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Autore: Ezzy O    12/10/2013    3 recensioni
"Quando fu sicuro di non sentire più niente se non la roccia sotto la pelle e l'aria che scivolava nei polmoni, aprì gli occhi.
La creatura era lì.
Sembrava aspettarlo.
La vide avviarsi, lentamente e senza nascondersi.
Non si alzò, non la rincorse.
Quella se ne accorse e si fermò dopo pochi passi silenziosi.
Rimase a fissarlo dritto negli occhi.
"Vieni." disse con la sua voce roca, e riprese a camminare.
Questa volta, Loki la seguì."
Dall'Inferno, sorgerà di nuovo il Caos pieno di rancore, assetato di vendetta e, questa volta, non sarà solo...
Genere: Angst, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Outcast'
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XIII
ΑΡΧΑΙ, ΠΑΙΔΕΣ
Arkai, Paides

Right from the start you were a thief,
You stole my heart,
And I your willing victim

P!nk feat. Nate Ruess, Just Give Me a Reason

Λ
“Stanco?”
“No, maestra Verdandi.”
“Un po’ sì, ti tremano le gambe.”
“Sono fuori forma, tutto qui, mi riprenderò presto.”
“Dì la verità Loki, non hai mai allenato a fondo il tuo corpo, vero?”
“…”
“Loki?”
“Sì, maestra, è vero.”
“Tzk! Asgardiani, scommetto che per tutta la vita ti hanno insegnato che muscoli e cervello non c’entrano niente l’uno con l’altro.”
“E’ così.”
“E invece no! E’ dal corpo che trai l’energia per lanciare un qualsiasi incantesimo; se quello è debole, lo sarà anche la tua magia.”
“Significa che devo allenarmi come un guerriero Æsir?”
“Non fare quella smorfia disgustata, hai un viso talmente bello-”
“Maestra!”
“No, non devi diventare uno di quei pachidermi in armatura; basta che il tuo fisico sia sano e resistente quanto serve. Facciamo una pausa, non voglio spremerti troppo. Ecco, siediti accanto a me e riprendi fiato. Acqua? Bene, intanto che sei qui potremmo fare un po’ di teoria… Ti ho già parlato a fondo del Seiđr?”
“No, non ancora.”
“Credo sia il momento adatto per farlo. Innanzitutto, cosa conosci del Seiđr?”
“E’ l’energia vitale presente in ogni essere, i maghi hanno imparato a usarla per agire sul mondo esterno a loro.”
“Molto bene. E dove sta la bravura di uno stregone?”
“Sta nel congiurare un incantesimo alla massima potenza usando il minimo indispensabile di Seiđr.”
“Forse i tuoi maestri ad Asgard non erano poi così male… Continua Loki, dimmi dei vari tipi di energia.”
“… …”
“… Non hai idea di che cosa sto parlando, vero?”
“Pensavo che esistesse un solo tipo di Seiđr.”
“Ritiro tutto ciò che ho detto riguardo ai tuoi precedenti maestri, non so come tu abbia potuto diventare un mago decente con loro come guide!”
“Be’, se quando sono arrivato qui mi hai definito “figlio prediletto di Jarnivdr” un motivo ci sarà stato.”
“Senza l’esperienza il talento conta poco.”
“E’ per questo che mi sto allenando.”
“Rigiri sempre il discorso, eh? Non mi stupisco che ti chiamassero Silvertongue.”
“Maestra?”
“Sì?”
“Il Seiđr.”
“Oh, giusto! Allora, i tipi principali di Seiđr sono tre: positivo, negativo e neutro; quest’ultimo si usa sempre, senza che neanche ce ne rendiamo conto, perché è il più naturale: è fatto dall’energia negativa e positiva che inconsciamente mescoliamo dentro di noi. Per ogni individuo, poi, le percentuali di positivo e negativo variano sensibilmente. Un esempio? Il mio Seiđr è fatto da porzioni più o meno uguali di entrambe, mentre in te l’energia negativa prevale nettamente su quella positiva! Non ghignare così, per favore, è inquietante.”
“E’ possibile incanalare a comando Seiđr puramente positivo o negativo?”
“Alla fine del tuo addestramento sarai in grado di farlo, se ti concentrerai abbastanza.”
“Potrò farlo con entrambi?”
“Il positivo ti sarà sempre più difficile, ma sì ci riuscirai. Perché me l’hai chiesto?”
“Interesse puramente accademico.”
“Bugiardo.”
“Ho una teoria…”
“Che ti sarebbe possibile usare certi artefatti… Uno a caso, Mijolnir, incanalando energia positiva?”
“Ecco…”
“Potrebbe funzionare.”
“Cosa?”
“Sì, non escludo che possa funzionare, anche se non sarà affatto facile.”
“Non ho mai pensato che lo fosse.”
“Hai una mente diabolica, Loki, sarai la gioia di Urdr!”
“No, per ora no.”
“Qualcosa non va?”
“Comincio a… vedere delle cose.”
“Cose che avresti preferito non guardare?”
“No, non è quello; per ora non sono che pochi scorci, ma quando succede ho la sensazione di non essere più in me.”
“E’ normale.”
“Mi infastidisce.”
“Infastidisce sempre, all’inizio, ti ci dovrai abituare… Loki?”
“Sì?”
“Che cosa vedi dietro i tuoi occhi chiusi?”
“… Vedo me stesso.”

