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Autore: _Amaranth    08/10/2013    1 recensioni
Modern!Au
Enjolras/Grantaire
Una litigata fra il leader e lo scettico... Che purtroppo finisce male.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: I Miserabili
Pairing: E/R (Enjolras/Grantaire)
Rating:  Giallo
Modern!AU
 
Don’t leave me, please.
 
Apollo, davvero, mi dispiace! Perdonami….
Parole inutili, fastidiose, che suonavano false alle orecchie di Enjolras. Non c’erano parole che avrebbero potuto sistemare l’offesa recatagli da Grantaire.
Non volevo dire quelle cose… ero ubriaco!
Il biondo era sordo alle preghiere del moro, mentre lo fissava con quegli occhi seri e freddi, che però tradivano l’orgoglio ferito e la reputazione rovinata.
Nessuno ti ha preso in giro… IO non ti ho preso in giro… Apollo, non c’è niente di male nel dire che siamo andati a letto insieme!
Grantaire allungò una mano verso il volto impietrito di Enjolras, con uno sguardo più che implorante. Ma si sa… Il leader è orgoglioso, e non gli è andato giù il fatto che lo scettico, in preda ai fumi dell’alcool, avesse detto all’intero cafè Musain che erano andati a letto insieme. Anche se stavano insieme da più di un mese e i loro amici lo sapevano. Così, con un movimento fulmineo, si allontanò di un passo, poi di un altro, fino a girarsi e correre via, via da quella casa che ormai non sopportava più. Prese le chiavi della macchina e si mise alla guida. Dove andare? Da Courf? Da ‘Ferre? Forse Combeferre sarebbe riuscito a tirarlo su di morale.
 
Bussò alla porta dell’amico e quando lui aprì entrò senza esitazione, senza spiegare, sicuro che avrebbe capito. E lì ci rimase tre giorni. E ci sarebbe rimasto anche di più se non fosse stato per il citofono che, alle nove di sera, richiamò alla realtà Enjolras. Combeferre gli disse, in tutta sincerità, che era Grantaire e che sembrava parecchio sbronzo. Cosa fare? Uscire e ascoltare altre scuse inutili? E magari perdonarlo… No, si disse, non andrò. Ma alla fine l’amore e il sentimento che da sempre li aveva uniti lo fece uscire e salire sulla macchina dello scettico e ascoltarlo parlare… E troppo tardi si accorse dello stop che non avevano rispettato e della macchina che stava arrivando, troppo preso com’era a cercare di ostentare un’espressione offesa. Sentì solo la sua testa sbattere contro il finestrino e poi perse i sensi.
 
Un male lacerante alla testa fece aprire gli occhi a Enjolras, e in qualche modo riuscì a rialzarsi in piedi. Qualcuno li aveva tirati fuori dalla macchina capottata e distrutta, probabilmente l’autista della stessa macchina che li aveva tamponati. L’ambulanza ancora non c’era; il biondo vedeva una donna inginocchiata su un corpo immobile e un uomo in piedi, al telefono… barcollando si avvicinò alla figura a terra, temendo quello che avrebbe potuto vedere. Ma la chioma di capelli scuri e ricciuti era inconfondibile…
Grantaire… Grantaire… no, no Grantaire!
Non serviva scuoterlo in quel modo, sapeva che non c’era più nulla da fare, il pallore della sua pelle e la macchia di sangue che lo circondava erano un segno inconfondibile… ma Enjolras non voleva crederci, no, non poteva essere vero… Grantaire, il suo ubriacone, quello che lo contraddiceva per ogni cosa, quello che gli aveva fatto passare il più bel mese della sua vita… non poteva essere morto.
 
Ascoltami Grantaire, ascoltami! Ti perdono, non m’importa di quello che pensano, ti perdono! Ma ti prego, ti prego, non lasciarmi…
 
Forse era la botta che aveva preso a farlo parlare così, senza pensare alla coppia che lo fissava attonita. Le luci dell’ambulanza illuminarono il volto senza vita dello scettico e quello sconvolto del leader, che continuò a farfugliare parole sconnesse. Due braccia lo fecero alzare in piedi e lo trascinarono sull’ambulanza, mentre altri due medici sollevavano il corpo del moro e lo caricavano su una barella, coprendolo con un telo. L’ ultima cosa che Enjolras ricordò fu quella, poi solo il buio.
 
Due settimane dopo l’incidente tutto il gruppo degli Amis era al funerale di Grantaire, tutti a parte uno. Enjolras non ce la faceva, sarebbe andato dopo a commemorare l’amico perso. Perché dopotutto un po’ era colpa sua… e non era sicuro di poter affrontare le accuse celate negli occhi degli altri ragazzi. Anche se Combeferre gli aveva assicurato, dopo che si era risvegliato da due giorni di coma, che nessuno lo incolpava, non poteva fare a meno di provare un certo senso di colpa. Un senso di colpa che temeva non se ne sarebbe mai andato.
 
Note dell’autrice
Allora, un grazie immenso per chi ha letto fin qui e per chi recensirà!
Che dire… scusate se magari i personaggi sono un po’ OOC, ho cercato di attenermi il più possibile!
Vi prego di riferirmi eventuali errori, cosicché io possa correggerli ;)
_Amaranth  
 
  
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