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Autore: ELE106    10/10/2013    6 recensioni
[Wincest] Sam si ricordava ogni cosa. Il suo primo bacio sapeva di errore e disperazione. Di rimorso e colpa. Un qualcosa da tacere, nascondere e dimenticare. Seppellire da qualche parte, perché non facesse del male a nessuno. Il suo primo bacio, Sam lo aveva dato a Dean, quando aveva dodici anni.
Buona lettura ;)
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest | Contesto: Prima dell'inizio
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Disclaimer: Sam e Dean non mi appartengono, questa è una storia di fantasia, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
 
 

Slancio d’affetto
 

 
Il primo bacio, per Sam Winchester, sapeva di lacrime salate e sangue dal gusto metallico.
Si ricordava dell’odore di disinfettante nelle narici, dei colori asettici della stanza d’ospedale e del bagliore dorato negli occhi di Dean... mai, prima di allora, così vicini ai suoi.

Sam si ricordava ogni cosa.

Il suo primo bacio sapeva di errore e disperazione. Di rimorso e colpa.
Un qualcosa da tacere, nascondere e dimenticare. Seppellire da qualche parte, perché non facesse del male a nessuno.
 
Il suo primo bacio, Sam lo aveva dato a Dean, quando aveva dodici anni.
 
Erano finiti al pronto soccorso dopo che suo fratello maggiore lo aveva difeso a scuola da un gruppo di ragazzi più grandi che lo prendevano in giro pesantemente.
Una sciocchezza tra bambini, ma Dean aveva reagito con violenza, picchiandoli tutti da solo e finendo per farsi male sul serio.
Quando Sam lo aveva visto a terra, dopo che lo avevano colpito con forza in testa, aveva gridato di terrore e chiamato aiuto, disperato.

Erano in ospedale da qualche ora e solo da poco gli avevano permesso di vedere suo fratello. Stava bene, contusioni e lieve trauma cranico a parte.
Ma Sam era sconvolto, tremava di paura e preoccupazione, era rimasto solo in sala d’aspetto, senza che nessuno lo tranquillizzasse o gli desse conforto e notizie sulle condizioni di Dean.
L’insegnante che li aveva accompagnati si era allontanata per avvisare John Winchester dell’accaduto, e non era più tornata da lui.
Sam non sapeva se avesse trovato suo padre, non sapeva nemmeno dove fosse lui, sapeva solo che non sarebbe di certo corso da loro, impegnato chissà dove a cacciare chissà cosa.

Erano soli.

Era solo.

E se avessero aperto l’armadietto di Dean? Se avessero trovato il colletto che portava a scuola? Li avrebbero espulsi?
E se avesse perso Dean... che avrebbe fatto Sam?

Tremava ancora, scosso, quando finalmente gli avevano lasciato vedere suo fratello.
Si era avvicinato piano alla barella dove stava disteso con gli occhi chiusi.
Sotto il lenzuolo che lo copriva, si riusciva ancora a vedere la maglietta bianca stropicciata e sporca di sangue. Aveva la testa fasciata, un brutto taglio in parte al labbro e lo zigomo gonfio e violaceo.
Le lacrime scendevano da sole e Sam si sentiva stupido e piccolo, per non riuscire neppure ad inghiottire il pianto. Dean lo avrebbe sgridato se lo avesse visto.
Aveva tirato su col naso mentre avanzava verso il lettino e si era ripulito velocemente con la manica della felpa grigia che indossava.

“Dean?”

Lo aveva chiamato sussurrando appena. Poi aveva toccato la sua mano, appoggiando solo le dita sulla pelle e sfiorandola leggermente.
Dean era scattato all’improvviso e si era messo seduto, facendogli un versaccio per spaventarlo.

“Bu! Sei un cavolo di frignone, Sammy! Guardati! Sono disteso su una barella e sto messo lo stesso meglio di te!”

La tensione accumulata aveva semplicemente fatto crollare il minore.
Sam era scoppiato a piangere, si copriva il viso con le mani e singhiozzava senza riuscire a fermarsi. E a Dean per poco non era venuto un colpo.

“Sei uno stupido, Dean... uno stupido!”

“Ehi! Calmati, è tutto ok!”

Il più grande, intenerito, lo aveva attirato gentilmente a sé e lo aveva abbracciato, accarezzandogli la testa ed intrufolando la mano tra i capelli scuri del più piccolo.

“Sto bene, Sammy!”

“Non farlo mai più! Mai più!”

Mentre singhiozzava ancora, Sam lo aveva stretto in vita e aveva nascosto il viso contro il suo petto.

“Papà non è venuto... non è venuto, Dean! Che cosa faccio io da solo, se tu... se tu te ne vai via!”

“Che dici? Dove dovrei andare? Io picchio duro, Sammy, hai visto quelli come sono ridotti?”

“Non me ne frega niente di quelli! Possono prendermi in giro quanto vogliono! Io voglio solo che tu la smetta di farti male per colpa mia!”

