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Autore: evilregal9841    13/10/2013    2 recensioni
"All’improvviso immagini di lei mi riempirono la mente. Lei piccola, fragile, innocente. Lei fra le mie braccia, mentre la cullavo, mentre i suoi occhioni celesti si chiudevano lentamente. Perché se l’era portata via?"
E se Regina avesse un segreto? Così grande che nessuno sulla Jolly Roger ne fosse al corrente?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Continuai a camminare, lentamente, come svuotata da tutto ciò che provavo. Dov’era Henry? Dov’era il mio bambino? Erano ormai ore che pattugliavamo, per così dire, quella foresta fitta e selvaggia, macinando metri e metri di quell’oscura boscaglia. Il risultato? Assolutamente niente. Non avevamo trovato una sola traccia, non un solo capello che ci indicasse il suo passaggio. Non dovevo scoraggiarmi, lo sapevo, ma ormai anche la speranza sembrava avermi voluta abbandonare. Mi sentivo così impotente in quella situazione, così dannatamente incapace. Persino la magia mi aveva lasciata. Certo, avevo ancora i miei poteri, ma erano cambiati. Sentivo la magia scorrere veloce nelle mie vene, più oscura e potente che mai. Ma come un fiume in piena prima o poi straripa, così anche io mi sentivo esplodere. Non riuscivo più a controllarmi, non ero più io a decidere quando e come utilizzarla. E tutto ciò era molto frustante. Forse la prima cosa che mi era stata insegnata, quando avevo iniziato ad apprendere l’uso della magia, era stato come tenerla separata dai sentimenti. Perché la magia è emozione, non pensiero, ma sopra qualsiasi altra cosa la magia è controllo. È la capacità di gestire tutto ciò che ti sta attorno, è manipolazione, è un flusso continuo ed irrefrenabile, un incontenibile corrente che ti dà la vita. È quel qualcosa che ti rende libera, sfuggente ed inafferrabile. Ma al tempo stesso ti vincola ad essa, fino a rimanere intrappolata, costretta a pagare un prezzo spesso troppo alto. E l’unico modo per controllarla veramente è  mantenere sempre un certo distacco, una sottile linea che separa la buona riuscita di un incantesimo dal caos. Ed in quel momento quel piccolo muro di divisione sembrava essersi semplicemente sbriciolato, frantumato in tanti piccoli pezzi come la mia anima, come il mio cuore. Le barricate che avevo eretto in tutti quegli anni, ciò che mi avevano impedito di provare tutte le emozioni che invece adesso mi imperversavano nel petto, erano crollate. Non avevo più niente con cui difendermi. Adesso tutti avrebbero potuto vedere cosa provavo, tutti avrebbero visto il mio essere distrutta. Mi sentivo così vulnerabile, fragile. Ed in tutta quel sofferenza, mi sentivo viva. Così terribilmente, dolorosamente viva. Non ne potevo più di quella situazione, volevo solo poter tornare a casa con mio figlio.  Perché Gold riusciva a controllarsi? Come poteva mantenere quel distacco emotivo? Non aveva forse perso anche lui un nipote?
Quell’isola mi stava cambiando, era evidente, non sapevo come tornare indietro, non sapevo come trovare Henry. Ero persa. E poi ci si mettevano anche quegli strani sogni, che mi tormentavano ogni volta che tentavo di addormentarmi. Non avrei resistito un’altra sola notte. Ma soprattutto quello che più mi turbava era lei. Perché proprio ora, dopo tutti quegli anni in cui ero riuscita a non far riemergere il suo ricordo? Mi bloccai per un secondo. Chi volevo prendere in giro? Quelle erano solo bugie. Perché lei era sempre stata nei miei pensieri, ogni giorno di ogni anno della mia vita. Ogni istante avevo avuto la sua immagine di fronte agli occhi, ogni qual volta socchiudevo le palpebre. La mia piccola Lucy.
