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Autore: NamelessLiberty6Guns_    09/10/2013    4 recensioni
Mi guardo allo specchio e leggo nel fondo dei miei occhi il mio più grande segreto.
Ho sempre amato Takanori, il mio compagno di band e uno dei miei più fedeli amici, da lontano, senza farmi vedere. Nessuno si è mai chiesto il motivo, il perché del mio soprannome, il nome con cui celo la mia vera identità.
Genere: Dark, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardo allo specchio e leggo nel fondo dei miei occhi il mio più grande segreto.

Ho sempre amato Takanori, il mio compagno di band e uno dei miei più fedeli amici, da lontano, senza farmi vedere.

Senza darlo a vedere -o quasi-, senza far trasparire nulla.

Sarà anche la noseband che porto sul viso, i capelli davanti agli occhi, il trucco nero che mi fanno vivere dentro questa bolla di apatia, rendendomi davanti alle fan il misterioso, oscuro Reita.
Nessuno si è mai chiesto il motivo, il perché del mio soprannome, il nome con cui celo la mia vera identità.

Nemmeno Kouyou, il mio più fedele amico, se lo è mai chiesto.

Probabilmente perché lo ha già immaginato, senza lasciar trapelare nulla.

Quella è la sua natura, capisce e non dice, intuisce quando una cosa è meglio che rimanga segreta.

 



 

Mi guardo allo specchio e rivedo il primo concerto con Takanori, ancora prima dei The GazettE, quando m'innamorai di lui.

Lui all'epoca suonava la batteria, e gli sguardi fugaci che gli rivolgevo mi fanno salire una certa malinconia.

Malinconia di quel primo amore che non è ancora sfiorito, anzi, nel buio della notte è come un ciliegio i cui fiori sono appena sbocciati.

Nel mio cuore, l'autunno non è ancora arrivato da quel giorno.

Ricordo lei, nel suo vestito rosso urlare forte per farsi sentire.

Gli sguardi di Takanori non ricambiavano i miei, bensì quelli di quella ragazza.

Se per me era inizio primavera, per lui era estate, nel suo cuore il ciliegio aveva una chioma lussureggiante e carica di frutti.

Lui e lei stavano insieme da un anno di certo.

E io, come un babbeo, mi ero innamorato di lui.

Non sto ad elencare le volte in cui speravo -sognavo- che un mio sguardo, che i miei occhi colorati di ghiaccio da un paio di lenti a contatto, potessero farlo innamorare di me e far appassire quel ciliegio seduta stante.

Ma il tempo passava e più la loro relazione si consolidava

Volevo essere io a consolarlo quando i genitori lo diseredarono, volevo essere io a essere il centro del suo mondo.

Che egoista.

Ne parlai con Kouyou e non poté fare altro che stringermi in un abbraccio, forse il più forte, il più comprensivo che mi diede.

Capii da quell'abbraccio che di possibilità non ne avevo, e che Takanori e la ragazza dal vestito rosso non si sarebbero mai lasciati.

 

 

Mi guardo allo specchio e rivedo l'attimo in cui però si sono lasciati davvero.

Takanori rimase distrutto.

Si lasciarono nel modo più schifoso: litigate giornaliere, gelosie inutili portarono all'inevitabile rottura.

Quasi tutti i primi lavori dei Gazetto parlavano di lei, basti pensare a 'Wakaremichi', 'Ito', 'Shichigatsu Youka' e molte altre.

Avrei potuto approfittarne per prova a conquistare il cuore di Takanori, ma lasciai ogni speranza una sera come tante, poco dopo la fine della loro storia.

Avevamo alzato un po' troppo il gomito, e mi ritrovai a sostenere i capelli di Takanori che vomitava, piangeva e imprecava il nome di lei.

No, non avevo speranze.

Che poi lui sia rimasto a dormire a casa mia, nel mio letto ed io sia rimasto a guardarlo tutta la notte è un altro discorso.

Quella notte mi chiesi 'Perché a me?', mentre con delicatezza passavo un dito fra i suoi capelli, sperando di non svegliarlo, pregando che quella notte durasse per sempre per rimanere lì ad osservarlo.

Nessuno mi rispose, e quella domanda ancora riecheggia quando lo vedo fare il coglione sul palco con Kouyou o con me.

Perché so che quel suo ciliegio è ancora vivo e vegeto, in una fase di tarda estate che non vuole cedere all'autunno e all'inesorabile inverno.

No, io so che lui la ama ancora.

 

 

Chiudo gli occhi e rivedo il giorno in cui arrivò quella telefonata.

Stavamo scherzando e ridendo in sala prove, con l'animo leggero e i fugaci sogni di una band emergente.

Il telefono squillò e rispose Yuu, il quale passò direttamente il telefono a Takanori.

Lo vedemmo sbiancare.

Notammo le lacrime scendere lungo le guance.

Lei si era suicidata, senza apparente motivo.

