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Autore: _SillyLoveSongs_    09/10/2013    5 recensioni
Come avrei potuto non dedicare una storia a John nel giorno del suo compleanno?
Una storia un po' particolare, in cui tratto della situazione famigliare di John, contornata da un evento speciale svoltosi il 9 Ottobre. Spero che il mio sudato lavoro sia apprezzato, aspetto con ansia le vostre recensioni ;)
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazzi!

In questa data costantemente impressa nella mente di ogni fervente beatlesiano ho voluto dedicare una semplice storia a colui che tutti oggi festeggiamo. Dedico questa mia piccola e umile fantasia proprio a colui che ha mutato completamente la mia visione del mondo.

I riferimenti a Nowhere boy sono nati per caso, dal ricordo che avevo del film e dall'idea di trama che avevo ideato.

Termino con le premesse che credo siano esaustive.

Buona lettura.

 

 

 

 

 

A te, John.

Buon compleanno

 

 

 

 

 

 

 

 

Un sospiro profondo colma il petto di John, impedendo per un istante agli occhi del ragazzo l'analisi attenta del lastricato. Le rifiniture di quest'ultimo accolgono indifferenti gli umidi rivoli creati dalle lacrime di quel cielo ancora scosso da sporadici singulti. Dalle gote increspate delle nuvole stillano ancora gocce traslucide, indebolite da un pianto perpetuo e malinconico. Somigliante a quello di una vedova sorpresa dai ricordi sereni, esso langue, scemando a fatica.

La tesa del cappello di John accoglie generosamente l'espressione di quell'immotivato dolore, fino a che l'amorevole abbraccio della stoffa risulta impossibilitato a nuove accoglienze.

Il ragazzo scuote ripetutamente le ciglia, rivolgendo lo sguardo a quelle gocce di pioggia che rovinano verso il terreno sperando di trovare in esso maggior comprensione che nel copricapo ora lievemente provato dal peso dell'acqua.

John lascia vagare le iridi verso i comignoli dei palazzi, altrettanto scuri e incuriositi dal cielo plumbeo verso cui tendono.

Il ragazzo tenta di ignorare l'impellente desiderio di racchiudere fra le labbra le curve sinuose e provocanti di una sigaretta. Una necessità causata dalla subitanea invidia nei riguardi delle feritoie che popolano le pareti dei camini, da cui fuoriescono alcune volute di fumo. La loro danza John reputa imitabile unicamente dai movimenti di quella ragazza, condotti da un'ingenua eleganza che permea ancora i suoi ricordi.

Le mani di John si affaccendano lungo i lembi del cappotto mentre una nota arrochita vaga nella gola con il tentativo di rischiararla dagli effetti prodotti da un prolungato silenzio. Egli è parso un abitante sconosciuto all'interno del salotto di Julia. In esso John ricorda il sorriso appagato con cui ha tentato di esprimere il piacere provocato in lui dalla partecipazione attiva alla nascita di quel rapporto materno della cui mancanza l'infanzia ha risentito.

John ritrae le labbra, il cui profilo è stato percorso orgogliosamente dai polpastrelli di Julia, affascinanti viaggiatori che spesso abbandonano i pendii dolci dell'ukulele per avventurarsi lungo quelli maggiormente scoscesi che i lineamenti di John disegnano lungo il suo volto.

John riconosce nelle melodie riprodotte dagli schiamazzi infantili quelle dello strumento musicale suonato dalla madre, le cui note acute spesso hanno soffocato le parole di Julia. Queste vagano ancora nella mente di John mentre le risate puerili che percorrono i viali paiono contagiare con il proprio entusiasmo persino il volto del sole che, seppur ancora timido, si mostra oltre le nuvole.

 

 

"-Ehi, Johnny, che... che ne diresti di passare la serata qui e festeggiare il compleanno con noi? Sarebbe fantastico, no?-

Julia distoglie repentinamente lo sguardo dalle corde, pizzicate con indulgenza dalle dita nervose. John interrompe a fatica il sorriso causato dall'inusitata incertezza che guida le mani della madre lungo le corde dell'ukulele. Questa risulta probabilmente provocata dal dubbio nei riguardi della reazione di John alle sue parole. Nonostante il tempo trascorso assieme al figlio e alla rapida e forse insana ricostruzione della propria intimità con lui, Julia teme ancora l'imprevedibilità del comportamento di un figlio abbandonato dall'affetto della propria madre.

Un'ostentata indifferenza plasma i lineamenti della donna, che risultano tesi sulla superfice perlacea del viso.

