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Autore: FullmetalBlue13    09/10/2013    1 recensioni
[ATTENZIONE! AGGIORNAMENTI SENZA ALCUNA REGOLARITÀ]
Un pomeriggio come tanti altri, Angel Akuma (17 anni, chioma arancio acceso e un pessimo carattere) riceve una telefonata anonima.
Di chi è la misteriosa voce che la chiama "finto angelo", un soprannome assegnatole dal padre che non ha mai conosciuto?
Per lei comincerà una serie di eventi che le cambieranno la vita, facendo luce sulle sue origini, sul suo passato e sul suo destino.
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... Devo confessarvi che sono un po' emozionata. Spero che vi piaccia. Mi sono divertita molto a scrivere tutto ciò e spero di continuare... Recensite numerosi!
Ah, già.
A TUTTI I LETTORI: Per favore, non limitatevi a leggere il primo capitolo! È solo un prologo...
Spero che possiate apprezzare il prosieguo della storia (sempre che abbiate qualche minutino da dedicare alla mia Angel, ecco...) e anche il mio miglioramento come scrittrice.
Grazie mille, FB13
=(^.^ =) (= ^.^)= \(^.^)/ (danza della gioia)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8: Wonderful life. 


MONASTERO MERIDIONALE, ORE 16:35



Pioveva.

Il giorno del funerale di Shiro pioveva. E così un’altra vecchia conoscenza era andata.
Ah, beh. Se l’era cercata. Io gliel’avevo sempre detto di tenersi fuori dai guai, ma lui no: mai una volta che mi desse retta.
D’altronde, chi ero io per dar consigli al Paladin? Eh, se solo mi avesse ascoltato …

“Ahahahahah … ancora questi pensieri? Come sei monotono …”
Una risata rauca risuonò nella mia testa
“Zitto, tu!” pensai stizzito. “Non è il momento!”
Infatti non avevo tempo per questo.
Avevo un compito da portare a termine.


Pioveva.

La pioggia scendeva pesante, gocce come macigni, che dissolvevano ogni riparo, lavavano via ogni protezione. Nuvoloni scuri rendevano l’aria, già satura di umidità, ancora più irrespirabile, quasi soffocante. La tristezza nell’atmosfera era estrema, tutti bisbigliavano senza dire niente di importante, cercando di evitare di menzionare i fatti. I vari monaci si facevano forza tra loro. Così, come se nulla fosse accaduto. 
Io ero zitta. Non avevo aperto bocca da quando Shiro non c’era più. Non volevo ancora rassegnarmi all’idea che se n’era andato per sempre, così come mia madre e mio nonno. Puff, nell’immensità del nulla.

Avrei voluto parlare con Rin, confortarlo, proteggerlo, e altrettanto con Yukio, chiedere consiglio, dargli il mio appoggio, e invece … niente. Le parole restavano bloccate a mezz’aria, neanche un fiato usciva dalla mia bocca. 

D’altro canto neanche Rin aveva voglia di parlare. Probabilmente non sapeva bene cosa pensare, io invece avevo ben chiare le domande che lui si stava ponendo, dopotutto ci ero passata anche io: perché tutto ciò è dovuto accadere? Avrei potuto evitarlo? Perché nessuno mi ha mai detto nulla? Sono veramente un mostro? 

Ma quella che più mi spaventava era: e Angel?

Già, e io? Io che erano mesi che mi addestravo, ero pronta, le fiamme le governavo decentemente (più o meno), io che avrei potuto far fuggire Rin in tempo, io che non avevo potuto fare niente, niente di niente. 
Io che mi sentivo in colpa. Non solo avevo combinato un disastro con Rin mostrandogli la mia vera natura, ma l’avevo fatto inutilmente. 

Dopo la cerimonia, tutti cominciarono ad andarsene. Io rimasi lì, appoggiata al cancello del cimitero, a guardare il vuoto, nella direzione di Rin, che invece era davanti alla lapide di Shiro. Io non lo raggiunsi. Shiro non meritava di vedermi. Era colpa mia, avrei potuto difenderlo, forse salvarlo. 
E intanto la pioggia continuava a scendere, goccia dopo goccia colpiva il mio viso, mescolandosi a quelle poche lacrime che scappavano al mio controllo. 

Yukio mi si avvicinò.
“E così è successo. Me l’aspettavo. Era prevedibile. Ma prevedere non è abbastanza.”
Strinse i pugni. Io cercai il conforto delle sue mani, calde nonostante le condizioni atmosferiche. 
“Yukio, ora … che ne sarà di Rin?” chiesi con tono esitante e voce roca. Erano le prime parole dopo giorni.
“Avrà 3 opzioni: soccombere e essere eliminato dell’Ordine; uccidere tutti e scappare; suicidarsi. Non avrà possibilità di scelta.”
“Ma come … Mephisto non …” 
Già. Mephisto. Ero davvero così sicura che ci avrebbe protetti tutti e tre? 
“Quell’uomo è fuori da ogni schema. Impensabile prevedere ogni sua mossa.”
L’aria era grave, tra noi due cadde un silenzio teso. Yukio indossava una maschera di marmo: nessuna emozione traspariva dal suo volto, completamente inespressivo. Anche il suo modo di parlare era freddo, come quello di un automa che aveva rinnegato i suoi sentimenti.

 
Mi acquattai dietro una tomba, la più grande che c’era. Posizione perfetta.
Tirai su il cappuccio e chiusi l’ombrello.
Alzai la sciarpa fino a coprirmi quasi interamente il viso. In mano un ritaglio di cotone nero. 
Ora dovevo solo aspettare.

 
Sospirai e mi diressi con passo pesante verso Rin.
Volevo portargli un ombrello: non poteva stare lì sotto l’acqua per sempre. Avrebbe potuto, ne sarebbe stato capace, visto il suo stato d’animo.
 
