Personaggio principale: Muten
Contesto: dopo Majin Bu
Questa storia partecipa a Le riserve Contest di Triz e al contest Secondario
a chi? di Ray Wings
Come tanti anni fa
Era una mattina come tutte le altre
sull’isola di Muten.
Il sole era sorto già da diverse ore e il
caldo rovente, mitigato solo da una fresca e leggera brezza marina, aveva già
spinto Tartaruga a mettersi a pancia all’aria per godere del suo irrinunciabile
dolce far niente. Il vecchio maestro se ne stava buttato sul suo divano a
guardare la tv. Le vecchie abitudini erano tutt’altro che morte dopo
l’inaspettato ritorno alla vita: sembrava quasi che Muten non
avesse colto affatto la portata della devastazione operata da Majin Bu. O forse l’aveva
colta, ma era ormai troppo anziano per mettersi a riflettere davvero
sull’inaspettato destino che qualcuno, lassù, aveva riservato alla razza umana.
Per l’ennesima volta, i terrestri erano salvi; e se di solito il merito era
sempre – o quasi – esclusivamente di Goku, stavolta avevano contribuito in
maniera determinante anche Vegeta e Mister Satan.
Già, Mister Satan.
Di lui Muten non
aveva alcuna stima, ma nemmeno riteneva il sedicente uomo più forte del
mondo una persona spregevole o malvagia. Si era rivelato un
opportunista in occasione della sconfitta di Cell, arrogandosi il merito
di un’impresa non sua; ma in fondo, con la morte di Majin Bu, aveva ottenuto un gran bel riscatto e la sua
reputazione era certo migliorata tra i guerrieri Z. Per questo, quando quella
stessa mattina vide atterrare il suo lussuosissimo elicottero, l’anziano
maestro fu colto davvero di sorpresa. Per quale motivo Mister Satan si era presentato nella dimora del vecchio Muten? Cosa poteva volere da lui quell’uomo ricco, famoso,
ormai venerato in maniera quasi divina?
L’enorme elicottero aveva sollevato una
tempesta di sabbia, fatto ruzzolare Tartaruga e provocato una piccola onda
anomala. Ma, fatto ancor più sconvolgente, aveva turbato l’ormai quasi secolare
quiete del maestro Muten.
Quando il vecchio si avvicinò al nuovo
arrivato, sceso dal suo sfavillante velivolo con fare tanto appariscente quanto
impacciato, si trovò davanti un uomo spaesato, imbarazzato, vagamente
intimorito.
«Toh, questa poi! Ma tu non sei Mister Satan? Quello che ha detto al mondo intero di aver
sconfitto Cell?»
L’uomo cercò di ricomporsi come meglio
poteva, abbottonandosi la camicia e passandosi una mano tra i capelli.
«Ehm, sì, sono proprio io. Invece, in base
a quanto mi è stato detto da mia figlia, lei dovrebbe essere il grande maestro Muten…»
«Sì, sono io. E adesso vuoi dirmi a cosa
devo questa visita?»
«Be’, ecco,» farfugliò Mister Satan, schiarendosi la voce con un colpo di tosse, «volevo farle una proposta…»
«Ah!» rispose Muten,
piuttosto sorpreso «Che genere di proposta?»
«Ehm, dunque… sa, negli ultimi
tempi mi sono reso conto di avere bisogno, ehm… sì, insomma…»
La voce di Mister Satan si
faceva sempre più tremolante, mentre cercava di portare a termine il suo breve
discorso. La curiosità di Muten, intanto,
cresceva a dismisura.
«Lei è stato il maestro di Goku, giusto?»
«Sì» rivelò Muten,
sempre più confuso dalle strane parole dell’uomo che aveva di fronte.
«Ah, bene! Sa, avrei bisogno di chiederle
un enorme favore.»
«Cioè?»
«Non è che lei potrebbe darmi lezioni
private di arti marziali?»
***
Muten stava volando a
tutta velocità verso Satan City.
Non aveva idea del perché avesse accettato
quella ridicola proposta. Aveva perso il conto, ormai di tutti gli anni che
aveva! Perché, proprio adesso che aveva la possibilità di godere di un po’ di
pace aveva deciso di imbattersi nell’ardua impresa di dare lezioni di
combattimento a un guerriero tutt’altro che dotato come Mister Satan?
Probabilmente, la colpa era di quello
sciocco sentimento umano cui si dava il nome di compiacimento.
