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Autore: Kei_Saiyu    05/04/2008    5 recensioni
Dolce è la melodia che proviene da un cuore puro.
Lenta è la melodia che proviene da un cuore triste.
Veloce è la melodia che proviene da un cuore allegro.
Ma che melodia crea un cuore innamorato?
Che melodia crei tu, oh creatura pura, alle volte triste, molte allegra ed ora innamorata?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene gente, ecco la mia fanfic per il compleanno di Goku!

Scritta in fretta e furia per vari problemi, non è il massimo, ma è accettabile. ù_ù

La storia si svolge dopo qualche tempo dalla separazione di Sanzo dal gruppo.

Con questo è tutto. Auguro buona lettura e ringrazio chi sarà così gentile da lasciarmi un commento. ù_ù

Kei

 

 

 

Dolce è la melodia che proviene da un cuore puro.

Lenta è la melodia che proviene da un cuore triste.

Veloce è la melodia che proviene da un cuore allegro.

Ma che melodia crea un cuore innamorato?

Che melodia crei tu, oh creatura pura, alle volte triste, molte allegra ed ora innamorata?

 

Note flautate che si spandevano nell’aria fresca dei primi giorni d’aprile.

Un richiamo che non si poteva rifiutare.

Ed ogni tipo di creatura accorreva ammaliata a quel suono.

Eppure sentivano una musica diversa.

Chi allegra, tanto da volerla ballare.

Chi triste, provando un senso di vuoto nel cuore.

E chi, invece, le sentiva entrambe.

Uguali ma diverse in qualcosa d’incomprensibile.

Ed allora correvano per capirne la provenienza e chiedere spiegazioni.

Correvano per cercare una risposta che non giungeva.

Correvano perché così gli suggeriva l’istinto.

Fino a che non si trovarono insieme, in quel bosco rigoglioso.

E c’erano tutti, nessun animale escluso.

E c’era lui: un uomo.

Ma gli animali non lo temevano, perché se era giunto lì, significava che era come loro.

Puro istinto.

E lo fissarono quel giovane umano, ma non troppo, perché la loro attenzione venne catalizzata da un’altra figura.

Una donna per l’esattezza, o così almeno si mostrava loro.

Seduta su di una roccia al centro del lago, li guardava con interesse continuando a suonare.

E la luce della notte la illuminò, consentendo loro di ammirare la sua estatica bellezza.

Creatura dai lucenti capelli color argento e dalla pelle lunare.

Labbra rosse come boccioli di rosa.

Guance rosate come pelle di pesca.

Iridi azzurre come il cielo privo di nubi, ma profonde come il fondale di un mare.

Come abito, solo una lunga veste bianca, mentre fra le dita reggeva un flauto color avorio.

Una Dea.

Gli animali la fissavano in rigoroso silenzio e così fece anche l’umano.

La donna lo fissò intensamente e parve sorridere dietro quello strumento musicale mentre lo analizzava.

Giovane uomo dai corti capelli castani.

Guance arrossate da un infantile imbarazzo.

Pelle bronzea come se il sole stesso avesse posato su di lui un bacio.

Labbra rosee dischiuse in un’esclamazione di stupore e grandi, caldi occhi dorati.

E la melodia si fece più intensa.

Una voce dolce, eppure in qualche modo autoritaria, si levò giungendo a lui.

« Creatura figlia della Madre Terra, finalmente sei giunto a me. »

E lui non seppe far altro che rispondere con un lieve sì.

Forse per non interrompere l’atmosfera, o forse perché ancora non capiva.

Non capiva perché fosse lì, né cosa lo aveva spinto ad inoltrarsi nel bosco in piena notte.

No. Non ne aveva idea, ma il suo cuore doleva e gioiva in contemporanea, come se sapesse già cosa lo attendeva.

E lei riprese a parlare, senza che le sue labbra si muovessero se non per imprimere aria al bocchino del flauto.

« Il mio nome è Yume, mio piccolo Seitentaisei Son Goku e ti stavo aspettando con ansia.

So cosa affligge il tuo giovane cuore.

La mancanza è tremenda, vero? Lo so bene.

Ma tu sei fortunato, perché sei il suo prediletto e questa notte, se vorrai, esaudirò un tuo desiderio.

Avanti, so cosa vuoi chiedermi ma serve una tua parola per far sì che l’incanto si avveri.

Solo per una notte, farò in modo che tu possa essere lieto. »

Ma Goku non parlò. Il suo cuore ed i suoi occhi lo fecero per lui.

E lei annuì, come se avesse sentito il suo bisogno disperato.

Ed il vento si levò piano, sollevando piccoli petali di ciliegio apparsi da chissà dove.

Gli animali svanirono e quella Dea -  perché era certo che lo fosse – anche.

Rimase solo la melodia mentre stupito si guardava attorno.

E c’era solo la musica.

Ed il bosco.

Ed il lago.

E lui.

E…

Sgranò gli occhi, incredulo come mai.

Ed il suo cuore perse un battito.

Ed un altro ancora.

E ancora.

Guardò quella figura conosciuta ed amata.

Non credeva che fosse lì, eppure non svaniva.

