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Autore: FuyuShounen    09/10/2013    1 recensioni
ATTENZIONE, SPOILER! FINALE 4° STAGIONE!
Fanfiction classificatasi 4° al contest "The Vampire Daries: Human", indetto da Lua93 su EFP.
Alaric era il primo che l'aveva chiamato "amico", da tanto tempo. Quando lo aveva rivisto, si era sentito bene, perché il suo migliore amico era tornato a coprirgli le spalle. Se avesse combinato disastri, lui gli sarebbe stato accanto.
Poi Bonnie aveva rialzato il velo, e si era sentito vuoto.
Doveva correre dal suo amico. In quel preciso momento.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alaric, Saltzman, Damon, Salvatore, Jenna, Sommers, Jenna, Sommers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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TVD

Vorrei squarciare quel velo

<< Alla fine hai conquistato la ragazza, amico >> disse Alaric, rivolto a Damon, che si stava versando due bicchieri di liquore. Entrambi avevano il sorriso in volto, dopo quella constatazione gioiosa.

A quelle parole, il vampiro chinò leggermente lo sguardo, rendendosi conto di tutto quello che quelle parole significavano. Helena, la ragazza che aveva creduto in lui, con la quale aveva sempre litigato, per cui aveva combattuto, aveva scelto lui. Ma, soprattutto, si ricordò di quando lui aveva detto proprio l’esatto contrario, davanti alla tomba di Alaric. Aveva pronunciato quella frase con tutta l’amarezza che aveva avuto nel cuore, accusando il suo amico di averlo abbandonato a fare il baby-sitter, mollandolo da solo. Se Alaric aveva pronunciato quelle identiche parole, poteva significare solo una cosa: che quella volta lo aveva sentito.

<< Sì >>. Damon, tenendo lo sguardo chinato, si sentiva felice. Elena era sua. Alaric era lì. << Ho conquistato la ragazza >>.

<< Ora vedi di non combinare… >>

Un presentimento. Alaric non sapeva quando Bonnie avrebbe rialzato il velo che separava il mondo dai vivi dall’Altro lato, ma percepiva qualcosa di strano: sentiva un sovrannaturale calore su tutto il corpo, che lo avvolse e rese la sua pelle quasi bollente per un attimo. Tutto questo si tramutò subito nella sensazione di trovarsi in un luogo dall’aria rarefatta, la sensazione orribilmente famigliare del suo stato di morte. E tutto ciò doveva essere accaduto in un brevissimo e infinitesimale istante, perché quando Damon replicò e alzò lo sguardo, gli occhi azzurri prima guardarono nella sua direzione e, non trovando nessuno, si voltarono dall’altra parte.

Non lo vedeva più. Il suo amico non lo vedeva più. Non c’era stato nemmeno il tempo di un’ultima bevuta insieme. Un’amarezza senza limiti riempì Alaric, che si sentì veramente vuoto, come se lo avessero privato di ciò che faceva scorrere il suo sangue nelle vene. Era un paradosso, dato che non percepiva più il corpo, ma quello che provava era chiaro: un’oscura, pesante e deludente amarezza. Ora il velo li aveva separati di nuovo.

Alaric continuò a guardare il suo amico, freddo e disorientato, desiderò dirgli che anche lui provava le stesse cose, come aveva fatto quando Damon aveva parlato davanti alla sua tomba. Voleva dirgli che sarebbe mancato anche a lui, ma che sarebbe stato sempre con tutti loro, e sarebbe stato sempre al suo fianco. Il suo amico fu più veloce. Uscì dalla porta, quasi scardinandola, e sparì dalla vista.

Il Vampiro originale si passò la mano sinistra tra i capelli, sospirando e concentrandosi su Damon, per capire dove potesse essere diretto. Certo, quella sensazione rarefatta tipica dell’Altro Lato era mortificante, ma aveva tutti i vantaggi dei fantasmi dei racconti a cui aveva smesso di credere, finché non aveva visto Damon bere il sangue di sua moglie. Era la consapevolezza indescrivibile di sentire le persone, e di raggiungerle. E lo fece.

