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Autore: FindingDarcy    12/10/2013    2 recensioni
"Ricordo che una volta mio fratello Rob mi chiese di dar da mangiare a Poldo, il suo pesciolino rosso. Avevo solo dieci anni e un disperato bisogno di nuovi amici, volevo che Poldo mi trovasse simpatica e carina così cercai di comprarmi il suo favore con il cibo. Mia madre si era tanto raccomandata di dargli un pizzico di mangime dalla bustina che Rob mi aveva lasciato vicino alla bolla di vetro ma io pensai che, una volta ogni tanto, una tripla porzione di mollichine non avrebbe fatto male al pesciolino di mio fratello. Anzi… avrebbe festeggiato alla grande la nascita della nostra amicizia. Ma Poldo non si mostrò molto riconoscente della mia prodigalità. Decise di morire.. così, senza un minimo preavviso! Fottuto ingrato!"
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ciao a tutti, sono Leo. Ho trent’anni e ho un problema. Porca troia!»
«Ciao, Leo» gli risponde un coro scoordinato di voci.
«Ciao, sacchi di merda. Cazzo, cazzo, cazzo» risponde lui, di rimando.
Woooow. Da dove sbuca fuori questo? Oh, oh. Credo che qualcuno non abbia preso bene la faccenda della terapia di gruppo…
Quando giungo alla seduta, il resto dei ragazzi è già preso ad ascoltare il nuovo arrivato. Siamo un numero variabile, in genere non più di quindici, tutti con lo stesso problema: siamo dei maniaci. Non nel senso perverso e sessuale del termine, ok? Almeno credo – anzi spero - che non ci siano casi del genere. Ognuno di noi ha delle manie, delle paure o delle fissazioni che tiranneggiano nel nostro cervello e ci condizionano nelle nostre relazioni sociali, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni.
Per me è quasi umiliante sentirsi schiavi di convinzioni mentali che ci obbligano ad agire sempre secondo un determinato percorso come stessimo viaggiando su una strada ad una sola, strettissima corsia e avanti a noi ci si piazza un macinino che va a trenta all’ora. Vorresti sorpassarlo ma non sai come farlo né puoi farlo, così rinunci e segui la sua marcia, la sua direzione. Praticamente è come se la nostra volontà fosse annullata da queste insopportabili paure che cerchiamo di combattere qui, ogni venerdì sera.
Io, ad esempio, ho… mmmmmh... beh, son un tantino ansiosa.
Sarei felice di avere quel tanto di ansia q.b., quanto basta come dicono in cucina, da poter affrontare le situazioni con quel leggero nervosismo che ti fa sentire viva. Invece, io… beh.. diciamo che sono completamente governata dall’ansia e mi sento perennemente schiacciata dagli eventi. Ecco. Son talmente ansiosa che, in quei rari momenti in cui ho la mente rilassata, allora mi vengono così tante paranoie da rischiare una crisi di panico perché avverto la mancanza di qualcosa. La dottoressa Foy mi dice che è perché… mi manca l’ansia. Roba da ricovero immediato in manicomio, direi. Mi dice che sono “ansia-dipendente” al punto tale che mi faccio venire l’ansia se non ho ansie.
Allucinante.
Per fortuna, da quando ho rotto con Rick, la mia situazione è decisamente migliorata anche se, ogni volta che lo vedo, rischio sempre di restarci secca con il cuore che mi esplode in petto. E non di certo per amore, ma per…l’ansia, ovviamente!
