Fanfic su artisti musicali > David Bowie
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Autore: MadnessInk    09/10/2013    1 recensioni
-Mi spiega come faccio a truccarle l'occhio se non lo chiude? Vuole che le trucchi il bulbo oculare?-. E David si limitò solamente a dire:-Trevor, dopo lo show provvedi a licenziare questa dipendente inutile-. -Ma mr. Bowie, che sta dicendo? È la m...- e lui, sbraitando letteralmente: -Taci, fa' quello che ti ho detto!-. A quel punto Mya non resse più.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DRIIIN! DRIIIN!
-Pronto?-
-Ehi, testa di cazzo! Come va?-
-Va alla grande, razza di stronzo! Come stai, Mick?- disse Bowie mentre si limava le unghie con la sua bellissima limetta rosa shocking. Era rosa, è vero, ma faceva bene il suo lavoro.
-Mah, guarda, me la passo piuttosto bene... tra una donna e l'altra finiranno per definirmi un don Giovanni!-. I due amici risero, dopo qualche anno che non si sentivano fu bello ridere insieme come ai tempi degli Spiders From Mars. Molte cose erano cambiate da quel periodo ma la loro amicizia era rimasta immutata.
-Dì un po', Bowie- fece Mick , dopo circa un quarto d'ora dall'inizio della telefonata -posso venire a farti una visita per romperti l'anima o mi lasci fuori dalla porta quando arrivo a Berlino?-
-Però, questa sì che è un'idea! Tu vieni, poi vediamo... se mi porti un buon vino ti faccio entrare-
-Ci vediamo in giro allora, quando meno te lo aspetti, Davey!-
-Sì, certo... seriamente, quand'è che arrivi?-
-Sarò davanti a casa tua alle diciotto e ventisette, tra due giorni-
-A tra due giorni, allora, Mick-
-A tra due giorni, testa di cazzo-.
David chiuse la telefonata e si andò a lavare le mani. Si guardò allo specchio: com'era cambiato, perdinci! Il colore dei suoi capelli era tornato naturale, adesso aveva un'aria un po' più “mascolina” rispetto a quella di quando era in tour con Mick. Il suo vecchio amico! Il suo vecchio Mick! Tra due giorni lo avrebbe rivisto e sicuramente sarebbero morti dalle risate insieme.


Una mano sfiorò le spalle di Mya, e una voce parlava in lontananza. La mano continuava a sfiorarle la spalla con insistenza mentre la voce si faceva sempre più vicina e udibile. Mya si tirò le coperte e vi si avvolse dentro. Un paio di labbra le si poggiarono sull'orecchio sinistro e Mya sentì un dolce sussurro provenire da queste: - Mya... piccola Mya... svegliati... è ora di alzarsi-. La mano aveva iniziato ad accarezzarle i capelli e Mya, pian piano, schiuse gli occhi.
-Buongiorno, dormigliona!- urlò Amias non appena riuscì a vedere le iridi azzurre di Mya.
-Amias... ciao- disse la donna, tirandosi su e sedendosi sul letto, con la schiena contro la testiera in noce del letto -Ma che ore sono?- fece, sbadigliando.
-Sono le otto e tredici, precisamente-. Amias posò un vassoio sulle gambe di Mya che lo guardò come se avesse visto il cinghiale della pubblicità del digestivo.
-E questo cos'è?-
-Beh, è un vassoio con la tua colazione. Non riesci ancora a vedere? Oh, aspetta, apro le tende allora- e così dicendo spalancò le tende blu azteco della camera di Mya. La stanza si illuminò di luce, nonostante quella del sole fosse piuttosto fioca. Il cielo era coperto e la giornata sembrava rigida solo a guardarla. Mya guardò il vassoio e riuscì a mettere a fuoco: un cappuccino con panna, un croissant alla crema e dei frutti di bosco appena raccolti.
-Amias... beh... grazie. Ti sei preso un bel fastidio. Ma tu hai già fatto colazione?-
-Sì, una tazzina di caffè, un plumcake e una mela-
-Ma a che ora ti sei alzato?- fece Mya, iniziando a bere il cappuccino.
-Alle cinque e ventisette-
-Cavoli! E, se posso chiedere, come mai così mattiniero?-
-Sono andato a correre... dove andavo con mio padre. Mi chiedo se...-. Gli occhi di Amias si intristirono nel ricordo del suo defunto padre. Mya si alzò dal letto e si avvicinò ad Amias, affacciato alla finestra. Gli mise una mano sulla spalla, rassicurandolo:
-Tuo padre è orgoglioso di te. Lo è sempre stato. Sei sempre stato l'orgoglio di tuo padre. E hai il suo stesso talento-
-Io... non lo so. Penso sempre che stia per fare la cosa sbagliata, in ogni cosa che faccio. Ho paura di sbagliare e non poter rimediare a i miei errori, ho paura che possano essere... irreparabili-
-Non eri così insicuro quando eravamo ragazzi. Forse è che inizi a invecchiare e ad ammattire...-
-Sì, certo... sai come si dice, no? Più il vino invecchia e più diventa buono...-
-No, non è vero... diventa aceto-
-Certo che tu ne sai una più del diavolo, eh? Ma mangia ora, così più tardi magari usciamo-. Mya sorrise e annuì. Tornò sul letto e finì la sua colazione, la sua golosa colazione. 


ANGOLO AUTRICE

Sorpresa! Non ve lo aspettavate, eh? Ebbene, per farmi perdonare ho deciso di mettermi a scrivere e pubblicare oggi un capitoletto, sperando che vi piaccia o che possa almeno farvi diminuire la fame fino alla prossima pubblicazione.
Bacioni, MadnessInk

  
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