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Autore: R e d_V a m p i r e     12/10/2013    7 recensioni
Il sorriso rimane, instancabile, come una maschera ben collaudata e progettata per calzare alla perfezione sul viso in modo da non poter cadere maimaimaimai.
Ma ne sente le crepe percorrere lentamente quella superficie perfetta, corrodendola piano piano. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno.
Può provare ad aggiustarla, è vero. Aggiungere scotch perchè non ceda definitivamente. Ma per ogni volta che viene riparata le crepature che la solcano si fanno più profonde.
«Sai? Ogni tanto odio la mia vita»
[AoKi] [Song: Narcissistic Cannibal by Korn]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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» Narcissistic Cannibal




Sometimes I hate the life I made


Un altro sorriso rivolto all'obbiettivo. L'ennesimo, di un'ennesima giornata uguale a tutte le altre. Che si ripete settimana per settimana, mese per mese, anno per anno.
Ha smesso di contare i giorni o di guardare i suoi impegni in agenda. Ogni pagina non fa che mostrare sempre le stesse cose. Cambiano i luoghi e le persone, ma alla fine non cambia mai niente. E se anche volesse stracciare quelle pagine e far finta che quello sia un giorno diverso il sorriso fin troppo allegro per essere vero della sua manager lo riporterebbe presto alla realtà, ricordandogli con solerzia i suoi doveri.

Gli occhiali scuri vengono calati a nascondere le iridi di quel particolare dorato dal taglio felino - le stesse che hanno conquistato i fotografi e che fanno capolino da cartelloni pubblicitari e copertine - giusto un attimo prima che i flesh lo accechino e le domande dei giornalisti inizino ad assalirlo, pressanti, come predatori a caccia pronti a gettarsi sulla preda dopo averla a lungo braccata.
Il mondo dello spettacolo è una giungla, riflette amaramente il modello nello stamparsi in viso la solita espressione affabile e un sorriso che non è mai troppo aperto.

«Kise!, Kise!, da questa parte!»
«Com'è andato il servizio fotografico?»
«E' vero che sei stato scelto per la pubblicità di-»

Il sorriso rimane, instancabile, come una maschera ben collaudata e progettata per calzare alla perfezione sul viso in modo da non poter cadere maimaimaimai.
Ma ne sente le crepe percorrere lentamente quella superficie perfetta, corrodendola piano piano. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno.
Può provare ad aggiustarla, è vero. Aggiungere scotch perchè non ceda definitivamente. Ma per ogni volta che viene riparata le crepature che la solcano si fanno più profonde.

«Sai? Ogni tanto odio la mia vita»


You’re so cynical, narcissistic cannibal


Lo sguardo incredibilmente blu che gli viene rivolto ha la pigrizia della pantera sazia. Non sembra nemmeno troppo attento, scruta il volto di chi gli sta davanti senza vederlo realmente. La discussione probabilmente non gli interessa e così si limita a stiracchiarsi, facendo guizzare i muscoli sotto la perfetta pelle bronzea, sdraiandosi su un fianco e poggiando una guancia contro il bicipite destro, che gli fa da cuscino nonostante il braccio sia proprio appoggiato su questo. Forse qualcosa nell'espressione dell'altro lo induce a fermarsi prima di sbadigliare platealmente.
«Tsè... hai tutto e ti lamenti anche. Certo che sei proprio un bambino viziato.»
Kise si irrigidisce, sdraiato di schiena dal suo lato di letto, e all'improvviso sente freddo sulla pelle nuda e sudata, nonostante siano a Luglio. Fissa il soffitto, non riuscendo a posare lo sguardo sul giovane uomo che gli riposa vicino, e quegli occhi dorati si fanno opachi. Un sole spento, che muore per pochi attimi.
Poi le labbra si distendono in un sorriso tremulo che vuole imitare quelli ingenui e totalmente idioti che di solito gli rivolge, e il viso si volta sul cuscino, in direzione dell'altro.
Ma tiene gli occhi chiusi, per non permettergli di vedere come riesce ad ucciderlo
Ancoraancoraancora, come ogni volta.
«Già, hai proprio ragione Daikicchi. Sono davvero uno stupido!»