 
Σ
Quando l’ha visto per la prima volta, era una cosina piccola, più piccola di lei, avvolta stretta stretta in una coperta. 
Inga lo ha deposto nella culla, sussurrandogli una dolce ninnananna.
Sigyn si è agitata subito.
“Sono io la tua bambina.” Cerca di dirle, mugugnando piano “Sono io, non l’altro.”
Allora Inga li ha avvicinati, e accarezzandola ha spiegato: “Sigyn, questo è Loki e per un po’ sarà il tuo fratellino.”
Poi ha cominciato a parlare con una donna alta e severa; alla neonata quella donna non piace, né le piace quel fagotto che ha invaso la sua culla e con cui dovrà dividere Inga.
Perché le ha fatto questo?
Non le vuole più bene?
Preferisce il bambino della donna bionda?
E Sigyn lo guarda, per capire cos’ha più di lei, perché Inga la trascura per lui.
Eppure è minuscolo. 
E’ gracile e tanto, tanto pallido.
Con le palpebre chiuse dal sonno, sembra morto.
Sarà malato?
Sarà per questo che Inga se ne prende cura, perché sta male?
Sigyn allunga una mano, gli tocca la guancia. Com’è fredda la sua pelle.
In quel momento, Loki si sveglia.
Non strilla, non piange, non chiama nessuno.
La guarda.
Le pianta addosso due enormi occhi verdi, che brillano di una luce strana e sconosciuta.
Sigyn li ammira incantata.
Ci si potrebbe perdere in quegli occhi così profondi.
Loki sorride.
Sigyn sorride e prende la mano del bambino.
Si mettono a dormire così, uniti dalle loro dita.
Sigyn ora ha capito, ha capito come mai Inga vuole tenerlo, ma non può farlo, perché non è suo e nemmeno della severa donna bionda.
Nessuna delle due potrà avere Loki.
Loki è di Sigyn.
Solamente suo. 
Ora e per sempre, suo.

Λ
“Tieni la schiena dritta, Loki! Se ti butti in avanti, per il nemico sarà più facile colpirti!”
“Credevo non dovessi allenarmi a combattere!!”
“La lotta sviluppa bene i muscoli di tutto il corpo, quindi è necessaria.”
“AHI!”
“Cosa ti dicevo riguardo alla schiena? Non provarci neanche a creare un’illusione, Loki!”
“Non ho fatto niente!”
“Guarda che ti sento quando inizi a incanalare energia.”
“In un duello vero potrebbe salvarmi.”
“La prossima volta che ti capiterà un duello vero potrai usare tutti gl’incantesimi che vuoi, ma adesso devi concentrarti solo sul tuo corpo: prima di imparare a correre, bisogna imparare a camminare. Ricominciamo da capo, va bene? Attacco, parata, finta, attacco… Un po’ più di decisione in quel calcio! Molto meglio, ma hai perso precisione. Non distrarti, adesso! Qualcosa ti turba?”
“No.”
“Si tratta degli esercizi di Urdr.”
“Se già sai la risposta, perché me lo domandi?”
“Ogni tanto ti farebbe bene ammettere che pretendi troppo da te stesso.”
“So gestirlo.”
“Allora difenditi!”
“AHIA! Maledizione!”
“Visto? Non sei per niente concentrato su ciò che ti accade introno.”
“Non è facile dedicarsi a due cose contemporaneamente, a volte è come se cercassi di guardare a sinistra e a destra nello stesso momento.”
“So che è dura e che-”
“La maestra Urdr è una sadica?”
“… Sì, anche quello, te lo concedo, ma lascerai che sia questo a fermarti?”
“No! Certo che no!”
“Ecco, bravo! Ah, se riuscissi a tirare fuori la stessa decisione quando ti alleni con me… E, già che stiamo prendendo fiato, sono curiosa: che vita hai scelto di guardare che t’incupisce così tanto?”
“Si chiama Sigyn. Lei era la nipote della mia nutrice, siamo stati allattati insieme.”
“Capisco, un’amica d’infanzia, quindi?”
“Sì, cioè, no.”
“Non ti seguo.”
“Era qualcosa di più.”
“E adesso?”
“Adesso?”
“Lei cos’è adesso?”
“Un ricordo.”
“Era una nobile di Asgard? So che spesso le giovani di buona famiglia hanno fatto da nutrici ai principi.”
“No, lei era povera; figlia di contadini Vanir.”

Σ
E’ in ritardo.
E’ dannatamente in ritardo.
Sigyn gira e rigira intorno al vecchio pino marittimo che, solitario, abita sulla collina; sotto di lei, a ovest, la strada corre serpeggiando tra i pendii erbosi di Vanaheim, illuminata dagli ultimi raggi del sole, che già comincia a sparire dietro quel verde mare di foreste e praterie. 
Ma lui ancora non si vede.
La bambina sbuffa e pesta i piedi.
Eppure è questo il giorno, sa che lo è: oggi il vento del sud ha cominciato a soffiare tra le colline, sfiorando l’erba con le sue calde carezze, oggi è iniziata l’estate. E quando porta l’estate, il vento porta anche lui.
E’ da questa mattina che Sigyn lo aspetta sotto il pino marittimo, con l’unica compagnia di cicale e grilli, scrutando l’orizzonte in cerca della polvere alzata dai cavalli e adesso, al tramonto, è ancora qui che attende.
E tra poco sarà buio e Inga la chiamerà a gran voce dalla casa, ordinandole di tornare.
Che rabbia!
No, lei non si muoverà di un millimetro da lì. Per tutta la vita si sono incontrati su quella collina il primo giorno d’estate, non sta né in cielo né in terra che quest’anno sia diverso.
Ma il sole continua a calare e la strada a rimanere vuota.
Un nodo di tristezza stringe la gola della bambina.
Non verrà? Di solito non è mai così in ritardo, vuol dire che non lo vedrà mai arrivare?
“Mi avrebbe avvisata,” si dice, per farsi coraggio, però aspetta dal sorgere del sole e la voce del dubbio, prima poco più di un antipatico bisbiglio, è diventata più forte nella sua testa.
Stanca, si siede a terra, con la fronte appoggiata alle ginocchia per nascondere il labbro che trema. 
Lui non arriva.
Le ultime luci le sfiorano la pelle quando Sigyn si alza, imponendosi di non piangere anche se la delusione le fa così male. Tornerà a casa, mangerà la sua zuppa e andrà a dormire, forse lui arriverà domani. O forse no. Sì, certo che arriverà, invece!
Non ha ancora fatto un passo che li sente: zoccoli che battono al trotto sul sentiero. 
Guarda di nuovo la strada e li vede; sono loro! 
Piena di gioia, corre giù per la collina, inciampa, si rialza, non le importa, vuole solo andargli incontro e abbracciarlo. Un pony si stacca dalla carovana, un grido festoso: “Sigyn!” Con un balzo, il piccolo cavaliere è sceso e le corre incontro. La bambina gli butta le braccia al collo, ridendo.
Lui è arrivato!
“Ciao Loki!”