C’è, comunque, chi sta peggio di me. Ad esempio Nora è cleptomane, Max è ipocondriaco, Gina ha tendenze autolesioniste, Bob sta vincendo la paura che gli altri lo guardino; infatti ha la casa piena di specchi in modo tale che possa sentirsi addosso solo il suo sguardo. David, invece, è fissato con la cassiera del caffè di fronte casa sua. All’inizio, ricordo, ero un po’ spaventata da questa sua confessione, credevo fosse un maniaco sessuale che volesse possederla in chissà quali modi difficilmente immaginabili e feticisti. Poi, sentendolo parlare, abbiamo tutti capito che David è solo un timido patologico e, soprattutto, è innamorato cotto di questa ragazza a cui non è riuscito nemmeno a dire “ciao”. E’ così tenero, ogni volta che la Dottoressa Foy o anche uno di noi gli rivolgiamo parola, lui trattiene il respiro e diventa più rosso delle scarpette di Dorothy nel Mago di Oz.
Ad ogni modo, il soggetto più strano di tutti – e quando dico strano intendo veramente, esageratamente, patologicamente strano – resta Marius. Lui è …. Uhm.. Un fobico. Per la precisione, ne ha duecentosessantadue tra fobie e fissazioni, quelle contate fino ad oggi. Inutile dire che il numero potrebbe essere in aumento da un momento all’altro. Le paure che possiamo definire classiche, ad esempio quella dell’altezza o dei posti chiusi o dei ragni o dei germi, le ha tutte. Non gliene manca una! Ma a renderlo veramente strano sono tutte quelle fobie o manie che credo solo lui possa avere… probabilmente un giorno sarà riconosciuta la Sindrome di Marius come malattia del sistema nervoso che ti fa credere di aver paura di… beh..praticamente tutto. Ha paura di sentire la sua voce registrata, ha paura della sigla di CSI Miami, ha paura dei cetrioli, dei cerotti, dei porno, dei detersivi all’aceto, della pubblicità degli assorbenti, delle persone nude, dei conigli, delle coperte elettriche termoregolabili, dei pantaloni troppo stretti, degli accendini, dei barattoli di latta, della carta alluminio, di Yo l’amico di Winnie the Pooh, di Halloween, di Capodanno, delle piscine, ha paura delle ragazze con lo smalto nero, ha paura delle ragazze… punto.
E poi le sue manie, oddio. Non sopporta chi si mette in coda dietro di lui; scende dal letto mettendo sempre prima il piede destro per terra; quando cucina mescola sempre seguendo il senso orario dieci volte, poi antiorario altre dieci volte e così via; si pettina le sopracciglia con le mani, ovviamente ritoccando la destra lo stesso numero di volte in cui ritocca la sinistra perché Marius ama, anzi… è proprio fissato con la simmetria! Ogni sera, prima di andare a letto, spinge all’insù la punta del naso con l’indice della mano destra, idem con quello della sinistra, per almeno tre minuti perché è convinto che così combatterà l’effetto decadente della gravità a cui il suo naso e il suo corpo sono sottoposti ogni giorno; si sveglia sempre con la stessa canzone, che è You’re the first, the last, my everything di Barry White; fuma metà sigaretta, poi la spegne e la ripone nel pacchetto, poi ne prende un’altra e così via, fin quando non ha venti mezze sigarette nell’astuccio. Solo allora inizia a fumare le restanti metà, ovviamente partendo dalla prima e seguendo rigorosamente l’ordine di posizione.
Potrei andare avanti per almeno due giorni ad elencare tutte le sue strane fissazioni, ma non credo possa servire a rilassarmi. In fondo, sono qui per questo, per combattere le mie ansie.
Yu-uhhh.
«Ciao Jules!»
«Buonasera Dottoressa Foy. Ciao a tutti ragazzi.»
«Accomodati. Abbiamo già iniziato. Stavamo salutando il nostro nuovo amico, Leo, e parlavamo di come abbiamo passato questa settimana. Prendi la sedia e unisciti a noi.»
«Ciao, stronza!» esordisce Leo, lanciando il braccio in avanti con uno scatto talmente violento che sembrava si stesse staccando dall’articolazione.
«Hey, hey. Modera i termini, brutto idiota!» sbotto io.
