Ciao ragazzi!
In questa data
costantemente impressa nella mente di ogni fervente beatlesiano ho
voluto
dedicare una semplice storia a colui che tutti oggi festeggiamo. Dedico
questa
mia piccola e umile fantasia proprio a colui che ha mutato
completamente la mia
visione del mondo.
I riferimenti a Nowhere boy sono nati per caso,
dal ricordo che avevo del film e dall'idea di trama che avevo ideato.
Termino con le premesse
che credo siano esaustive.
Buona lettura.
A te, John.
Buon compleanno
Un sospiro profondo colma
il petto di John, impedendo per un istante agli occhi del ragazzo
l'analisi
attenta del lastricato. Le rifiniture di quest'ultimo accolgono
indifferenti
gli umidi rivoli creati dalle lacrime di quel cielo ancora scosso da
sporadici
singulti. Dalle gote increspate delle nuvole stillano ancora gocce
traslucide,
indebolite da un pianto perpetuo e malinconico. Somigliante a quello di
una
vedova sorpresa dai ricordi sereni, esso langue, scemando a fatica.
La tesa del cappello di
John accoglie generosamente l'espressione di quell'immotivato dolore,
fino a
che l'amorevole abbraccio della stoffa risulta impossibilitato a nuove
accoglienze.
Il ragazzo scuote
ripetutamente le ciglia, rivolgendo lo sguardo a quelle gocce di
pioggia che
rovinano verso il terreno sperando di trovare in esso maggior
comprensione che
nel copricapo ora lievemente provato dal peso dell'acqua.
John lascia vagare le
iridi verso i comignoli dei palazzi, altrettanto scuri e incuriositi
dal cielo
plumbeo verso cui tendono.
Il ragazzo tenta di
ignorare l'impellente desiderio di racchiudere fra le labbra le curve
sinuose e
provocanti di una sigaretta. Una necessità causata dalla
subitanea invidia nei
riguardi delle feritoie che popolano le pareti dei camini, da cui
fuoriescono
alcune volute di fumo. La loro danza John reputa imitabile unicamente
dai
movimenti di quella ragazza, condotti da un'ingenua eleganza che permea
ancora
i suoi ricordi.
Le mani di John si
affaccendano lungo i lembi del cappotto mentre una nota arrochita vaga
nella
gola con il tentativo di rischiararla dagli effetti prodotti da un
prolungato
silenzio. Egli è parso un abitante sconosciuto all'interno
del salotto di
Julia. In esso John ricorda il sorriso appagato con cui ha tentato di
esprimere
il piacere provocato in lui dalla partecipazione attiva alla nascita di
quel
rapporto materno della cui mancanza l'infanzia ha risentito.
John ritrae le labbra, il
cui profilo è stato percorso orgogliosamente dai
polpastrelli di Julia,
affascinanti viaggiatori che spesso abbandonano i pendii dolci
dell'ukulele per
avventurarsi lungo quelli maggiormente scoscesi che i lineamenti di
John
disegnano lungo il suo volto.
John riconosce nelle
melodie riprodotte dagli schiamazzi infantili quelle dello strumento
musicale
suonato dalla madre, le cui note acute spesso hanno soffocato le parole
di
Julia. Queste vagano ancora nella mente di John mentre le risate
puerili che
percorrono i viali paiono contagiare con il proprio entusiasmo persino
il volto
del sole che, seppur ancora timido, si mostra oltre le nuvole.
"-Ehi, Johnny,
che... che ne diresti di passare la serata qui e festeggiare il
compleanno con
noi? Sarebbe fantastico, no?-
Julia distoglie
repentinamente lo sguardo dalle corde, pizzicate con indulgenza dalle
dita
nervose. John interrompe a fatica il sorriso causato dall'inusitata
incertezza
che guida le mani della madre lungo le corde dell'ukulele. Questa
risulta
probabilmente provocata dal dubbio nei riguardi della reazione di John
alle sue
parole. Nonostante il tempo trascorso assieme al figlio e alla rapida e
forse
insana ricostruzione della propria intimità con lui, Julia
teme ancora
l'imprevedibilità del comportamento di un figlio abbandonato
dall'affetto della
propria madre.
Un'ostentata indifferenza
plasma i lineamenti della donna, che risultano tesi sulla superfice
perlacea
del viso.
John tenta di contenere
nel proprio corpo fremente un entusiasmo non approvato dall'orgoglio,
lo stesso
che impedisce Julia
di esprimere le
proprie inquietudini.
John massaggia la
mascella con le dita tremule che fino a quell'istante hanno sostato
lungo i
braccioli della poltrona. Il ragazzo ristabilisce la
neutralità nella propria
voce, altrimenti rotta dall'emozione, per mezzo di un colpo di tosse.