Sentii una mano calda sulla spalla. Avevo iniziato a tremare impercettibilmente. Ma ad Emma non era sfuggito. Mi sorrise timidamente. Anche lei, forse solo lei, poteva capire cosa stavo provando in quel momento. Eravamo entrambe le madri di Henry, dopo tutto. Ma riflettendo, forse neanche lei. Emma non aveva cresciuto un figlio per dieci anni, per poi vederlo andare  via, vederlo fuggire, non si era mai sentita odiata dal suo bambino. Era stato uno dei dolori più grandi della mia vita. Emma non aveva dato alla luce un figlio, per poi vederselo strappare via, rimanendo incapace di impedire che gli facessero del male . Lucy. Quanto avrei voluto poterla crescere, poterla stringere a me anche solo per pochi secondi in più. Non volevo pensare a cosa le avesse fatto mia madre. Come avevo potuto permettere che accadesse? Immaginai la mia bambina, piccola, tremante, impaurita, fra le braccia fredde di Cora, di quella donna che in quel momento non era stata degna di essere definita tale. Ecco come l’avevo vista l’ultima volta, quello era il mio ricordo di Lucy. Serrai gli occhi, assalita da un moto di pianto. Ricacciai indietro le lacrime.
Dopo poco ci  fermammo in una piccola radura, per riposare qualche ora. Poi saremmo ripartiti. Mi sedetti in disparte, lontana dalle svenevolezze dei Charming, lontana dalle avances di Hook a Emma, e certamente il più lontano possibile da Gold. Pensai intensamente ad Henry, come a poterlo focalizzare, rintracciare in qualche modo. Niente da fare, non riuscivo a fare niente. O perlomeno niente che riuscissi a decidere di fare. Appoggiai la schiena al tronco di un albero, per poi scivolare lentamente a terra. Volevo riposare, anche se la paura degli incubi era grande. Così decisi di tenere semplicemente gli occhi chiusi, senza pensare a niente, rimanendo in quello strano limbo tra il sonno e la veglia. Poi mi rinvenni, assalita dalla strana ed irrazionale sensazione di essere osservata. Aprii gli occhi di scatto, per poi ritrovarne un altro paio a fissarmi. Erano azzurri come il ghiaccio, così freddi, crudeli. Mi alzai in fretta. Davanti a me un ragazzino poco più basso di me.
<< Chi sei? >> sibilai. Tutti gli altri si destarono. Possibile che nessuno si fosse accorto del suo arrivo?
<< Io? >> ghignò << Sono Peter Pan naturalmente >> fece un profondo inchino, senza smettere di ridere.
Scattai in avanti, senza sapere davvero cosa fare. Lo avrei strangolato? Forse. Ma lui fu più veloce di me. Mi afferrò il polso, bloccandomi.
<< No, no, no … Cosa sono queste maniere? >>
<< Lasciala stare >> Charming corse verso Peter Pan, la spada sguainata, mirando a colpirlo lateralmente. Con uno scatto fulmineo il ragazzo scartò di fianco. La lama si fermò all’improvviso, ma non abbastanza velocemente. La camicia si strappò e una sottile linea rossa iniziò a disegnarsi sulla mia pelle. David mi guardava a bocca aperta, confuso e dispiaciuto al tempo stesso. Mi portai una mano al fianco, trovandola poi imbrattata di sangue. Sentivo rivoli vermigli scorrere lenti, inzupparmi la stoffa leggera della camicetta bianca.
<< Dov’è Henry? >> si intromise Emma, quasi ringhiando. Gli altri erano rimasti immobili per tutto il tempo, forse troppo sorpresi anche solo per reagire.
<< Oh non così in fretta biondina >> Peter continuò tranquillamente, con quel sorriso strafottente ancora stampato in volto << E … Quasi dimenticavo … Ho portato degli amici a farvi visita … Alla prossima >> Mi fece l’occhiolino, per poi scomparire in un massa di persone che sembravano essere apparse dal nulla. Pochi secondi e ci ritrovammo circondati da figure incappucciate armate fino ai denti.
<< I Lost Boys >> sussurrò Killian. Cos’erano questi Lost Boys, i Bimbi Sperduti? I seguaci di Pan?