«Jules, scusa. Ho dimenticato di avvisarti che Leo ha una leggera forma della sindrome di Tourette, quindi ti chiedo di perdonarlo tutte le volte che.. mmh.. si lascerà andare ad un po’ di… turpiloquio. E’ una cosa che non riesce a controllare… per ora. Ma ci lavoreremo su, in collaborazione con il suo medico specialista» interviene la dottoressa.
«Oh. Ok. Allora ritratto il “brutto idiota” e chiedo scusa» sorrido a Leo, che è imbarazzatissimo, e ottengo il perdono.
Adoro la dottoressa Foy. So che essere paziente e disponibile fa probabilmente parte del suo lavoro, ma lei sa veramente ascoltarti e, a fine seduta, ti senti veramente alleggerito di un po’ del peso che ti porti addosso. E’ veramente fantastica, tutti noi la adoriamo e, alla fine, queste sedute sembrano quasi delle riunioni tra vecchi amici e l’ora e mezza che abbiamo a disposizione a volte sembra davvero troppo breve. Infatti, il tempo passa senza che riesca a prender la parola per dire quanto mi mandi in bestia Rebecca la stronza. Ma è giusto così, Leo è appena arrivato e tocca a lui essere protagonista per l’intera seduta. A dirla tutta, sentirlo è quasi uno spasso, con tutti quei “cazzo”, “merda” e simili che sputa fuori, sembra venuto fuori da una puntata del Jersey Shore. Mi viene da ridere ma so che non posso, non sarebbe carino nei suoi confronti e mi farebbe apparire come una persona totalmente insensibile. Cosa che non corrisponde assolutamente al vero; la dottoressa dice che le mie ansie son collegabili anche agli eccessivi sensi di colpa da cui mi lascio assalire in parecchie delle cose che faccio. Ricordo che una volta mio fratello Rob mi chiese di dar da mangiare a Poldo, il suo pesciolino rosso. Avevo solo dieci anni e un disperato bisogno di nuovi amici, volevo che Poldo mi trovasse simpatica e carina così cercai di comprarmi il suo favore con il cibo. Mia madre si era tanto raccomandata di dargli un pizzico di mangime dalla bustina che Rob mi aveva lasciato vicino alla bolla di vetro ma io pensai che, una volta ogni tanto, una tripla porzione di mollichine non avrebbe fatto male al pesciolino di mio fratello. Anzi… avrebbe festeggiato alla grande la nascita della nostra amicizia. Ma Poldo non si mostrò molto riconoscente della mia prodigalità. Decise di morire.. così, senza un minimo preavviso! Fottuto ingrato! Non sapevo come dirlo a mio fratello, stavo male alla sola idea. Mi sono sentita in colpa per giorni e giorni, organizzai  veglia funebre e funerale invitando i migliori amici di Rob e alcuni parenti. Non mangiai per una intera settimana, per punirmi di come avevo rimpinzato il povero trapassato. Alla fine scoprii che Poldo non era chi credevo che fosse e che tutta la mia mortificazione era stata vana. Mia madre, infatti, aveva ucciso tre volte il pesciolino di Rob e, ogni volta, aveva provveduto a sostituirlo con un altro. Tanto… i pesciolini rossi sono tutti identici, chi si sarebbe accorto del rimpiazzo? Neanche Rob. In effetti era strano che un esserino del genere riuscisse a sopravvivere per più di cinque anni, ma nessuno si era mai chiesto se Poldo in realtà fosse la reincarnazione di Highlander. Quindi.. avevo ucciso Poldo III, che sarebbe potuto esser rimpiazzato tranquillamente da un quarto, un quinto, un sesto e così via.
