Edward la accolse con un abbraccio, come al solito. Entrarono in sala, dove c'era la scrivania, già piena di libri e dizionari di francese. 

Per Jeanne era una seccatura dare ripetizioni, ma con Edward no: lui era simpatico ed aveva la sua età, e la capiva, mentre gli altri erano dei nanetti delle medie.

"Direi di ripassare i vocaboli, siccome all'esame non potrai usare il vocabolario." Gli disse lei, sfogliando i vari appunti "dimmi cosa significa 'déménager'.."

Il ragazzo ci pensò un attimo, poi la guardò e le rispose: "traslocare?"

Jeanne posò gli occhi sugli appunti.

"Esatto, e invece 'salir'?"

"Salire!" Esclamò, come se fosse ovvio.

"È un falso amico, significa 'sporcare'.. Ricordatelo." Lo ammonì lei, fredda come il ghiaccio.

"Ma a cosa serve saperlo?!"

"Sei tu che devi fare l'esame a settembre, non io. Ricordatelo e basta."

Lui la guardò negli occhi: lo faceva spesso. Lei si perdeva nei suoi occhi blu, ma cercava di non farlo notare. Lui naturalmente se ne accorgeva tutte le volte, e faceva in modo di guardarla spesso negli occhi, perché anche a lui piaceva lei.

In realtà quei due ragazzi non si piacevano semplicemente, si amavano, ma ancora non lo sapevano. Almeno, Jeanne non ne aveva idea, e non aveva neanche idea di quello che sarebbe successo quella sera. 

A un tratto Edward le chiese: "Come si dice 'anche io'?"

"Non lo sai? Come fai a non saperlo?! Si dice 'moi aussi'." 

"Ok, e.. Come si dice 'ti amo'?"

Lei alzò gli occhi dai libri e gli rispose: "'Je t'aime'" 

"Moi aussi."

Si guardarono intensamente, Jeanne alzò gli angoli della bocca in un piccolo sorriso, trattenendosi da fare un sorriso a 3794 denti.

"Dai, non fare lo scemo.."

Posò nuovamente gli occhi sul libro per continuare la lezione, come se non fosse successo niente. 

Studiarono per un po', senza né sguardi né sorrisi. Edward ebbe per un secondo la sensazione di aver rovinato tutto. 

"Si è fatto tardi, devo andare a casa" gli disse la ragazza, infilandosi uno scialle di cotone e prendendo la borsa. 

"Di già?" 

"Il tempo vola"

"..quando ci si diverte."

"Tu ti diverti a fare francese in una serata sprecata così?"

"Sono con te!"

Jeanne fece finta di niente, ma dentro stava impazzendo e saltando di gioia; lei era sempre stata una persona tranquilla. 

Edward la accompagnò alla porta e si infilò anche lui una giacca.

"Ti accompagno a casa, è tardi per girare da soli, non ti pare?"

La ragazza esitò un attimo.

"Ehm.. Ok"

 

I due ragazzi arrivarono fino al fiume che attraversava la cittadina, dove c'erano alcune barchette malandate, e sulla delle panchine vicino alle aiuole con alcuni alberi vicino alla riva. 

"Sono arrivata" disse Jeanne fermandosi. 

"Bello qui, no?"

"Già, un po' monotono dopo un po'"

Guardarono il fiume, poi continuarono a parlare, parlare e parlare. Sarebbero voluti rimanere lì per sempre, sotto al chiarore della luna, guardandosi negli occhi, osservandosi l'un l'altro.

Il cuore di Jeanne ardeva, ma fuori era calma. Pensava di poter svenire davanti a quegli occhi del colore dell'oceano, in cui si perdeva ancora una volta. Pensava di poter morire se le labbra di Edward avessero toccato le sue. 

 

E così fu: tra una parola e l'altra, lui la prese per i fianchi, la guardò ancora negli occhi, e la baciò.