John tenta di contenere nel proprio corpo fremente un entusiasmo non approvato dall'orgoglio, lo stesso che impedisce  Julia di esprimere le proprie inquietudini.

John massaggia la mascella con le dita tremule che fino a quell'istante hanno sostato lungo i braccioli della poltrona. Il ragazzo ristabilisce la neutralità nella propria voce, altrimenti rotta dall'emozione, per mezzo di un colpo di tosse.

-Fantastico... sì, è una buona idea... mi piacerebbe...- Julia ignora le parole ostentatamente riflessive del figlio, rispondendo unicamente alla gioia che crea un genuino riverbero di piacere negli occhi di John. La donna accetta la soddisfazione di quel ragazzo ancora incredulo. La possibilità di trascorrere la serata del suo diciassettesimo compleanno in compagnia della madre rappresenta per John il soddisfacimento di quei desideri infantili che è sempre risultato restio a confessare. Julia ripone l'ukulele contro la parete, giungendo le mani di fronte al busto, tipica espressione di un'allegrezza insperata.

John osserva il volto radioso della madre. Rammenta nitidamente la propria infanzia trascorsa all'ombra dello sguardo vigile e serioso di zia Mimi e al ricordo amaro dell'abbandono da parte di quella giovane ed ingenua ragazza che i parenti definivano sua madre.

John analizza la figura di quell'inetta generatrice, riconoscendo in quello sguardo traboccante di riconoscenza una timida adorazione, figlia di un ripianto sincero seppur tardivo.

All'ascolto dell'approvazione di John, le labbra di Julia subiscono un fremito evidente prima di essere ritratte, dipingendo la sua bocca di un sorriso di infantile piacere.

La donna tenta invano di ricomporre orgogliosamente la propria figura, scossa dall'emozione, assumendo lo stesso atteggiamento noncurante adottato dal figlio poco prima.

-è fantastico, John... dico sul serio. Le ragazze saranno felici di assistere al compleanno di un adolescente, sono curiose delle vostre strane pratiche da ragazzi adulti... e poi, beh, sono un po' curiosa anche io...-

John offre un'occhiata ironica alla madre, accompagnata da parole altrettanto sarcastiche.

-C’è ancora qualcosa di me che ti incuriosisce? Credevo che tutti questi pomeriggi passati assieme fossero bastati. Non sei mai soddisfatta, eh?-

Julia indossa un’espressione offesa, nella quale John riconosce gli elementi della finzione. La risata profonda e virile del ragazzo e quella singhiozzante della madre fondono i loro suoni estranei all’interno delle pareti domestiche. Le melodie gutturali appena sprigionate svestono i proprietari del proprio diffidente imbarazzo, causato da una richiesta e un’approvazione ad essa a lungo sperate.

Le sopracciglia di John si incurvano nella constatazione dell’orario che conduceva le lancette dell’orologio a parete lungo il quadrante.

-Devo tornare a casa. Mimi detesta i ritardatari.-

Un’ambigua cupezza riveste nuovamente lo sguardo di Julia, incitando le parole incuriosite di John.

-Che ti succede?-

La donna scuote le spalle e aggrotta la fronte, comunicando al figlio l’inutilità della sua preoccupazione. Lascia scivolare le dita lungo i fianchi di John, anticipazione di un abbraccio caloroso che il ragazzo accetta con malcelata sorpresa.

-Ci vediamo questa sera allora e… porta i miei saluti a… tua zia…-

Il personaggio nominato a stento da Julia risulta chiaramente essere il motivo del turbamento della giovane donna.

John cela il mento oltre la spalla della madre, assaporandone la fragranza, così diversa da quella che permea le membra di zia Mimi.

Le stesse che fremono di palese sdegno durante la sovente rassegnazione dei molteplici difetti di Julia.

Quei difetti che la cinica zia non accenna a perdonare, risultando indifferente nei riguardi della sorella.

L’entusiasmo di John risulta d’improvviso venato dal timore che la zia potesse rifiutare categoricamente i festeggiamenti proposti da Julia.

John sorprende nei propri pensieri un inaspettato guizzo, improvvisamente divertito dall’inquietudine di Julia che per un istante ha contagiato anche lui. Il giovane riconosce d’improvviso nella paura appena accennata della donna un sentimento materno che si rivela motivo della nascita di un piacere apparentemente inspiegato nel cuore di John. Una soddisfazione provocata da un’espressione di amore e pentimento, riservata unicamente a John. Il ragazzo si riconosce appagato da quella dimostrazione d’affetto palesata da Julia, così diversa dai sorrisi circostanziali che Mimi raramente gli offre.