Ancora qualche attimo …

Ma mentre mi avvicinavo, qualcuno mi prese per il braccio e mi tappò la bocca, trascinandomi dietro una tomba monumentale.

Ci siamo!

Rapidamente, la persona che mi aveva afferrato mi bendò con un pezzo di stoffa nero. Mi ritrovai avvolta dall’oscurità.
Avrei voluto vedere in faccia il rapitore, ma ora mi era impossibile. 

“Chi sei, codardo? Fatti vedere!” tentai di urlare, ma quello che ne uscì fu un: “MffffMMMhhng, fammngheee!”
 
“Shhhh, non vorrai che ci sentano, forse?”

Al suono di una voce suadente mi zittii, e una volta calma lo sconosciuto tolse la sua mano dalla mia bocca.
 
Era stato più facile del previsto, si era arresa subito.
“Molto bene. Sono qui per portarti un messaggio.
Non potrò rispondere a nessuna delle tue domande, ambasciator non porta pena. Anche perché non so quali siano gli ordini.
Ho messo nella tasca sinistra dei tuoi jeans una busta. Segui le istruzioni alla lettera, in cambio avrai un piccolo compenso che, fidati, ti farà piacere.
Ah, dimenticavo. Non ti conviene rifiutare. A farne le spese sarebbe la tua famiglia.
O ciò che ne è rimasto.”

Annuii. Ero basita e spaventata. Chi poteva essere il misterioso mandante? Cosa voleva da me? E poi, perché proprio me?
 
Non avrei voluto parlarle in modo così meschino e malvagio. Lui aveva perso il sopravvento, di nuovo.
Angel Akuma era immobile davanti a me, non so se per lo shock, per la paura o se stesse semplicemente riflettendo.
Manteneva comunque un’ ottimo autocontrollo e non sembrava cedere alle mie frecciate.
Le ciocche arancioni le cadevano disordinatamente sul volto, bagnate fradice, una in particolare le accompagnava il contorno del viso, sfiorandole dolcemente zigomo, guancia, labbra e terminando in bocca. Probabilmente succhiare continuamente i capelli le serviva a sfogare il nervosismo.
Ogni tanto le labbra, sottili ma ben colorite, venivano scosse da un fremito, allora con delicatezza se le mordicchiava. 
Che fiorellino incantevole.
Tanto innocente d’aspetto quanto letale.
Mi sarebbe venuta voglia di accarezzare quel suo viso vellutato, di passarle una mano tra i capelli, di guardarla negli occhi, di comprenderla.
Ma non potevo. E poi chissà come avrebbe reagito lei …
“Sei un coniglio, J. Suvvia, lasciami prendere il controllo … poi ci divertiamo …” intervenne l’altro.
“NO! Smettila!” sbraitai nella mia testa. Ripresi il controllo, scuotendo il capo.

 
Mi morsi il labbro. Non sapevo cosa pensare.
Cercai di rimanere lucida e di mascherare il mio turbamento, quindi tirai fuori un briciolo di coraggio e di determinazione e dissi: “E chi sei tu per permetterti di darmi ordini così? Cosa sai di me?” cercando di essere più dura, decisa e sicura di quanto non fossi.
 
“Di te so tante, troppe cose, cara la mia ‘signorina - dalle - fiamme - rosse’.
Ah ah ah ... Non sarei venuto proprio da te, altrimenti.
Chi sono io …? Io, beh … Puoi considerarmi un …
… AMICO.”
Respirai a fondo, impregnando nella mia memoria il suo profumo.

Detto ciò, mi sentii libera dalla morsa ferrea dello sconosciuto.
La benda che avevo sugli occhi si allentò, cadendomi in faccia e ostacolando ancora la visuale. Tentai di girarmi il più velocemente possibile.

Sparito. Svanito nel nulla. Non poteva essere umano, la velocità con cui si era dileguato non era raggiungibile neppure da un Bolt in versione ninja.

Mi scostai i capelli fradici dagli occhi. Poi, presa da un improvviso impeto, frugai nella tasca sinistra sul retro dei jeans.
Trovai una busta giallastra, che velocemente strappai. Al suo interno c’era un foglietto rigido del medesimo colore.
In caratteri europei (e stranamente non in ideogrammi) era riportata una frase in inglese, scritta in una anonimo stampato a lettere rosse:

‘ATTEND THE SPECIAL CLASS AT TRUE CROSS ACADEMY’

“Che?” bisbigliai. Avevo tradotto in fretta, l’inglese non è una lingua difficile.
Corso speciale? Forse Mephisto avrebbe potuto spiegarmi qualcosa in merito … 
Proprio in quel momento lo vidi: il preside dell’Accademia, accompagnato da qualche esorcista dal volto coperto,  si stava avvicinando alla tomba di Shiro, davanti a cui stava Rin.
Passo pomposo, atteggiamento arrogante, cellulare in mano (rosa, dotato di millantordici ciondoli) che squillava e ombrello rattoppato e sgargiante.

Rin alzò lo sguardo, stupito che il numero datogli dal padre appartenesse a quel bislacco individuo.
“Buongiorno, Rin Okumura! Mi chiamo Mephisto Pheles, ero un caro amico di padre Fujimoto. Ti porgo le mie condoglianze”
“Voi siete … esorcisti?”
“Siamo l’Ordine dei Cavalieri della Vera Croce. E siamo venuti a prendervi.”
“Il vecchio mi ha detto che vi sareste presi cura di me. Di noi.”
“Beh, vedi, come cavaliere onorario ho responsabilità e obblighi da seguire. E mettere a rischio la sicurezza dell’Ordine perché ho mescolato lavoro e affari privati sarebbe … terribilmente sconveniente.”
Mephisto fece una pausa ad effetto.
“Ti restano dunque due opzioni: o ti consegni a noi senza troppe storie, o ci uccidi tutti e scappi. Pardon, esiste anche l’ipotesi del suicidio. Allora? Cosa scegli?”