Inutile negarlo: nell’ascoltare le parole
di quell’uomo, il suo cuore aveva preso a tamburellare in maniera inaspettata,
forse inconsulta. Scoprire che qualcuno ancora avesse memoria delle grandi
imprese del vecchio maestro Muten lo aveva
quasi fatto commuovere. Quel magone che aveva in gola, quell’intima gioia che
preferì non esternare, lo convinsero a intraprendere una strada imprevista,
impervia, ben lontana da quella che il destino gli aveva prospettato davanti.
Aveva accettato una sfida e, ne era sicuro, per quanto ardua fosse l’impresa,
l’avrebbe vinta.
***
Donne, ragazzi, bambini. In quella
palestra c’era davvero di tutto!
La popolarità di Mister Satan aveva a tal punto trasceso i limiti del
concepibile che a Muten sembrò quasi di
trovarsi nella dimora di un dio, attanagliato da una mandria inferocita di comuni
mortali intenti a chiedergli grazie di ogni genere.
Si sentiva addosso mille occhi
incuriositi; percepiva su di sé i loro sguardi; captava le brevi parole
sussurrate da quei volti ingenui e intimoriti.
Chi sarà quel vecchio?
Hai visto cos’ha dietro la schiena?
Sarà un amico di Satan?
Eppure… non so, a me sembra di averlo
già visto!
È una tartaruga quella?
Perché non si toglie gli occhiali?
Ma certo! Quel vecchio è…
«Ehi, maestro Muten!
È arrivato prima di quanto mi aspettassi!»
Mister Satan aveva
un aspetto stranamente altezzoso. Sembrava addirittura una persona diversa
rispetto a quella che una settimana prima era andata da lui in cerca di aiuto.
Muten si guardò intorno.
Quello era proprio l’habitat di Mister Satan!
Gli attrezzi, i computer, le donne… Forse era per questo che
quell’uomo sembrava incredibilmente a suo agio, nonostante non fosse il
guerriero forte e valoroso che diceva di essere. Possibile che non temesse di
essere “smascherato”? D’accordo, Majin Bu, sua figlia e persino Gohan avevano
deciso di reggergli il gioco, ma…
«La vedo un po’ spaesata, maestro. Va
tutto bene?» proferì Mister Satan con tono
un po’ preoccupato.
«Oh, ma certo!» rispose Muten, ridestato all’improvviso dai suoi pensieri. «Mi
stavo soltanto chiedendo dove dovrei allenarti. Qui c’è gente dappertutto!»
«Non si preoccupi! A due passi da qui c’è
una palestra di mia proprietà che uso solo ed esclusivamente io! Faremo lezione
lì.»
«Bene! Che ne dici, allora, di iniziare
subito? Ho proprio voglia di sgranchirmi le ossa! Tu non ci crederai, forse, ma
ho perso il conto degli anni trascorsi dall’ultima volta in cui combattei!»
Mister Satan era
un caso disperato.
Non sapeva tirare pugni, non sapeva
calciare, non sapeva afferrare decentemente l’avversario. Persino per Muten – che tutto sommato non era affatto in forma
smagliante – metterlo al tappeto si era rivelato essere una passeggiata.
Gli allenamenti andavano avanti a rilento
e con gran fatica, sotto gli occhi afflitti e impietositi della giovane Videl. Nel constatare i pessimi risultati raggiunti da
Mister Satan, l’anziano maestro capì come mai
quella ragazza si fosse rifiutata di dargli lezioni private. A quell’uomo
mancavano le basi! Come pretendeva che fosse proprio lui a dargliele? Muten non aveva mai accettato allievi che non partissero già da un elevato potenziale, né
tantomeno si era mai prodigato per qualcuno interessato più alla fama che al
proprio valore di combattente. Ma cosa era passato per la testa di quel
presunto eroe? Perché gli aveva inflitto il supplizio di doverlo allenare se
tanto, per il resto dell’umanità, era comunque il guerriero più potente in
circolazione?
Dopo l’ennesima, rovinosa caduta del suo
novello allievo, Muten si sedette a terra
con fare sconsolato.
«Così non va. Di questo passo non
migliorerai mai! Mi spiace, ma credo che tu ti sia rivolto alla persona
sbagliata. Non so come aiutarti, davvero! Credo che il mio metodo non ti sia
affatto congeniale!»
