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Autore: hummelssmythe    09/10/2013    3 recensioni
[Spin off di Teach Me, Touch Me, da non leggere prima di aver letto il capitolo 30]
In un pomeriggio in casa Hudmel, Sebastian Smythe si ritrova a vagare in camera di Kurt. Quando qualcuno lo becca sul fatto, è costretto a confrontarsi con parti di Kurt che non conosceva e a tirare fuori quello che prova per lui davanti a qualcun altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Burt Hummel, Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Teach Me, Touch Me'
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A/N: Piccolo missing moment dal capitolo 30 di Teach Me, Touch Me. Il rating è giallo a causa di quel simpatico di Sebastian Smythe che continua a dire e pensare parolacce e maledizioni lol. Ci tenevo a dare un po’ d’importanza a questo piccolo taglio :3 – xoxo
 
Attenzione: non leggete questa oneshot prima di aver letto il capitolo della long. Potrebbe spoilerarvi delle cose molto importanti.
 
Beta: valsinkheart.
 

 
The Prom Box
 
Era pomeriggio quando accadde.
 
Sebastian aveva lasciato Kurt a dormire sul divano. Gli sembrava stanco e assopito, adorabile, quindi non voleva davvero svegliarlo. Pensò semplicemente che fosse la giusta occasione per studiare ogni singolo angolo della stanza di Kurt senza che lui fosse troppo riservato e nervoso a riguardo. Era così innamorato di questo ragazzo ormai che era certo del fatto che avrebbe amato anche i suoi peggiori segreti, accettandoli per quello che erano, senza che Kurt dovesse preoccuparsi di nasconderli. Diavolo, se Sebastian aveva accettato di conoscere la sua famiglia, per altro così presto, Kurt doveva essere importante. Lo era di certo.
 
Camminò lentamente, passi silenziosi lungo il corridoio, come se avesse paura che il minimo scricchiolio potesse giungere al punto in cui Kurt sta dormendo e svegliarlo prima che Sebastian avesse l’occasione di esplorare.
 
Soltanto quando arrivò al primo piano, a un paio di passi soltanto dalla camera di Kurt, si sentì al sicuro. Maledizione, sembrava una missione militare o qualcosa del genere.
 
Entrò nella stanza di Kurt lentamente, inspirando non appena superò la soglia.
 
Metterci piede da solo sembrava già completamente diverso.
 
Poteva sentire vari profumi nella stanza.
 
Prima di tutto, ogni cosa profumava di Kurt. Era probabilmente un’energia piuttosto che un vero e proprio odore. Era molto più intimo della sua stanza alla Dalton – ovviamente, ma Sebastian ricordava quando era entrato per la prima volta nella camera di Kurt nei dormitori; anche quella profumava un po’ di lui.
 
C’era anche il profumo della crema idratante di Kurt, il che faceva sogghignare affettuosamente Sebastian. Ovviamente, Kurt aveva dedicato così tante ore delle sue giornate alla cura della pelle, per anni probabilmente, che aveva fatto profumare anche la sua stanza di crema idratante. Solitamente, Sebastian odiava i profumi dei prodotti estetici, ma quello gli ricordava Kurt, quindi poteva fare un’eccezione.
 
Fece un paio di passi e poté anche sentire, in qualche modo, lo spettro di lacca per la stanza. Non era forte come quello di crema, ma c’era. Rabbrividì un po’ e si morse il labbro inferiore mentre realizzava che quello era il posto dove Kurt aveva passato anni della sua vita. Il suo cuore vibrò di disagio però quando realizzò che quello era anche il posto in cui Kurt tornava da scuola dopo essere stato tormentato ogni giorno e Dio solo sa quanto pesantemente. Fece crollare il suo sorriso, immaginare Kurt seduto sul pavimento, il suo bellissimo volto trasformato in una smorfia mentre piangeva. Faceva così male che Sebastian non sapeva se volesse scoprire di più a riguardo per conoscere meglio Kurt o semplicemente ignorare tutto come se non fosse mai esistito perché sarebbe stato troppo da ascoltare. Forse vorrebbe saperlo comunque. Vorrebbe sentirlo raccontare a Kurt.
 