Ero incazzata nera. Quel bastardo non poteva trasgredire i patti così. Decisi di fare il mio ingresso in scena. Mentre mi avvicinavo, applaudii più volte, distanziando ogni battito per dargli maggior enfasi.

“Ma. Che. Bravo. E quindi è così che stanno le cose? Non credo proprio.”
Mephisto perse l’odioso sorrisetto e la sua faccia divenne gelida, quasi infastidita.

“Oh, Angel cara. Ma quale piacevole sorpresa.” disse lui, freddo.
Io continuai, ignorandolo: “Non facciamo parte del tuo lavoro? A me proprio non risulta. Tu hai firmato un contratto! Non puoi farci questo!”
“Certo, lo so, e su questo hai ragione. Ma perché continui a usare questo fastidioso plurale? Io non ti ho mai parlato di un ‘voi’ … solo ‘tu’.”

Rimasi basita e per un attimo tutte le parole mi si bloccarono in gola, soffocandomi, strozzandomi.
Rin mi si avvicinò e mi bisbigliò in un orecchio: “Come fai a conoscere quest’uomo? Chi sei tu?”
Sentii la sua voce incrinarsi, ma non potevo voltarmi per via di Mephisto.
Cominciavo a capire cosa aveva in mente quel lurido verme, non potevo permettermi di lasciargliela vinta. Anche perché la rabbia cresceva.
Mi limitai a sussurrare: “Praticamente … Tua nipote. Vorrei essere più esauriente, ma-”

Mephisto mi interruppe. Si era ristampato in faccia l’irritante sorriso.
“Bene, bene, bene. Dicevamo: io sono venuto a prendervi. Ma le vostre destinazioni non coincidono.”

“No!” esplosi io con veemenza, il sangue che ribolliva d’ira. “Non puoi dividerci! Non te lo permetto! Io … io … io mi rifiuto!”
“Non ti conviene, dolcezza. È un ordine” Pronunciò queste parole con particolare determinazione, come se fossero qualcosa di più di una semplice intimidazione.
“Me ne infischio dei tuoi ordini!”

“Risposta sbagliata.”

Mephisto schioccò le dita, guardandomi con un ghigno malefico, quello di un avvoltoio famelico che ha appena trovato una succulente preda morente.
Improvvisamente, cominciai a sentire un fastidio alla spalla sinistra e d’istinto mi toccai la pelle irritata con la mano.
Il clown continuava a fissarmi, gli occhi impenetrabili che sembravano cercare qualcosa.
Il fastidio si mutò in dolore, pungente e penetrante. Sembrava che mi stessero marchiando a fuoco, come un qualunque capo di bestiame. Caddi in ginocchio, non resistevo più. Digrignai i denti nel tentativo di trattenere un gemito. Rin mi fu subito accanto.

“Angel! Che ti succede? Rispondimi! Angel!”
La spalla mi stava andando a fuoco. Non riuscivo a proferir parola.
Alzai faticosamente la testa e rivolsi uno sguardo carico d’odio a Mephisto, che se la stava ridendo di brutto.

“Ahahahahah!!! Vedi, caro angioletto? Come hai detto prima, abbiamo firmato un contratto, secondo cui non dovevi trasgredire ai miei ordini. E mentre io lo sto pienamente rispettando, tu sei appena venuta meno alla parola data. Per cui … entra in gioco una piccola clausola secondaria. Ne discuteremo dopo, con calma, in quanto tu verrai con me.”

“Invece tu, Okumura Rin, hai avuto abbastanza tempo per pensare, dopo l’affascinante teatrino che la qui presente giovincella ci ha generosamente donato.” disse allora Mephisto rivolgendosi a Rin:
“Allora, figlio di Satana?”

Rin, ancora inginocchiato accanto a me, mi rivolse uno sguardo preoccupato, intenso. Ma straordinariamente deciso.

“FATEMI DIVENTARE UNO DEI VOSTRI!”  urlò alzandosi di scatto. Mephisto sgranò gli occhi, completamente sorpreso dall’affermazione di Rin.
Come chiunque avesse sentito ciò che aveva detto, me compresa.

Per un attimo dimenticai il dolore alla spalla, che tra l’altro andava scemando, e mi alzai faticosamente.
Mephisto ridacchiò divertito, come se gli si stesse raccontando una barzelletta.

“Ah, sì? E cosa credi di fare una volta che sarai ‘dei nostri’?” disse marcando le ultime parole e canzonando un po’ Rin.

La risposta mi fece sobbalzare. “Massacrare Satana!”

L’aria, già pesante, si fece irrespirabile. Tutti gli occhi erano puntati su Rin, che al momento sosteneva lo sguardo di Mephisto con aria di sfida.
Le iridi blu ardevano di decisione, le braccia erano rigidamente dritte per la tensione. La mano destra stringeva convulsamente qualcosa.
Era … la Chiave della Scomparsa. L’ultimo dono di Shiro, quell’oggetto che gli sarebbe dovuto servire per nascondere Kurikara. E che non sarebbe stato mai più usato per questo compito.

Mephisto scoppiò a ridere come un imbecille ubriaco. Cosa ci trovava di così divertente? Rin aveva fottutissimamente ragione...
Perché non ci avevo pensato anche io? In fondo, chi era l'origine di tutti i miei mali? Mio padre, solo mio padre!
Giurai solennemente a me stessa che l'avrei aiutato con tutti i miei mezzi.

“Lord Pheles …” disse un esorcista, nel tentativo di contenerlo. Tsk. Impossibile.
“Oh, erano anni che non ridevo così … e sia! Mi hai convinto!”
“Ma … Lord Pheles!” tentò di nuovo lo stesso di prima. Povero illuso. Mephisto lo zittì con un gesto. 

Aveva ceduto troppo facilmente. Non riuscivo a levarmi di dosso l’impressione che fosse tutto una montatura, che tutto facesse parte di un piano preesistente, ben studiato. Come se fossimo solo pedine di un gioco molto, troppo grande per noi.

