Caro…
sai, adesso che ci penso non so come ti chiami davvero.
A dirla tutta non te l’ho neanche mai chiesto, non mi interessa saperlo.
Non voglio scoprire qual è il tuo passato, non voglio costringerti a rivelarmi i tuoi demoni, ne ho già abbastanza a cui pensare.
Io sono amico dell’uomo che ho conosciuto, non dell’uomo che avresti potuto essere prima.
Tu dici di chiamarti Groucho, come il grande Groucho Marx.
Oltretutto gli somigli così tanto…Bhe, tranne  che per le battute, ma sorvoliamo: questa è una lettera di ringraziamento, non voglio ridurti alla depressione.
Quindi, come avrai capito , voglio dirti grazie.
Grazie, perché per aiutarmi hai sempre fatto qualsiasi cosa, anche a costo di rinunciare a ciò che tieni.
Grazie per le tue stupide battute, senza le quali sarei già impazzito da un bel po’, anche se sembra strano.
Grazie per la pistola, che ti faccio tenere perché mi fido più di te che di me stesso.
Grazie perché, nei pochi momenti, in cui taci o mi lasci solo mi dimostri che sai ciò di cui ho bisogno.
Grazie perché, quella notte di tanti anni fa, dentro quel baule c’eri tu e non un poltergeist.
Ma, soprattutto, grazie perché quando ti disse di andartene tu non lo facesti. Non hai mai mollato tu, eh?
Infine ti ringrazio perché è per merito tuo che ho ricominciato a vivere.
Ecco, questa lettera è finita, o quasi…Prima voglio scriverti un’ultima cosa.
Nella mi avita ho avuto molte donne, ma finora mi è sempre andata male. Per un motivo o per l’altro se ne sono sempre andate tutte.
Sappi però che l’unica persona che non potrò mai sopportare di perdere sei tu, il mio migliore amico.
Ti voglio bene Groucho.

Dylan Dog