Non importa se è praticamente buio: sono scesi subito al mare, anche se sanno che non potranno fare il bagno o pescare fino a domani. Gli basta essere insieme. 
Inga è con loro, li osserva da lontano per assicurarsi che non si facciano male, come sempre.
Da quando è nata, Sigyn ricorda solo il mare e Loki: Inga le ha spiegato molto tempo fa che la regina di Asgard, la severa donna bionda che Loki chiama madre, non aveva latte quando il principino è nato e, visto che era anche piccolo e fragile, l’aveva portato a Vanaheim per farlo allattare da Inga. Lì era rimasto per i primi anni della sua vita, sperando che la sua salute migliorasse, anni in cui era impossibile separare Sigyn da lui: giocavano insieme, mangiavano insieme, dormivano insieme, mano nella mano, erano uno parte dell’altra.
“Siamo uno parte dell’altra.” Si corregge la bambina, mentre rimesta la sabbia con la punta del piede, in cerca di conchiglie.
La donna bionda dice di essere sua madre.
Il signore con un occhio solo dice di essere suo padre.
Quel rompiscatole di Thor pensa che lui sia suo fratello, ma si sbagliano tutti.
Loki appartiene a Sigyn, e Sigyn appartiene a Loki.
E tutti e due appartengono al mare.
Si sente toccare piano sulla spalla; quando si volta, il principino le mostra una conchiglia gigantesca, praticamente intatta, con un sorrisone di trionfo a illuminargli il viso.
“E’ bellissima!” esclama lei, rimanendo incantata a guardarla “Dov’era?”
“L’ho trovata lì,” spiega lui indicando un gruppo di scogli non lontani “Vediamo se ce ne sono altre!”
Si mettono a correre, ignorando spensierati le raccomandazioni di Inga. Il vento soffia leggero e caldo su di loro, porta con sé la spuma salmastra dell’oceano.
“Conchiglie, conchiglie!” urla Sigyn, che ha raggiunto gli scogli per prima.
Sono così tante, e così belle.
“Dovevano far parte di un tesoro.” Dice Loki, esaminandone una “Sai se c’erano i pirati da queste parti?”
Gli occhi della bambina s’illuminano: “I pirati! Sarà un tesoro dei pirati?”
“Adesso è nostro!” dichiara il principino, gonfiando il petto “Dobbiamo trovare un forziere!”
“E lo seppelliamo?”
“Certo, ma bisogna fare una mappa.”
“Una mappa che possiamo leggere solo noi.”
“E poi, quando siamo grandi, torniamo a prendere il tesoro!”
“Mettiamo delle trappole?”
“Sì, e un indovinello!”
“E se i grandi ci scoprono?”
“Sarebbe terribile! Ci pensi? Vorranno tutto il tesoro per loro!”
“Dici che Inga ci può aiutare?”
Loki comincia ad accarezzarsi il mento, meditabondo: “No,” risponde infine “Anche la nutrice è un’adulta, non possiamo fidarci.”
La bambina annuisce, seria: “Non possiamo dirlo neanche a Thor.”
“No no, dobbiamo proteggere il nostro tesoro!”
“Come facciamo con il forziere? Lo prendiamo da casa tua?”
I due si girano verso la residenza della famiglia reale, un grosso maniero di pietra abbarbicato in cima alle scogliere; le finestre illuminate sembrano gli occhi di tante civette, illuminano gli alberi intorno e un po’ anche il sentiero che, dalla casa, scende verso la spiaggia, zizzagando sulle pareti a strapiombo degli scogli.
“No, non credo sia una buona idea,” dice Loki “Se scendiamo da lì ci vedranno tutti.”
“Possiamo calarlo con una corda e poi nasconderlo fino a sera.” Propone la bambina. 
“E’ perfetto! Dove lo mettiamo?”
“Sotto la sabbia?”
“Mmmm, Thor voleva venire a giocare qui, domani.”
“E se trovassimo una grotta?”
“L’ultima volta c’era dentro un serpente e tu sei scappata via.”
“Era bruttissimo!”
“Era solo una biscia.”
“Mi faceva schifo, si muoveva!”
“A me non ha fatto così tanta impressione.”
“No, tu hai paura dei granchi.”
“E’ stato solo una volta, ti assicuro che era enorme!”
“Il serpente era più grande.”
“Quel granchio voleva mordermi!”
“E se lo mettessimo in mare?”
Insieme, fissano le grandi onde scure che si buttano sulla spiaggia, travolgendo scogli e tronchi imbiancati dal sale; la voce del mare grida, terribile e bellissima, tutt’intorno a loro. Una volta, tanti anni prima, il mare gli sembrava spaventoso, e ogni quando c’era una tempesta, si stringevano stretti stretti l’uno all’altra, ascoltando tremanti le urla del vento e delle onde che rimbombavano attraverso le mura di pietra della casa. Sigyn aveva una paura folle che il vento fosse capace di abbattere le pareti ed entrare nella loro stanza per trascinarli via, come foglie, in balia delle raffiche per sempre, fino a che non fossero diventati anche loro parte della tempesta.
Poi, una notte, dopo che l’ennesimo tuono li aveva fatti gridare, Inga era venuta da loro, con solo la camicia da notte indosso e una candela accesa in mano. Si era seduta sul letto, accanto ai bambini, e li aveva abbracciati, ma non sarebbe servito a niente se lei non gli avesse anche raccontato una storia.
“Non dovete aver paura del mare,” aveva detto Inga, dolcemente “Lui sta solo cercando di parlare, ma se non gli danno retta deve alzare la voce, come faccio io quando la cena è pronta e voi due non vi fate vedere!”
I bambini avevano riso, birichini. 
“E chi sta chiamando il mare?” aveva chiesto Sigyn “Non può farsi sentire solo da lui?”
“Il mare chiama tutti noi,” aveva risposto la balia “Tutti gli esseri viventi devono sentirlo.”
Loki aveva pigolato, curioso: “E che cosa sta dicendo?” 
“Il mare dice: “
Uhhhhhh”” Inga aveva imitato il vento, facendoli ridere ancora “”Anime perdute!” grida “La vita è immensa, volete capirlo, sì o no? Immensa!”, è questo che cerca di dirvi il mare.”
Da quella notte, hanno continuato ad ascoltare la voce dell’oceano, senza spaventarsi più.
“Sì,” annuisce Loki “Penso che sia un ottimo nascondiglio.”
“Basta che il mare non dica niente a nessuno!” ride lei.
“Bambini, è ora di tornare a casa!” chiama Inga.
Correndo, i due la raggiungono; non gli dispiace andare già via, dopotutto hanno davanti l’estate intera per giocare. Quella sera, però, Sigyn rimesta la zuppa nella sua scodella, senza molto appetito e con un groppo amaro in gola che proprio non vuole saperne di andare via: Loki sta mangiando nella sala grande del castello con la sua famiglia, mentre lei e Inga sono da sole in cucina a cenare in silenzio. Una volta mangiavano tutti e tre insieme, ma adesso la regina ha voluto separarli.
“Non è giusto.” Borbotta la bambina.