Sam lo aveva stretto più forte, ma Dean si era separato da lui, allontanandolo di poco per sciogliere il loro abbraccio e farlo sedere sul lettino.
Lo aveva guardato serio, con quegli occhi così limpidi... gli occhi di un bambino, luminosi ed entusiasti, eppure profondi e velati da troppe responsabilità ed esperienze, come fossero quelli di un adulto.

“È mio compito starti dietro, Sammy.”

Una frase che Sam odiava sentire da sempre, con tutto se stesso. Si era rabbuiato subito, spostando lo sguardo e fissando le tende verdognole della piccola finestra, dietro il lettino di suo fratello.

“Certo...”

Gli aveva sussurrato, con tono deluso, gli occhi arrossati e le guance rigate di lacrime.

Sono solo un ordine che ti ha dato papà.

“Sammy?”

Al suono del suo nome, Sam aveva rialzato lo sguardo, incrociando di nuovo quello di Dean. E c’era tutto l’amore che aveva per lui, in quegli occhi verdi. Poteva sentirlo... come si sentiva al sicuro, sempre, ogni volta che lui lo guardava in quel modo.

“La mano ti trema ancora...” così dicendo, Dean gliel’aveva stretta tra le sue, in un gesto affettuoso di conforto “... ed è fredda.” Poi ci si era accostato con le labbra e ci aveva soffiato sopra, per scaldarla.
Sam era arrossito, ma non l’aveva ritratta.

“Va meglio?”

In ospedale, coperto di botte, Dean si preoccupava comunque che lui stesse bene.
Si guardavano negli occhi, quasi cullati dall’intimità creatasi in quegli attimi di tenero silenzio, così vicini che potevano sentire uno il profumo dell’altro.
Il maggiore aveva tirato le labbra per sorridergli e il taglio aveva ripreso a sanguinare, anche se di poco.
Preoccupato, Sam aveva allungato una mano verso il viso del fratello e aveva posato due dita proprio in parte alla ferita.

“Ti fa molto male?”

“Ma no Sammy, piantala! Non fare la femminuccia!”

Il sorriso di Dean si era allargato di più, accompagnato da una buffa smorfia di fastidio, e un secondo dopo Sam lo aveva baciato sulla bocca.
Con gli occhi chiusi, aveva appoggiato appena le labbra su quelle del maggiore. A contatto con esse, rimaste immobili, il minore aveva dischiuso e subito richiuso le proprie. E per un attimo aveva percepito il loro sapore.
Dean invece gli occhi li aveva tenuti sempre aperti. Li aveva spalancati, ma non si era comunque sottratto a quel contatto, che aveva sentito essere troppo intimo, eppure tanto dolce.
Dopo l’iniziale stupore, il maggiore aveva osservato impietrito Sam allontanarsi da lui e indietreggiare maldestramente. Lo aveva visto tremare da capo a piedi e balbettare, confuso.

“S-scusa... scusa Dean, io non so... non so cosa...”

Il minore si era portato una mano a coprirsi le labbra, visibilmente spaventato.

“N-non fa niente, Sam.”

Non era vero. Dean era turbato quanto suo fratello, ma lo aveva invitato a riavvicinarsi di nuovo e, una volta a portata di braccio, gli aveva scompigliato scherzosamente i capelli. Poi aveva tossicchiato imbarazzato, prima di rivolgergli di nuovo la parola.
Sam si sentiva morire e avrebbe solo voluto scomparire da quella terribile stanza semi buia, che puzzava di disinfettante.

“Mi vai a prendere una coca, Sammy? Ho una sete...”

Sam aveva alzato gli occhi e, con un enorme sforzo emotivo, gli aveva sorriso tirato.

“Si... certo, Dean.”

Quando era uscito, con la testa bassa e le spalle curve, Dean aveva fissato la soglia, stordito, per qualche secondo.
Poi, semplicemente era passato oltre.
Aveva catalogato la cosa come un eccessivo slancio d’affetto da parte di Sam. Erano in ospedale, lui si era fatto molto male, il padre non c’era, era solo e spaventato. Aveva semplicemente espresso in quel modo la sua apprensione per la salute del proprio fratello.
 
Ma Sam... Sam sapeva che non era così.
Sapeva che, se a dodici anni si da un bacio a qualcuno sulle labbra, lo si fa per un motivo solo.

E capirlo lo terrorizzava a morte.
 
Il primo bacio di Sam Winchester, sapeva di verità... e di paura.
 
 
 
 
Fine.
 
 




Nda: una volta, quando ero un’autrice(??) seria(???????), ci mettevo giorni a scrivere una ffc... cosa mi succede?!?!? Niente, stavo cercando di far passare il tempo in attesa di vedere la s9e1 (che poi ho visto e.... OMG Dean, ti amiamo ogni giorni di più). Insomma, lo so che è una sciocchezzuola, nemmeno poi tanto originale, ma mi sono venuti in mente i miei pulcini adorati e mi è partita la vena wincest!
  Ecco, spero di non aver turbato nessuno, visto che Sammy è molto piccolo, ma nella mia testa (malata, ovviamente) è tutto molto dolce e affettuoso. *è impazzita per colpa di ggggente che si shippa troppo bene*
 
   
 
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