonia della Grande Lotteria aveva un ordine preciso: tutti i cittadini si allineavano ordinatamente secondo l‟età. Solo i bambini, esclusi dal sorteggio, rimanevano vicino alle madri. Itaca sarebbe stata nell‟elenco dei possibili vincitori per la prima volta. Aveva, infatti, compiuto da poco il suo quattordicesimo compleanno. Questo l‟autorizzava a stare nel gruppo dei giovani che come lei, vestiti di grigio, ben pettinati e ordinati, si ponevano quasi al centro della piazza. Dovevano essere in prima fila, per partecipare senza distrazioni all‟evento, apprezzare la generosità del Grande Padre Computer, osservare come gli adulti accettavano distacco qualunque scelta fosse fatta.
  
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