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Autore: Sachi93    11/10/2013    0 recensioni
"Seduti ai vostri tavolini, dietro una splendida e lucida vetrata, osservavate la vita scorrere.
Senza che il tempo passi con voi o forse accompagnandovi più lentamente di quanto si pensi.
Mancanti sempre di qualcosa, che nessuno dei due sapeva di poter avere.
Ma voi, voi continuavate a sorridere e a resistere.
A vivere in ogni secolo, pensando a quei tempi.
E lì in quei momenti d'amarezza, c' era ancora la sua voce.
Nascosta dietro ad una carezza del vento, mentre assaporavate sul palato una nuova nota.
[...]
Perché è la storia ad essere la vostra più grande cicatrice, un passato che non dovrebbe essere un presente.
Quello che ricordate davanti ad un dolce caffè, accompagnato da una fumante sigaretta, firmato da delle monete tintinnanti e dall' essenza di un costoso profumo italiano, nel pomeriggio di una nuova primavera."
'Cicatrici': THE END.
Genere: Generale, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrici...'
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Cicatrici: Fine.



E quel giorno vennero veramente sgridati da un Germania piuttosto rosso, come se non lo fosse tutti i giorni.
Compatiti da un Spagna ricoperto di scartoffie e consolati da un Francia piuttosto brillo, mentre Inghilterra imprecava a suon di We Will Rock You.
Ormai ne avevano attraversate così tante che il suono delle voci si confondeva nel profumo del cappuccino.
Le risate sguaiate di Prussia.
I borbottii di Austria.
Le padelle tuonanti di Ungheria.
Il russare di Grecia pallido e sempre più assonnato, e tanti altri suoni che si sovrapponevano, cantando una strana e divertente nenia.
Come spesso accadeva in passato.
Quel mondo ovattato che spesso lì riportava dal nonno.
In quei giorni tanto lontani, dove i sogni si confondevano con la realtà.
E rimaneva solo il timbro caldo e penetrante dei suoi racconti.
La mano calda e forte, un po' tremante.
Il mantello rosso che svolazzava davanti ai loro occhi, mentre camminavano fra le strade affollate della città.

Il suono della campana annunciava la fine della riunione e loro tornavano a casa.

Il caffè del pomeriggio era d'obbligo.
Che sia a casa o in una caffetteria, il rituale era sempre lo stesso, da anni.
Un caffè corto con tre zollette di zucchero.
Sei giri di cucchiaio.
Un sorso per sentire l' aroma, leggermente bruciacchiato.
Il suono della tazzina che veniva poggiata sul piattino.
E la vista su Piazza Venezia era sempre lì, come le chiacchiere delle varie persone.
I turisti con le loro guide che affollavano i marciapiedi.
I commercianti che esponevano i loro beni.
E i clacson delle macchine che passavano frenetiche.

E qui, i due fratelli si accorgevano che da duemila anni a questa parte, nulla era cambiato.
Forse solo la presenza della caffetteria, ma quello era il segno del tempo che avanza.

I rumori erano gli stessi.
Le voci diverse e sempre nuove affollavano il vostro udito.
Le persone in delirio agli stadi.
I mezzi numerosi sulle strade.

Forse solo una cosa mancava.
La sua voce.
Scomparsa all' alba di una nuova era.
Lì, nascosti sotto un cespuglio.
Silenziosi come topolini.

Perché quel giorno, qualcosa accadde.
Un fruscio lento e costante, lo sguardo penetrante ormai quieto.
L'arma  alla fine posta nell'elsa davanti ai nemici.
Con lo sguardo sereno sorrise, mentre si dissolveva nel vento
Nessuna battaglia a segnare la fine della sua gloriosa esistenza.
Cadde così, senza rumore.
Un mattino del 5 settembre.*


Seduti ai vostri tavolini, dietro una splendida e lucida vetrata, osservavate la vita scorrere.
Senza che il tempo passi con voi o forse accompagnandovi più lentamente di quanto si pensi.
Mancanti sempre di qualcosa, che nessuno dei due sapeva di poter avere.
Ma voi, voi continuavate a sorridere e a resistere.
A vivere in ogni secolo, pensando a quei tempi.
E lì in quei momenti d'amarezza, c'era ancora la sua voce.
Nascosta dietro ad una carezza del vento, mentre assaporate sul palato una nuova nota.


La verità è che siete talmente sballottati nel corso degli eventi, che non vi accorgete di portare il peso di una storia che non vi appartiene più.
Perché è la storia ad essere la vostra più grande cicatrice, un passato che non dovrebbe essere un presente.
Quello che ricordate davanti ad un dolce caffè, accompagnato da una fumante sigaretta, firmato da delle monete tintinnanti e dall' essenza di un costoso profumo italiano, nel pomeriggio di una nuova primavera.





Salve ragazzi,
ecco qui la fine delle 'Cicatrici' di Feliciano e Romano, che  ricorderanno sempre con nostalgia il nonno,  come potete vedere ho preso una mia vecchia storia e inserita qui dentro: (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1591734&i=1*).
Alla fine della storia, ho ripreso un po' di elementi che hanno caratterizzato i miei racconti, come se fossero eventi del quotidiano, una sigaretta, il caffè, un profumo, e se vi chiedete il motivo per cui uso sempre la stagione della primavera per ambientare le mie storie, non solo significa rinascita, ma perché io sono nata in tarda primavera, l' 11 giugno, quindi in passaggio tra una frizzante primavera ad una quieta estate, di un lontanissimo '93.
Pertanto con questa, dico addio alla serie 'Cicatrici', saluto i miei lettori e ringrazio calorosamente Malice che mi ha sempre incoraggiato.
(Vi assicuro che è difficilissimo scrive FINE e metterci un punto.)
Un caloroso saluto e arrivederci,
Sachi93.
  
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