"Sei sicuro della tua scelta, figlio di Satana?" domandò allora Mephisto, ancora con le lacrime agli occhi per le troppe risate.
"Io... Non sono né umano né demone, quindi..."
Alzò lo sguardo, prese un respiro profondo e dichiarò (forse più a sé stesso che ai presenti)
"DIVENTERÒ UN ESORCISTA!"
 
Oh. Questa non me l’aspettavo. Il figlio di Satana un esorcista? Era talmente … assurdo. Comico, quasi.
Un’altra interessante variabile. 
Da una parte il signore supremo dei demoni e colui che domina il fuoco.
Dall’altra i rispettivi figli. 
… e poi ci siamo io e Mephisto.
Prima o poi tutte queste forze non avrebbero saputo convivere insieme.
Mi spostai velocemente da una tomba all’altra, sempre rimanendo in ombra. Dovevo assistere a quella scena. 
“Angel Akuma … Come reagirai?” borbottai compiaciuto tra me e me. 
‘Tsk. Ma sentiti. Sembri Mephisto. Patetico.’
Deglutii pesantemente dopo questo pensiero e mi nascosi nuovamente.

"Cosa mi hai fatto, lurido bastardo?!?!?" sbraitai contro Mephisto non appena rimanemmo soli. Feci sbucare fuori la coda, la cui punta si stava infiammando.
Ero troppo arrabbiata.
"Suvvia, figliuola... Non é niente di così grave. Solo una piccola, innocente clausola..." mi rispose il demone, passandosi lievemente la lingua tra i canini. Poi continuò: "… che tu non avevi notato."

Si fermò, e con un solo balzo mi fu alle spalle. "Ti avevo avvertito. Avresti fatto meglio a non trasgredire agli ordini." 
Avevo paura. Di quell'essere non avrei mai dovuto fidarmi.
Ciononostante nascosi le mie emozioni come avevo appreso, reprimendo rabbia, odio e anche timore. Respirai a fondo. Una, due, tre volte.
La fiammella scarlatta che si era accesa sulla coda di spense.

"Ebbene, Vostra Magnificenza vorrebbe cortesemente degnarsi di illustrarmi cotale postilla?" dissi sfoderando il tono più ironico e pomposo che potessi, insieme al sorriso più falso. Uguale a Mephisto.

La sua bocca si schiuse in un ghigno ancor più divertito, come se non stesse aspettando altro. 
"Ma certo, oh giovine madamigella. La clausola ti legava a me in modo, uhm, come dire..." disse imitando qualcuno che cercava disperatamente di ricordare qualcosa: "... Totalmente vincolante. In parole povere, tu sei obbligata a seguire ogni mio ordine"

Non riuscii ad aprir bocca. Come potevo essermi fatta sfuggire un dettaglio così importante?
Scioccata, con un fili di voce dissi: "... Come un cagnolino. Sono diventata il tuo cuccioletto scodinzolante." 
Mephisto ridacchiò: "Eh già. Hai afferrato subito." Poi vedendo la mia espressione, aggiunse: "Ma su, non c'è nulla di male... In fondo io ti ho dato una famiglia e-"

Lo interruppi di botto. "Una famiglia?!? Ma perché questa famiglia, allora! Era questo che volevi? La mia presenza ha fatto esporre Shiro più di quanto potesse. Troppi poteri demoniaci in una sola casa. Iblis non poteva non accorgersene, né tantomeno Satana! Se Shiro è … se Shiro non c’è più è colpa tua!” dissi tutto d’un fiato. Alla fine di questo patetico sfogo (sì, me lo dico da sola), ansimavo.

“Ottima soluzione, quella di accusare gli altri …” sibilò lui. A sentire queste parole mi ricomposi. Sì, aveva ragione … non era colpa sua. Mia. Mia e solo mia.
Con una mano mi toccai la spalla, che ancora bruciava.
La mia voce, rotta e incerta, spezzò il silenzio: “Cosa mi hai fatto?” fu tutto quello che riuscii a dire.

“Oh, aspetta. Ti faccio vedere.” Mephisto schioccò le dita e dal nulla apparve un piccolo specchio. Ovviamente incorniciato in rosa. E ti pareva.
Lo specchio fluttuò verso di me e si posizionò alla mia sinistra, galleggiando sopra la mia spalla.
L’angolazione mi permetteva di vedere perfettamente il tatuaggio.

… Aspetta, cosa?

Sì, era proprio un tatuaggio. O meglio, l’apparenza era quella.
Era una specie di croce nera, traforata da tante altre piccole ‘x’ a intervalli regolari, inoltre all’incontro degli assi c’era una stellina a 5 punte bianca.
Tutto era contornato da parole microscopiche scritte in non so quale lingua e da un cerchio di fiamme rosse.
Devo dire che, se mai ne avessi voluto uno, mi sarebbe anche piaciuto, ma il solo pensiero che provenisse da Mephisto mi dava il voltastomaco.

“Quello è ciò che io chiamo ‘garanzia’. Ogni volta che disubbidirai brucerà ancora e ancora. E si espanderà poco alla volta finché … Tu sai dove risiede il cuore di ogni demone, la fonte dei poteri demoniaci, vero?”

Deglutii, e istintivamente strinsi con una mano la punta della coda, che era appena stata scossa da un fremito.
“Uhm, direi di sì. Aaaaaanyway, quando il simbolo raggiungerà la coda, allora …” 
Si interruppe.

“Allora cosa?” chiesi io piuttosto infastidita. Ma quanto stupida ero stata ad accettare un patto con un demone come lui?

“Sei sicura di volerlo sapere?”

“Smettila di temporeggiare! Muovi il culo e parla!”

“Ai tuoi ordini.” disse lui.
E si mise a sculettare.

