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Autore: tp naori    13/10/2013    0 recensioni
breve storia, che parla d'estate e di turisti, anche perche no le differenti culture di due nazioni. dal titolo non se ne capisce niente, lo so. e che, non riesco ha trovare un titolo adatto. anzi, se avete delle idee voi. saranno ben accette. un grazie Tp Naori.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ah l’Estate, il bel tempo. La bella stagione, dove il tempo scorre cosi veloce e intenso. Fra tuffi di mezzanotte, ed infine panini e bibite consumate sotto il classico ombrellone. Era tutto un magico, Luna Park senza gettoni. Saltellavi in giro, fra una giostra e l’altra. Come il bar sulla spiaggia, dove una granita costava dieci centesimi. E l’anguria te la rifilavano cosi, senza chiederti nulla in cambio.

Persino il ritmo in Estate cambia, quello delle canzoni da intenso e riflessivo dell’Inverno. A veloce e spensierato, dell’Estate. E solo questione di ritmo, infondo la vita è cosi.

Già perche di vita si parla, o almeno sto tentando di raccontarne una piccola, infinitesimale parte.

Dunque; dove iniziare, già ora che si penso…

L’estate in Sicilia sembra non passare mai, realmente è cosi. Per quelli che non abitano in Sicilia. Per i miei compaesani, L’estate finisce quando l’ultimo turista parte dall’Aeroporto. Quelli che invadono letteralmente le nostre coste, le nostre città d’Arte. Cito solo Taormina, ma di altre città simili ce ne sono. Ce ne sono di tutte le nazionalità, dai soliti Tedeschi, alcuni Inglesi, altri Olandesi. Persino qualche Americano, visitava queste coste che mi hanno incantato sin dalla nascita.

La purezza dei granelli di sabbia, che s’incastrano dovunque. Fastidiosi, si ma che tengono un gran calore al loro interno. Lo stesso si disperde, sulla pelle.

Tutti sanno cosa vuol dire turisti, le casse di Alberghi, Ristoranti, persino le guide turistiche scarsamente informate e annoiante ci guadagnano qualcosa dai turisti. Del resto, il mondo funziona anche in questo modo. Se vogliamo vederla cosi, certo.

Eppure c’era una persona, che non conosceva ancora l’effetto benefico del turismo. Si chiamava, Leopoldo. Del perche i genitori di Leopoldo, lo chiamarono cosi. E un fatto che la scienza, ancora non si spiega. D’ora in avanti, lo chiameremo Leo. O Polpo, tolta da D dopo Leo, sostituendola con la P. Veniva fuori il nome Polpo. No; chiamiamolo Leo. Punto.

Appunto Leo, non conosceva i profitti tratti dai turisti. Dai piccoli gadget, alle cartine delle città, ai ombrellini da passeggio, ecc… ecc.. Leo sembrava non far parte di questo mondo. Eppure, esisteva il beneficio.

Ciò avvenne, in una mattina spruzzante d’eterna bellezza. La salsedine, che proveniva dal mare. Le onde gorgoglianti, s’infrangevano sulla scogliera. Posto privilegiato per Leo, dove si ritrovava a guardare il panorama, visibilmente dall’alto. Lo spettacolo si rifaceva, hai pochi ombrelloni, e a quelle persone distese sulla sabbia, su teloni variopinti di tutte le sfumature possibili.

Ecco, il nostro Leo sugli scogli. Nell’intento di guardare il panorama, con occhio esperto rivelarne ogni piccolo particolare. Era una sfida per lui, concentrarsi sul panorama circostante per rivelarne tutti i suoi segreti, e meccanismi dietro esso. Per poi, buttargli sul foglio del suo blocco da disegno. Era il suo divertimento, la sua passione. Alcuni suoi disegni erano perfetti, come quel ritratto del suo posto preferito.

Era una grotta che sboccava sul mare, da la sotto s’intravedeva nella semi oscurità. Una piccola striscia di mare, il rumore che proveniva dalle pareti rocciose, era meraviglioso. Un particolare che rivelava quanto la natura sia bella, si, ma che rivela quanto sia distruttiva di per se. Il borbottare del mare, in quel posto sembrava arrabbiato. Comunque, non era solo perche c’era una grotta, scavata dal mare stesso. No, Leo l’aveva disegnata quella volta perche indistintamente, le nuvole che coprivano a sprazzi il tramonto. Vennero colorato di un rosa pastello, stupendo. Sembrava proprio un pezzo di paradiso quel cielo, del sole che faceva capolino trapassando quelle nuvole. Persino noto, nella sua fervida immaginazione. Di scorgere fra quelle nuvole, la parte sul davanti di una cattedrale, gotica, imperiosa che faceva paura. Ciò faceva sembrare quel panorama, di spietata bellezza. Matita in mano, foglio bianco davanti a se. Cosi Leo si trovo ha dipingere, quel suo bel disegno. Non dimentico nulla, persino quella cattedrale aeriforme.