Inga la guarda appena: “Lo è, piccola mia; Loki è cresciuto, quindi è giusto che ceni con i suoi pari, come un principe del suo rango deve fare.”
“E chi sarebbero i suoi pari?” protesta lei “Loki è il mio migliore amico, perché non possiamo mangiare insieme?”
Gli occhi della donna si fanno duri e severi, e capisce di essere andata troppo oltre.
“Siamo figlie di contadine, Sigyn, non nobili!” la rimprovera Inga “Finchè eravate piccoli, non aveva importanza, ma la verità è che la differenza tra noi e loro è troppo grande. Ricorda ciò che ti dico adesso: appartenete a due mondi diversi e prima o poi vi separerete per sempre.”
La bambina stringe forte il cucchiaio tra le dita; non vuole piangere, le parole di Inga fanno malissimo, ma non vuole piangere. La donna le accarezza i capelli.
“E’ meglio se lo sai già da adesso,” le dice “Così sarà meno dura, quando verrà il momento.”
Sigyn si scosta e comincia a mangiare, a testa bassa, a grandi bocconi, così con la zuppa andranno giù anche le lacrime. Così nessuno penserà che è debole. Così nessuno si accorgerà di quanto solo l’idea di perdere Loki la ferisca.

Non sanno niente.
Un boccone.
Non capiscono niente.
Ancora uno.
Lui è me e io sono lui, non ci separeranno mai!
E’ riuscita di nuovo a non piangere.

