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Autore: Cheonefer86    12/10/2013    0 recensioni
"La passione è un amante bastardo che si prende gioco di te, muovendo i fili attaccati alla tua carne come se fossi un burattino.
La passione ti distrugge e ti fa vivere."
Può la passione esplosa tra due persone distanti dei mondi, sfociare nel vero amore?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Di passioni, libri e vero amore

Questa storia l’ho scritta per un concorso di cui non ricordo più nulla, un po’ di tempo fa e visto che nessuno mi ha fatto sapere nulla, la pubblico qui :)

Per qualsiasi cosa, dite pure! =D

Spero, buona lettura ;)

 

Di passioni, libri e vero amore

 

 

La passione è un sentiero in discesa nascosto tra alberi fitti e intricati che ti guardano cupi.

Ti conduce in silenzio in un luogo dove non dovresti andare, dove non puoi far altro che perderti.

Apri la porta di quella libreria in centro, entri e tutto scompare, la strada svanisce, pian piano, così come ogni palazzo che su di essa si affaccia.

Rimanete solo tu e quegli scaffali, quel profumo di carta che ti riempie i polmoni lasciandoti una sensazione di benessere e pace che ti accompagna per giorni.

Avanzi lentamente guardando quella moltitudine di libri e come sempre non sai quale prendere, ne sfiori le copertine, li afferri e li annusi perché sei convinta che ognuno di essi ha un aroma diverso e da esso puoi capire se quelle parole siano belle o meno.

Continui ad avanzare fin quando non scorgi un uomo che come te accarezza quei fogli e si bea del loro profumo. Lo conosci.

Si accorge di te e ti sorride, ma non deve farlo, non deve guardarti, non nel modo in cui lo fa lui.

Anche il suo profumo è buono come quello di un amato volume, pericoloso e proibito, e sa farti andare lontano come le parole che leggi.

Non devi far altro che comprare un libro e lasciare quel posto, via da quell’uomo che ha più del doppio dei tuoi anni, ma rimani immobile. Gli sorridi.

La passione è un amante bastardo che si prende gioco di te, muovendo i fili attaccati alla tua carne come se fossi un burattino.

La passione ti distrugge e ti fa vivere.

«Tra tutta questa elettronica siamo rimasti in pochi che ancora teniamo un libro in mano.»

«Siamo più di quel che pensa» non vuoi essere con lui tra i pochi.

Stai ancora soffrendo per tutto ciò che è successo, ti rivedi inginocchiata sul pavimento coperto di sangue mentre lo stringevi a te gridandogli di non lasciarti, incurante degli sguardi stupiti di chi ascoltava le tue parole.

Ti ritrovi di nuovo fuori l’entrata di quell’ospedale, ora dopo ora a cercare un modo per raggiungere la sua stanza, un modo per eludere la costante sorveglianza di sua moglie.

«Così te ne vai» ti parla all’improvviso ridestandoti da quei pensieri, si volta per guardarti dopo aver rimesso il libro nella giusta collocazione, tra gli altri compagni che lo accolgono e lo riscaldano finché mani come le sue non lo faranno per loro.

«Già» è tutto quello che riesci a dire, tutte le parole che riesci a far uscire dalle labbra sotto quello sguardo che non sei in grado di sostenere a lungo, non più, non dopo tutto quello che è successo.

«Non mi avresti neppure salutato se non ti avessi incontrato qui, per caso?»

«È probabile» ha ragione, non lo avresti fatto, non saresti tornata a guardare il suo viso, ad osservare il tuo amore scivolarti tra le dita come l’acqua di un ruscello.

Allora perché quella sensazione di necessità che si ha quando si vuole correre dalla persona che si ama, ti attanaglia all’improvviso? «Adesso devo andare,» ma non riesci a fare neppure un passo perché le sue mani ti afferrano e ti bloccano lì, tra quei ripiani, dove soltanto quella miriade di libri vi guarda, e non puoi far altro che scorrere lo sguardo su quei titoli, sui nomi degli autori, per cercare di portare la mente altrove, in un luogo in cui quel tocco non ha alcun effetto su di te.

E invece sei lì, e la sua pelle ti brucia, ti brucia dentro fin nel profondo.

«Quello che ho detto su quel pavimento vale ancora, lo sai, vero?» senti il suo respiro caldo sul collo, quella voce che ti ha sempre fatto tremare di un piacere sconosciuto seppur così meraviglioso.

«Non credo, eri in fin di vita e avresti detto qualsiasi cosa, probabilmente l’avresti detta a chiunque fosse stato al mio posto ad abbracciarti.»