Ringhiai di rabbia. Dopo tutto quello che mi era successo, doveva pure continuare a prendersi gioco di me.
Quella era l’ultima goccia. Così, presa dall’ira e satura di dolore, lo attaccai. Il mio corpo venne pervaso da una nuova forza, in un attimo feci fluire i miei poteri demoniaci verso le mani. Due fiammelle rosse si accesero sul mio capo e quella sulla coda riapparve. Brucia, brucia!

Le intere braccia presero fuoco. Puntai due dita contro Mephisto, come per formare una pistola immaginaria.
Mi concentrai ancora di più e una sfera di fuoco prese rapidamente forma finché … BANG!
La palla di fuoco cominciò a viaggiare velocemente verso lui.

Il tempo si fermò. Letteralmente.

Non potevo muovermi. Completamente intrappolata. 
Tutto scorreva al rallentatore.

La sfera infuocata era immobile a qualche centimetro dalla faccia di Mephisto.
Io paralizzata con il braccio teso. La pioggia sospesa a mezz’aria come se il cielo stesse trattenendo il fiato.

Poi mi sentii sollevare. Fluttuai per qualche metro finché non attraversai le mie stesse fiamme, che si dissolsero nel nulla con un leggero scoppiettio.
Ora mi trovavo a pochi centimetri dal volto di Mephisto, la cui espressione non mi piaceva per niente.
Era un misto tra rabbia, rancore, divertimento e … autocontrollo.
Sì, perché io leggevo in lui emozioni contrastanti e a me avverse, ma qualcun altro probabilmente non avrebbe visto nulla.  

“Non metterti contro di me. Sono mooooooolto al di sopra delle tue possibilità. Ora, se vuoi calmarti, parleremo con calma.
Non è colpa mia se è successo ciò che è successo. E tu lo sai. Quindi, trovo perfettamente inutile tutto questo fastidioso rumore.
Trattiamo un po’ insieme, no? Non conviene anche a te?”
Il suo tono era apatico, quasi come se avesse imparato a memoria le frasi che mi stava dicendo.

Ero confusa, arrabbiata e mi sentivo in colpa. Il perfetto stato d'animo per cedere a qualunque suo inganno. Ottimo. 
"Non mi guardare così, dolcezza. Te la sei cercata."
Ogni singola parola uscita dalla sua bocca mi sembrava veleno e mi faceva soffrire sempre più.
Anche perché sapevo che aveva ragione.  

'Ma quanto ti odio...' pensai, anche se avrei voluto urlarglielo contro, no, di più, sbranarlo, farlo cuocere a fuoco lento, partendo dalle infami iridi giallo-verdi, di quel colore impossibile da definire.

Proprio in quel momento mi lasciò. Rovinai a terra con l’eleganza di un sacco di patate, con poco tempo per organizzare una tattica difensiva contro il demone. 

"Non puoi semplicemente pensare di essere libera, non dopo aver stretto un patto con me. Sei in mio potere. Un tanto splendido quanto letale giocattolo, nelle mani di Samael, re del tempo e dello spazio! Eh eh eh …"

Queste parole mi scioccarono e avvilirono. Mi alzai a fatica. Ero morta dentro. Di nuovo. Ma dovevo essere forte, lo dovevo a mia madre, a Shiro, a Yukio. A Rin. 
Schiusi appena le labbra in un sorriso sbilenco un po' malsano. Strategia offensiva aggiudicata.
"Wof wof. Contento adesso? Comunque, chi è Samael?"

Mephisto scoppiò a ridere. "Ahahahahahahahah!!! Ma come?!? Io sono Samael. Pochi conoscono la mia vera identità, ritieniti fortunata a sapere contro chi hai a che fare..."

"Bene. Questo spiega molte cose. Tipo come hai fatto a farmi levitare a caso fermando il tempo intorno a me. O come fai a possedere la chiave dell'infinito." dissi, poi sussurrai fra me e me : "O perché mi fai rabbrividire ogni volta che ti vedo"
In seguito aggiunsi, così, a bruciapelo, nella speranza di prenderlo di sorpresa: "Cos'è il Corso Speciale, Mephisto?"

"Chi te l'ha detto?" sbottò lui. Sobbalzai, non aspettandomi una reazione così immediata.
"Oh, così esiste davvero... Grazie. Se devo essere il tuo cuccioletto devi almeno essere leale con me... Cos'è il Corso Speciale?"
Mephisto sorrise, un'espressione strana, un misto di comprensione e fastidio sul volto.
Esitò un momento, come se non sapesse se informarmi o meno. 

"Il Corso Speciale per Esorcisti... L'unico e il celebre. La classe da cui esce ogni rispettabile scaccia-demoni. Indispensabile per conoscere i demoni e i loro punti deboli. Per sopravvivere, insomma."
"È lì che voglio studiare."
"Come?"
"Studierò al Corso speciale per Esorcisti. 
Ti potrò essere molto più utile se saprò contro chi ho a che fare. Inoltre così non dovrei recuperare troppo programma scolastico inutile e-” 

Così avrei potuto restare con Rin! Bingo!

“Sì, ok, basta così. Hai reso l’idea.”
Ci fu un momento di silenzio teso. Ce l’avevo in pugno.

“E va bene. La scuola comincerà prima che per gli studenti normali, quindi tieniti pronta. Tanto dovrete comunque partire per l’Accademia. Non posso farvi da tutore se restate qui.”
“Ehi, ehi, ehi. Aspetta. Com’è che ora parli al plurale?”
“Oh, beh … non eri tu quella che voleva restare con i gemelli Okumura? Eccoti accontentata, mademoiselle.”

[…]

E così, qualche giorno dopo, ero nuovamente in una tanto orrenda quanto appariscente limousine rosa, insieme ad un imbronciato Rin e ad un sereno Yukio.
Destinazione: Accademia della Vera Croce.