 
Λ
“La maestra Verdandi è contenta di te.”
“Non sembrava, maestra Skuld.”
“E anche Urdr è soddisfatta, so che stai facendo rapidi progressi.”
“E’ ancora difficile.”
“Quando sei in mia presenza, puoi anche evitare la falsa modestia: sei soddisfatto di te, Loki, impari in fretta e ogni giorno ti senti più potente, non è vero?”
“Io…”
“Questo luogo non è la corte di Asgard, dove ogni parola sarà giudicata e usata contro di te alla prima occasione, quindi non c’è bisogno di nascondere la tua arroganza. Detto tra noi, è un lato di te che piace molto a Urdr. E anche a me.”
“Allora ti accontenterò, maestra.”
“Sai perché ho voluto parlare con te?”
“Lo immagino.”
“Tra poco lascerai del tutto le lezioni di Verdandi per dedicarti solo a quelle di Urdr, poi comincerà il periodo più lungo del tuo apprendistato, quello con me. Voglio essere sicura che tu sia pronto per continuare.”
“Lo sono.”
“Mhm… Ricordi cosa ti ho detto, quando sei arrivato qui? A proposito del tuo cuore.”
“Hai detto che in passato ho fallito perché non sono riuscito a dominare la rabbia, lo so, me ne sono accorto da solo. E imparerò dai miei errori.”
“La mia domanda è se davvero sarai in grado di farlo.”
“Mi reputi così debole, maestra?”
“Forse neanche tu ti rendi conto di che cosa porti nell’anima, Loki Senza Terra.”
“Lo so bene, invece!”
“Io non penso: ti abbiamo guardato dentro, Figlio di Nessuno, e ciò che abbiamo visto ci ha turbate. Il tuo rancore molto forte.”
“Al mio posto tu non avresti provato altrettanta rabbia?”
“Ti acceca, ti impedisce di pensare lucidamente. Ho il timore che non riuscirai mai a contenerlo del tutto.”
“E volete mandarmi via per questo?”
“No, desideriamo solo comprenderlo meglio, così da poterti aiutare.”
“Cosa devo fare?”
“Semplicemente raccontarmi la tua storia, Loki Fabbro di Menzogne.”
“Ah ah ah, era tanto che non mi chiamavano così!”
“Lo farai?”
“Credevo sapeste già tutto quello che mi è accaduto.”
“Sappiamo i fatti, ci serve conoscere i sentimenti dietro ad essi. Ti chiedo, se vuoi continuare i tuoi studi, di aprirti con me, senza mentire o celarmi qualcosa per quanto male possa farti ricordare.”
“Chiedi pure, maestra.”
“Quali sono le tue memorie più belle?”
“… Le estati da bambino. Andavamo a trascorrerle a Vanaheim, lì giocavo sempre con una ragazza, Sigyn.”
“La donna di cui stai esplorando la coscienza?”
“Sì. Per un certo periodo, siamo stati quasi una persona sola.”
“E poi?”
“L’ho già detto alla maestra Verdandi.”
“Un ricordo, sì, me lo ha riferito. Vorresti rivederla?”
“No.”
“Perché no?”
“Non voglio più vedere niente che abbia a che fare con il mio passato; è finito, non potrei mai ricostruirlo, rivedere Sigyn sarebbe uno spreco di tempo. Lei è rimasta la ragazzina che conoscevo… Credo.”
“Non sai cosa ne sia stato di lei?”
“Mai saputo.”
“E non hai mai cercato di capirlo?”
“No.”
“Neanche dopo aver scoperto la verità sulle tue origini?”
“Quando è successo le ho scritto una lettera, sì. Avevo paura e sentivo di potermi fidare solo di lei, ma poi la situazione è precipitata.”
“E non sei più riuscito a incontrarla, giusto?”
“Già.”
“Hai capito qualcosa dalle tue visioni? Qual è stato il suo destino?”
“Per ora sono ricordi d’infanzia, niente di nuovo.”
“Grazie, Loki, per oggi basta così. Torna pure da Urdr.”

Σ
“Stavolta lo centro…” borbotta Loki, prendendo la mira con uno dei suoi nuovi pugnali da lancio.
Quando glieli ha mostrati, Sigyn è rimasta a guardarli senza parole, ammirandone estasiata le lame sottili e scintillanti. Li ha trovati bellissimi.
“E’ un regalo di Padre,” le ha spiegato il principino “Dice che ormai ho l’età per imparare a combattere e vuole che mi alleni con questi!”
E a farne le spese è stata una quercia paziente nel boschetto dietro il castello; Sigyn ci ha disegnato sopra tre cerchi concentrici come bersaglio e da un paio di giorni i due giocano a lanciare i coltelli; ormai il tronco dell’albero è pieno di tacche e buche, ma non molte vicino al centro purtroppo…
Loki lancia e il suo coltello manca per un soffio il cerchio più interno.
“Uffa, di nuovo!” protesta, stizzito.
“Devi correggere la mira.”
“Ci ho provato!”
Sigyn ride: “Tocca a me, adesso.”
Il pugnale è freddo e pesante tra le sue piccole dita; la bambina si mette di fronte al bersaglio, stringendo gli occhi per mirare meglio. Si tira indietro, bilancia il peso sulle gambe e finalmente-
“LOKI!!!” 
La sorpresa le fa quasi perdere l’equilibrio!
Si gira per lanciare un’occhiata di fuoco a Thor, che entra nella radura a passo di carica, rumoroso come una mandria di buoi! Ma possibile che non li lasci mai in pace?
“Ciao fratello!” Loki va incontro al biondo con un sorriso e subito la bambina si sente punta da un familiare ago di irritazione.
No, non le piace il modo in cui il suo amico segue Thor, la scintilla che ha nello sguardo quando il fratello maggiore gli rivolge la parola; è come se… come se Loki volesse a tutti i costi fargli piacere, essere suo amico anche se il biondo li tratta male e li prende in giro a ogni occasione. Sigyn non lo capisce, a che gli serve Thor se ha già lei?
“Avete sentito la notizia?” chiede il maggiore, senza fiato per la corsa.
“No, che succede?” dice Loki, curioso.
“Hanno catturato uno di quei cavalli selvaggi delle praterie!”
Sigyn sgrana gli occhi: un cavallo delle praterie! Uno dei magnifici animali che abitano Vanaheim da ancora prima che i Vanir ne facessero la loro casa; quella che si dice essere la razza più veloce, bella e intelligente di tutti i Nove Regni. Pochissimi vengono catturati, ancora meno accettano che un padrone li monti, più spesso scappano via alla prima occasione, svanendo nella prateria rapidi e inafferrabili come il vento, quasi senza lasciare tracce.
Che ricordi, la bambina non ne ha mai visto uno vivo, nemmeno da lontano.
“Dovè?” grida, quasi all’unisono con Loki.
“Giù al recinto, vogliono provare a domarlo! So che anche Padre e re Freyr saranno lì; voi venite?”
Non c’è bisogno di chiederlo due volte: in men che non si dica, i tre bambini stanno già correndo tra gli alberi e poi fuori dal bosco, verso le dolci colline nell’entroterra. Nonostante il fiato corto, Sigyn non smette mai di sorridere, piena di gioia e curiosità; chissà se davvero uno dei guerrieri si farà accettare dal cavallo… 
“Forse non sono animali così selvaggi come dicono.” Pensa, mentre cerca di tenere il passo con gli altri due bambini, ma appena arrivano in vista del recinto, capisce di essersi illusa.
 