«Come fai a dire una stronzata simile! Se fossi morto tra le tue braccia, sarei stato veramente l’uomo più felice di questa terra, non avrei detto qualsiasi cosa. Ho detto soltanto quello che avrei dovuto dirti da tanto tempo. Hai idea di quanto fosse complicata la cosa per me?»

«Invece per me era semplicissimo amarti, come bere un bicchier d’acqua. Talmente facile che mi è stato proibito persino di venire all’ospedale a trovarti, anzi, sono stata brutalmente cacciata, da tua moglie, la donna con la quale dovresti stare, quella cui avresti dovuto dire ciò che hai detto a me. Questo sarebbe stato normale. Io ti avrei dimenticato e magari fra qualche anno ci avrei riso su alla mia stupida “cotta adolescenziale”. E invece tu hai dovuto complicare tutto dicendomi quelle cose e poi scacciandomi come una mosca fastidiosa. Perciò non venirmi a dire di quanto fosse complicata la cosa per te.»

«Io… io non avevo idea di tutto questo, pensavo che semplicemente non volessi più vedermi. Perché non me l’hai mai detto?»

«Perché non era importante, tu hai la tua vita ed io devo iniziare la mia, possibilmente lontano da qui e da te.»

«Non ti lascerò andare, non di nuovo, non ora, hai idea di quanto io ti desideri? Di quest’oppressione che ho nel cuore? Lo sai, vero, cosa significa, provi le medesime emozioni, non mentire a te stessa. Come non devi mentire a me, non ci sei mai riuscita.»

«Cosa vuoi esattamente da me?» chiedi esasperata con un soffio rassegnato, ma sai benissimo cosa vuole, perché è esattamente ciò che desideri tu stessa.

«Voglio te. Semplicemente. Anche solo per una notte. Una volta soltanto. Non posso vivere il resto dei miei giorni senza aver conosciuto il tuo sapore, senza esserti entrato dentro, senza averti toccato. Lo so che lo vuoi anche tu.» Ti accarezza una guancia, delicato e sensuale, e ti senti andare a fuoco. «Una volta soltanto» ripete.

«Ti sembra una richiesta normale?»

«Io non sono normale,» e noncurante di tutto ti abbraccia, le mani strette sul tuo grembo, e senti tutto il calore che quel corpo è capace di emanare, tutta la passione scorrerti nelle vene, potente, come il mare mosso che si abbatte sugli scogli, «altrimenti non mi sarei innamorato di te» e ti sorride, quel sorriso incastonato in delle meravigliose labbra che non hai fatto che sognare notte dopo notte. «E neppure tu sei normale, altrimenti non ti saresti innamorata di me» senti la sua barba pizzicarti la pelle e non basta guardare ogni libro e cercare di perderti, per non cadere in quella passione che ormai ti travolge.

Sai che qualsiasi cosa sarebbe del tutto inutile.

Sai che non aspetti altro da lungo tempo, vuoi soltanto perderti tra le sue braccia, tra le sue carezze, tra la sua voce, i sogni non ti bastano più e ti sembrano fine sabbia che vola lontano da te.

In quella libreria, nel silenzio di ogni singolo tomo che vi guarda, desideri soltanto abbandonarti a quella passione che ti rode dentro, anche solo per una volta, anche se poi dovrai soffrire e convivere con quel frutto che hai toccato, ma non sei riuscita a staccare per portarlo per sempre con te.

Quel frutto che ora vuoi soltanto assaporare, unicamente per un attimo.

Paghi un libro svogliatamente, non sai nemmeno qual è il titolo e non ti ricordi neppure quale sia l’autore, forse Philip Roth, ma non ne sei sicura e non t’importa, sarà il tuo primo pensiero quando ritornerai a casa, l’unico pensiero che ti terrà a galla in quel mare scuro e profondo in cui stai per cadere.

L’unico pensiero possibile perché per quello che stai per fare servirà ben più di un salvagente per non farti affogare, ma quella passione ti condurrà lontano miglia e miglia, dove nessuno potrà sentirti gridare e nessuno ti lancerà un’ancora di salvezza.

E tu andrai giù, sotto il peso del desiderio, sempre più a fondo, e neppure lui riuscirà mai a trarti in salvo, ma lo sai, ne sei consapevole. E non t’importa.

Lo amerai e lo odierai, ma odierai di più te stessa per questo.

Quando sei di fronte alla persona che ami e sei consapevole che non potrai mai averlo, il tuo cuore ti urla che gli basta anche solo una volta, una soltanto, perché non averlo mai, sarebbe ben peggiore.