Ci attaccarono da tutti i lati, le spade si scontravano, creando suoni stridenti. Mary Margaret prese l’arco, iniziando a colpire alcuni dei ragazzi incappucciati. Gold, ripresosi dallo shock di poco prima, colpì alcuni di loro, con sfere infuocate. Ed io ero l’unica rimasta immobile, incapace di aiutare, indifesa senza la mia magia. Tentai in tutti modi di concentrarmi, di richiamare il potere a me, di piegarlo al mio volere. Ma niente da fare. Una figura alta e longilinea mi veniva incontro, un ragazzo di forse diciassette anni, lo sguardo spento, quasi assente. Mi si gettò contro, ed io feci la prima cosa che mi venne in mente per proteggermi, una cosa che non avevo mai fatto, o che comunque non avrei mai pensato di fare. Gli assestai un cazzotto in piena faccia. Quello indietreggiò, asciugandosi il sangue che gli colava dal naso. Snow si voltò stupefatta verso di me. Le risposi con un sorriso divertito, che però si trasformò presto in una smorfia. Il taglio aveva iniziato a farsi sentire. Poi, come erano arrivati, veloci, silenziosi ed inaspettati, i Lost Boys fuggirono via, dileguandosi in pochi secondi. Mi guardai attorno: eravamo tutti stanchi. Forse era quello l’obbiettivo di Pan? Prenderci per sfinimento?
Arrancai lentamente verso gli altri, tenendomi una mano sul fianco. Dovevo fermare il sangue, si sarebbe potuto infettare … mentre camminavo, sentii uno sguardo fisso su di me. Uno dei Bimbi Sperduti era rimasto su un lato della radura, continuava a guardarmi, senza muoversi, senza dire una parola. Era semplicemente immobile, mentre mi fissava stupito, anzi stupita, la bocca leggermente dischiusa. Il cappuccio era sceso, così da lasciare scoperti lunghi capelli corvini. Vidi Emma seguire il mio sguardo. Tutto ciò che accadde dopo fu come a rallentatore. La bionda estrasse la spada gridando, per poi correre e puntarla al collo della ragazza. Questa non oppose resistenza, non mosse un solo muscolo per evitare che Emma la afferrasse per  capelli, sbattendola contro il tronco di un albero. Continuava a guardarmi, con quello strano sguardo … felice, stupito … forse commosso al tempo stesso. Chi era quella strana ragazza?
<< Dove tenete Henry? >> sbraitò, spingendo di più  la lama contro la gola della ragazza, che non si degnò neanche di guardarla. Tutti corsero verso di loro. Anche io barcollai in quella direzione, cercando di osservare meglio la situazione. Era sicura di conoscere la ragazza, una di quelle sensazioni strane ed inspiegabili al tempo stesso. Quindici, forse sedici anni, non di più. I suoi occhi, così azzurri e limpidi … li avevo visti solo a due persone in tutta la mia vita … a Daniel ed a … No. Non era quello il momento di distrarsi.
<< Emma! >> disse Snow << È solo una bambina! >>
<< Ma non lo capisci Mary Margaret? È una di loro! Sicuramente sa dove hanno portato Henry >> la bionda non allentò la presa sull’elsa.
<< Emma ha ragione >> intervenne Hook << Potrebbe essere il nostro vantaggio, avere una di loro come prigioniera >>
<< E adesso cosa siamo diventati? Dei carcerier … Ma chi sta guardando? >> Snow si girò verso di me, imitata presto da tutto il resto del gruppo. Mi sentii un po’ a disagio. Ma ripresi subito il controllo
<< Lasciala >> dissi ad Emma << Le parlo io >>
Così mi avvicinai, mentre lei abbassava la spada, borbottando qualcosa a proposito delle mie “solite buone maniere”. Sbuffai. Appena fu libera, la ragazzina fece la cosa che meno mi sarei aspettata. Immaginavo avrebbe cercato di fuggire, o pregato di essere liberata. Invece mi corse incontro. Cosa voleva fare? Stava piangendo, ma non per paura o per rabbia, quelle erano lacrime di gioia, lacrime di qualcuno che aveva appena ritrovato la speranza. E poi mi sentii stringere la vita in un abbraccio così carico di amore, quasi mi ritrovai sopraffatta da quella dimostrazione di affetto. Appoggiò il viso sul mio petto, chiudendo gli occhi. Sentivo le sue lacrime calde scorrermi sulla pelle. Gli altri mi guardarono straniti: sicuramente erano scioccati quanto me. Ero così sorpresa, che la prima cosa che feci fu forse la più istintiva: ricambiai quell’abbraccio. Posai una mano sulla schiena di quella ragazza sconosciuta, mentre con l’altra presi ad accarezzarle amorevolmente i capelli. Cosa mi stava succedendo? Non sapevo il motivo delle mie azioni, ma qualcosa dentro di me mi disse che era la cosa giusta da fare. E poi non mi ero mai sentita così bene. Quel contatto mi infondeva un calore che avevo provato raramente, di cui adesso non volevo privarmi.