Il cavallo è giovane, poco più di un puledro, con lunghe gambe e un corpo già possente; il suo mantello risplende di riflessi ramati sotto i raggi del sole, i crini sono leggermente più scuri; tre balzane bianche gli decorano le zampe, una sul posteriore sinistro, altre due sopra gli zoccoli di destra. 
Sigyn rimane a guardarlo a bocca aperta, incantata dalla fulgida bellezza dell’animale, ma anche spaventata. Spaventata dai profondi occhi neri che sembrano pieni di fiamme, dalle orecchie appiattite contro la testa, dai calci, gli scarti, i morsi che il puledro usa senza riserbo su qualunque uomo tenti di avvicinarsi.
I suoi zoccoli battono sordi e aggressivi sulla polvere.
“Andiamo più vicino?” propone Loki.
I piccoli scendono la collina verso il gruppo di persone riunite intorno allo steccato, un po’ titubanti adesso. Mentre camminano, Sigyn non stacca un secondo gli occhi dal cavallo, che ora carica con un galoppo furioso uno degli stallieri, costringendolo a scappare a gambe levate fuori dal recinto. L’animale non nitrisce, dalle sue narici dilatate esce solo un borbottio strano e minaccioso.
E’ così bello e così pericoloso!
Cercando di non farsi notare da Thor, la bambina si accosta a Loki, impaurita. Vorrebbe che il maggiore non ci fosse, così potrebbe serenamente tenere la mano del suo migliore amico.
Il cavallo si sta impennando, quando finalmente i tre riescono a scorgere Odino e re Freyr che discutono animatamente a pochi passi dallo steccato, additando il meraviglioso puledro.
“Amico mio, non so davvero che fare!” dice Freyr “E’ da stamattina che proviamo a ragionare con quella dannata bestia e che cosa abbiamo ottenuto fin ora? Tre dei miei uomini si sono beccati un calcio e a un altro quel maledetto animale ha quasi staccato la mano con un morso!”
Il re di Asgard ride: “Non mi aspettavo di meno! Vecchio mio, non dirmi che proprio tu hai scordato quanti tentativi abbiamo fatto noi e i nostri fratelli con quei cavalli; ti risulta che uno sia andato a buon fine?”
“Fai presto a ridere, tu che possiedi lo stallone migliore dei Nove Regni!”
“Chi? Sleipnir? Mai avuto bestia più cocciuta, ci ho sputato sangue prima di poter scendere con lui in battaglia!”
“Sai come cominciano a chiamarlo, i miei uomini?”
“Sleipnir?”
“No, il puledro!”
“Ho sentito che dicevano qualcosa riguardo al fuoco…”
Villièldr, l’Incendio nella Prateria!” annuisce Freyr “Perché quel pelo sembra risplendere di fiamme; è selvaggio e indomabile, come gl’incendi che scoppiano nelle pianure a sud durante l’estate.”
Un sorriso strano, tra il divertimento e la tristezza, passa sul volto dell’Allfather, prima che rivolga di nuovo lo sguardo al recinto. Odino non sembra essersi ancora accorto della presenza dei tre bambini.
“Ho proprio paura che dovrai lasciarlo libero, amico mio,” borbotta l’Æsir “Per quanto dispiaccia; è davvero un bellissimo animale.”
“Mai!” sbotta il re di Vanaheim “Piuttosto che perdere una tale bellezza, preferisco regalarla a chiunque riesca ad avvicinarla, fosse anche l’ultimo dei miei braccianti!”
Sigyn sospira, sognante. Se non avesse quello sguardo minaccioso, ci proverebbe lei stessa a domare il puledro. Dei guerrieri radunati intorno ai due sovrani, nessuno prende la parola, nessuno accetta la sfida di Freyr; i loro occhi sono velati di paura, un timore pieno di rispetto per la forza dell’animale.
Dopo un po’, il re di Vanaheim scuote la testa, sconsolato, e si volta verso gli stallieri; dischiude le labbra, forse pronto a dare l’ordine di liberare il puledro, quando una voce che nessuno pensava di udire lo ferma. 
“Dite sul serio, Maestà?”
Incredula, Sigyn si gira, come tutti i presenti, per fissare a bocca aperta colui che ha appena pronunciato quelle parole: Loki, con lo sguardo fermo negli occhi di Freyr e spoglio di ogni traccia di paura, attende la risposta.
“Ho la vostra parola?” chiede ancora al Vanir ammutolito.
Odino sembra riscuotersi all’improvviso: “E voi tre cosa ci fate qui?”
“A casa ho sentito i servi parlare del cavallo,” spiega Thor “Volevamo vederlo.”
“E’ pericoloso, bambini; tornate subito al castello.” Ordina l’Allfather, severo.
“I tuoi figli non sanno quanto vale la parola di un re?” lo interrompe Freyr, fissando Loki con rimprovero “Ho detto che chiunque lo avvicini potrà tenerlo e così sarà, per Yggrdasil!” 
Il principe cadetto annuisce: “Giusto per esser sicuro.”
Senza dire altro, si volta e comincia a correre verso il recinto, così veloce che né le grida di Odino né i presenti, bloccati dalla sorpresa, riescano a fermarlo in tempo!
“Loki, torna qui!” grida il re.
Sigyn lo guarda con terrore passare sotto lo steccato, diretto verso l’animale che ancora pesta irrequieto il terreno.
“Qualcuno lo prenda!” sente urlare.
“NO!” fa un’altra voce “Se proviamo a raggiungerlo, quella bestia infernale potrebbe spaventarsi e caricarlo!”
“Non possiamo lasciarlo lì!”
La bambina si accorge di star tremando, mentre fissa il suo migliore amico camminare, lento e silenzioso, incontro al pericolo. Si precipita intorno al recinto con gli altri presenti; la tensione le schiaccia la gola, togliendole il respiro. Che diamine si è messo in testa Loki?!
La coda del puledro frusta l’aria, minacciosa. L’animale scarta, con la testa alzata a mostrare le narici dilatate e le orecchie appiattite; i suoi occhi sono contornati di bianco, fissano il bambino che avanza, pieni di fiamme.
“Loki, ti prego, torna qui!” tenta Sigyn, ma lui non la ascolta.
Con le mani strette sul legno fino a farsi male, non può far altro che assistere impotente. 
Infine, il piccolo principe si ferma al centro del recinto. Il mondo intero è scomparso, per Sigyn sono rimasti solo Loki, il cavallo e i respiri dei presenti, sospesi in un istante infinito.
Al rallentatore, il puledro scuote vigoroso il capo, una, due, tre volte. I suoi zoccoli raspano nella polvere.
E Loki non si muove.
L’animale s’impenna, fendendo l’aria con le gambe. I crini sul suo collo sembrano davvero fiamme.
E Loki non si muove.
Una sgroppata, uno schianto; lo zoccolo posteriore rompe una trave spessa un pollice senza sforzo.
Dannazione, perché non scappa?!
Il cavallo nitrisce, furioso, e carica!
Si butta in direzione di Loki, improvvisamente ancora più grande, ancora più inarrestabile, ancora più veloce e forte!
“Muoviti!” pensa la bambina.
Loki è lì fermo.
Muoviti, muoviti, muoviti, MUOVITI!
Sigyn chiude gli occhi.
Un suono strisciato, odore di polvere, il borbottio nervoso dell’animale.
Nessun grido di dolore.
Titubante, la bambina dischiude le palpebre e quando la polvere si dirada, finalmente riesce a vedere l’interno del recinto. E non può trattenere un grido di sorpresa; Loki è ancora in piedi al centro dell’arena, esattamente dove l’aveva visto l’ultima volta, di fronte a lui c’è il puledro, il respiro pesante gli scivola nelle narici mentre fissa il bambino che ha osato sfidarlo.
L’aria è immobile, il tempo gelato, in attesa; l’ansimare del cavallo è l’unico suono che rompe quel religioso silenzio. Tutti fissano con il fiato sospeso la mano di Loki alzarsi lentamente verso il muso dell’animale e posarsi lì. 
Le dita accarezzano il pelo color delle fiamme con delicatezza.
E il cavallo non si muove.
Pian piano, scivolano verso il collo, giocano con la lunga criniera, sfiorano i muscoli frementi del petto e dei fianchi.
E il cavallo non si muove.
Loki sorride e sussurra qualcosa nell’orecchio del puledro, ora non più piatto contro la testa.
Il cavallo gira il muso verso di lui, annusandolo.
Il bambino fa qualche passo indietro, senza togliere il suo sguardo da quello dello stallone: “Vieni.” Dice, quasi con dolcezza.
Per secondi interminabili, il puledro lo fissa e mastica, come se stesse pensando. 
E infine il cavallo segue Loki.
Dal gruppo dei presenti si alza un boato di applausi, risate, grida di trionfo per il principe cadetto di Asgard; da parte sua, Sigyn è troppo emozionata per fare o dire alcunché!
“Ah ah!” romba la voce di Freyr, dietro la bambina “Ce l’ha fatta, per Yggdrasil, Odino! Tuo figlio ce l’ha fatta! E’ rimasto lì a fronteggiare quella bestiaccia e ne ha guadagnato il rispetto, tuoni e fulmini! Ragazzo, ragazzo!”
Loki si gira, sorridente, verso il re. Gratta il puledro tra le orecchie.
“Il cavallo è tuo, per i Nove Regni!” grida il Vanir.
Sigyn si unisce agli altri per applaudire il suo amico; accanto a lei, anche Thor e Odino festeggiano, lanciando ruggiti trionfanti.
Il giovane principe esce dal recinto tra due file di uomini che gli mandano sorrisi e complimenti; dietro di lui, trotta il bellissimo puledro.