Non ero ancora riuscita a parlare seriamente con Rin. Speravo che avrebbe compreso, nonostante fosse ancora scosso.
Come me. Mi sentivo malissimo al solo pensiero di una conversazione con lui, anche se in fondo era ciò che desideravo di più.
Il viaggio sembrava non finire mai, l’atmosfera in auto era pesante, anche se Mephisto sorrideva sotto i baffi e canticchiava un motivetto irritante.

Finalmente arrivammo. Rividi di nuovo l’Accademia, anche se non credevo che avrei potuto chiamarla ‘casa’.
Non dopo Shiro.
Più ci avvicinavamo, più mi deprimevo e agitavo, qualcosa di gelido e spinoso come delle schegge di ghiaccio mi si impiantò nello stomaco, ingrossandosi sempre di più, ferendomi lentamente.

Scendemmo, e mentre Rin veniva trattenuto in macchina da Mephisto, io mi diressi insieme a Yukio verso l’auditorium.
La grande sala a gradinate conteneva già una dozzina di studenti, ma andava riempiendosi. 

Nonostante l’ansia e la malinconia, non potevo fare a meno di essere emozionata. Cominciavo il liceo! Beh, forse non era proprio una scuola normale, e non avrei certo studiato materie tradizionali, ma … era comunque il liceo! Chissà chi sarebbero stati i miei insegnanti (oltre a Yukio, s’intende), i miei compagni (sempre se ne avessi avuti)… In quel momento realizzai che sarei stata quasi certamente in classe con Rin. E neanche a farlo apposta, lui arrivò un secondo dopo. È proprio vero che quando parli del diavolo spunta suo figlio … (NdA: Non era proprio così, Angel … -.-)

Yukio era già sceso sul palco, infatti, essendo Rappresentante dei Nuovi Studenti, avrebbe dovuto tenere un discorso d’accoglienza (povero lui!).
Rimanemmo seduti vicini, io e Rin. Un silenzio imbarazzato e freddo regnava tra noi, non riuscivo ad alzare lo sguardo. Le mie ginocchia erano diventate stranamente interessanti …

“Mephisto mi ha detto di incontrarci con lui vicino ai ciliegi …” disse lui, rompendo la tensione.
“Sì, l’ho saputo.” Il silenzio, quasi come un gelido serpente, stava avviluppando le sue pire tra noi, mi soffocava, così, cercai di tenere viva la conversazione.

“Allora.. Tutto a posto con la nuova condizione?”
Rin mi fissò stralunato, gli occhi blu perplessi.
“Cioè, sì, Insomma … La coda?”

‘Brava scema. Non gli parli da un secolo, sono successe duecentomila cose, siete quasi morti entrambi, e tu gli chiedi questo?!? Complimenti. Ma che, mi sono fuso?’  mi diceva il mio cervello.

Lui mi guardò in modo strano. Grandioso. Ora mi reputava una squilibrata oltre che un demone traditore.
“Beh, non è così difficile … la arrotoli un po’ attorno al busto e ci sta. Non è il massimo della comodità, ma ci si abitua. Ma, Angel, non so se avremo altre occasioni per parlare senza essere ascoltati, d’altronde con questo casino nessuno ci sente … quindi …

Perché non mi hai detto nulla?”

Cazzo.

“Non potevo. Non potevo rischiare di metterti in pericolo prima del tempo. Rin, io… Non sapevo di te. Sapevo solo che eri un ragazzo come tanti altri, no , anzi, un amico e un fratello e che volevo proteggerti. Non potevo dirti nulla. Volevo, ma non potevo. E non è stato bello, proprio per niente.”

“Capisco. Io devo ancora capire cosa sono. Non posso avere la presunzione di sapere chi sei tu. Però..”
Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi. Rimasi paralizzata e il mio cuore perse qualche battito.

“So che potrò sempre contare su di te. E su Yukio.” Sorrise.

“E per adesso mi basta.”

Il silenzio calò in sala. Il discorso del preside di inizio anno stava per cominciare.

[…]

La cerimonia terminò abbastanza presto. Mi complimentai con Yukio, che mi disse che la mia prima ora di lezione sarebbe stata anche la sua.
Mi fece molto piacere sapere che avrei già conosciuto il primo professore, sarebbe stato un vantaggio. 

Mephisto ci stava aspettando seduto su un lampione ornamentale. Sempre a mettersi in mostra, quel buffone. 
“Allora! Come faccio a diventare un esorcista?”  attaccò Rin non appena lo vide.
“Oh, abbiamo un entusiasta. Ogni cosa a suo tempo, però. Prima dovrai frequentare un corso speciale-”
“Corso speciale? Nessuno mi ha mai parlato di andare a scuola!” sbraitò Rin indignato.
“Vuoi diventare esorcista? La prima cosa da fare è studiare! Non è vero, Angel?” 
“E io cosa c’entro, ora?”

Due paia di occhi mi fissavano nel silenzio delle lieve brezza primaverile.  Mephisto sospirò: “Come se non sapessi nulla. Ah, i giovani …”
“Comunque sia, il fatto che siete figli di demoni deve rimanere segreto. Nessuno deve venire a saperlo, altrimenti sono guai. Vedo che con coda orecchie e denti siete a posto … ma vedete di controllare le fiamme.  In qualsiasi caso, visto che non mi fido, seguirò la lezione in prima persona. Ah, già, prima che me ne dimentichi: signorina Akuma, la sua divisa.”
Mephisto mi lanciò porse con grazia una tracolla che conteneva, per l’appunto, l’uniforme femminile.

“No, sul serio. Una gonna? Rosa?” sbuffai contrariata. 
“Mettitela senza troppe storie. C’è uno sgabuzzino lì dietro. Ti aspetteremo.”
Entrai in quello schifo di buco per indossare quella schifo di uniforme.
Yeee.