-Fantastico... sì, è una
buona idea... mi piacerebbe...- Julia ignora le parole ostentatamente
riflessive
del figlio, rispondendo unicamente alla gioia che crea un genuino
riverbero di
piacere negli occhi di John. La donna accetta la soddisfazione di quel
ragazzo
ancora incredulo. La possibilità di trascorrere la serata
del suo
diciassettesimo compleanno in compagnia della madre rappresenta per
John il
soddisfacimento di quei desideri infantili che è sempre
risultato restio a
confessare. Julia ripone l'ukulele contro la parete, giungendo le mani
di
fronte al busto, tipica espressione di un'allegrezza insperata.
John osserva il volto
radioso della madre. Rammenta nitidamente la propria infanzia trascorsa
all'ombra dello sguardo vigile e serioso di zia Mimi e al ricordo amaro
dell'abbandono da parte di quella giovane ed ingenua ragazza che i
parenti
definivano sua madre.
John analizza la figura
di quell'inetta generatrice, riconoscendo in quello sguardo traboccante
di
riconoscenza una timida adorazione, figlia di un ripianto sincero
seppur
tardivo.
All'ascolto
dell'approvazione di John, le labbra di Julia subiscono un fremito
evidente
prima di essere ritratte, dipingendo la sua bocca di un sorriso di
infantile
piacere.
La donna tenta invano di
ricomporre orgogliosamente la propria figura, scossa dall'emozione,
assumendo
lo stesso atteggiamento noncurante adottato dal figlio poco prima.
-è fantastico, John...
dico sul serio. Le ragazze saranno felici di assistere al compleanno di
un
adolescente, sono curiose delle vostre strane pratiche da ragazzi
adulti... e
poi, beh, sono un po' curiosa anche io...-
John offre un'occhiata
ironica alla madre, accompagnata da parole altrettanto sarcastiche.
-C’è ancora qualcosa di
me che ti incuriosisce? Credevo che tutti questi pomeriggi passati
assieme
fossero bastati. Non sei mai soddisfatta, eh?-
Julia indossa
un’espressione offesa, nella quale John riconosce gli
elementi della finzione.
La risata profonda e virile del ragazzo e quella singhiozzante della
madre
fondono i loro suoni estranei all’interno delle pareti
domestiche. Le melodie
gutturali appena sprigionate svestono i proprietari del proprio
diffidente
imbarazzo, causato da una richiesta e un’approvazione ad essa
a lungo sperate.
Le sopracciglia di John
si incurvano nella constatazione dell’orario che conduceva le
lancette
dell’orologio a parete lungo il quadrante.
-Devo tornare a casa.
Mimi detesta i ritardatari.-
Un’ambigua cupezza
riveste nuovamente lo sguardo di Julia, incitando le parole incuriosite
di
John.
-Che ti succede?-
La donna scuote le spalle
e aggrotta la fronte, comunicando al figlio
l’inutilità della sua
preoccupazione. Lascia scivolare le dita lungo i fianchi di John,
anticipazione
di un abbraccio caloroso che il ragazzo accetta con malcelata sorpresa.
-Ci vediamo questa sera
allora e… porta i miei saluti a… tua
zia…-
Il personaggio nominato a
stento da Julia risulta chiaramente essere il motivo del turbamento
della
giovane donna.
John cela il mento oltre
la spalla della madre, assaporandone la fragranza, così
diversa da quella che
permea le membra di zia Mimi.
Le stesse che fremono di
palese sdegno durante la sovente rassegnazione dei molteplici difetti
di Julia.
Quei difetti che la
cinica zia non accenna a perdonare, risultando indifferente nei
riguardi della
sorella.
L’entusiasmo di John
risulta d’improvviso venato dal timore che la zia potesse
rifiutare
categoricamente i festeggiamenti proposti da Julia.
John sorprende nei propri
pensieri un inaspettato guizzo, improvvisamente divertito
dall’inquietudine di
Julia che per un istante ha contagiato anche lui. Il giovane riconosce
d’improvviso nella paura appena accennata della donna un
sentimento materno che
si rivela motivo della nascita di un piacere apparentemente inspiegato
nel
cuore di John. Una soddisfazione provocata da un’espressione
di amore e
pentimento, riservata unicamente a John. Il ragazzo si riconosce
appagato da
quella dimostrazione d’affetto palesata da Julia,
così diversa dai sorrisi
circostanziali che Mimi raramente gli offre.
John carezza i voluminosi
ricci della donna, acconciati ordinatamente secondo la moda del tempo.
Sorride
della voluminosità di quelle naturali volute, nelle quali
sua madre gli permette
di affondare i polpastrelli.