Got to bring myself back from the dead


Ma le crepe nella maschera sono troppo evidenti, persino per qualcuno di così normalmente poco attento ai particolari come Aomine. E, d'altronde, lui è l'unico capace di farla crollare in mille pezzi, che ogni volta sono sempre più piccoli e difficili da raccattare e ricomporre.
La mano forte, abituata a premere sul cuoio di una palla da basket, si allunga per accarezzare con insospettabile delicatezza una guancia diafana, raccogliendo con il dorso dell'indice una lacrima sfuggita all'occhio destro, ancora chiuso come il gemello.
Kise non si è nemmeno accorto di stare piangendo.
«Io ho sempre ragione, idiota.»
Sbuffa lui, e sembra più il ringhio di un animale. Ma non c'è cattiveria, solo incapacità di esprimersi. Di mostrare ciò che davvero lo spinge a strattonare il modello per poterselo stringere contro, riscaldando la sua pelle con la propria ed avvolgendolo come a volerlo proteggere. A impedire che qualcun altro possa fargli ancora del male. Che quel mondo possa ferirlo troppo.
«Mi-mi dispiace Daiki, mi dispiace...»
E' un singhiozzo contro il petto, di un corpo fragile che trema. Perchè Kise è fragile, fin troppo. Con la sua bellezza, con il suo buon cuore. Non è fatto per il mondo in cui è stato trascinato e costretto a vivere, lo sa bene.

«Smettila Ryouta, mi hai sentito? Smettila!»
Le mani forti lo stringono senza fargli davvero male, scuotendolo con una rabbia a stento contenuta. E quegli occhi blu ardono come fuoco, nella penombra della stanza.
«E apri quei fottuti occhi ...»
E' un sussurro, e le lacrime scorrono ancora, impietose, sempre più veloci.
«... TI HO DETTO DI GUARDARMI!»
Raramente la voce di Aomine raggiunge quelle tonalità. Odia gridare. Lo trova inutile e sfiancante. Ma è ancor più sfiancante l'atteggiamento del ragazzo sotto di sè.
Un ennesimo singhiozzo, ma finalmente può vedere l'oro annacquato, riflettendosi nello sguardo ferito di chi così tanto lo ama. Perché c'è così tanto amore negli occhi di Ryouta da fare male e certe volte si chiede se non stia vivendo solo per lui. Se non stia soffrendo, solo per lui.


I just want to break this crown, but it’s hard when I’m so rundown and


Le mani di Daiki sono calde sul suo viso. Bastano ad arrestare il pianto che lascia le guance rosse e l'aria sfatta, gli occhi leggermente infossati. Eppure è bello anche così, stremato dal pianto e dal dolore.
E' bello ed è solo suo.
Appoggia la fronte contro la sua, in modo da costringerlo a guardarlo, tenendolo fermo ed imprigionato sotto di sè.
«Se questa vita non ti piace, se la odi, non hai che da cambiarla. Puoi farlo solo tu, Ryouta. Dannazione! Molla questo cazzo di lavoro che ti sta distruggendo, torna a giocare»
Un flebile rantolo, rotto come un respiro trattenuto nella difficoltà di quelle parole.
«...torna ad essere il mio insopportabile Kise»



Holding on, I’m lost in a haze, fighting life ’til the end of my days


Il bacio è disperato. Un incontro di labbra e di lingue. E disperato è l'abbraccio in cui il biondo lo ingabbia, stringendogli le gambe attorno ai fianchi ed artigliandogli le spalle.
Le dita sottili e bianche si tuffano fra i capelli scuri, stringendoli con forza, e un gemito si rompe in quell'incontro che non è solo di corpi.
Non ci sono vinti nè vincitori. Solo gli ansiti e i gemiti. E i nomi l'uno dell'altro che risuonano fra labbra gemelle.
Donando pace e facendolo rinascere. Riaccendendo quel sole e donandogli nuova forza.
Riducendo in polvere finissima quella maschera e permettendo al vento di portarla via una volta per tutte.



You’re so cynical
Narcissistic cannibal
Got to bring myself back from the dead


«Daikicchi ...»
«Mh?»
«... più tardi ti va un one-on-one?» 
   
 
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