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Autore: _WishingWell12    13/10/2013    3 recensioni
“Come mai questa domanda?”
“Per un attimo mi è sembrato di capire che avessi un termine di paragone diverso da me."
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A te.
La prossima volta cercherò di non farti venire un attacco di diabete.

 
“Hey.”
“Hey.”
L’ennesima chiamata dell’ennesima settimana in cui non riuscirete a vedervi.
Sei di nuovo impegnata in un nuovo caso.
“Dimmi che domani prenderai un aereo e sarai da me.”
“Rick, io …”
“Un nuovo caso, giusto?”
“Non sai quanto sia dispiaciuta.”
“No, dai. Non preoccuparti. Però la prossima volta dovrai farti perdonare.”
“Mi impegnerò.”
La convivenza lontani l’uno dall’altra sta diventando sempre più difficile.
“Sei ancora lì?”
“Sì, scusa è che … Sta diventando tutto più difficile.”
“È vero, Kate. Ma ricordati una cosa. Preferisco stare qui, piuttosto che nel tuo appartamento vuoto a Washington, aspettando ogni sera il tuo ritorno.”
“Mi manchi.”
“Anche tu.”
È la copia di un’ennesima chiamata, per quanto dovrà andare avanti così?
“E se domani venissi lì?”
“Non so quanto tempo potrò avere. Preferirei non farti fare un giro a vuoto.”
“Se è per vederti non è mai un giro a vuoto. Ma se preferisci così …”
Il suo tono di voce è cambiato, lo senti.
Sai che non sopporta che tu gli neghi la possibilità di vederti, ma infondo domani non sai nemmeno se riuscirai a tornare a casa.
“Castle, lo sai …”
“No, Kate. Va bene così, non è un problema.”
Non vuole litigare, almeno per telefono, ma sai che la tensione si è alzata.
“Lo sai che siamo peggio di due bambini? E che siamo uno peggio dell’altro?”
Continui a parlare, ma non sai che la persona dall’altra parte del telefono, a causa di alcune interferenze, ha recepito solo parte del discorso.
E ora questa persona, forse presa da un momento di rabbia e sconforto si trova a riflettere in modo impulsivo su ciò che ha sentito.
Un trillo proveniente dal telefono ti avverte che hai ricevuto un messaggio, probabilmente sarà il lavoro.
“Rick, scusami ma devo andare.”
“D’accordo.”
Dalla sua voce capisci che c’è qualcosa che non va, ma non vi presti molta attenzione perché probabilmente è tutto causato da una somma di cose.
“Ci sentiamo domani. Ti amo.”
“Ti amo anch’io. A domani.”
Oppure no.
Forse ti sei sbagliata, è stata solo un’impressione.
Domani riparlerete e tutto sarà come sempre.
 