Julia ospita il palmo di
John nel suo, conducendo le dita del ragazzo verso le labbra della
madre che
rilasciano sulla pelle levigata un bacio amorevole.
John sospira, soddisfatto
di quell’occasione di approccio materno che non avrebbe
permesso a zia Mimi di
negare.
-Ci vediamo più tardi,
Julia.-
La sicurezza nella voce
del figlio ottenebra i pensieri della donna e l’udito di
quest’ultima,
d’improvviso incapace di percepire il cigolio dei passi di
John diretti verso
la porta.”
-Ehi,
John! Ti sembra questa l’ora di tornare a casa? Mi ero
preoccupata, credevo
saresti tornato almeno per pranzo! E a causa della tua maledetta
negligenza sai
che mi è toccato fare di quell’arrosto?! Beh,
è diventato pasto per quel cane
randagio che bazzica nel quartiere! Ti sarei grata se avvertissi quando
decidi
di stare fuori casa più a lungo del previsto, almeno evito
di sgobbare ai
fornelli per ore… Beh, non credo che Julia abbia faticato
quanto me per procurarti
un pasto decente…-
Mimi
sussurra l’ultima frase, un sospiro sarcastico e smorzato
colma le guance
smagrite e arrossate da un antico rancore. Esso è
riaffiorato spontaneamente,
al recente tentativo di Julia di recuperare
l’intimità forse mai instaurata con
il figlio. La stessa intimità con cui spesso Mimi ha tentato
di addolcire il
profilo aspro e acuto del proprio carattere, forse troppo introverso
per
riuscire ad accattivarsi le simpatie dell’esuberante nipote.
La
donna affaccenda le mani lungo i capelli, raccolti sulle tempie,
un’espressione
esasperata dipinta sul volto.
La
mascella di John subisce un irrigidimento istantaneo, provocato dalle
parole
poche amorevoli e fiduciose della zia verso Julia.
Il
ragazzo umetta le labbra nervosamente prima di rispondere alla
provocazione con
un’affermazione ostentatamente risoluta:
-Questa
sera… non aspettarmi per cena, trascorrerò la
serata con Julia e… la sua
famiglia…-
Gli
esili occhiali di Mimi scivolano silenziosamente lungo il naso aquilino
mentre
le labbra grinzose della donna si contraggono in una posa contrariata e
fortemente delusa. Quest’ultimo sentimento pare causato
dall’improvvisa
impossibilità di realizzazione di un ingenuo desiderio.
-Quando
dici “la serata” intendi… il tuo
compleanno, dico bene?-
John
adagia il cappello su una delle estremità
dell’appendiabiti, la cui figura
proterva pare riservare rispettosi ossequi a chiunque oltrepassi la
soglia.
Il
ragazzo libera un profondo sospiro prima di esclamare:
-Sì…
ha detto che sarebbe stata felice di festeggiare con me e…-
-Tu
non hai osato rifiutare, come darti torto…-
Le
parole sarcastiche della donna tingono le guance di John di un rossore
irato
che cela persino i lineamenti induriti del viso del ragazzo. Mimi
sostiene
fieramente lo sguardo accusatore del nipote al quale seguono parole
altrettanto
veementi.
-Che
avrei dovuto fare? Rifiutare a mia madre di condividere con me un
momento così
bello e a me stesso di rifiutare di approfondire la conoscenza di
Julia? Avrei
dovuto fare questo, Mimi? Tenere mia madre fuori dalla mia vita?!-
Mimi
ordina gli occhiali alla base del naso, tentando di imporre alle mani
tremanti
una fermezza che neppure la sua voce rancorosa possiede.
-Così
come lei ti ha lasciato fuori dalla propria, John! Possibile che tu non
riesca
a ricordare tutto quello che ha fatto a te, a noi? Ma che parlo a fare?
Sei
perdutamente innamorato d quella sgualdrina che non ha avuto remore ad
affibbiarti alle mie cure e a dedicarsi unicamente ai suoi
interessi…-
John
trattiene a stento le lacrime che come soldati vendicativi premono
l’estremità
delle loro armi contro le sue palpebre.
Indica
rabbiosamente la figura di Mimi, affatto mossa a compassione
dall’espressione
ferita del ragazzo.
-Smettila!
Sono stanco di sentirti predicare tutti gli errori che mia madre ha
fatto in
gioventù! Lei è tornata, mi sta dimostrando che
è pronta a rimediare a tutto!