<< Mi hai trovata >> sussurrò la ragazza, continuando a piangere. Di cosa stava parlando? Quando provai a staccarmi da lei per poterla guardare negli occhi, si strinse ancora di più a me. Era come se avesse paura che potessi andarmene, paura di perdermi.
<< Ti prego, non mi lasciare di nuovo >> aveva iniziato a singhiozzare. Sentii il cuore stringersi in una morsa. Cosa dovevo dirle? Come potevo consolare una persona che non conoscevo, e che probabilmente mi aveva scambiata per qualcun altro?
<< Non ti lascio >> le mormorai di rimando. Sembrò calmarsi. Sentii i singhiozzi diminuire, mentre lentamente allentava la presa intorno alla vita. Nel frattempo i Charming mi, anzi ci guardavano a bocca aperta, Emma sembrava sul punto di svenire, Gold di vomitare. L’unico era Hook, che rimaneva impassibile.
Presi coraggio : << Ma io non so … chi … sei … >> terminai la frase in un sussurro. Il cuore mi si fermò nel petto, il respiro venne a mancare. Sentii le gambe cedere sotto il peso della verità, una verità così assurda ed impossibile. Era davvero quello che avevo visto? Oppure era stata solo un’allucinazione? No, era veramente lì. Fra la stoffa della casacca bianca che indossava, brillava una piccola catenina. Ed appeso alle piccole maglie dorate c’era un piccolo cuoricino.
<< Lucy … >> sussurrai lentamente, mentre le lacrime già mi bagnavano le guance. Poteva davvero essere lei? La presi per le spalle, guardandola negli occhi. Quello sguardo, era quello di Daniel, avrei potuto riconoscere quel colore ovunque. Gli alberi intorno a me iniziarono a creparsi, la corteccia che sembrava sbriciolarsi come sabbia.
<< Regina controllati! Cosa stai facendo? >> Non sentii Gold urlarmi contro, ne tantomeno gli altri chiedermi di fermarmi, mentre la terra intorno a me iniziava a tremare. Ero io a creare tutto questo?
<< Sei davvero tu? >> domandai, quasi intimorita dalla risposta. Lei annuì, gli occhi lucidi dalla felicità. Così tutto si acquietò nuovamente. Iniziai a piangere senza ritegno, mentre si buttava di nuovo fra le mie braccia, con tanto impeto da farmi cadere a terra. La strinsi forte a me, per poi accarezzarle con mano tremante il viso, seguendone dolcemente il profilo. Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa pensare. Solo di una cosa ero certa. La mia bambina era lì, fra le mie braccia, dopo tutti quegli anni. Le baciai la fronte.
<< Regina chi è quella ragazza? >> Mary Margaret sembrava preoccupata. Ma in quel momento avevo occhi ed orecchie solo per Lucy.
<< Io non sapevo … io credevo tu fossi … Cora … >> iniziai. Cosa avrei dovuto dirle?
<< Shh non ti devi preoccupare … so tutto >> mi sorrise dolcemente. Adesso era lei a consolare me.
<< Ti voglio bene >> le dissi, la voce leggermente incrinata dal pianto.
<< Anche io mamma >>
Mamma. Mi aveva davvero chiamata così. All’improvviso sentii il cuore esplodermi di così tante emozioni, che iniziarono a turbinarmi nel petto. Io ero sua mamma. Lo ero davvero.
<< Mamma? >> Snow era a bocca aperta, come tutti d’altronde. Era l’unica ad aver avuto il coraggio di parlare.  << Quindi voi … lei … lei è … è tua … >>
Non  riuscì a finire di parlare. Perché Lucy si alzò in piedi, rivolgendomi un sorriso. Alcune lacrime le sfuggirono, mentre si girava verso Mary Margaret.
<< Si >> disse con voce ferma e sicura << Io sono sua figlia >>






Angolo autrice:
Allora... non c'è molto da dire. Ringrazio tantissimo tutti quelli che recensiscono, che seguono la mia fanfiction ed anche quelli che semplicemente leggono. Spero tanto che anche questo cap vi piaccia! Aspetto le vostre recensioni, pareri e consigli
Alla prossima e grazie ancora
  
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