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Autore: taisa    06/04/2008    8 recensioni
Quella mattina i guerrieri decisero di riunirsi, all’appello mancava solo… lui
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUELLA MATTINA

QUELLA MATTINA

*

Quella mattina, lui, fu il primo ad arrivare.

Si accomodò su di una sporgenza rocciosa ed attese.

Scrutò l’azzurro cielo terrestre stando bene attento a non essere visto, trattenendo la sua aura.

Quella stessa mattina, lei, arrivò puntuale.

Alle nove spaccate il suo piccolo jet toccò la superficie erbosa di quell’enorme roccia che governava imperiosa sull’intera isola.

Chissà perché non si stupì affatto, quando la vide poggiare i piedi al suolo.

Era testarda ed orgogliosa, più di una volta glielo aveva dimostrato.

Quella mattina, l’altro, si trovava con lei e, a sua insaputa, lui storse i lati della bocca in segno di disappunto.

Ciononostante, restò lì, immobile.

Quella mattina lo vide per la prima volta.

Tra le braccia della donna che lo aveva dato alla luce, tra le braccia di lei.

Lui si limitò a guardarlo con apparente disinteresse, eppure, se gli avessero chiesto di descriverlo sarebbe stato in grado di farlo.

Forse a causa di quel singolare cappello blu dalle orecchie da gatto, forse perché lo sguardo era inconfondibile.

Era come il suo.

Uguale, identico, differente solo dal colore delle iridi.

Istintivamente ne fu compiaciuto, ma, nonostante ciò, nessun sorriso segnò il suo viso.

Quella stessa mattina, il rivale, atterrò insieme a tutti gli altri.

Non si scompose, lo guardò giocare col bambino pronunciando, con decisione, quello che era il suo nome; suscitando, tra le altre cose, lo stupore generale dovuto alla notizia che, lui, fosse diventato padre.

Stavano parlando di lui e, lui, non si scompose.

Tuttavia lo strano sguardo che solcò il suo viso poteva, quasi, definirsi orgoglio.

Eppure era meglio non fargli notare quella fierezza che, istintivamente, cercò di nascondere anche a se stesso.

Lui avrebbe certamente negato.

Quella mattina, lui, restò nascosto tra le fronde degli alberi ed osservò la scena.

Lui stava osservando lei.

Calamitato da qualcosa di inconscio e della quale non conosceva né l’origine né il significato.

Semplicemente in silenzio, per quella mezz’ora, lui, non distolse mai i suoi occhi, color della tenebra, dalla pelle nivea di lei.

Non la vedeva da tanto, ma non gli era mancata, lui ne era convinto.

Si era convinto.

Quella mattina osservò il figlio del rivale giocare con suo figlio, sorretto tra le braccia che, quel neonato, avrebbe presto chiamato mamma; domandandosi, inconsciamente, che effetto avrebbe fatto essere chiamato padre.

Non era un suo problema.

Quella mattina, lui, era solo lì per attendere.

Perché se quel ragazzo dai capelli lilla aveva detto il vero allora, da un momento all’altro, loro, sarebbero apparsi su quella stessa isola.

Doveva dimostrare di essere più forte, quello era il suo problema.

Tuttavia, quella mattina, i suoi occhi non si distolsero mai dalle due creature che gli appartenevano, in un modo o nell’altro.

Quella mattina una tremenda esplosione scosse il cielo e la terra.

Loro apparvero in aria e, come un lampo in una giornata di sole, scesero al suolo per distruggere.

Lui restò immobile ed attese, discese dalle rocce per ultimo.

Non prima di aver regalato un’ultima occhiata… a lei.

*

FINE

*

*

Mettiamola così, spero che a voi piaccia.

  
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