E, beh sì, hai ragione: amo Julia. Amo mia madre e i suoi
tentativi di
riacquistare un rapporto con me! Lei è la mia famiglia, ma
tu ancora non riesci
a capirlo!-
Il
petto di John vibra di indignazione, scuotendo dai lembi del cappotto
le ultime
gocce di pioggia che, per nulla desiderose di raggiungere la superfice
inospitale del pavimento, hanno trovato rifugio nei lembi del tessuto.
Mimi
osserva la dispersione di quegli umidi residui, la fronte aggrottata e
le mani
strette a pugno lungo i fianchi.
John
ignora tale dimostrazione rabbiosa, la cui aggressività
viene rincarata dalle
zia, i cui polsi divengono preda di un fremito perpetuo.
Parole
frustrate invadono il pensiero di Mimi e come centinaia di Achei
fuoriescono
dall’impenetrabile cavallo di Troia rappresentato dalle
labbra della donna,
fino a quell’istante orgogliosamente serrate.
-Ah,
è così?! Lei sarebbe la tua famiglia?! Beh, se le
cose stanno così hai ragione!
Le occasioni speciali vanno trascorse in famiglia,
perciò… va pure!-
La
donna impreca debolmente sorprendendo alcune lacrime di delusione
offuscarle la
vista.
John
rilassa i muscoli fino a quel momento tesi, permettendo alla
soddisfazione
prodotta dalla vittoria quello scontro verbale di pervadere i propri
sensi.
Il
rumore insistente dei passi di Mimi che aggrediscono il pavimento
dell’ingresso
impone la propria demoralizzazione ai pensieri di John.
Egli
avvolge il proprio comportamento in un’aura di colpevolezza
che conduce la mano
del ragazzo nel tentativo di avvicinare la figura della zia. Esile e
indebolita
dal gelo autunnale ha nutrito segretamente la speranza che il nipote le
regalasse di trascorrere insieme una ricorrenza che Mimi riteneva
così
importante come il compleanno. La donna rammenta chiaramente i
trascorsi
festeggiamenti della nascita di John, in cui accoglieva le membra
ancora minute
del ragazzo fra le braccia e usufruiva di un momento di estrema
spossatezza del
giovane nipote per portare le sue mani paffute alle labbra. Un bacio
ormai
disdicevole ed inappropriato che ancora rappresenta oggetto dei
desideri di
quella donna nei cui pensieri vorticano ancora le accuse di John. Egli
riconosce la spregevole ingiustizia delle sue parole alle quali tenta
di porre
rimedio con un balbettio, inefficace su Mimi. La sua ombra risulta
ormai celata
dalla porta della cucina, oltre la quale la donna si è
rifugiata dalle lacrime
che minerebbero alla sua fierezza.
-Ehi,
Mimi, mi… mi dispiace…-
Nonostante
la coscienza del ragazzo gli consigliasse di riservare la propria
attenzione ai
singhiozzi soffocati della zia, l’istinto conduce gli occhi
di John verso
l’orologio a parete, le cui lancette paiono intenzionate ad
accogliere in un
abbraccio l’unico desiderio di John. Lo stesso che ha
provocato le parole irate
della zia e lo stesso che invita John ad ignorarle.
Il
ragazzo trattiene il labbro fra i denti, preda di
un’indecisione che si
affretta a perire, vittima della smania giovanile nella realizzazione
di un
piacere da tempo agognato.
Le
preoccupazioni riguardo la rassicurazione di zia Mimi abbandonano
d’improvviso
i pensieri di John, sostituiti dal ricordo dell’entusiasmo di
Julia che ha
contagiato anche il suo animo.
In
seguito ad un’ulteriore incertezza, intessuta
dall’ombra di una maturità non
ancora germogliata, John sale rapidamente i gradini di casa.
I
pantaloni erano scoloriti e lui non ha mai porto attenzione a questo
particolare. Non avrebbe certo potuto indossare
quell’indumento in quella
serata.
Angolo
autrice:
Accidenti,
quanto mi mancava scrivere queste due parole: angolo autrice.
Non
mi sono fatta sentire per un po’ causa impegni scolastici e
temporaneo calo di
ispirazione.
Ma
all’improvviso ho deciso di ideare questa fan fiction tutta
dedicata a John e
al suo compleanno, visti da una prospettiva diversa dal solito. Ho
voluto
celebrare il rapporto familiare che legava John alla madre e alla zia,
due
importanti figure nella sua crescita e nella sua formazione. E a sfondo
di tutto
ciò vi è il compleanno di John e tutti gli
avvenimenti che lo concernano.
È
stato uno dei lavori più difficili che io abbia realizzato
su EFP ma è stata
una sfida che sono contenta di aver accolto.
Aspetto
con ansia le vostre recensioni, come sempre.
Un
ringraziamento speciale a tutti i miei vecchi lettori, siete mitici!
Un
bacio.
Giulia