«Gajeeluccio, com'è andata quella missione?» Domandò raggiante -il che è a dirsi contraddittorio- la maga della pioggia, Juvia, 
che neanche un secondo dopo aver posto la domanda stava già rivolgendo la sua attenzione verso il mago del ghiaccio che tanto adorava,
ignorando il Dragon Slayer.
«Tch, quel ricercato non era niente di speciale... Ehi, un attimo, ma come accidenti mi hai chiamato?!»

Levy sospirò sonoramente, lasciando che alcune ciocche azzurrine le ricadessero sul viso.
Continuava a guardare la pagina del libro che stava sfogliando, ma senza leggerla realmente.
Era ferma sulla stessa riga da un bel po', ma non riusciva proprio a concentrarsi nella lettura, non che il libro fosse noioso, anzi!
Solo che una sensazione nuova e sgradevole la stava divorando.

Come si chiama quel che provo? 
Mi sento stringere lo stomaco in una morsa gelida, ho i nervi a fior di pelle, vorrei urlare e piangere.
Sento anche uno strano senso di rassegnazione. Fa male, fa tanto male al petto. Cos'è?
Di sicuro, ne sono certa, ho letto qualcosa in proposito, ma non riesco a capire.
Sto covando un raffreddore? La mia riserva di energia magica si sta esaurendo? No. Allora cosa...?

La scripter, che ancora non riusciva a trovare una risposta ai suoi quesiti, alzò appena lo sguardo proprio in tempo per vedere Gajeel 
che sorrideva in modo complice, o meglio dire sogghignava, alla sua vecchia compagna di Gilda. Entrambi avevano fatto parte di una 
Gilda Oscura, Phantom Lord; si erano comportati in modo vile, avevano commesso dei crimini. Il fatto di essere entrambi riusciti a cambiare, 
in qualche modo, li univa.
A Levy quel rapporto appariva troppo strano, troppo intimo. 
Il cuore le sussultò nel petto, provocandole una lieve fitta di dolore.

Ah, ora capisco. E' gelosia.
E' una sensazione gelida, fastidiosa. E' come quell'incessante pioggerellina fredda dalla quale non riesci mai a proteggerti, per quanto tu
ti copra. Ti bagna il viso e poi ti lascia sulle guance quelle che sembrano tante piccole lacrime. E' irritante.

«Ehi, piccoletta.» Una grande mano sbatté sul libro ancora aperto, accartocciando leggermente le pagine. Gajeel.
La giovane maga non fece in tempo neppure a pensare ad una degna risposta, che quello continuò. 
«Potresti anche degnarti di salutare, di tanto in tanto, invece di passare tutto il tempo a leggere 'ste schifezze.» Le voltò le spalle ed 
accennò un saluto con un frettoloso gesto della mano.
«...Stupido di un Gajeel.» Riuscì solo a borbottare Levy, mentre fingeva di cercare il segno che lui pensava di averle fatto perdere. 
Nascondendo il viso dietro le pagine del voluminoso tomo volse il proprio sguardo ancora una volta verso quella figura scura che si 
allontanava dalla Gilda, verso chissà quale meta.

Però anche la più insistente delle pioggerelline può essere sconfitta con un semplice ombrello.

E lui aveva dissipato tutta la sua gelosia con un semplice saluto.
Un saluto che lui rivolgeva solo a lei.