Mister Satan,
nell’udire quelle parole, si avventò su di lui e prese a supplicarlo in
ginocchio.
«La prego! So di non essere all’altezza
dei guerrieri che ha allenato un tempo, però ho davvero bisogno del suo aiuto!»
«Ma scusa, perché ci tieni tanto a farti allenare?
Sei già considerato l’uomo più forte del mondo! Che ti importa, ormai, se lo
sei veramente oppure no? Goditi i tuoi soldi e le belle donne che hai intorno!
Non hai bisogno di me!»
Muten fece per
andarsene, ma Mister Satan lo trattenne per
il guscio, facendolo quasi cadere a terra.
«E va bene! Le dirò tutto, ma non se ne
vada, la prego!»
«Quindi c’è qualcosa sotto?»
«Sotto c’è la mia intera reputazione.»
Muten ascoltò il
racconto dell’uomo con molta attenzione.
Assurdo! O forse no.
In giro per il pianeta c’era ancora chi
dubitava della sua forza! Non bastava che avesse finto di sconfiggere Cell!
E nemmeno era stato sufficiente il fatto che i veri eroi del pianeta avessero
tacitamente appoggiato quella sporca menzogna!
Qualcuno non ci aveva affatto creduto, e
lo stesso qualcuno aveva sfidato l’uomo più forte del mondo in un
incontro di arti marziali, intimando a quest’ultimo di non delegare al proprio
posto i suoi fantomatici discepoli.
Muten trattenne a stento
una risata: Mister Satan era nei guai! E
stavolta nemmeno poteva mandare in campo Majin Bu al posto suo!
Ma l’assurdità e la comicità della
situazione venne a galla quando il guerriero rivelò l’identità di colui che
l’aveva sfidato: un uomo rozzo, apparentemente un cavernicolo, appartenuto un
tempo alla cerchia di Goku, intento più che mai a smascherarlo. Certo, da Yajirobei ci si poteva aspettare di tutto, ma che
addirittura si mettesse a sfidare Mister Satan era
davvero il colmo! L’anziano maestro non ci mise molto a capire il perché di
quell’assurda trovata: Yajirobeiaveva sempre
avuto come aspirazione la ricchezza facile e il dolce far niente. Quale
occasione migliore di quella? Perché non sottrarre tutto ciò a un uomo che si
era guadagnato la stima degli esseri umani con una sciocca bugia?
Muten tornò a sedersi a
terra, le braccia incrociate e lo sguardo crucciato. Tutto sommato la trovata
di Yajirobei, per quanto fosse giustificata
dall’idea di ripagare Mister Satan con la
sua stessa moneta, non gli sembrava poi tanto legittima. A che pro umiliare un
uomo che comunque aveva già avuto modo di riscattarsi contribuendo in maniera
decisiva alla morte di Majin Bu? D’altra parte, l’anziano maestro sapeva fin troppo bene
con chi aveva a che fare.Yajirobei non era nuovo
a simili atti di vigliaccheria, e lo stesso intimare a Mister Satan di scendere personalmente in
campo contro di lui era quanto di più subdolo ci si potesse aspettare dal
cavernicolo.
«E va bene, ti aiuterò. Ma conosco il
soggetto e so che non puoi sconfiggerlo. Non è un granché, a dire il vero, ma è
comunque più forte di te e in dieci giorni non puoi sperare di migliorare a tal
punto da dargli una bella lezione!»
Mister Satan ascoltò
le parole del suo nuovo maestro con reverenza e un briciolo di soggezione.
«Quindi, come posso fare per batterlo?»
«Be’, è semplice! Scenderò io in campo al
tuo posto!»
Mister Satan sgranò
gli occhi. Possibile che Muten non avesse
capito?
«Ma, veramente… Insomma, quel
tipo vuole che sia io a combattere!»
«Suvvia, Mister Satan!
Da’ un po’ di fiducia a questo povero vecchio!»
***
Il travestimento non era un granché.
Lo sguardo perplesso di Videl rendeva palesi quelli che erano i suoi pensieri:
conciato a quel modo, Muten non avrebbe mai
potuto spacciarsi per MisterSatan! La parrucca e la
divisa non bastavano a renderlo somigliante al sedicente eroe della Terra: il
suo fisico mingherlino e il volto scarnito tradivano, sotto quel bel costume,
la presenza di un corpo assai meno giovane di quello di suo padre.