John carezza i voluminosi ricci della donna, acconciati ordinatamente secondo la moda del tempo. Sorride della voluminosità di quelle naturali volute, nelle quali sua madre gli permette di affondare i polpastrelli.

Julia ospita il palmo di John nel suo, conducendo le dita del ragazzo verso le labbra della madre che rilasciano sulla pelle levigata un bacio amorevole.

John sospira, soddisfatto di quell’occasione di approccio materno che non avrebbe permesso a zia Mimi di negare.

-Ci vediamo più tardi, Julia.-

La sicurezza nella voce del figlio ottenebra i pensieri della donna e l’udito di quest’ultima, d’improvviso incapace di percepire il cigolio dei passi di John diretti verso la porta.”

 

-Ehi, John! Ti sembra questa l’ora di tornare a casa? Mi ero preoccupata, credevo saresti tornato almeno per pranzo! E a causa della tua maledetta negligenza sai che mi è toccato fare di quell’arrosto?! Beh, è diventato pasto per quel cane randagio che bazzica nel quartiere! Ti sarei grata se avvertissi quando decidi di stare fuori casa più a lungo del previsto, almeno evito di sgobbare ai fornelli per ore… Beh, non credo che Julia abbia faticato quanto me per procurarti un pasto decente…-

Mimi sussurra l’ultima frase, un sospiro sarcastico e smorzato colma le guance smagrite e arrossate da un antico rancore. Esso è riaffiorato spontaneamente, al recente tentativo di Julia di recuperare l’intimità forse mai instaurata con il figlio. La stessa intimità con cui spesso Mimi ha tentato di addolcire il profilo aspro e acuto del proprio carattere, forse troppo introverso per riuscire ad accattivarsi le simpatie dell’esuberante nipote.

La donna affaccenda le mani lungo i capelli, raccolti sulle tempie, un’espressione esasperata dipinta sul volto.

La mascella di John subisce un irrigidimento istantaneo, provocato dalle parole poche amorevoli e fiduciose della zia verso Julia.

Il ragazzo umetta le labbra nervosamente prima di rispondere alla provocazione con un’affermazione ostentatamente risoluta:

-Questa sera… non aspettarmi per cena, trascorrerò la serata con Julia e… la sua famiglia…-

Gli esili occhiali di Mimi scivolano silenziosamente lungo il naso aquilino mentre le labbra grinzose della donna si contraggono in una posa contrariata e fortemente delusa. Quest’ultimo sentimento pare causato dall’improvvisa impossibilità di realizzazione di un ingenuo desiderio.

-Quando dici “la serata” intendi… il tuo compleanno, dico bene?-

John adagia il cappello su una delle estremità dell’appendiabiti, la cui figura proterva pare riservare rispettosi ossequi a chiunque oltrepassi la soglia.

Il ragazzo libera un profondo sospiro prima di esclamare:

-Sì… ha detto che sarebbe stata felice di festeggiare con me e…-

-Tu non hai osato rifiutare, come darti torto…-

Le parole sarcastiche della donna tingono le guance di John di un rossore irato che cela persino i lineamenti induriti del viso del ragazzo. Mimi sostiene fieramente lo sguardo accusatore del nipote al quale seguono parole altrettanto veementi.

-Che avrei dovuto fare? Rifiutare a mia madre di condividere con me un momento così bello e a me stesso di rifiutare di approfondire la conoscenza di Julia? Avrei dovuto fare questo, Mimi? Tenere mia madre fuori dalla mia vita?!-

Mimi ordina gli occhiali alla base del naso, tentando di imporre alle mani tremanti una fermezza che neppure la sua voce rancorosa possiede.

-Così come lei ti ha lasciato fuori dalla propria, John! Possibile che tu non riesca a ricordare tutto quello che ha fatto a te, a noi? Ma che parlo a fare? Sei perdutamente innamorato d quella sgualdrina che non ha avuto remore ad affibbiarti alle mie cure e a dedicarsi unicamente ai suoi interessi…-

John trattiene a stento le lacrime che come soldati vendicativi premono l’estremità delle loro armi contro le sue palpebre.

Indica rabbiosamente la figura di Mimi, affatto mossa a compassione dall’espressione ferita del ragazzo.