 
La seduta finisce un po’ più tardi del solito così passo a prendere cibo cinese per due persone. Stasera è il mio turno di cucinare ma non ne ho voglia e poi si è fatto troppo tardi. Credo che Tina apprezzerà le nuvolette di drago, ne va matta e ne ho preso qualche pezzo in più giusto per lei. Adoro viziare la mia coinquilina, soprattutto perché so che prima o poi ricambierà facendomi uno dei suoi strepitosi massaggi. Tina è una fisioterapista ma, un po’ per diletto, un po’ per dovere di aggiornamento, ha seguito un’infinità corsi sulle diverse tecniche orientali. Quando ne termina uno, mi chiede di farle da cavia e io accetto sempre di buon grado, garantendomi trattamenti gratis di massaggi rilassanti, massaggi anti cellulite, massaggi tonificanti. Che pacchia, ragazzi.
Quando apro la porta di casa, non ho alcuna sorpresa. E’ venerdì sera, momento ideale per dedicarsi alla cura del corpo perché si avvicina il weekend. Infatti, trovo Tina col viso completamente coperto di una maleodorante maschera violacea ed intenta a strappar via una striscia depilatoria dall’interno coscia.
«Oh, porca di quella vacca maledetta… fa male!!»
«Ahaha Tina, mi sembra di star ad ascoltare Leo!»
«Chi?!»
«No.. nulla. Lunga storia. Allora com’è andata la giornata?»
«Alla grande. Oggi al centro ho conosciuto uno.. mi ha invitato a cena appena si sarà rimesso dalla distorsione.»
«Quindi è un tuo paziente?»
«Sì. Un figo atomico!»
«Non è deontologicamente scorretto flirtare con un proprio paziente?»
«Come la fai sembrare tragica. Chi vuoi che lo venga a sapere? Dovrà fare fisioterapia al massimo per due settimane, e poi… potrò toccare molto di più dei suoi perfetti e scolpitissimi polpacci. Argh. E’ un giocatore professionista di volley, te l’ho detto? Si chiama Larry e.. cosa importante, niente fede al dito.»
«Facciamo progressi! L’ultima volta ti sei lanciata in un menage a trois con sorpresa… tu, lui e..sua moglie.»
«Lascia perdere, dai. Stavolta sarà tutto diverso.»
«Se lo dici tu, io mi fido. Adoro il tuo ottimismo, lo sai. Rasenta quasi la fantascienza a volte .. ma .. è ok …»
Corro in camera a mettermi comoda e mi unisco a Tina, facendomi spazio sul pavimento del salone dove si è adagiata. La aiuto a mettersi lo smalto ai piedi e alle mani e aspettando che lei faccia lo stesso con me, ma non prima di avermi riportato le sopracciglia ad una condizione umana e non scimmiesca. Così, se proprio non riuscirò a resistere per il dolore, potrò tranquillamente affondarle le unghie nella carne delle cosce come Nightmare senza rovinarmi la manicure.
Il pavimento del salone è completamente occupato da scatole piene di cibo cinese, creme, balsami, smalti, acetone, asciugamani, batuffoli di ovatta. È un casino totale, il classico casino del venerdì sera. Mettiamo su il dvd della terza stagione di Dawson’s Creek pronte a una mini maratona, mentre mandiamo giù una bacchettata di spaghetti di soia e aspettiamo che suoni il timer del microonde per toglierci dal viso la maschera anti- age.
Ad un certo punto della serata, Tina caccia fuori l’arma vincente o perlomeno lei crede che lo sia: un elettrostimolatore che dovrebbe scioglierti i cuscinetti adiposi in soli quindici minuti. Dubito che possa realmente esistere un aggeggio che faccia magie del genere, sarebbe come svelare il terzo segreto di Fatima. Ma lei è così fiduciosa di sconfiggere il nemico che la lascio sperare molto volentieri.
Io, invece, non capisco perché sto perdendo tutto questo tempo con queste cremine quando, alla fine, domani sera resterò chiusa in casa come ogni sabato. Potrei tranquillamente lasciarmi crescere il pelo libero, così farei qualcosa di utile preparandomi per l’inverno, no?
   
 
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