Mentre estraevo a malavoglia la camicia dalla borsa, sentii qualcosa scivolare via. Mi misi a frugare nella sacca e trovai una busta gialla.
Identica a quella di qualche giorno fa. 
‘Ma che diamine …?’ sussurrai. La aprii con mani tremanti trovando al suo interno proprio ciò che temevo.

Ordini. Più un altro foglietto, in ideogrammi, che diceva: “La ricompensa è vicina. Non fare stupidaggini.”

Come se non avessi abbastanza problemi, adesso ci voleva pure questo. Di nuovo. Non era nel mio stile non rispettare i patti. Decisi che ci avrei pensato al momento.

Mi rifiutai categoricamente di annodare il fiocco, come avevo visto nelle altre ragazze, optai per una più semplice cravatta. Uscii impettita dallo sgabuzzino ridando la sacca a Mephisto.

“Wow … stai benissimo, Angel!” esclamò Rin sorridendo. Non potei fare a meno di arrossire.
“Odio le gonne.” mi limitai a bofonchiare, distogliendo lo sguardo. 

“Ecco le vostre chiavi. Vi porteranno direttamente alle aule del corso speciale, qualunque porta voi apriate.” intervenne Mephisto.
“Bene, possiamo andare. Eins, zwei, drei!”

In un puf, Mephisto era diventato un grazioso cagnolino. Per un demone del suo calibro era una quisquilia.
Finsi di essere stupita solo per non insospettire Rin. 

“Woah, gli esorcisti possono trasformarsi?!?”
“No, io sono speciale. Ora andiamo o faremo tardi il primo giorno.”

Inserii la chiave nella porta dello stesso sgabuzzino dove mi ero cambiata. Un enorme e buio corridoio dal soffitto altissimo ci apparve davanti. L’aula era la 1106, da quanto aveva detto Mephisto.
Sentii un respiro profondo. Anche Rin si sentiva emozionato, dunque. Mi voltai e gli sorrisi, trovandolo con l’espressione più decisa che gli avessi mai visto addosso.

Entrammo. Mephisto sgusciò via tra le nostre gambe, mentre noi eravamo sorpresi dall’aspetto dell’aula: fatiscente, in rovina,emanava un odore di chiuso, 15 banconi con panche dalla parvenza scomoda e un po’ studenti.
Due ragazze sulla sinistra, dal primo sguardo capii che non sarebbero mai diventate mie amiche.
Tre ragazzi che chiacchieravano a bassa voce sulla destra: un metallaro/ribelle con cresta gialla, un piccoletto occhialuto e rasato, un ragazzo dai capelli inspiegabilmente rosa.
Un tipo strano con una bambola in primo banco.
Infine un tizio incappucciato in fondo che sobbalzò quando mi vide. Mi sembrava di averlo già visto … per un secondo mi parve di scorgere un lampo rosso sotto quella felpa … possibile che … ?
Piccola classe composta da gente parecchio strana, eh? 

“Okumura Rin, piacere di conoscervi”
“Akuma Angel, piacere di conoscervi”

Rin si sedette in primo banco. Io mi avvicinai a lui e gli dissi: “Devo controllare una cosa, mi siedo più dietro.”

Mi misi al centro in penultima fila. Mentre aspettavamo il professore, facendo finta di stirarmi, mi sporsi con nonchalance all’indietro. “Che ci fai tu qui?”

Il ragazzo si tese in avanti. Una piccola ciocca scarlatta e dorata in punta scivolò fuori, ma venne velocemente ricacciata nel cappuccio in modo che nessuno potesse notarla. Tranne me. Avevo fatto centro.

“Tu, piuttosto, cosa ci fai qui!” sibilò Shura Kirigakure.

“Non si risponde ad una domanda con una domanda”

La porta cigolò. La venuta del professore interruppe la nostra conversazione.

“Silenzio, per favore. Mettetevi ai vostri posti. La lezione sta per cominciare.” Yukio entrò in completa uniforme da esorcista.
E Rin per poco con sputò sangue.
“Mi chiamo Yukio Okumura e sarò il vostro insegnante di Farmacologia Antidemone. Piacere di conoscervi.”

“Yukio?!? Sei proprio tu?!?”
“Sì, sono Yukio. C’è qualcosa che non va?”
“Garantito!!! Ma … com’è successo?!?”
“Non è successo niente. Siamo a lezione, potresti stare zitto?”

Yukio sembrava avere la situazione perfettamente sotto controllo. Sembrava un adulto, alla faccia dei suoi  15 anni. Continuò nelle presentazioni.
“Come avrete notato, sono un nuovo studente ed ho la vostra stessa età.” 

“Più o meno” sibilai io riferendomi a Shura (NdA: Angel, ti faccio notare che tu hai 17 anni, non 15! -.-)
“Ma ho ottenuto il titolo di esorcista da due anni, quindi in quest’aula vi toccherà chiamarmi ‘professore’
Cominciamo la lezione. Quanto di voi non hanno ancora ricevuto il tocco del demone?”

Tre persone alzarono la mano, tra cui il galletto alla mia sinistra. Quasi mi veniva da ridere. Mentre Yukio spiegava come si sarebbe svolta la cerimonia, mi riavvicinai a Shura.
“Quindi?” sussurrai con fare provocatorio.
“Rispondi prima tu, cara la mia ragazza demone …”

In quell’esatto momento Rin si alzò dal banco, ponendosi davanti a Yukio con fare arrabbiato.
I due cominciarono a discutere. O meglio, Rin si arrabbiava mentre suo fratello rimaneva impassibile e continuava a sorridere.
Rin urtò Yukio, che fece cadere la provetta di sangue che il gemello teneva in mano.

Subito una trave del soffitto venne sfondata, dei demoni tondi piombarono giù agitati, cercando di raggiungere la macchia sul pavimento.
Yukio sparò 3 colpi, eliminando con dei centri perfetti i demoni, proprio prima che colpissero le ragazze in primo banco.