Il sole tramonta sulle colline di Vanaheim, dipingendole con riflessi dorati. Anche il mantello del cavallo rispende fulgido mentre gira a un trotto leggero, guidato dalla mano di Loki. Seduta su una roccia, Sigyn li guarda sorridendo; da un cestino pieno di mele posato al suo fianco, la bambina prende un frutto e comincia a mangiarlo a piccoli morsi.
“Come lo chiamerai?” chiede, curiosa.
“Pensavo di lasciargli il nome che gli hanno dato gli uomini di re Freyr.” dice Loki, prima di richiamare verso di lui il cavallo. L’animale si ferma docile davanti a lui, borbottando in richiesta di una mela.
“Villièldr mi piace molto ed è adatto a lui, non credi?”
La bambina annuisce: “Sì, lo è.”
E lancia un frutto all’amico, che lo prende al volo prima di passarlo al cavallo.
Villièldr comincia a masticarlo rumorosamente, soddisfatto.
“I guerrieri hanno detto che lui ti ha scelto perché non hai avuto paura,” commenta Sigyn “Avevi paura?”
“Certo che no!” rispose il bambino “… Forse un pochino.”
La piccola ride, facendogli spazio sulla roccia; Loki si siede vicino a lei, ammirando in silenzio le colline all’orizzonte. Il cavallo bruca tranquillo al loro fianco, ora non sembra più l’animale selvaggio e spaventoso che Sigyn ha visto nel recinto.
“Posso accarezzarlo?” domanda.
“Certo!” esclama Loki, sventolando una mela in direzione del puledro “Villieldr, vieni qui.”
Prima che possa protestare, la bambina si ritrova il frutto in mano e gli occhi liquidi del cavallo puntati addosso.
“Daglielo tu,” la incoraggi il suo amico “Così fate conoscenza.”
Un po’ titubante, Sigyn porge la mela all’animale; Villieldr la osserva a lungo, annusandola circospetto, poi, con quel suo strano borbottio, addenta il pomo. Mentre lo guarda mangiare, la piccola prende finalmente coraggio e allunga la mano per posarla delicatamente sul suo muso; è caldo e liscio al tatto, il naso in particolare è ricoperto da una peluria così fine e morbida che le sembra di accarezzare del velluto. 
Sigyn sorride, radiosa.
“E’ meraviglioso!” mormora.
“Villieldr, questa è Sigyn ed è un’amica,” spiega Loki, grattando il cavallino dietro le orecchie “Lei può toccarti e tu non la devi mordere, hai capito?”
Per tutta risposta, il puledro borbotta e mastica a vuoto, leccandosi le labbra piene di succo di mela con la sua grossa lingua rosa.
“Pensi che capisca tutto quello che diciamo?”
Il principe fa spallucce: “Io credo di sì; forse non tutto tutto, ma in generale…”
Sigyn sospira e torna a fissare l’orizzonte, dove il sole è già sparito, lasciando in cielo pennellate di fuoco come uniche testimoni del suo passaggio. Ha un che di triste, il tramonto, le mette addosso un’angoscia che non riesce a spiegarsi. E’ definitivo: un altro giorno è passato, e quello successivo sarà un giorno più vicino alla partenza di Loki. 
“Vorrei che tu non te ne andassi mai, come quando eravamo piccoli.” Bisbiglia, malinconica.
“Anche io,” annuisce lui “Vorrei che ci fossimo solo io, te e Villieldr, per sempre.”
“E la prateria!”
“E la prateria.”
“E il mare?”
“Sì; non sarebbe bello poter viaggiare tutti insieme, vedere i Nove Regni, vivere avventure in luoghi inesplorati?”
“Eccome!”
Ma spesso gli avvertimenti di Inga affiorano dalla sua memoria e spazzano via i sogni di Sigyn come foglie nel vento.
“Tu sei un principe,” borbotta la bambina “Dovrai stare ad Asgard.”
Loki sogghigna: “Sei impazzita? Io faccio quello che voglio e se voglio stare con te, troverò il modo di farlo!”
“Me lo prometti?”
Il bambino si posa una mano sul cuore, solenne: “Te lo prometto! Qualunque cosa accada, noi saremo insieme.”
E Sigyn gli crede.