Mister Satan,
dal canto suo, pareva ormai pronto a dover subire il colpo: il suo avversario
non ci sarebbe mai cascato, tanto più che conosceva molto bene il maestro Muten.
L’unico a parere tranquillo era proprio
l’anziano maestro. Mancavano solo dieci minuti all’inizio dell’incontro, e il
vecchio se ne stava beatamente sdraiato su un lussuoso divano a sfogliare una
rivista con fotografie di donne nude. Ogni tanto ghignava, oppure perdeva un
po’ di bava dalla bocca. Sembrava non essere minimamente preoccupato per ciò
che stava per accadere. Come poteva essere così tranquillo? Possibile che non
temesse di venire smascherato?
«Rilassati!» proferì improvvisamente Muten. «Andrà tutto bene, fidati! Forse non sembra, ma
sotto questo fisico apparentemente mingherlino si nascondo parecchi muscoli!»
Mister Satan e
sua figlia si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Fidati, papà. Gohan mi
ha raccontato delle cose incredibili sul conto di questo signore!»
Il gong che avrebbe dovuto annunciare
l’inizio dell’incontro arrivò con qualche minuto di ritardo.
Il maestro Muten lasciò
il suo spogliatoio per dirigersi verso il ring. Canticchiava e saltellava come
un ragazzino, come se fosse già sicuro che tutto sarebbe andato bene.
Prima di scendere in campo, diede
un’occhiata al ring. Tutt’intorno era gremito di gente che urlava e invocava il
nome dell’eroe del pianeta, mentre un impaziente Yajirobei era
già pronto sul campo e rideva tra sé, certo dell’imminente vittoria.
Muten aveva una voglia
matta di dargli una bella lezione. Ah, quel benedetto ragazzo! E pensare che se
non fosse stato tanto attaccato ai piaceri dell’ozio, sarebbe senz’altro potuto
diventare un guerriero eccezionale! Certo, la potenza raggiunta, per quanto
esigua rispetto a quella dei suoi ex allievi, era comunque sufficiente per
mettere al tappeto uno come Mister Satan. E allora… Be’,
che senso aveva non aiutare quell’uomo? In fondo era pur sempre la persona che
avevo rabbonito Majin Bu grasso
e che aveva contribuito a far fuori quello magro!
Il maestro si concentrò.
Erano passati molti anni dall’ultima volta
in cui aveva tentato di prepararsi per un’onda energetica.
Mister Satan e Videl lo osservavano dal corridoio. Cosa stava facendo
quel vecchio? Perché, all’improvviso, sembrava che intorno a lui si fosse
creata una strana elettricità?
Non ebbero tempo di congetturare altro: il
mingherlino, ossuto, rachitico maestro Muten aveva
sviluppato a non finire la propria muscolatura, divenendo quasi
irriconoscibile.
I due caddero a terra sgomenti. Forse, la
reputazione di Mister Satan era salva.
L’incontro non durò più di cinque minuti.
A nulla servirono i patetici tentativi di Yajirobei di ridicolizzare il presunto Satan. Per quanto il cavernicolo si sforzasse, il suo
avversario riusciva a schivare i suoi calci, a parare i suoi pugni e a evitare
le testate. Non c’era verso che quel sedicente eroe subisse un colpo! Possibile
che fosse davvero forte come andava raccontando in giro? Possibile che ci fosse
qualcosa di vero nelle menzogne raccontate a proposito della sua presunta
forza?
Muten godeva nel
constatare lo sgomento del suo avversario. Dentro di sé non aveva mai riso così
tanto! Gli pareva impossibile che, dopo un numero imprecisato di anni e dopo
che tanti altri guerrieri valorosi avevano ormai riscritto la storia del
pianeta, lui si trovasse ancora su un ring, con un avversario molto più debole
di lui e con la consapevolezza di avere la vittoria in pugno. Un tremore
nostalgico lo colpì quando tornò con la mente alla sua lontanissima gioventù, a
quando era lui il guerriero più potente del mondo, a quando aveva trionfato al
torneo Tenchaichi. Rivivere per una sera quel
felice passato si stava rivelando un toccasana per la sua anima: per la prima
volta dopo tanto tempo si sentiva nuovamente forte. Era assurdo che
bastasse così poco per essere in pace con sé stessi! Ma era inconcepibile che
tali momenti fossero destinati a durare quanto un battito di ciglia. Doveva
sbrigarsi, infatti. Temporeggiare non aveva senso! Yajirobei era
già stato umiliato abbastanza e perseverare non avrebbe di certo reso Muten una persona apprezzabile. Il suo dovere era
compiuto: il cavernicolo aveva ricevuto una bella lezione e la reputazione di
Mister Satan era in salvo.