Si guardò intorno e cominciò a notare mensole bianche ricoperte di oggetti.
 
C’erano romanzi, libri di poesia, e riviste di moda – ovviamente, come se Kurt Hummel potesse non possedere vecchie riviste di moda (un altro pensiero che lo fece sorridere) – ma ciò che attirò di più la sua attenzione fu una piccola scatola tra due mensole. Era chiusa ma Sebastian poté comunque scorgere un bigliettino con un testo scritto a mano. Sembrava la scrittura di Kurt.
 
Si avvicinò e avvolse le dita intorno al pezzettino di carta per girarlo e leggerlo meglio. Quando finalmente riuscì a leggere le parole però, si sentì come se fosse appena stato pugnalato direttamente nel cuore.
 
Decorazioni per il ballo.
 
Quindi era di questo che parlava Rachel.
 
Vuole andare al ballo cominciò improvvisamente a risuonare nella sua testa, facendogli fare smorfie sofferenti. Era soltanto un altro ovviamente.
 
Ovviamente, un ragazzo come Kurt avrebbe desiderato andare al ballo. Era così romantico che probabilmente aveva sognato di ballare col suo ragazzo al ballo, davanti a tutti, così tante volte che avrebbe potuto descrivere la scena nel dettaglio.
 
Ovviamente Kurt era triste all’idea che la Dalton non avesse un ballo di fine anno. Era soltanto un’altra delle tante cose che si sarebbe perso dopo essersi trasferito per colpa di un tizio che lo molestava. Probabilmente, Kurt pensava che il ballo sarebbe soltanto stata la prima di tante cose che non avrebbe avuto nella sua vita soltanto perché era omosessuale e dichiarato.
 
Ovviamente – e la prova era il pezzettino di carta tra le sue dita – Kurt aveva passato mesi, forse anni, a progettare il suo completo per il ballo. Forse aveva pensato a quale tessuto si sarebbe stretto sul suo addome, proprio sulla schiena, quando il suo ragazzo lo avrebbe tenuto stretto mentre ballavano le ultime canzoni.
 
Merda.
 
Il modo in cui lo stomaco di Sebastian si strinse in quel momento era così spiacevole che era certo che l’unica cosa che lo avesse fatto sentire così prima era stata quando i suoi avevano divorziato, e quando Kurt era fuggito via da lui, piangendo, lungo i corridoi dopo le Regionali. In qualche modo, Sebastian si sentiva come se stesse portando via parte della vita di Kurt. Ricordava di avere chiesto a Kurt se volesse tornare al McKinley e in quel momento aveva paura che Kurt potesse negare soltanto perché voleva essere vicino a lui. Accarezzò la carta con le dita, certo che fosse così e perfino respirare cominciò a diventare difficile.
 
Era così perso nei suoi pensieri quando una voce lo fece sobbalzare.
 
“Cosa fai qui, ragazzo?”
 
Sebastian quasi saltò per quanto era perso nel proprio silenzio e si voltò per notare Burt Hummel in piedi accanto alla porta, che lo guardava con le sopracciglia sollevate e le mani in tasca. Indossava il suo cappello, anche se erano in casa.
 
“Io, mmh,” Sebastian s’irrigidì a disagio, lasciando andare il bigliettino,  “Stavo solo-”
 
“Spiando mio figlio?” Chiese Burt, ma non suonava troppo minaccioso. “Non è una bella cosa, sai?”
 
Sebastian annuì e deglutì. Dio, si sentiva così stupido. Non era mai stato il tipo di ragazzo che non sapeva così dire, eppure il padre di Kurt e il suo desiderio di farsi accettare da lui lo facevano sentire come se fosse costantemente sotto giudizio.
 