-Smettila! Sono stanco di sentirti predicare tutti gli errori che mia madre ha fatto in gioventù! Lei è tornata, mi sta dimostrando che è pronta a rimediare a tutto! E, beh sì, hai ragione: amo Julia. Amo mia madre e i suoi tentativi di riacquistare un rapporto con me! Lei è la mia famiglia, ma tu ancora non riesci a capirlo!-

Il petto di John vibra di indignazione, scuotendo dai lembi del cappotto le ultime gocce di pioggia che, per nulla desiderose di raggiungere la superfice inospitale del pavimento, hanno trovato rifugio nei lembi del tessuto.

Mimi osserva la dispersione di quegli umidi residui, la fronte aggrottata e le mani strette a pugno lungo i fianchi.

John ignora tale dimostrazione rabbiosa, la cui aggressività viene rincarata dalle zia, i cui polsi divengono preda di un fremito perpetuo.

Parole frustrate invadono il pensiero di Mimi e come centinaia di Achei fuoriescono dall’impenetrabile cavallo di Troia rappresentato dalle labbra della donna, fino a quell’istante orgogliosamente serrate.

-Ah, è così?! Lei sarebbe la tua famiglia?! Beh, se le cose stanno così hai ragione! Le occasioni speciali vanno trascorse in famiglia, perciò… va pure!-

La donna impreca debolmente sorprendendo alcune lacrime di delusione offuscarle la vista.

John rilassa i muscoli fino a quel momento tesi, permettendo alla soddisfazione prodotta dalla vittoria quello scontro verbale di pervadere i propri sensi.

Il rumore insistente dei passi di Mimi che aggrediscono il pavimento dell’ingresso impone la propria demoralizzazione ai pensieri di John.

Egli avvolge il proprio comportamento in un’aura di colpevolezza che conduce la mano del ragazzo nel tentativo di avvicinare la figura della zia. Esile e indebolita dal gelo autunnale ha nutrito segretamente la speranza che il nipote le regalasse di trascorrere insieme una ricorrenza che Mimi riteneva così importante come il compleanno. La donna rammenta chiaramente i trascorsi festeggiamenti della nascita di John, in cui accoglieva le membra ancora minute del ragazzo fra le braccia e usufruiva di un momento di estrema spossatezza del giovane nipote per portare le sue mani paffute alle labbra. Un bacio ormai disdicevole ed inappropriato che ancora rappresenta oggetto dei desideri di quella donna nei cui pensieri vorticano ancora le accuse di John. Egli riconosce la spregevole ingiustizia delle sue parole alle quali tenta di porre rimedio con un balbettio, inefficace su Mimi. La sua ombra risulta ormai celata dalla porta della cucina, oltre la quale la donna si è rifugiata dalle lacrime che minerebbero alla sua fierezza.

-Ehi, Mimi, mi… mi dispiace…-

Nonostante la coscienza del ragazzo gli consigliasse di riservare la propria attenzione ai singhiozzi soffocati della zia, l’istinto conduce gli occhi di John verso l’orologio a parete, le cui lancette paiono intenzionate ad accogliere in un abbraccio l’unico desiderio di John. Lo stesso che ha provocato le parole irate della zia e lo stesso che invita John ad ignorarle.

Il ragazzo trattiene il labbro fra i denti, preda di un’indecisione che si affretta a perire, vittima della smania giovanile nella realizzazione di un piacere da tempo agognato.

Le preoccupazioni riguardo la rassicurazione di zia Mimi abbandonano d’improvviso i pensieri di John, sostituiti dal ricordo dell’entusiasmo di Julia che ha contagiato anche il suo animo.

In seguito ad un’ulteriore incertezza, intessuta dall’ombra di una maturità non ancora germogliata, John sale rapidamente i gradini di casa.

I pantaloni erano scoloriti e lui non ha mai porto attenzione a questo particolare. Non avrebbe certo potuto indossare quell’indumento in quella serata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Accidenti, quanto mi mancava scrivere queste due parole: angolo autrice.

Non mi sono fatta sentire per un po’ causa impegni scolastici e temporaneo calo di ispirazione.

Ma all’improvviso ho deciso di ideare questa fan fiction tutta dedicata a John e al suo compleanno, visti da una prospettiva diversa dal solito. Ho voluto celebrare il rapporto familiare che legava John alla madre e alla zia, due importanti figure nella sua crescita e nella sua formazione. E a sfondo di tutto ciò vi è il compleanno di John e tutti gli avvenimenti che lo concernano.

È stato uno dei lavori più difficili che io abbia realizzato su EFP ma è stata una sfida che sono contenta di aver accolto.

Aspetto con ansia le vostre recensioni, come sempre.

Un ringraziamento speciale a tutti i miei vecchi lettori, siete mitici!

Un bacio.

Giulia

 

 

 

  
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