Spazio dell'Autrice:
...
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Non ho scuse per questo lunghissimo silenzio radio, se non che questo capitolo è stato un vero parto! Scrivere di una situazione idilliaca in cui tutti sono felici è diventato difficilissimo per me (Buono a sapersi! Nd Personaggi), per fortuna il prossimo ha più elementi angst e non avrò difficoltà ad aggiornare presto (è già scritto in parte).
Allora, tutto ciò che Verdandi e Loki dicono del Seidr l'ho inventato di sana pianta ispirandomi un po' a certe regole di D&D (sì, giocavo e vorrei giocare tutt'ora, ma il mio gruppo si è sciolto T.T) e la parte che riguarda Mijolnir potrebbe diventare una vera blasfemia per l'universo Marvel quindi, mi raccomando, acqua in bocca con Stan Lee!
Riguardo a Loki e Sigyn: finalmente cominciamo a conoscere questo personaggio, l'ultima ad essere stata inserita in questa storia, tanto che nella prima versione faceva solo una fugace apparizione nel finale, ma che dopo successive evoluzioni e tanti trip mentali dell'autrice è diventata un personaggio fondamentale per la trama, come vedrete dai prossimo capitoli. Spero di aver chiarito abbastanza bene il rapporto tra i due, se avete domande chiedete pure :)
Ora arriva un punto per me molto importante: il cavallo Villieldr. Mi piacerebbe che voi lo immaginaste come il cavallo in queste foto:
   
Questo non è un cavallo qualsiasi: il suo nome era Gladius ed è stato il mio compagno fedele fino a quando una colica improvvisa non l'ha ucciso, meno di due mesi fa. Aveva solo 15 anni. Non ho mai montato un cavallo migliore e così ho pensato, tra le altre cose, di onorare la sua memoria anche così, inserendolo in questo mio racconto; l'ho descritto fedelmente, a parte i calci e i morsi dell'inizio, ma lui borbottava per davvero e aveva un naso morbido e splendido.


Il titolo di oggi!!
"Arkai" vuol dire "origini" e segnerà i capitoli di questo nostro flashback, mentre "Paides" significa "bambini".

Le citazioni di oggi!!
1. Quella di inizio capitolo riporta le parole della canzone "Just Give Me A Reason", cantata da P!nk e dal fortman dei fun.
2. "Che cosa vedi dietro i tuoi occhi chiusi?" "Vedo me stesso"; questa viene direttamente dall'episodio 8 di "Hannibal", la nuova serie basata sul libro di Thomas Harris Red Dragon (e capolavoro)! Consiglio a tutti di vederla, soprattutto se già conoscono "Il Silenzio degli Innocenti" :3
3. "La vita è immensa!" ve la ricordate? Capitolo 6, fiori di loto e trip allucinogeno del caro Loki, ora finalmente sapete da dove l'ha pescata (io l'ho presa da La Leggenda del Pianista sull'Oceano)

Ci vediamo al prossimo capitolo ^^


  
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