“Lo sono, non stavo proprio spiando,” tentò di difendersi e di non sembrare troppo arrogante allo stesso tempo, “Volevo soltanto scoprire qualcosa in più su di lui. Ci sono cose che non mi ha mai detto-”
 
“Beh, forse non è ancora pronto per parlarne.” Burt fece spallucce e Sebastian non poté scrollarsi di dosso la sensazione, anche se l’uomo non sembrava aggressivo o innervosito. Piuttosto, sembrava star tentando di voler comunicare con lui. “Mio figlio è onesto. Non ti nasconde nulla; probabilmente non gli va ancora di parlarne; ci sono passato anch’io.”
 
Sebastian premette le labbra insieme e dovette sembrare piuttosto evidente quanto fosse a disagio perché Burt fece un paio di passi verso di lui, con le mani nelle tasche.
 
“Sai, non è che tu non mi piaccia,” Disse, spontaneo e sincero. “È che Kurt ti ha portato qui e ha pensato che io avrei creduto che tu fossi suo amico, quando è evidente, dal modo in cui vi guardate, che non lo siete.” Spiegò con calma. “All’inizio, ho pensato istintivamente che se mi nascondeva questa relazione, allora c’era qualcosa che non mi sarebbe piaciuto di te.”
 
“È probabile, signore.” Rispose Sebastian a bassa voce, come se avesse paura di parlare. “Non piaccio a un bel po’ di persone.”
 
“A Kurt piaci.” Burt lo interruppe, sollevando di nuovo le sopracciglia. “È per questo che ho capito che a Kurt non piacerebbe un cattivo ragazzo. Se gli piaci, forse dovrei darti un’occasione prima di decidere che non puoi essere il ragazzo di mio figlio.”
 
Sebastian lo guardò per un istante, tentando di trattenersi dall’aggiungere che lui era l’esatta definizione di cattivo ragazzo, in carne e ossa. Non era quello che voleva. Doveva farlo per Kurt.
 
“Lo sono,” sussurrò e guardò di nuovo in alto, “Voglio dire, il suo ragazzo; stiamo insieme.”
 
“Sì, l’ho già capito.” Rispose Burt e si avvicinò a lui. “Volevo soltanto assicurarmi che tu capissi che Kurt è forte in superficie, ma alle volte ha bisogno dei suoi tempi. Qualsiasi cosa tu stia cercando qui, se si sente a suo agio con te, prima o poi te ne parlerà comunque. Se non lo fa, forse è perché pensa che ti annoierebbe.”
 
Sebastian sospirò e guardò il soffitto per un momento.  Ovviamente, un ragazzo come Kurt Hummel pensava che sarebbe stato noioso per il suo ragazzo ascoltare mentre lui parlava di quanti anni avesse passato a sognare il ballo. Era proprio da lui pensare che Sebastian lo avrebbe preso in giro. Lo avrebbe fatto, ma sarebbe stato in maniera affettuosa, non cattiva.
 
“Credo di aver scoperto qualcosa, anche se non lo stavo cercando.” Confessò e annuì verso la scatola. Sapeva che forse stava superando qualche confine, ma aveva bisogno di sapere e quella era un’occasione per guadagnarsi un po’ di fiducia da parte di Burt. “Cosa c’è nella scatola?” Chiese, prendendo di nuovo il bigliettino tra le mani.
 
Burt si avvicinò per guardare meglio, come se volesse assicurarsi che non fosse qualcosa di troppo privato e intimo, qualcosa che Kurt potesse non voler condividere. Quando vide la scatola però, un sorriso affettuoso fiorì immediatamente sul suo volto. Sebastian pensò che Kurt e Burt dovessero davvero avere uno splendido rapporto da quello che vedeva.
 
“Oh, è solo lo scatolo del ballo di Kurt.” Disse con leggerezza, sorridendo fiero, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ci lavora da quando aveva cinque anni. Proprio come le decorazioni per il suo matrimonio.”
 