Ciò che provò fu strano, veramente strano, anche per un vampiro ex-cacciatore che aveva trascorso un intenso periodo con altri vampiri, licantropi e streghe. Si era ritrovato improvvisamente vicino a Damon, diventato una macchia scura distinguibile solo per lui e altre creature sovrannaturali. Il vampiro si muoveva rapido lungo le strade, deserte a quell’ora, con lo sguardo fisso su un punto non preciso davanti a sé. Alaric sperava con tutto se stesso che il suo amico non perdesse il controllo, o non si lasciasse sopraffare dalle emozioni, perché non lo avrebbe potuto fermare. Ma soprattutto che non fosse così distratto da centrare in pieno una macchina e provocare un’altra catastrofe in quella notte di vittoria.

Ma fu presto chiaro dove Damon stesse andando, non tanto per la perspicacia di Alaric quanto per la velocità con cui il vampiro aveva corso fino al cimitero. Corse tra gli alberi sempreverdi e le file di lapidi, senza sfregiarne o distruggerne una, anche se in alcuni casi il vampiro aveva rischiato di frantumarne qualcuna.

Damon rimase a lungo a guardare la pietra commemorativa, pronunciando un monologo silenzioso e segreto nell’oscurità serena di quel luogo. Sì, serena, perché era quella sensazione che regnava tra i filari di lapidi, nonostante quello che lì si poteva provare in un primo momento. Nonostante fosse consapevole di ciò, Alaric non poté che provare un’empatica malinconia nei confronti dell’amico. Empatia vera, perché non stava riversando su di sé le emozioni di Damon, ma poteva capire quello che lui stava provando. Il suo animo era colmo dello stesso quieto e triste sentimento.

E il vampiro era lì, immobile, mentre Alaric veniva roso dalla curiosità. In modo troppo umano, cominciò a camminare avanti e indietro, e continuò così per un po’. Alternò il movimento a momenti in cui, seduto per terra, aspettava di vedere se l’amico avrebbe pronunciato qualcosa o se sarebbe rimasto in quel silenzio grave.

E delle parole, ad un certo punto, si diffusero nell’aria notturna.

<< Sai >> disse Damon, sollevando il viso pallido verso il cielo stellato. << Quella di mantenere vive le emozioni umane è la cosa più stupida che ho imparato. Quei bambini mi hanno influenzato troppo >>. Damon stava parlando come aveva fatto tempo prima, come se stesse riprendendo quel vecchio sfogo che aveva avuto dopo che gli altri si erano messi a ricordare i propri cari, accendendo lanterne giapponesi. Aveva usato la stessa parola, “bambini”, perché quegli altri, erano rimasti tali.

E lui era di nuovo l’unico baby-sitter.

La voce del vampiro non era forte, e si perdeva nell’atmosfera immobile. A poche file di distanza nessuno avrebbe sentito. Damon, dopo alcuni momenti di silenzio, riprese a parlare con gli occhi rivolti al cielo. Alaric, al suo fianco, guardò anche lui in alto, domandandosi se un giorno avrebbe mai abbandonato l’Altro Lato. A braccia incrociate, osservò l’oscurità della volta celeste, e poi si voltò verso Damon, in un’impaziente attesa che l’amico parlasse.

Il vampiro, tuttavia, non parlò subito. Deglutì un paio di volte, muovendo le dita della mano destra come se avesse bisogno di qualcosa. Forse di un alcolico. O di distruggere tutto ciò che gli sarebbe capitato a tiro.

<< No… >> cominciò Alaric, << Damon… >>

<< E cosa devo fare, adesso che tu te ne sei andato di nuovo? >> chiese Damon, conscio che non avrebbe sentito la voce del suo amico. << Devo spaccare tutto? >>

Il vampiro flesse leggermente il ginocchio sinistro, ma tornò presto alla posizione originale e Alaric si rilassò: non voleva vedere l’amico profanare il cimitero.

<< O prenderla con filosofia? >>

Damon strinse il pugno sinistro, ma lo rilassò subito. Il Vampiro originale era in tensione e, anche se non avrebbe potuto far nulla per fermarlo, si mise in posizione di lotta, con il busto piegato in avanti e le gambe pronte a scattare e le braccia aperte per placcare. Ma non avrebbe potuto fermarlo.

Che situazione assurda.