Non aveva lasciato nulla per giustificare il suo gesto, nulla.

Lo stringemmo nel nostro più sentito abbraccio, lasciai calare i capelli sugli occhi per piangere anch'io, senza farmi vedere da nessuno.

Mi uccise vedere Takanori morire di dolore.

Fortunatamente mi vide solo Kouyou, l'unico che sapeva, ma non l'unico che aveva capito cosa provassi.

Notai gli sguardi di Yuu e Yutaka mentre riaccompagnavano a casa Takanori, stavo tentando goffamente di asciugare le lacrime nascosto da Kouyou, che fingeva di parlare con me.

Alla fine andammo tutti insieme ai suoi funerali, per sostenere il nostro Takanori -il mio Takanori-, che non faceva altro che piangere, piangere e piangere.

Donò dei fiori al suo ricordo, girò a tacchi e venne incontro a noi, guardando un punto nel vuoto.

Non potevo stringerlo fra le mie braccia e assicurarlo che tutto sarebbe andato bene.

Avrei voluto ma non potevo.

Yutaka lo abbracciò per primo, facendomi salire il rimorso di essermi proibito il coraggio di abbracciarlo.

 

 

Apro gli occhi e mi vedo.

Noseband, capelli sul volto, trucco nero.

Scorgo un'ombra dietro di me, mi spavento.

E' Kouyou, per fortuna.

“Ehi, Ryo. Tutto ok?”

“Sì sì, stavo.. Stavo pensando.”

“Dai vieni, manchi solo tu per iniziare le riprese.” mi dice, con molto distacco.

Mi alzo decidendo di lasciare i miei pensieri davanti a quello specchio.

Seguo in silenzio Kouyou e torno sul set del nostro nuovo video.

Prendo il mio amato basso.

Movimenti di un'automa senza più un'anima.

Parte il playback.

Le note dell'ultima canzone di Takanori dedicata a lei riempiono l'aria.

A volte vorrei morire.

Sì, perché Takanori non la dimenticherà mai.

E io non voglio dimenticare Takanori.

La mia vita, se non fosse per la mia band, per la mia famiglia, per lui, non avrebbe un cazzo di senso.

E le note di questa canzone mi fanno desiderare ancora di più di non essere mai nato.

Sono nella mia bolla di apatia, senza ossigeno, che altro non è che il suo amore.

Tutto qui.

La musica si interrompe bruscamente e vengo riportato alla realtà.

 

 

Sospiro e l'aria dell'inverno investe i miei polmoni.

Non so perché sono qui.

Davanti alla tomba della ragazza del vestito rosso, nessuno l'ha dimenticata.

Mi inginocchio per guardare la sua foto, vedo i suoi occhi, i suoi lunghi capelli neri.

Vorrei dirle che la odio.

Che è colpa sua se Takanori non mi amerà mai, è colpa sua se Takanori si è costruito un muro di dolore che nessuno di noi riesce a sfondare, è colpa sua se voglio morire.

Poi mi accorgo di una lettera scritta da Takanori e il mio odio si trasforma in dolcezza.

Non dovrei, ma la apro.

E' la nostra ultima canzone, quella che ha scritto per lei.

I katakana di 'Reila' sono scritti in rosso, come il suo vestito.

Rileggo quelle parole che ormai ho imparato a memoria.

La dolcezza torna odio.

Voglio strappare questo cazzo di foglio e bruciarlo, finché non diventi polvere.

Vorrei, ma non posso.

Ripongo la lettera dov'era, e rimango fermo a pensare.

Se mi chiamo Reita c'è un motivo.

Lei si chiamava Reila e aveva l'amore di Takanori.

Io non l'avrò mai.

Ma ho scelto un nome che ogni volta che lui mi chiama, ogni volta che urla il mio nome perché lo faccio incazzare, sembra il suo.

Ma è il mio.

Mi chiamo Reita perché avrei voluto essere Reila.

Ma sono solo uno sciocco ragazzo innamorato di un'anima senza pace che ha perso la cosa a cui teneva di più.

Bisbiglio delle parole, voglio che Reila sappia.

“Grazie per averlo fatto felice al posto mio.”

Mi alzo, con l'anima macchiata di nero.

 

 






Era da circa tre anni che volevo scrivere questa storia.
All'inizio era nata come una lunghissima fanfiction, che avevo interrotto. Mancava l'ispirazione, poi nel frattempo è nata 'Harley Davidson Pain', 'Namonaki Jiyuue no Oboe'.
Dopo aver studiato tutto il giorno, l'ispirazione è arrivata all'improvviso.
Perciò vi chiedo di scrivere in una recensione tutto quello che trovate di sbagliato, scommetto che ce ne siano di errori, dato che questa OS è nata in meno di due ore.
Grazie comunque per aver letto fino a qui.
A presto,
Yukiko H.

 

 

 

 

 

  
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