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Autore: HeronstairsDiaries    13/10/2013    1 recensioni
Il 10 Novembre è una data molto importante nella storia delle Origini.
Il 10 Novembre, Will è scappato di casa ed è andato all'Istituto di Londra ed, ogni anno, a quella data si nascondeva e rifiutava i suoi genitori e le loro suppliche di tornare mentre Jem, tacitamente, trovava sempre un modo per distrarlo.
Ma non era una data importante solo per lui.
Nel Galles, infatti, una bambina dai capelli corvini e gli occhi color del cielo, aspettava invano il ritorno del suo caro fratello.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cecily Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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10 Novembre 1873.


Un anno.
365 giorni erano passati da quel fatidico giorno.
Quel maledetto fatidico giorno, impresso nella mente della bambina in maniera inesorabile.
Esattamente un anno prima aveva perso sua sorella e suo fratello.
Ricordava d'esser scesa in salotto, svegliata dal parlare ad alta voce dei genitori e di aver trovato la madre in lacrime che urlava addolorata contro il padre.
"E' colpa tua! Avevi giurato d'aver distrutto quelle maledette cose!" gli aveva gridato contro lei.
Cecily non capiva cosa stesse succedendo, la rattristava quando succedeva così ed allora era corsa immediatamente nella cameretta del fratello, per trovare in lui conforto.
Ma lui non c'era.
Una strana e nuova sensazione s'era fatta largo in lei, attanagliandole lo stomaco e togliendole quasi il respiro, come un brutto presentimento.
Era corsa quindi nella camera della sorella, Ella, ma aveva trovato questa chiusa a chiave.
- Ella? Will? Apritemi, lo so che siete lì dentro! Dai, voglio giocare anche io con voi, non voglio sentire mamma e papà litigare! - avevo urlato la piccola, battendo con forza i pugnetti contro il legno della porta della sorella, invano purtroppo.
Non sapeva, quel giorno, che sarebbe stata l'ultima volta che chiamando il loro nome nutriva la reale speranza di vederli ancora.




Era passato esattamente un anno.
Un anno in cui la bambina era improvvisamente diventata figlia unica, dove aveva dovuto affrontare la perdita, la morte, il dolore e lo sgretolamento fulmineo di quella che credeva essere la sua più grande certezza: la famiglia.
Quel 10 novembre di un anno dopo, la madre e il padre erano partiti alla volta di Londra, verso quel "Collegio prestigioso" dove le avevano detto essere andato Will.
Per un anno Cecily s'era chiesta come mai lui l'avesse abbandonata senza salutarla, come mai non le avesse mai scritto neppure una lettera, come mai non fosse tornato nè per le Vacanze di Natale nè per quelle estive.
Ma soprattutto, s'era chiesta, perchè i suoi genitori potessero andare a trovarlo e lei no.
Erano tante le domande che s'era posta, che vorticavano furiosamente nei suoi pensieri, domande che non aveva mai posto ad alta voce, conscia che il sol parlare di Will innescasse altri litigi tra i genitori.
L'unico motivo che ella aveva attribuito a quel gesto era l'odio.





Sedeva ora accanto alla finestra del salotto di quella modesta casa di campagna, nell'unica sala a pian terreno che desse sul grande viale d'entrata.
Fuori pioveva ed una leggera nebbia disturbava la visuale anche nei metri a lei prossimi.
Aspettava d'intravedere una carrozza percorrere veloce il ciottolato e poi fermarsi davanti alla porta d'entrata.
Avrebbe visto scendere i genitori - che erano partiti il giorno prima - e subito dopo quella chioma corvina e quegli occhi chiari, color del cielo, identici ai propri.
Ma non fu così.
Arrivò una carrozza, due cavalli neri la trainavano veloci.
Subito ne scese il padre, il suo fedele capello in testa, e porse una mano alla madre per aiutarla galantemente a scendere.
Lei non l'afferrò e scese da sola, per poi correre in fretta in casa, le mani che le coprivano il viso.
Il padre pagò allora il cocchiere che se ne andò di nuovo, lasciando il vuoto davanti a casa.
Lui non c'era.
Non era sceso.
Non era tornato.
Lui l'odiava ancora.
La piccola bambina, di 10 anni soltanto, tolse lo sguardo velato di lacrime da quella finestra a cui era stata tutto il giorno.
Si portò le gambe al petto e iniziò silenziosamente a piangere, mordendosi le labbra per trattenere i singhiozzi che spontaneamente volevano uscire.
Si chiedeva cosa avesse fatto per farsi odiare così tanto.
Se avesse sbagliato qualcosa nel montare a cavallo, se avesse rovinato qualche libro degli studi del fratello, se si fosse arrabbiato perchè lei non lo lasciava vincere a nascondino o se gli avesse mai fatto male mentre giocavano a fare la lotta nel fienile.
Tante domande innocenti di una bambina che da un giorno all'altro aveva visto le proprie certezze crollare come un castello di carte in mezzo ad un terremoto.
Una bambina che aveva perso tutto, o quasi.
Nutriva, infatti, ancora la speranza di poter un giorno essere avvolta nuovamente da quelle forti e calde braccia, sognava di correre a Londra - anche da sola -, trovarlo, stringerlo e chiedergli perdono per qualunque cosa ella avesse compiuto.
Non si sarebbe mai arresa.



Cecily, 10 anni, 1o Novembre 1973, Galles.
  
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