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Autore: GioTanner    09/10/2013    3 recensioni
'«Non ho portato fiori. Neanche tu ne avevi portati nel '76.- affermò, inginocchiandosi sul freddo marmo.[...]
Era sempre stato un perfezionista del cazzo, lui. E ce ne aveva da dire anche dopo anni. E quello che voleva dirgli, quel giorno, era che alla fine aveva vinto lui.
Hunt aveva perso la gara più grande, ma già da un po' la sua vita non stava più in pole position.'
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Flash-fic ambientata post-'76: l'ex Ferrarista Niki Lauda si ritrova a parlare ad un amico, ad un avversario, ad un suo ricordo sbiadito.
James Hunt lo chiamava 'topo' una volta, prima dell'incidente, prima di tutto. Eppure secondo Niki -per ironia della sorte-, la fine del topo era toccata senz'altro al suo rivale.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Hunt, Niki Lauda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fine del Topo.

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Inghilterra, Londra. Giugno 1993.

«Non ho portato fiori. Neanche tu ne avevi portati nel '76. -affermò, inginocchiandosi sul freddo marmo- Ma sono venuto a trovarti e questo tu non l'avevi fatto.»

Niki contava i giorni al contrario, cercando fra i frammenti di memoria i momenti in cui lui e the Shunt erano stati rivali, sinceri e puramente in sintonia nel darsi contro a vicenda. La cosa lo divertiva ora come ora, non gli rodeva più.

O quasi. Era sempre stato un perfezionista del cazzo, lui. E ce ne aveva da dire anche dopo anni.

Avrebbe voluto dirgli una cosa infatti, un giorno, ma poi s'era detto che mica poteva chiamarlo -lui, lui che era diventato un presentatore della BBC, quello stronzo- tanto per rinfacciargli l'ennesima frase.

Hunt gli diceva difatti -sempre prima dell'incidente questo- che c'aveva la faccia da topo. “Ehi amico, -allora gli rispondeva a suo tempo- non penserai d'offendermi per il mio aspetto?! È questo? Davvero? Ho il cervello, io.” e, puntato un indice sulla tempia, andava borbottando un “vaffanculo”.

Caratterialmente l'animale era sempre stato James Hunt, in effetti: tutto istinto e niente ingegno. Correva forte lui, questo sì.

Niki preferiva le percentuali, far scazzare gli altri e vincere quando era praticamente sicuro di vincere. E quello che voleva dirgli, quel giorno, era che alla fine aveva vinto lui.

Hunt aveva perso la gara più grande, ma già da un po' la sua vita non stava più in pole position. La sua fine non era giunta quel giorno, fra i fiori e le lacrime e le facce spente e le giacche scure, no. La sua fine era avvenuta quando aveva smesso di rischiare e di correre, di schiantarsi e di vivere. Ed era tutto un controsenso quello, perché la morte Niki, l'aveva vista forse più da vicino, eppure era ancora lì. Non era fortuna quella, era cervello. Mentre Hunt si era ritrovato in trappola, fra show e business, in un mondo che gli era scivolato addosso senza più un senso. Perché il senso unico lo centrava solo quando era in pista.

«Hai fatto la fine del topo. -carezzò con due dita la foto sulla lapide -E ora sei qui a mangiare la polvere.» gli rimproverò.

E prima di girarsi di spalle e andarsene lasciò lì il suo cappello e gli sembrò quasi, gli sembrò davvero, di sentire la sua risposta:


“Che stronzo!”



- - - -



Et- voilà.

Volevo fare una piccola flash-fic su Rush, e alla fine ci son riuscita.

Questo è una -GRANDE- ipotetica vicenda, ossia Niki Lauda che si ritrova sulla tomba dell'avversario Hunt -che è morto a giugno del '93.- (E dunque per 'Hunt aveva perso la gara più grande' intendo la sua vita.)

Ho adorato Daniel Bruhl nella parte di Niki e volevo tanto scriverne questo momento sul fattore 'hai fatto la fine del topo'.

Spero che vi piaccia e se volete lasciatemi una recensione, sempre apprezzata (; Yo oh.


Enjoy,

Giò.

   
 
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