Anche se si stropicciava gli occhi, non spariva nel nulla, come accadeva frequentemente mentre andava in giro con i suoi compagni.

Lo guardò nuovamente mentre anche lui si fissava attorno, con quei suoi occhi di brillante ametista e dalla pelle diafana.

Lo chiamò in un sussurro, per paura che fuggisse via.

« …Sanzo? »

E si girò, posando su di lui gli occhi per la prima volta e parve sgranarli un poco, ma forse era solo un’illusione.

Ed il suo cuore riprese a battere più veloce.

Sempre più veloce.

Incontenibile come mai.

E quando sentì la sua voce – Dio, quanto gli era mancata! – quasi svenne.

Dalla gioia inarrestabile che sentiva nascere dentro di sé.

Dallo stupore che lasciava spazio al calore.

Da tutto e da niente.

Da un miscuglio di sentimenti tanto grande da farlo rimanere immobile.

« Goku? »

Si riscosse dopo qualche secondo, mentre sentiva le lacrime affiorare dai suoi occhi e nulla più lo trattene.

Gli corse incontro invocando il suo nome a gran voce, per poi buttarsi fra le braccia calde del suo sole.

E tale fu lo stupore, che nemmeno Sanzo si mosse.

E tante erano le parole che volevano uscire dalle loro labbra, che rimasero in silenzio a gustarsi quel momento.

Chi con malcelata gioia e chi pregno di felicità.

Ma una voce li raggiunse, dicendo loro di non parlare, ma di ascoltare.

Di non guardare nulla all’infuori degli occhi del compagno.

E tutto sembrava così bello e vero, da renderli consapevoli.

E mentre Goku alzava il volto rigato dalle lacrime per guardarlo, Sanzo capì tutto.

E non parlò.

E nemmeno Goku lo fece.

Ciò che fecero, invece, fu scambiarsi un piccolo saluto con le labbra.

Solo un tocco leggero, dovuto ad una forza che li aveva spinti ad avvicinare i loro volti.

E tutto fu confuso in un vortice di petali di ciliegio che danzavano al ritmo della melodia.

Non esisteva nulla all’infuori di loro e dei loro cuori.

Perché anche senza parole loro si capivano e rispondevano.

Con tocchi delicati di labbra quanto si nominava la mancanza.

Con tocchi più passionali quando si accusava l’abbandono.

E continuarono così per tutta la notte.

Scambiandosi chiarimenti fra i baci.

E parole fra carezze più o meno audaci.

 

E la mattina giunse troppo in fretta.

Risvegliandoli dall’incantesimo, mentre la voce che li aveva uniti per quella notte, li riaccompagnava nella separazione.

« Giovani amanti, non crucciatevi.

Vi rivedrete.

Il vostro tempo qui è scaduto, ma non sarà un addio ciò che vi scambierete.

È ora di svegliarvi dal vostro sonno e lieta sarà questa giornata.

Perché anche se distanti sarete uniti ed in dono, vi lascio questo ciondolo, nella speranza che possiate un giorno non lontano riunirlo… »

E sul collo di ognuno, apparve un ciondolo con raffigurante una metà del Tao.

E mentre l’incanto svaniva, Goku sussurrò quelle parole che per tutta la notte non aveva avuto la forza di dire.

E mentre l’incanto svaniva, Sanzo gli posò un dolce bacio sulle labbra rosse, lasciando il suo personale augurio.

« Buon compleanno, baka saru. »

*

E quando Goku si svegliò, aveva ancora il sapore di Sanzo sulle labbra.

E quando gli chiesero come si sentisse nel compiere un nuovo anno, lui rispose semplicemente tenendosi fra le mani il ciondolo:

« È il compleanno più bello della mia vita. »

*

E quando Sanzo si svegliò, aveva ancora in mente le parole della sua scimmia.

E quando gli chiesero come si sentisse quella mattina, rispose con il solito, sprezzante verso. Ma chi lo conosceva, poteva sentire in quel suono una nota più dolce del solito.

« Tsk. »

 

*

Nel Tenkai, un Dio sedeva comodamente su di un trono dorato.

Inginocchiata ai suoi piedi, una Dea di grado inferiore sorrideva furba.

« Allora divino Kanzeon, come sono andata? »

Il Dio le sorrise malizioso, rispondendole fra uno sbuffo divertito.

« Non male. Certo che mio nipote avrebbe anche potuto darsi da fare! Non gli capiterà mai più una simile occasione! »

E Yume rise di gusto.

« Non cambierai mai, non è vero?

Anche se non mi sarei mai aspettata una simile richiesta da parte tua.»

Kanzeon ridacchiò osservando nel laghetto i suoi protetti.

« Sono il Dio della Misericordia, è ovvio che lo abbia fatto e poi, oggi è un giorno speciale e quella scimmietta doveva avere il mio regalo di compleanno…»

E nonostante in tutto il Tenkai si parlava del Divino Kanzeon come un essere sfrontato, senza peli sulla lingua ed egoista, c’erano Dei che sapevano che non era così, nonostante lui facesse di tutto per darlo ad intendere.

 

OWARY

   
 
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