 << Per caso dovrei sentirmi fiero della mia umanità? >>

Il vampiro dai capelli neri stette in silenzio, ignorando la fauna notturna e tutto ciò giungeva alle sue orecchie. Nemmeno il vento si alzò in una parvenza di risposta. Alaric, incerto, ritornò nella posizione precedente: le braccia incrociate sul petto, e lo sguardo chino in cerca di una risposta convincente. A Damon non sarebbe bastata una frase fatta.

<< Sì >> rispose infine Alaric, non sapendo che altro dire. Facendo scorrere la mano destra tra i capelli castani, mentre la sinistra continuava a rimanere sul suo petto, provò ad esprimere tutto il desiderio di essere vivo, umano. Di trovarsi a correggere i compiti di Helena e Jeremy, o a preparare l’ennesima e appassionante lezione di Storia, che avrebbe annoiato gli studenti. Ma non esistevano parole adatte al suo scopo, per non parlare dell’inutilità del suo tentativo: il suono della propria voce poteva essere udito solo da lui stesso, e lo sapeva bene.

Ma come poteva rimanere il silenzio?

Un vento leggero si alzò nel cimitero. Damon ignorava la camicia scura mossa dalla corrente fredda, mentre quelli di Alaric, che avrebbe indossato gli abiti con cui era morto per un lunghissimo tempo, erano immobili. Il Vampiro originale si chiese, per un momento, se l’aspetto con cui si vedeva fosse solo una rappresentazione della sua coscienza o se, in qualche modo, parte del suo corpo l’avesse seguito, ma non badò molto a quell’interrogativo. Aspettava che Damon continuasse, che dicesse qualcosa.

<< Davanti a questa tomba, cosa me ne devo fare del dolore? >> Il vampiro ancora sulla Terra strinse a pugno la mano di cui aveva continuamente mosso le dita, mentre gli occhi gelidi fissavano il cielo senza perdervisi dentro, ma cercando di imporre un ordine a tutto il disastro in cui aveva vissuto. Le stelle erano punti fermi in quel caos? No, anche loro si muovevano nel corso della notte e dei mesi, e anche la stella polare sarebbe cambiata prima o poi. Neppure quelle servivano a qualcosa, alla fine: più guardava il cielo, più tutto sembrava insensato . << So quello che dirai. E’ ciò che direbbe Helena, che direbbe Stefan, se non fosse deluso e se non stesse gettando quella carcassa di pietra nel lago. >>

Damon abbassò gli occhi dello stesso color del ghiaccio sulla lapide a terra, puntando sulla scritta “Alaric Saltzman”.

<< Il dolore, l’amore… è tutto a rendermi ancora umano. Sai che gran guadagno >>.

<< E invece sarebbe tutto >> disse silenziosamente Alaric. << Vorrebbe dire essere vivi, estranei da tutto ciò che ci ha portato qui. O vorrebbe dire essere morti, ma in pace. Se esiste una pace dopo la morte >>.

<< Tu probabilmente sei convinto di una nobiltà nel vivere e morire da umani. >> Damon si sedette per terra, longitudinalmente, per poi sdraiarsi e giacere tra le tombe. << Ma io non so quanto valga l’umanità che voi amate tanto, a questo punto >>.

Alaric constatò che il suo amico non era cambiato. Non poté che farlo con una punta di dispiacere, perché forse l’umanità sarebbe stata la sua miglior difesa.

<< Anche se è grazie a quelle briciole di stupidità umana che mi rimangono, forse, che Helena mi ama. Forse è per quello che ha cercato di salvarmi >>.

Alaric inarcò un sopracciglio, in piedi accanto all’amico, curioso di sentire come sarebbe proseguita la cosa. Non voleva perdersi l’analisi introspettiva di Damon fatta da lui stesso, un’occasione imperdibile. Forse aveva sbagliato il giudizio stillato poco prima. Ma doveva udirlo con le proprie orecchie.

<< Non sarei potuto essere amato se non avessi avuto quei residui >> disse, voltando la testa nella direzione della lapide di Alaric. << Ma non sarei stato nemmeno… >>

Il vampiro s’interruppe. Gli occhi azzurri erano immobili, e non respirava nemmeno.

<< Forse non sarei mai stato nemmeno tuo amico >>.