 
***
 

Guardi l’orologio e decidi che è ora di andare a letto, domani sarà una giornata lunghissima, lo sai.
Ma proprio mentre ti stai cambiando, indossando il pigiama qualcuno bussa alla porta.
Ti dirigi verso il comodino e prendi la pistola, la prudenza non è mai troppa a Washington, soprattutto per un’agente federale.
Poi lentamente vai verso la porta e la apri e con grande sorpresa, ti ritrovi davanti lui.
“Cas … Castle, cosa ci fai qui?”
“Cosa intendevi con quel ‘uno peggio dell’altro’?”
“Che quando discutiamo siamo uno peggio dell’altro e certe volte somigliamo anche a dei bambini.”
“Ah.”
“Come mai questa domanda?”
“Per un attimo mi è sembrato di capire che avessi un termine di paragone diverso da me.
Lo so anch’io che sono stato stupido e non ne vado fiero sinceramente. Mi sono lasciato trascinare dall’impulso senza prima riflettere, perdonami.”
“No, ma non è che se non ho tempo di vedere te, ho tempo per vedere qualcun altro, sappilo. Ma non ti preoccupare, ormai sei qui, non ti lascio certo andare via.”
Questa è la situazione più difficile che abbiate vissuto in sei anni, lo sai.
Ti stupisci un po’ del suo comportamento, ti incuriosisce in un certo senso e indagherai fino infondo con calma, perché prima vuoi dargli quelle sicurezze che per alcuni attimi gli sono mancate, come lui ha sempre fatto per te.
“Quindi non sei arrabbiata?”
“Più che arrabbiata, un po’ delusa. Vieni qui, dai.”
E così dicendo ti siedi sul divano e lo inviti a mettersi tra le tue braccia.
Gli lasci un bacio sulla guancia e sganci la prima bomba.
“Come mai ti è venuta questa cosa e soprattutto perché dopo così tanto tempo?
Perché, dopotutto penso che un po’ più di fiducia si possa dare.”
Senti che sospira, stretto ancora nel tuo abbraccio.
“Di te mi fido, Kate. Infatti non mi so spiegare questa cosa neanch’io. Ho avuto paura che per un momento ci stessimo allontanando sempre di più, perché ammettilo anche tu, Kate, non sta funzionando al meglio.”
È vero, lo sai.
È un paio di giorni che ci rifletti anche tu, ma non sai proprio come poter risolvere questa situazione.
Da un lato ti sforzi di capire questa impulsività che l’ha portato qui, la distanza non sta facendo bene nemmeno a te.
Infondo se vedessi le sue foto su un giornale, accompagnato o da Alexis o da Martha ad un evento promozionale del suo libro, un pizzico di gelosia invaderebbe anche te.
Ma da un lato non ti spieghi questo improvviso calo di fiducia, forse dettato dalla lontananza, dall’ennesimo appuntamento cancellato, dalla tua ennesima visita negata.
“Kate, ti prego. Mi dispiace. Non so nemmeno io cosa mi sia preso, sul serio. Perdonami. Ma è difficile.
Non ci vediamo mai. E quando lo facciamo è per un giorno qui, oppure un weekend là.”
Mentre ti parla gli accarezzi dolcemente i capelli.
La sua voce, la sua espressione, i suoi occhi esprimono tutta la sua mortificazione.
E infondo sai che amare è anche comprendere, scendere a compromessi e dare fede anche agli sbagli.
“Hey, Castle. Basta rimuginare su ciò che è accaduto. Insieme, come sempre, lo supereremo.
E risolveremo anche questa situazione difficile sulla lontananza, in modo che situazioni spiacevoli come queste non ricapitino.
Se servirà scoveremo un modo per provare la nostra fiducia l’uno all’altra ogni sera al telefono.”
Senti che sorride, ma non dice nulla.
Sai benissimo che non passerà così facilmente per lui, ma almeno stanotte desideri cancellare questa cosa anche solo per pochi attimi.
“Vieni, andiamo a letto.”
“D’accordo.”
Fai per alzarti, ma ti fa cenno di rimanere ferma.
Lui, invece, si alza, ti passa una mano dietro la schiena e una dietro le ginocchia, ti solleva e ti porta in camera.
Ti adagia delicatamente sul letto, ti lascia un bacio leggero sulle labbra e si sdraia di fianco a te, dopo essersi tolto solamente le scarpe.
Non si avvicina però, rimane a qualche centimetro da te.
Conosci benissimo questo suo comportamento. È quello tipico di quando sa di aver commesso un errore con te. Ma almeno per oggi, questo suo errore non glielo vuoi far pesare.
Lentamente scivoli verso di lui, gli lasci un bacio sulla fronte, uno sulla guancia e uno sulle labbra.
Lo senti sorridere e nel frattempo decidi di sollevargli lentamente la maglietta.
Sembra non accorgersi di quello che tu stai facendo, oppure finge solamente, lasciandoti muovere liberamente.
Inizi a solleticargli i fianchi, con una lentezza straziante.
Un suo movimento brusco ti fa capire che hai colpito nel segno, ma non te la vuole dar vinta in tutto e per tutto.
Sta cercando di trattenere le risate, emettendo così versi ancora più buffi, non sapendo che ti sta facendo divertire ancor di più.
Continui a muoverti così finché non cede e scoppia in una risata che automaticamente fa scattare la tua.
Decidi di dargli tregua e aspettare la sua prossima mossa.
Rimane immobile, poi all’improvviso decide di gettarsi su di te, imitandoti.
Ma tu non soffri il solletico. Lui, sì e non in modo leggero.
Torna a sdraiarsi sul letto, vinto dalla tua resistenza e torni all’attacco.
Questa volta non finge, si arrende immediatamente al tuo potere.
“Non è leale però!”
“Come no?”
“Non ho un’arma con cui colpirti io.”
“Solo perché non ti impegni abbastanza a scoprire i miei punti deboli.”
“Allora, caro mio agente federale, potrebbe darmi qualche indizio?”
“Eh, no. Come io ho osservato te, tu dovrai farlo con me. Non è tutto semplice nella vita, no?”
“Accidenti.”
Sorridi, incantandoti per un attimo, perdendoti nei suoi bellissimi occhi azzurri.
E lui sembra fare lo stesso, smarrendosi nei tuoi occhi verdi.
“Potrei aver trovato qualcosa che fa al caso mio.”
“Davvero?”
“Sì.”
“E quale sarebbe?”
“Promettimi che non ti muoverai.”
“Okay.”
Si riavvicina a te e inizia a baciarti dolcemente.
Poi scende lentamente sul tuo collo e inizia a lasciarvi piccoli baci.
Sa che ti fa impazzire, sa che questo gesto non fa altro che provocarti brividi che invadono tutto il corpo.
Proprio come tu avevi fatto con lui, ti tortura con lentezza e pian piano tu ti abbandoni ai suoi tocchi.
“Direi proprio di aver colpito nel segno.”
“Sì, devo ammettere che sei stato proprio bravo.”
“Allora direi che potrei continuare.”
“Nulla in contrario.”
Sorride e lo attiri verso di te.
Riprendete a baciarvi e scende di nuovo sul tuo collo, mentre le sue mani lentamente si insinuano sotto la tua maglietta.
Questa volta però non sta cercando di farti il solletico, lo sai bene.
Senza alcuna fretta te la toglie, ritornando poi a baciarti.
Si solleva per un attimo da te e incatena il suo sguardo con il tuo, cercando l’autorizzazione.
Gli sorridi e annuisci.
Nel frattempo togli la sua maglietta, poi lo riattiri su di te.
Prima di suggellare il vostro amore però, vuoi colpirlo di nuovo.
Le tue mani impercettibilmente scendono e iniziano a solleticargli i fianchi.
Si interrompe di colpo scoppiando a ridere nuovamente.
“Kate, ti prego! Basta!”
“Tu non sai quanto sia divertente.”
“Sei perfida, lo sai?”
Riprendete da dove vi eravate interrotti.
E con tutta la calma del mondo vi amate nel modo più dolce.
Ne ha bisogno lui, per alleviare il peso dell’errore commesso.
Ne hai bisogno tu, per sentirlo ancora più vicino a te.
Ne avete bisogno entrambi, per vincere quella distanza che ogni giorno vi divide.