Poi, ad un tratto, ti viene in mente una ridicola metafora che ti fa associare quell’amore ad un libro unico e coinvolgente che vorresti leggere pagina dopo pagina, ma ti accorgi che non è possibile, dopo pochi fogli tutto si fa bianco, le parole scompaiono e tu non avrai mai modo di assaporare ancora e ancora ciò che è stato scritto su quella carta, e dovrai accontentarti del ricordo di quelle poche lettere.

E le rileggerai, di nuovo e all’infinito, anche solo per non permettere alla tua anima di dimenticarsi di ciò che è stato e mai più sarà.

Ed ora, mentre uscite da quella libreria, quelle poche pagine sono l’unica cosa di cui hai realmente bisogno.

 

Ormai è notte in quella stanza solitaria che ha accolto la vostra passione, rinchiusa e custodita per ore come uno scrigno celerebbe un libro prezioso e raro, un libro che una volta posto in quel contenitore non potrà mai più essere afferrato e letto.

La camera è avvolta dal buio, soltanto la luce dei lampioni che illuminano la strada, filtra un po’ d’oro che vi sfiora appena.

«È stato bello per una notte sentirti mia.»

«Già. Peccato che tu invece non potrai mai appartenermi.»

«Te ne andrai lontano, conoscerai tante altre persone e riuscirai a trovare il tuo vero amore.»

«Impossibile» ti guarda perplesso, come se tu stia dicendo un’idiozia. «Nella vita di ogni persona esiste un solo vero amore, ed io ho già incontrato il mio. Il mio giro fortunato è già uscito, peccato sia stato anche un giro sfortunato.»

«Vale anche per me, questo.»

«No, per te no. Ti sei sposato, hai già incontrato l’amore della tua vita, il resto sono solo capricci o labili desideri da soddisfare.»

«Ti ho mai detto che pronunci una marea di stronzate? Le leggi su tutti i libri che hai?» ma non è arrabbiato, ti guarda divertito, sorridente, mentre ti stringe al suo petto, senti la sua pelle calda, imperlata di sudore e non puoi fare a meno di carezzarla e di sorridere a tua volta.

«Dico soltanto la verità. Quando due persone sono il vero amore dell’altro, sono destinati a stare insieme, ma se è un sentimento che vale soltanto per uno di loro, allora non potranno mai condividere una vita. Se tu ed io fossimo ognuno il vero amore dell’altro, allora staremmo insieme, invece siamo qui, in una stanza di un anonimo albergo a consumare un po’ di passione in un letto.»

Alcune macchine passano lente sotto di voi, altre, più veloci, corrono da qualche parte, da qualcuno che li aspetta con un sorriso sulle labbra, da qualcuno che lo fa ogni sera, giorno dopo giorno, finché non diventano anni trascorsi uno accanto all’altro.

«Questa è un’altra stronzata.»

«Le ho mai detto, professore, che lei è piuttosto volgare?» sottolinei volutamente la parola “professore” e lui ride, ride ancora e ti stringe ancora di più a sé, al suo corpo nudo, così forte da farti toccare la sua anima.

«Sei tu che mi fai diventare volgare, è la tua vicinanza. E non cambiare discorso! Noi due non stiamo insieme per altri motivi, e lo sai benissimo.»

«Sì, lo so, ma sono motivi stupidi e si possono scavalcare facilmente se solo si vuole. Ma tu non vuoi, vero? E non ti biasimo per questo, in fondo dovresti mandare all’aria tutta la tua esistenza, e non ti chiederei mai di fare una cosa del genere, della quale poi dovresti pentirtene. E non voglio che ti penta di nulla.»

«Non è che non voglio, è che non posso.»

«Stronzate! Volere è potere, non lo sai? Ma va bene così, è andata come doveva andare.» Sciogli quell’abbraccio e ti alzi, nuda nel buio di quella stanza, per andare a cercare i vestiti finiti chissà dove, non hai fatto molto caso a dove li avete gettati.

Nessuno dei due dice altro, rimanete nel silenzio che vi circonda, rotto dai rumori della notte provenienti dall’esterno, come se fossero un altro mondo, un mondo di cui non fate parte, che non vi vuole.

Accendi la luce per ritrovare gli abiti, ti rivesti, prendi il libro che avevi posato sul piccolo comodino di fianco al letto e puoi finalmente leggere il titolo – “The Dying Animal” – e non puoi far altro che continuare a sorridere prima di uscire da quella camera, dal vostro personale mondo. Dalla sua vita.

«Tu sei il mio vero amore» ti sussurra, ma quelle parole non le sentirai mai.

   
 
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