Quelle parole lasciarono stupito Alaric, che si sedette poco distante dai piedi di Damon, con le gambe piegate che disegnavano due cunei sul terreno, del quale non poteva percepire l’umidità, ma lo toccava per modo di dire. Il Vampiro originale ricordò di quando aveva voluto uccidere Damon per vendicarsi, di quanto lo avesse odiato per avergli portato via tutto. Il vero dispiacere, misto però a vera gioia, lo provò tuttavia quando ripensò alla propria morte. Nonostante quelle immagini fossero contaminate da ciò che provava il suo lato oscuro, era felice di essere morto accanto al suo amico. Quando aveva sentito quel fantasma della vita scivolargli via dal corpo, insieme alla malvagità che lo aveva posseduto, si era sentito per un attimo al sicuro, scorgendo la presenza di Damon. Anche se lui era stato ancor più devastato dalla consapevolezza della morte di Helena. Alaric, invece, era morto prima di poterlo pensare.

Avrebbe voluto che quell’istante fosse stato più lungo.

<< Non so di preciso perché sia diventato tuo amico, Damon >> disse Alaric, muovendo anche lui le dita della mano destra come se cercasse il collo di una bottiglia, << ma è stato bello starti accanto >>.

<< Io non voglio essere un umano >> continuò Damon, che non aveva udito le parole dell’amico, pronunciando l’ultima parola come una specie di insulto estremamente offensivo, quasi indicasse una categoria di essere inferiori. Lo trovava degradante. << Fa soffrire troppo >>.

No, per Damon l’umanità non era degradante. Era la peggiore delle maledizioni, ancor più del vampirismo, perché lo costringeva a vivere il dolore.

Dopo queste parole, i due rimasero per un po’ in silenzio. I rumori degli animali notturni, nonostante arrivassero distinti all orecchie di Damon, venivano completamente ignorati, mentre Alaric avrebbe desiderato sentirli di nuovo; allo stesso tempo, pensava l’Originale, sarebbe stato bello avere una bottiglia di whisky. Avrebbe bevuto e poi frantumato il vetro sulla testa del vampiro accanto a lui, per provare a farlo riprendere. Un altro interrogativo sorse nella mente di Alaric, a cui si era dedicato già dopo essere morto, ma che aveva presto accantonato: per quale motivo non riusciva a sentire gli animali, ma poteva udire la voce dei suoi cari così perfettamente?

<< Stupidi bambini… >>

Le parole di Damon, ancora disteso a terra, furono seguite dalle campane della chiesa, che batterono i rintocchi delle tre di notte. Era straordinario come il tempo, misura così umana, fosse stato più veloce di un battito cardiaco a trascorrere. Nessuno dei due si era accorto che si trovassero nel cimitero da così tanto tempo.

<< Stupido me… >>

Il Vampiro originale guardò l’amico alzarsi, con la guancia sinistra e i vestiti bagnati dallo strato d’umidità che ricopriva l’erba.

<< E non so quanto stupido sia stato tu, per essere diventato mio amico >>.

Damon gettò uno  sguardo penetrante alla lapide, volendo quasi stupidamente, o umanamente, andare oltre la pietra. Fu un attimo, ma per quell’assurdo istante entrambi si sentirono felici, come se stessero bevendo insieme il solito whiskey invecchiato. Nello stomaco e nelle vene sembrava che stesse scorrendo l’alcool, che su di loro non avrebbe mai avuto effetto. Damon ripensò a lui e al suo amico quando salvarono Stefan dalla casa occupata dai vampiri della cripta, e quando andarono a cercare suo fratello sugli Apalachi. Ricordò come, alla fine, si comprendessero, mettendosi d’accordo con uno sguardo.

Il silenzio, che aleggiava tra Damon, Alaric e le tombe, era diverso da quello precedente: leggero, libero di espandersi in quel luogo di tristezza e serenità, fresco come la notte di un autunno ormai prossimo all’inverno. Damon, in posizione supina, non aveva staccato lo sguardo dalla scritta “Alaric Saltzman”, mentre il Vampiro originale guardava verso il cielo. Riconobbe solo le classiche costellazioni del Grande carro e dell’Orsa minore, mentre osservò le altre perso nei suoi pensieri. Alla fine, però, tutto si riconduceva a loro due, lui morto e Damon “quasi vivo”, separati da un velo così sottile che sembrava quasi impossibile che fosse in grado di creare un abisso così profondo. Tutto poteva essere pensato, ma alla fine dovevano fare i conti quella realtà.