Tornando alla nostra storia, si parlava di turisti. Li su quello scoglio, se ne stava Leo. Da un lato la spiaggia affollata, dall’altro una spiaggia pressoché vuota. Nessuno li ci andava, perche era molto difficile da raggiungere. E anche perche, quella spiaggia aveva un che di intimo. Costituita dagli scogli stessi, che la abbracciavano sembrava, attaccati alla terra ferma. Ciò costituiva tutta l’intimità possibile, visto che sbirciarci era impossibile, dalla terra ferma s’intende. Solo da quelli scogli, si poteva intravedere qualcosa. Quel qualcosa, per Leo ebbe qualcosa di magico e inaspettato. Perche lo è, vedere due ragazze. Una più grande di Leo, di qualche anno. Sembrava d’intuire lo stesso Leo, su quelli scogli. L’altra aveva un che di stupendo, era bellissima, la pelle di color bianco riluceva nella bianchezza della sabbia. Anzi, sembrava fatta proprio di sabbia quella ragazza. E per Leo, mai cosa fu più bella di quella ragazza. Anche quando, inconsciamente s’intende. Le due ragazze si spogliarono, dei loro pezzi sopra dei loro costumi da bagno. Goffamente sorrise Leo, anche un’po eccitato.

I loro schiamazzi, divertiti arrivarono sin alle orecchie di Leo. Si stavano divertendo un mondo in acqua, quelle ragazze. Stessa ilarità che si attacca, di persona in persona. Ti trovi ha ridere per nessun motivo logico, eppure ridi.

S’abbandono ai suoi disegni Leo, aggiungendoci qualcuno di quella bianca ragazza. In particolare il suo bel visino gentile, e dei suoi capelli biondi sfumati.

Il tempo scorreva veloce, fra la lentezza delle onde. E i discorsi di quelle due ragazze, capì Leo che erano Inglesi, ma dall’accento sembravano Americane. Comunque, ciò aveva pressappoco valore per Leo. Lui infondo, ad attaccar bottone non era un mago.

S’accorse e non poté far ha meno di notare, lo smarrimento della ragazza bianca. Che tutta concentrata scrutava il fondale marino. immergendosi addirittura, scandagliando il fondale con le mani. Alla ricerca di qualcosa, che forse aveva perso. Era proprio sconvolta, noto Leo da quelli scogli. Ebbe persino apprensione Leo, da tanto la ragazza era sconvolta. Ora sembrava che lui, aveva perso qualcosa di prezioso. In uno slancio, non suo. S’alzo Leo, lanciandosi dagli scogli.

Lo stesso tuffo, che a Leo c’erano voluti anni per impararlo. L’impatto con l’acqua fu lieve, con una potente sgambata Leo raggiunse il fondale, con occhi aperti cerco quel prezioso perso dalla fanciulla bianca. L’acqua era cosi pulita, che si vedevano chiaramente i piccoli granelli di sabbia depositati sul fondo. Smosse un poco Leo, quella sabbia. Poi, un piccolo oggetto luccicante catturo la sua attenzione. Non s’accorse Leo, d’essere proprio ad un passo dalle due ragazze. Rapido, afferro fra le sue dita quel oggetto luccicante, che si rivelo una catenina in argento. Tirato fuori il tesoro dalla sabbia, trionfale Leo sali per prendere la sua meritata boccata d’aria.

Prese aria infine, spostandosi i capelli all’indietro.

“trovata” disse, col respiro mozzato dall’apnea prolungata.

“tank yuo” rispose la ragazza, realmente felice d’aver fra le sue piccole mani quella catenina.

Sottolineando la sua contentezza, allargando gli angoli della bocca. Visibilmente felice.

“figurati” rispose Leo, accorgendosi solo poi che la povera ragazza e la sua amica. Da perfette straniere, non potevano capire.

“figurati” ripete vaga la ragazza, con la sua catenina ancora fra le mani.

“you speak Italy?” domando Leo, era l’unica cosa che sapeva dire dell’Inglese. Questo e “what’s your name?” era questo la conoscenza di Leo dell’Inglese.

“pochino” rispose l’intrepida ragazza, dall’Italiano con ovviamente un pessimo accento. Ma ci stava, era lo stessa cosa che notavano gli Americani, quando un Italiano tenta di parlare la loro lingua. Perfettamente si, ma l’accento non si può studiare e imparare facilmente.

“what’s your name?” domando infine Leo.

“Rachel”

“and you?” domando Rachel.

“Leopoldo, ma chiamami Leo” rispose in Italiano Leo.

Ecco l’inizio dell’Estate per Leo, e il significato del benessere che portano i turisti. E non erano solo tette bianche al sole, no; era molto di più.

   
 
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