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Autore: black mustang 95    08/10/2013    2 recensioni
Cosa succede quando un cadavere viene ritrovato in un ritrovo per appassionati di fumetti?
Cosa succede quando gli unici testimoni sono anche i più folli, pazzeschi, fuori luogo, scombussolanti, divertenti e misteriosi ragazzi che il 12o distretto di New York abbia mai visto?
Solo la detective Beckett e lo scrittore Rick Castle possono rispondere...
***
Questa è la mia prima fan fiction in assoluto, ma in questi giorni non potevo smettere di immaginarmi una mia versione di Castle quindi... vi prego non mi lapidate.
Genere: Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1
Strani a dir poco


New York
Ore 05.45
12° distretto
 
La Detective Kate Beckett fissava con sguardo fisso e torvo quello che, nonostante continue e ripetute rivalutazioni le appariva come un enigma assolutamente irrisolvibile.
Non riusciva a credere che lei che aveva risolto così tanti casi adesso…
Adesso…
<< Castle smettila!>> disse la Detective tentando di rimanere seria, mentre rimproverava lo scrittore che, ormai da quarantacinque minuti, ovvero da quando lei, in silenzio, scrutava la lavagna del caso in cerca di un’improvvisa illuminazione, la fissava fissamente con un sensuale sorrisetto in volto, come se, in un qualche angolino della sua malata immaginazione da scrittore la stesse ricordando durante una delle loro “esibizioni” tra le coperte.
<< Di fare cosa?>> rispose l’altro alzando il mento dalla mano che usava come appoggio per fissare la sua musa, fingendo, con fare assolutamente innocente, di non stare spogliando la sua donna con gli occhi.
<< Di distrarmi.>> disse la detective capendo il gioco dello scrittore.
<< Non sto facendo nulla.>> continuò lui innocentemente.
La detective, sfoderando una delle sue espressioni abbassò la testa scrutando il fidanzato da sotto le sopracciglia, sorridendo leggermente.
Castle non seppe continuare oltre la sceneggiata, rapido e con passo sicuro, si sollevò dalla sua solita sedia e si portò vicino a Beckett.
<< Scusa ma…>>
<< Niente ma, sto, e nota che dovrebbe essere uno “stiamo”, lavorando>>
<< Ma sono due giorni ormai che non caviamo un ragno dal buco e sono notti oramai che tu, resti qui al distretto per continuare le indagini e io comincio a sentirmi troppo solo…>> lo scrittore fece in modo di pronunciare quelle ultime parole a pochi centimetri dall’elegante collo della detective, facendo in modo che il suo fiato potesse spostarle un po’ i capelli e, magari chissà, emozionarla anche solo un po’…
<< Mi dispiace Castle ma non attacca, questo caso merita tutta la mia attenzione>> rispose la detective svicolando dalla trappola del suo uomo, con un semplice ed elegante passo di lato.
Castle, effettivamente stupito da quel comportamento riportò lo sguardo, stavolta un po’ accigliato sul bel volto della sua fidanzata ed ebbe un improvviso, spaventoso, intenso flashback.
 
Una detective apparentemente dura, dalle molte innegabili capacità, che nascondeva i suoi sentimenti dietro una muro insormontabile, a causa di un delitto crudele ed  apparentemente immotivato, che sembrava essere destinato a rimanere senza soluzione.
 
Castle si spaventò nel rivedere quello stesso volto.
Quella stessa espressione.
Dura, concentrata, con uno sguardo carente di quei sentimenti che lui, con difficoltà e testardaggine aveva riportato finalmente, dopo cinque lunghi anni, di nuovo in superficie.
<< Kate, mi stai spaventando>>
Castle decise di essere sincero, aveva capito che quello era l’unico modo per affrontare i problemi con Kate, la sua Kate, la donna di cui anni fa si era innamorata e che seguiva sempre e comunque ignorando proiettili, segreti pericolosi, cospirazioni, solo per poterle stare affianco.
L’unica donna che lo aveva cambiato, l’unica donna che avrebbe potuto distruggerlo o renderlo l’uomo più felice dell’universo intero, la donna che espirando rumorosamente finalmente, portò i suoi adorabili, luminosi, arrossati per il troppo lavoro, occhi a tuffarsi in quelli azzurri e preoccupati di lui.
<< Scusa Rick è che questo caso è…>> Kate si fermò lo sguardo triste, le labbra che aprendosi e chiudendosi tentavano invano di trovare le parole adatte.
<<… molto triste e doloroso, lo so>> la soccorse in aiuto il suo scrittore.
Richard Castle aveva imparato molto sulla sua detective, da quando la loro collaborazione era cominciata, alcune di queste cose le aveva imparate proprio nei primi casi a cui avevano lavorato.
Le prime e più importanti erano: la detective Beckett non sopportava quando i casi coinvolgevano vite giovani e innocenti, e non sopportava assolutamente coloro i quali avevano atteggiamenti fuori luogo per un indagine E –pensò velocemente lo scrittore, evitando di ricordarsi che anche lui all’inizio aveva innervosito la detective con il suo comportamento – con questo, impedivano il regolare svolgersi delle indagini.
Sfortunatamente, come Castel sapeva e ricordava benissimo, il caso a cui stavano lavorando possedeva entrambe le caratteristiche.
<< Odio questo caso>> disse la detective all’improvviso, quando da qualche secondo entrambi si erano messi in silenzio a fissare la lavagna dell’omicidio.
<< Lo so e stavolta, non è affatto fantastico…>>
 