 
***
 

Un paio d’ore dopo, siete distesi uno accanto all’altro.
Un suo braccio ti circonda le spalle, la tua testa è appoggiata nell’incavo della sua spalla.
È notte fonda.
Al diavolo se domani mattina dovrai alzarti all’alba per iniziare a seguire il nuovo caso, stanotte non sei sola.
“Dovresti dormire, domani devi alzarti presto.”
“Ci sei tu, non mi importa.”
“Kate, non voglio che ti licenzino perché ti hanno trovata addormentata sulla scrivania.”
“Credi sul serio che io possa cedere alla stanchezza e addormentarmi sul tavolo delle riunioni? È una cosa tipica del tuo essere non del mio.”
“Sì, è vero. Ma la mia presenza potrebbe averti influenzato.”
“Sul serio, Castle? Se fosse così avrei già dovuto soffrire la tua influenza sei anni fa.”
“Perché non riesco mai ad aver ragione con te?”
“Sono troppo brava.”
“Sì, beh … Adesso poi non esaltiamoci troppo.”
Sorridi.
“Vogliamo parlare di quando elogi il tuo ego?”
“Ancora?”
“Cosa?”
“Hai vinto ancora tu, non ci posso credere.”
“Te l’ho detto, sono troppo brava.”
Ti volti verso di lui, appoggi la mano sul suo petto e ti avvicini per baciarlo.
“Kate, io … Perdonami. Mi dispiace per prima.”
“Adesso sono io quella che ti prega. Basta scusarti. Forse un giorno scopriremo il perché di questo tuo gesto, oppure no. Magari era solo un segno del destino che ci voleva spingere a lottare contro la distanza perché quello che stiamo facendo adesso non è abbastanza.
Io e te siamo fatti per stare insieme, Richard Castle. Lo vuoi capire o no?”
La serietà del tuo discorso ti stupisce, ma ormai in lui hai trovato tutte le certezze di cui avevi bisogno.
“Vedi? Hai sempre ragione tu.”
Sorridete entrambi.
“Kate, io …”
“Ancora, Castle?”
“Scusa, potresti lasciarmi finire?”
“Perdonami.”
“Eh, ma adesso non iniziare a pregarmi tu.”
“Facciamo un po’ a turno, no? Comunque, cosa volevi dirmi?”
“L’ho dimenticato.”
“Sei simpatico, lo sai?”
“Grazie per essere la persona che sei.”
“Grazie per avermi aiutato ad abbattere quel muro, per avermi dato le certezze di cui avevo bisogno.
Quello che sono lo devo anche a te in parte.”
Ti avvicini e lo baci di nuovo.
“Ho un improvviso attacco di diabete.”
“Kate, non puoi uccidere il romanticismo proprio adesso. Sei un’agente federale, non un assassino.”
“I momenti che trascorriamo insieme sono magici ugualmente.”
“Adesso vado a letto, così smetti di ribattere e di aver ragione per ogni cosa che dico.”
“Hai paura che ti batta di nuovo, eh?”
“Sono stato sconfitto e umiliato abbastanza per oggi.”
Vi sistemate meglio sul letto, rimanendo comunque abbracciati.
Lo guardi silenziosamente mentre si addormenta.
In pochi minuti chiude gli occhi: gli eventi della giornata devono averlo sfinito.
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io, Kate.”
 
 
   
 
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