Un altro demone, molto più grosso, comparve alle mie spalle. Schivai un suo attacco, ma finii contro il muro.
Gli altri erano ancora in classe, non avrei potuto usare le mie fiamme!
Prima di avere il tempo di pensare ‘sono nella merda’, il demone sparì in un’aura nera e si dissolse nel nulla. 

Ora una persona era davanti a me, un ragazzo, il braccio piegato e il pugno chiuso fumante rivolto verso l’alto.
Ma quando era entrato? Giuro che prima non l’avevo visto.

Era un giovane dai lineamenti decisi, pungenti, ma in un certo modo aggraziati; il volto, dalla carnagione lattea, era incorniciato da una nuvola di capelli corvini, ricci ricci, moderatamente lunghi, che gli coprivano la fronte e nascondevano gli occhi, cerchiati da occhiaie ma comunque verdi brillanti nell’ombrosità del suo viso.
Aveva un che di felino, di schivo anche nel suo solo starmi davanti; la sua espressione, poi, era talmente matura da sembrare quella di un vecchio stanco delle sofferenze di questo mondo. 

“Gr-grazie …” balbettai stupita. Lui non si degnò neanche di rispondere, mi fissò un secondo con quegli occhi color foglia, poi distolse lo sguardo e uscì dall’aula.

Ora in classe rimanevamo io, Yukio e Rin. Vedevo che la situazione era tesa tra i due, la cosa migliore da fare era uscire e lasciarli discutere.
L’unico modo per chiarire le cose sarebbe stato dirsi le cose in faccia così come stavano.

Svicolai fuori dall’aula, gli altri studenti che erano già lì da un po’ mi guardarono nella speranza che fossi il professore, erano impazienti di ominciare le lezioni ovviamente.
Situazione fredda e tesa, ognuno era nel suo piccolo gruppo appoggiato a una colonna piuttosto che ad un’altra.
Passò qualche minuto che sembrò un eternità, finché il ragazzo dai capelli rosa si staccò dal suo gruppo e cercò di scaldare l’atmosfera.

“Ehm … Ragazzi? Cosa sono quei musi lunghi? Io direi che potremmo almeno presentarci l’un l’altro, no? Non abbiamo nemmeno fatto l’appello, con il casino che è successo!”

Silenzio. Ma cosa credeva di fare, l’animatore del villaggio vacanze “Vera Croce”?

“Va bene, ho capito, comincio io. Sono Renzo Shima, vengo da Kyoto e vorrei prendere il Meister di Aria. Ora tocca a voi!”

Ma cosa aveva da essere così allegro?

Comunque, si fece avanti con un breve inchino il piccoletto con gli occhiali: “Konekomaru Miwa. Come Shima, anche io vengo da Kyoto e mi piacerebbe diventare Aria. Piacere di conoscervi!”

Il ragazzo dall’aria strafottente si staccò dalla colonna con atteggiamento sprezzante: “Ryuji Suguro, Kyoto. Futuro esorcista, Meister Aria e Dragoon. Sarò colui che eliminerà Satana.”

Questa l’avevo già sentita, ma non potei fare a meno di stupirmi.
Una delle due ragazze che era seduta in primo banco scoppiò a ridere fragorosamente: “No, ma davvero? Ne hai di fantasia! Ahahahahahahah!!!”
Suguro si arrabbiò come una bestia: “E tu chi saresti per permetterti di ridere di me?”
Lei distolse lo sguardo con aria di sufficienza: “Kamiki Izumo”

Intervenne allora l’altra ragazza, cercando di placare gli animi; “Izumo, non serve litigare, dai… Mi presento, sono Noriko Paku, conosco Izumo da molto tempo e non ho la più pallida idea di che Meister prenderò.” disse, arrossendo lievemente.
Toccò a Shura, che si presentò come Yamada, e al tipo strano, Nemu Takada.

Mancavamo in due, io e il ragazzo che mi aveva salvato prima. Ci guardammo un attimo.

Prima lui, prima lui, ti prego prima lui.

“Joshua Ewan Shade” 

Quella voce… l’avevo già sentita… mi pareva di conoscerla.
Ma non avevo tempo di pensare, ora stava a me. Non sapevo quali conseguenze avrebbero portato le mie azioni, ma le idee erano chiare.

“Piacere di conoscervi, Angel Akuma, sono italiana.”

Ok, Angel, ora o mai più.

“Figlia di Iblis, principe del fuoco.”












 

Angolo dell'autrice


Lo so, è talmente tanto che non pubblico che pensavate che fossi morta, eh?
No, è che in realtà mi hanno rapito gli alieni, poi Big Foot si è mangiato la mia chiavetta USB e Frankenstein ha deciso di diventare una ballerina e dovevo aiutarlo negli allenamenti.

....

Ok, no. Sono semplicemente un disastro tra impegni che ho (in ordine a caso: scout, gare di matematica, Percy Jackson, gare di fisica, Aikido, scuola, Gone series, amici, yotobi, tumblr, Shingeki no Kyojin (*-* :Q________), Free!(*-* :Q________), fanfiction, respirare...) e spesso non trovo il tempo materiale per mettermi a scrivere.
Quindi, anche se a malincuore, annuncio ufficialmente che questa fic non avrà più uscite regolari, anche perchè ho cominciato il triennio e non è facile. (Angel: Non sei MAI stata regolare, scema!)(FB13: ... :'( ... triste ma vero... *si rintana in un angolinbo depressa* )

Ringrazio comunque coloro che seguono, preferiscono, o ricordano la mia storia. Ma anche chi legge in silenzio, le vedo le vostre visite, grazie davvero! 
Siete tutti, oh popolo di EFP, FANTASTICI!
Questa ragazza ora smette di sproloquiare e leva le tende

Ciao Miao

FullmetalBlue13
 


(wow, che capitolo lungo! Almeno dopo la mia assenza leggerete un po' di più del solito... ^-^""")
  
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