Sebastian sollevò le sopracciglia, sorpreso. Quindi Kurt stava rinunciando a qualcosa cui aveva lavorato da quando era un bambino per lui. Non sapeva se sentirsi più onorato o ferito a riguardo. Burt stava ancora spiegando però, mentre lui rifletteva.
 
“Sai, mi ha mostrato dozzine di completi che aveva fatto personalmente.” Disse, con gli occhi un po’ umidi e la voce un po’ nostalgica ma fiera allo stesso tempo. “Ma ha tirato fuori tutta la scatola soltanto dopo avermi detto che era gay.” Spiegò, guardando la scatola come se sia la carta a trattenere i ricordi. “Ero così fiero di lui perché me lo aveva detto ed ero grato perché si era fidato di me.”
 
Sebastian deglutì. Quella era un’altra storia che ignorava del tutto. Si sentiva improvvisamente come se avesse bisogno di sapere molto di più, come se non conoscesse Kurt abbastanza. Era perché non erano mai usciti troppo fuori dalla Dalton e ciò aveva limitato quello che potevano scoprire delle loro vite lontano da essa.
 
“Sogna ancora di andare al ballo?” Sebastian non poté fare a meno di chiedere, come se fosse l’informazione più importante del mondo per lui ora. Forse lo era.
 
“Credo di sì,” rispose Burt, con un nuovo sorriso affettuoso in volto. “Progetta il ballo e il suo matrimonio da quando era davvero piccolo.” Disse, perso nei ricordi. “Ricordo che mi ha anche spiegato la differenza tra i completi da ballo e quelli da matrimonio secondo lui, ma ovviamente l’ho dimenticato. È un genio della moda, sai?” Guardò Sebastian e Sebastian annuì.
 
“Sì, decisamente. Mi ha aiutato a scegliere i vestiti un paio di volte.” Confessò, sorridendo stupidamente all’idea che i vestiti erano soltanto una scusa per vederlo. Come aveva potuto essere così idiota da inventare un finto battesimo invece di dire semplicemente a Kurt che voleva passare del tempo con lui per capire cosa provava?
 
A quel tempo aveva senso, ma in quel momento Sebastian si sentiva soltanto stupido ad aver negato ciò che stava nascendo tra lui e Kurt.
 
“Spero che tu lo porti al ballo della scuola allora.” Burt stava parlando di nuovo e quando Sebastian lo guardò, aveva le sopracciglia sollevate. Era facile per lui capire che Burt Hummel gli stava dando un’occasione per stare bene in famiglia.
 
Ma poi, quando realizzò cosa aveva detto, il sorriso nato al ricordo di essersi innamorato di Kurt sparì all’istante.
 
“Noi … diciamo che non abbiamo un ballo alla Dalton, signore.” Disse e Burt batté le palpebre, sorpreso. L’uomo doveva chiaramente capire che il problema era semplicemente ciò che desiderava Kurt.
 
“Oh.” Commentò e gli ci vollero un bel po’ di secondi prima che riuscisse ad aggiungervi qualcosa. “Spero non ci sia rimasto troppo male.”
 
Dopo quelle parole, il silenzio riempì la stanza in maniera sconfortevole.
 
Era esattamente quello che aveva detto Rachel, ma era anche qualcosa in più. Il fatto che Kurt avesse parlato con le sue amiche di andare al ballo quando era al McKinley, lo faceva già soffrire, non solo perché sapeva che il ballo era il genere di cosa che avrebbe fatto impazzire Kurt, ma anche perché aveva potuto vedere sul volto di Kurt questa mattina che voleva andarci. Non aveva desiderato, ma voleva andarci ancora. Ma era completamente diverso da questo. Sapere che Kurt aveva progettato il ballo a lungo, almeno quanto il suo matrimonio, faceva così male che Sebastian poteva sentire il cuore spezzato in milioni di piccoli pezzi taglienti.
 