Per la prima volta da quando era
cominciato l’incontro, il vecchio maestro, sotto mentite spoglie, si avvicinò
al suo avversario.
Tremava. Ormai era consapevole di aver
perso.
Il finto Mister Satan si
concentrò, chiuse gli occhi, e assunse una posizione strana, inconfondibile,
già vista…
«Oh, cavolo!» esclamò indietreggiando Yajirobei.
Ma ormai era troppo tardi: Muten aveva già lanciato la sua Kamehameha.
Il rozzo cavernicolo fu spazzato via dalla
potenza dell’onda, mentre il pubblico, superato l’inevitabile momento di
sbigottimento, prese ad acclamare l’eroe della Terra. Poco importava, in fondo,
che non stessero acclamando quell’eroe: Muten,
in passato, lo era stato per davvero!
L’uomo alzò le braccia in segno di
vittoria, accolse con entusiasmo le grida della gente e lento si allontanò dal
ring, godendo delle urla del suo pubblico. Certo, quelle persone credevano di
aver visto combattere un’altra persona, ma d’altra parte il tempo di Muten era ormai passato, e lui doveva farsi
da parte, tornare alla sua vecchia vita e alla sua cara monotonia. Aveva
meritato, in fondo, quel piccolo momento di gloria; ma era un momento,
appunto, e una piccola vittoria non avrebbe mai e poi mai potuto restituirgli
il vecchio primato di uomo più forte del mondo.
Anche se, solo per un breve istante, credette davvero
di averlo riavuto.
«Maestro Muten, lei… lei
è stato davvero eccezionale! Non so come ringraziarla!» proferì Mister Satan gettandosi ai suoi piedi una volta varcata la
soglia dello spogliatoio. «Posso fare qualcosa per lei? Le posso offrire un
palazzo intero, dei soldi e tutto il lusso che desidera!»
L’anziano maestro elargì al suo ormai ex
allievo un sorriso di circostanza carico di rimpianto.
«Non è questo il mio posto, Satan. Goditi la tua fama! La mia Tartaruga mi aspetta e la
mia televisione pure. In bocca al lupo!»
Come era arrivato, così se ne andò. Muten svanì dalla vista di Satan senza
che quest’ultimo potesse fare qualcosa per impedirgli la fuga. Nel cuore dell’eroe
del pianeta rimase sempre la consapevolezza che non avrebbe mai potuto
in alcun modo ricambiare il favore ricevuto.
FINE
***
Angolo dell’autrice
Non so come mi sia venuta in mente una cosa del genere! Che dire, l’idea di
dover scrivere una storia che avesse come protagonista un personaggio di solito
ignorato dagli scrittori di fanfiction mi
ha dato lo spunto per buttare giù questa OS. Come potete notare, nessuno dei
personaggi della storia è uno dei grandi protagonisti di Dragon Ball: non lo è
Mister Satan, non lo è Yajirobei,
non lo è Muten, l’uomo che ha contribuito a
rendere Goku il potentissimo eroe che è diventato.
Piccola e doverosa precisazione: Mister Satan,
presentandosi a casa di Muten, gli chiede
conferma del fatto – pur conoscendo già la risposta – che sia proprio lui il
maestro di Goku. Sono partita dal presupposto, infatti, che sia Goku che Muten non siano personaggi ignoti ai terrestri, per lo
meno a quelli appassionati di arti marziali. Entrambi hanno partecipato ad
alcune edizioni del torneo Tenchaichi, in alcuni
casi vincendo, ed entrambi hanno avuto un certo momento di gloria. Mister Satan, dunque, anche prima di avere a che fare direttamente
con loro, doveva conoscerli – anche se nel manga ciò non
sembra avvenire. Si giustifica così anche il senso di imbarazzo e soggezione
provati dal sedicente eroe del pianeta e la reverenza nei confronti del suo
interlocutore.
Per lo stesso identico motivo, ho voluto che alcuni degli allievi di Mister Satan riconoscessero l’anziano maestro: mi è sembrato
un atto doveroso nei confronti di un personaggio troppo spesso ignorato o
relegato al solo ruolo di “pervertito”.
9dolina0