<< Alaric… >> disse Damon, interrompendo il silenzio.

<< Si? >> chiese l’altro, che non poteva essere udito.

<< Guardami le spalle. Sei quello di cui mi posso più fidare, in questo momento. Perché ho paura di rovinare tutto con Helena >>.

Il vampiro si alzò in piedi, tanto veloce che il movimento fu praticamente inesistente, e, dopo un ultimo sguardo alla lapide, corse verso l’ingresso del cimitero. Aveva davanti a sé una strada deserta: sicuramente non era il fine settimana, ma non poteva stabilire la data. Nei giorni passati, sapere che giorno fosse era l’ultima della lista.

Ma, se Alaric in quel momento era con lui, non aveva nulla da temere per il futuro.

Dando le spalle ai filari di tombe, Damon rimase immobile, stringendo il pugno destro.

<< Vorrei tanto squarciare quel velo. Vorrei che tu fossi qui, amico >> disse, dopo aver chiuso gli occhi. Quando li riaprì, corse via, lasciando dietro di sé solo una gelida corrente d’aria e la presenza di Alaric, che lo aveva seguito.

<< Anche io vorrei essere lì >> disse Alaric, sulla soglia del camposanto. << Vorrei essere lì con te, Helena e Jeremy. Ma io veglierò su di voi >>.

Un attimo di silenzio. Lui non poteva udire, né essere udito. Ma, come lui poteva sentire Damon, forse anche le sue parole lo avrebbero raggiunto, prima o poi. Improvvisamente, Jenna apparve affianco a lui. Gli stessi abiti con cui era morta, ma con un piccolo sorriso sul viso dolce, incorniciato dai suoi bellissimi capelli. Lo guardava, con un misto di felicità e rassegnazione.

<< Sì, staremo sempre al loro fianco >>.

Il Vampiro originale annuì, stringendo la mano della donna. Era incredibile e stupefacente il conforto che quel gesto, anche da morti, poteva dare. Non erano più una coppia, ma il loro vecchio legame e la loro condizione li avvicinavano. Poi, guardando verso la strada su cui era andato via Damon, parlò.

<< Anche noi… vorremmo essere lì >>.

Alaric deglutì.

<< Anch’io vorrei essere lì… >>

Un immagine apparve nella sua mente: lui e Damon al bar, seduti davanti al bancone a ridere. A quella visione, fu colto dalla nostalgia. Damon era stato il suo appoggio, quando tutto sembrava perduto. Quando stava per morire, perché si era rifiutato di completare la transizione, aveva avuto la sua compagnia. Lui gli era stato vicino.

E avrebbe ricambiato, facendo altrettanto. Sempre.

<< …Amico >>.

 

Spazio Autore

Ciao! Ecco, la mia prima fic su “The Vampire Diaries”. Spero sia piaciuta!

La storia di questa fanfic è breve ma intensa… ok, sto esagerando. A parte gli scherzi, è nata durante la ricreazione, dopo essermi iscritto (iscritto e non iscritta) al contest “Human” di Lua93. Dovevamo scegliere una coppia e un sentimento, e dato che ho sempre ammirato l’amicizia tra Damon e Alaric… ecco qua!

Ho ripreso il finale della quarta stagione, creando un missing moment, in cui ho inserito elementi tratti dalla canzone “Human” dei Civil Twilight (come da regola del contest). Spero di non aver scritto qualcosa di scontato e noioso. Però, così, mi sembrava di mettere in risalto di più la loro amicizia, e spero di esserci riuscito.

Nell’introduzione non ho scritto come si è piazzata questa fic, perché i risultati non sono ancora stati pubblicati, ma ora è obbligatorio pubblicare le fic immediatamente. Per quanto riguarda il riferimento alle stelle come unici punti fissi, ho preso spunto dal quadro di Van Gogh “Notte stellata”, però l’ho modificato, perché nemmeno le stelle qui sono punti fermi.

Beh, grazie per aver letto! Spero che sia stato di vostro gradimento!

Arrivederci!

FuyuShounen

  
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