Tutto quello che aveva desiderato nelle ultime settimane, era rendere Kurt felice. E beh, Kurt si are assicurato così tante volte di dirgli ad alta voce quanto lo fosse, ma sapere che potrebbe in qualche modo deludere la sua felicità, anche se per una sola sera della loro vita adolescenziale non era qualcosa che Sebastian era disposto ad accettare facilmente.
 
“Allora, ragazzo,” Burt tornò alla realtà prima di lui, come se avesse notato he il silenzio stesse durando troppo (Sebastian era grato per l’interruzione, perché aveva davvero bisogno di parlare di qualcosa di diverso), “Come vi siete conosciuti tu e Kurt?” Chiese, “So che siete entrambi alla Dalton, ma ci sono anche un sacco di altri studenti lì.”
 
E quello fu il momento in cui Sebastian fece una delle cose più azzardate che avesse mai fatto in vita sua. Beh, Burt era fiero di Kurt per essere stato onesto, quindi dedusse di dover essere onesto allo stesso modo. E raccontare una storia romantica su di loro sarebbe stato soltanto un modo per mentire al padre di Kurt e perdere la sua fiducia prima che avesse una vera occasione di conquistarsela.
 
“È stata una cosa lenta e molto particolare,” Sebastian disse, guardandolo negli occhi, “Quando cominciò, Kurt era semplicemente il tipo nuovo.”
 
“Hai tentato di sfruttare la situazione?” Burt chiese sospettoso. “Sai, del tipo ‘ti mostro la scuola’ o qualcosa del genere?”
 
Sebastian tenne lo sguardo incatenato a quello di Burt, come se sapesse che questa sarebbe stata un’impresa ardua.
 
“Più o meno,” Disse ma continuò non appena Burt lo guardò incredulo, “Non ho intenzione di mentire su questa cosa. All’inizio pensavo che Kurt fosse soltanto un nuovo giocattolo, un modo per divertirmi. Pensavo che sarebbe stato semplice. Sembrava così fragile e innocente.” E beh, Sebastian si sentiva come se stesse rischiando la vita perché Burt sembrava improvvisamente pronto a uccidere, per l’espressione omicida sul suo volto. “Ma non lo era. Kurt era uno stro-un ragazzo con la risposta sempre pronta,” so corresse alla fine, prima di usare la parola stronzetto ad alta voce, “mi combatteva, mi metteva a tacere, e io … ho cominciato a sentire tutte queste cose dentro di me, a cercare scuse per passare più tempo con lui, per parlargli, per mandargli sms mentre passava il fine settimana qui …” Confessò, facendo spallucce e guardando l’uomo. “Era soltanto un gioco per me, ma sono inciampato e mi sono innamorato di Kurt.”
 
Rimasero in silenzio per qualche momento. Sebastian non sapeva se la parola innamorato fosse credibile alle orecchie di Burt. Non era stato lì durante gli ultimi mesi, quindi doveva sembrargli tutto troppo affrettato e superficiale, nonostante Sebastian sapesse che c’era stato un sviluppo piuttosto lento tra loro. Lento e incasinato.
 
Sebastian attese ancora un istante, poi ricominciò a parlare. “So che deve sembrarle pazzesco-”
 
“Non è pazzesco,” Burt lo interruppe, sollevando una mano per scusarsi, “è solo che sto cercando di capire perché Kurt non me ne abbia parlato o perché ti abbia presentato come un amico. Sono sempre stato molto protettivo, ma di certo non sparerei ai suoi ragazzi.”
 
Sebastian rise per qualche secondo, sia per la battuta, sia perché Burt chiaramente non poteva sapere che era esattamente quello che gli aveva detto Kurt. Inoltre, non aveva intenzione di dire a Burt che Kurt non lo aveva presentato come il suo ragazzo semplicemente perché Sebastian era uno stronzo insopportabile.
 
“Probabilmente non voleva creare troppe tensioni,” disse piuttosto, facendo spallucce, “Kurt è … insomma, quel tipo di persona che vorrebbe che tutti andassero d’accordo e si volessero bene. Allora deve aver pensato che portare il suo ragazzo sconosciuto a casa avrebbe causato un po’ di problemi.”
 
