Kate era seduta sulla sedia a dondolo che aveva comprato per la sua nuova casa a Washington, era semplice, di colore nero fatta in mogano con delle piccole greche che l'impreziosivano.

Era uno dei suoi momenti di tranquillità, quando chiudeva un caso si concedeva questo piccolo lusso, ma non prima.

Le piaceva restare a guardare il panorama dalla sua finestra, seduta sulla sua sedia e sorseggiando un bicchiere di vino rosso.

Erano trascorsi parecchi mesi da quando si era trasferita, da quando aveva lasciato la sua New York e da quando, piano piano, lei e Castle si erano allontanati.

Ricordava bene la loro ultima conversazione

“Dovremmo andare a dormire tutte le sere insieme, svegliarci ogni mattina nello stesso letto! Non vederci una fine settimana si e 30 no! Kate non è una soluzione” aveva detto tutto questo senza mai distogliere lo sguardo da lei, i suoi occhi trattenevano a stento le lacrime.

“Sapevamo entrambi che non sarebbe stato facile” rispose lei.

“Si lo sapevamo, ma non credevo che fosse così” si vedeva che quello che stava per dirle gli procurava un grande sforzo e altrettanto dolore.

“Ogni volta che vengo qui mi sembra di essere piombato in un'altra realtà. Kate sei sempre stata una donna indipendente, ma adesso? Adesso io cosa sono per te?

Tu vivi qui e io a New York, la distanza mi uccide, non poterti abbracciare mi fa stare male. Ma io non posso vivere così, noi non possiamo vivere così. Ho bisogno di sapere che per te sono indispensabile, che ogni sera per te è difficile addormentarti in un letto vuoto. Che ti manca il caffè che ti portavo ogni mattina.”

Kate ormai aveva smesso di trattenere le lacrime.

“Rick...”

“Si Kate.. dimmi” la fissò lui con quei suoi occhi penetranti. Aspettava con ansia la risposta a tutto ciò che aveva detto, ma lei non era riuscita a spiccicare parola.

“Kate...dì qualcosa”

“Io......” guardò per terra. Non sapeva cosa rispondere, dire che gli mancava più dell'ossigeno voleva dire ammettere a se stessa di non essere indispensabile, dio aver bisogno di qualcuno per vivere. Era troppo difficile perciò si limitò a guardarlo e a dire

“Devo andare....” prendendo la borsa la giacca e uscendo di tutta fretta dall'appartamento.

Castle era rimasto scioccato da questa sua reazione, prese un foglio ed una penna e scrisse, con la sua bella calligrafia “Ogni tentativo di riavvicinarti a me fallisce”.

Non aggiunse altro una volta trovato quel biglietto sarebbe stata lei a decidere il passo successivo.

Dopo di che prese le sue cose e anche lui uscì dall'appartamento.

Ogni volta che ripensava a quello che era successo si malediceva per non aver detto nulla di più intelligente, lui aveva bisogno di certezza e lei non era stata capace di dargliene. Non era pronta ad ammettere che per lei le era indispensabile. Però gli mancava. Due mesi che non si sentivano e non era ancora riuscita a fare il primo passo.

Ma adesso aveva preso una decisione, forse la più importante della sua vita