Flashback
Il caso Portles era cominciato come qualsiasi altro caso.
Due garzoni di un ristorante cinese avevano avvisato la polizia di aver trovato un cadavere in uno dei bidoni retrostanti al ristorante.
Beckett, Castle, Ryan, Esposito e Lanie erano tutti sul luogo del delitto neanche quindici minuti dopo quella telefonata, ma nessuno si aspettava di trovare quello che né Lanie né Ryan e né tantomeno Esposito volevano far vedere a Beckett e a Castle.
Ma nessuna scusa riuscì a far tornare la detective fino alla sua auto e, quando vide il corpo, quasi se ne pentì.
Un ragazzo di al massimo 20 anni giaceva morto nel bidone, con la gola tagliata, circondato da teste di pesce e altre sostanze ben poco identificabili, mentre i suoi occhi aperti e dall’espressione terrorizzata sembravano fissare supplicanti gli osservatori.
Respirando a fondo aveva chiesto:
<< Allora cosa è successo?>>
Lanie guardandola un attimo dubbiosa aveva risposto:
<< Sembra che qualcuno abbia tagliato la carotide al poveretto e che poi lo abbia scaricato nel cassonetto.>>
<< Un lavoro di fino>> aveva commentato Esposito, senza riuscire a trattenersi << Sembra quasi che chi lo abbia fatto se ne intendesse.>>
<< In effetti a una prima occhiata sembrerebbe così, il taglio e preciso e regolare, non sembra che l’assassino abbia avuto tentennamenti o tremolii, sicuramente è stato un gesto rapido e deciso, forse anche dato stando davanti alla vittima, ma per darti maggiori informazioni devo prima effettuare delle analisi in laboratorio.>>
<< D’accordo>> aveva risposto la detective << Quale sembra essere l’ora del decesso?>>
<< Purtroppo il contenuto del bidone ha confuso sia l’odore che lo stato di decomposizione del corpo, l’unica cosa che posso darti per certa è che stato in questo bidone per almeno dieci ore>>
Beckett controllò il suo orologio, erano le 8 e 36.
Si voltò verso i due colleghi alle sue spalle.
<< Qualcuno a visto qualcosa magari verso l’1 di stanotte?>>
<< No>> rispose Ryan controllando il taccuino << da quanto abbiamo potuto verificare fino ad ora nessuno sembra aver visto o sentito nulla nel vicinato ma avevamo intenzione di approfondire con il proprietario del locale>>
<< Buona idea, Esposito vai con lui?>>
<< Sì ma ho un'altra pista, la vittima non aveva documenti, ma nel bidone, poco vicino al corpo c’era questa>>
Il detective cubano diede alla collega una tessera strappata e malconcia.
<< Sembra illeggibile>> aveva commentato lo scrittore spiando da sopra la spalla di Beckett che si era semplicemente limitata a dire:
<< Lo è>>
<< Non completamente>> aveva annunciato Esposito con un sorrisetto soddisfatto sulla faccia, voltando la scheda e mostrando come, sul retro, fossero leggibilissimo, le parole << The Qirky Boys>>
<< Sembra il nome di un club>> aveva commentato la detective.
<< Lo è>> aveva risposto ancora il collega.
Lo sguardo di Beckett valse mille domande.
<< Ricordi quando dovemmo indagare su Lone Vengence, beh cercai dei gruppi di appassionati che potevano saperne qualcosa e anche se poi non mi servirono un paio di quei nomi mi rimasero impressi, questi – aggiunse indicando la scritta – sono uno dei principali gruppi di appassionati di fumetti di New York.
 
Il passo successivo fu quello di parlare con << I Ragazzi Eccentrici>> come recitava la scritta.
Espo si propose ma Beckett ( e Castle) insistettero affinchè accompagnasse Ryan nelle sue ricerche.
Appena però erano entrati all’ << Immagination>> il locale dove s’incontravano i Quirky Boys Beckett si pentì della sua scelta, al contrario di Castle, a cui parve di essere entrato in un universo perfetto e fino ad allora sconosciuto.
La stanza, per quanto non immensa e non molto ben illuminata, sembrava essere la realizzazioni dei sogni di un frenetico appassionato di… ogni cosa.
Poster giganti di fumetti, band heavy metal, anime giapponesi e riproduzioni di paesaggi da tutto il mondo, alternate a locandine di film d’ogni tipo, campeggiavano su ogni singolo spazio del muro, coprendolo completamente, lasciando la zona inferiore del muro a file e file di una, apparentemente immensa, biblioteca che si perdeva nella penombra contente migliaia di fumetti e libri.
Nei varchi e nelle vetrinette della biblioteca dove, di solito, ci sarebbero state forse armature e piatti in ceramica, c’erano decine di action figures e statue a grandezza naturale di super-eroi, personaggi dei videogiochi e protagonisti della letteratura mondiale come James Bond e Harry Potter, per non parlare di un immenso drago rosso che pendeva dal soffitto e che, nella penombra, sembrava quasi vero.
Castle era affascinato e Beckett l’avrebbe assecondato sicuramente se, da anni, non avesse capito una cosa: dall’arredamento si poteva intuire le persone che frequentavano o abitavano un dato luogo, e se l’arredamento era strano allora lo erano anche le persone allora si sarebbe rivelato difficile proseguire l’indagine, figurarsi terminarla e, difatti, appena alcuni ragazzi nella sala accorgendosi della loro presenza lasciarono i vari tavoli da gioco o di altro tipo e cominciarono a venir verso di loro, Beckett capì di aver ragione perché quei ragazzi erano STRANI… a dir poco

***
Questa è la fine del primo capitolo!
Se siete arrivati fin qui significa che, un po' vi ha preso e vi è piaciuto... almeno spero che sia così.
Recensite e, vi prego, ditemi se vale la pena continuare
Il flashback finirà nel prossimo capitolo, se voi lo vorrete, e spieghera perchè Beckett è così incupita.
Alla prossima... spero :)
  
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