“Lo conosci bene.” Burt sorrise e fece qualche altro passo verso passo verso Sebastian, con le mani fisse nelle tasche. “Ascolta, figliolo,” Disse e Sebastian sorrise per quante volte avesse già usato il nomignolo affettuoso, “Non voglio sembrarti scortese, è solo che … Kurt è stato il mio unico figlio per più di quindici anni e mi sento protettivo. So che è troppo buono e a volte questo eccesso di bontà gli fa vedere del buono anche nelle altre persone.”
 
“Quindi, ha pensato che avesse visto qualcosa di buono in me che magari non esisteva.” Sebastian suggerì, ma Burt scosse la testa.
 
“È soltanto che io non riesco a essere buono come lui.” Disse e allunga la mano verso Sebastian. “Mi dispiace essere stato poco gentile. Non volevo renderti uno sforzo stare qui. Sono stato scortese, non solo come padrone di casa, ma anche come padre. Sei il ragazzo di Kurt, e rispetto a sufficienza mio figlio da sapere che ti ha scelto per qualche ragione.”
 
Sebastian sorrise abbagliante e istintivamente alle parole Ti ha scelto; scaldarono il suo cuore, facendo vibrare felicemente il suo petto.
 
“Non posso biasimarla, signore.” Tentò di scherzare, ma c’era anche una parte di lui che pronunciava quelle parole con serietà. “Neanche io penserei a me stesso come un bravo ragazzo.” Sogghignò e Burt rise un po’, quindi si sentì più a suo agio. “Ma sono molto fortunato per il fatto che mi abbia scelto. Mi ha reso una persona migliore.”
 
“Ora stai soltanto facendo il modesto.” Scherzò Burt, con un sorriso in volto. “Il fatto che io non ti vedersi come una brava persona, significa soltanto che ti ho giudicato troppo presto. Non vuol dire che sia un pensiero realistico. Sembri un bravo ragazzo ora che ho passato più tempo con te.”
 
“È per il football, signore?” Non poté fare a meno di scherzare, e beh, in quel momento sembrava soltanto tutto piacevole e tranquillo tra loro, il che era un bene.
 
Burt fece spallucce, ma stava sorridendo. “No, ma mi farebbe piacere avere qualche altro ragazzo seduto sul divano durante le partite.”
 
Sebastian rise e si sentì un po’ sollevato. C’era una specie di calore affettuoso nel suo corpo alla consapevolezza di star entrando a far parte della famiglia di Kurt. Era anche meglio di quanto non si sarebbe aspettato. Non che la sua famiglia lo odiasse o qualcosa del genere, ma l’aria che si respirava a casa degli Hummel-Hudson era decisamente diversa da quella che era abituato a respirare a casa sua o nelle ville della famiglia Smythe in giro per il mondo.
 
“Credo di dover spiegare anche io le mie azioni,” rispose, guardando dritto negli occhi di Burt come se volesse fargli capire che era semplicemente onesto. “Kurt mi ha detto di venire qui proprio prima che ci mettessimo in viaggio e io, sa,” tentò di trovare un modo carino di dirlo.
 
“Avevi paura da morire?” Suggerì Burt e sì, era esattamente quello che stava pensando Sebastian.
 
“Sì, più o meno. Ero teso, quando avrei voluto soltanto essere simpatico e fare l’opposto di tutto quello che ho fatto.” Confessò, sospirando. “Non so neanche perché ho accettato di venire qui così presto perché sapevo che sarebbe stato difficile per me, ma Kurt sembrava così felice quando me l’'ha chiesto, e … non sono riuscito a dirgli di no.”
 
Burt sorrise alle parole e aggiunse una risata.
 
“Beh, dovrai abituarti a dire di no, perché Kurt è piuttosto bravo a sfruttare i suoi occhioni blu per farti fare tutto quello che vuole.” Disse e il suo sorriso sfumò quando aggiunse, “Sono proprio come quelli di sua madre.”
 
Sebastian non rispose a quelle parole. Sia perché Burt sembrava triste ora, sia perché Kurt non gli aveva parlato così tanto di sua madre, quindi sarebbe stato indelicato da parte sua insistere. Wow, Sebastian Smythe che agiva in maniera delicata. Chi l’avrebbe mai detto?
 
Alla fine, rimase semplicemente in silenzio finché Burt non gli mostrò che era di nuovo pronto a parlare. Sospirò profondamente e poi sollevò lo sguardo, forzando un sorriso e poggiando una mano sulla spalla di Sebastian, dando un colpetto in confidenza.
 
“Mi fiderò di te, figliolo,” Disse e Sebastian ricambiò il sorriso, sentendo il calore delle parole direttamente nel suo petto, “Posso già dire che ti sei guadagnato qualche punto per essere entrato qui. Pensavo che volessi frugare tra le cose di Kurt ma … sai, quella cosa del ballo è carina. Non sapevo che non ne aveste uno alla Dalton. Kurt sarà sicuramente a pezzi, ma non te lo dirà perché è sempre così orgoglioso …”
 
E il sorriso di Sebastian crollò di nuovo.
 
Certo, il ballo. Non doveva dimenticarlo; sembrava essere troppo importante per Kurt affinché lui lo dimenticasse.
 
“Ma sono sicuro che ora che lo sai,” Burt disse, “farai qualcosa di speciale per lui quella sera, per fargli dimenticare del ballo.” Sembrava piuttosto che gli stesse dando un suggerimento. “Sarà così distratto e felice che non penserà al ballo nel suo vecchio liceo – dove ci sono tutti i suoi amici – perché non ci sarà altro posto dove vorrebbe essere.”
 
Sebastian annuì, inarcando le sopracciglia, mentre stava già cominciando a pensare a qualcosa che potesse funzionare; qualcosa che fosse abbastanza glorioso da non far pensare a Kurt a un evento che progettava da quando era bambino. Beh, non sembrava troppo semplice ora che ci pensava.
 
“Io, ah, credo che troverò un modo,” disse alla fine, facendo una smorfia, un po’ incerto, “Troverò qualcosa, lo prometto, lo farò.” Stava ancora parlando ma non sapeva se si stesse rivolgendo a Burt o a se stesso. Forse entrambi. Questa cosa cominciava a diventare sempre più complessa.
 
“Sono sicuro che lo troverai,” disse Burt e gli mostrò un sorriso mentre cominciava a muoversi indietro, verso la porta, “Assicurarti di sorprenderlo. So che magari è felice soltanto all’idea di stare con te alla Dalton. Ma so anche che voleva bene ai suoi amici al McKinley e sono sicuro del fatto che sia ferito all’idea di non poter realizzare uno dei suoi sogni con loro.”
 
Sebastian assentì, un po’ assorto, siccome la sua mente stava già cominciando a lavorare a idea di cene romantiche o qualsiasi altra cosa potesse distrarre Kurt dal grande evento. Burt si allontanò annuendo e allora Sebastian era ancora pensieroso quando cominciò a esplorare di nuovo la stanza. Questa volta, pensò molta più attenzione a ciò che vedeva, cercando cosa potesse far impazzire Kurt e renderlo così felice che per una notte avrebbe dimenticato il ballo. Non trovò molto, solo dei DVD, album, riviste, e un’uniforme da cheerleader della quale avrebbe dovuto sicuramente discutere con il suo ragazzo.
 
Il suo ragazzo, comunque, avrebbe potuto essersi svegliato, quindi scese al piano inferiore. Quando vide che Kurt stava ancora dormendo però, Sebastian capì che forse era il momento di visitare l’officina Hummel Tires & Lube. Magari a Burt serviva un po’ d’aiuto; c’era un modo migliore per guadagnarsi la sua simpatia che aiutarlo a lavoro quando non glielo aveva neanche chiesto?
 
 
   
 
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