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Autore: Caroline4Crown    13/10/2013    1 recensioni
Il suono più bello per un poeta innamorato
è quello di un fiore che sboccia tenace
e profuma anche la nebbia invernale.
La musa migliore è quella imperfetta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il suono più bello per un poeta innamorato
è quello di un fiore che sboccia tenace
e profuma anche la nebbia invernale.
La musa migliore è quella imperfetta.
 
I mormorii cominciavano ad acquietarsi; qualcuno lo aveva appena annunciato.
Il cuore gli batteva nel petto all’impazzata, mentre le mani combattevano contro l’impulso di accartocciare quel sottile foglio di carta bianca.
Gli occhi castani annaspavano nella penombra dietro al sipario chiuso.
Non aveva mai avuto paura di parlare in pubblico, ma percepiva che quel posto non era suo, non gli apparteneva. Era invece di quella ragazza, di questo ne era sicuro. Quello che continuava a non capire era perché avessero chiesto a lui di fare la presentazione del premio. La conosceva, certamente meglio di molti altri, ma temeva che con quel discorso sarebbe poi finito fuori strada.
Forse sarebbe stato meglio fare a pezzi quella lettera. Coriandoli candidi come la neve, come il suo sorriso, come il suo abito elegante quella sera.
La luce cominciò a filtrare, accompagnata dagli applausi che gli davano il benvenuto sul palco.
Era troppo tardi per avere paura.
Avanzò fino al centro della scena, fino a quel leggio sontuoso. La sala era sempre la stessa che aveva lasciato poco prima, ma ora gli occhi di tutti gli invitati erano su di lui.
Cercò solo un sorriso, quello che donava luce a quell’ambiente e tante volte aveva fatto risplendere quello stesso palcoscenico, sin da una tenera età.
Lo trovò, poi chiuse gli occhi e continuò a vederla.
Prese un bel respiro e cominciò a leggere con la sua voce morbida.
 
“C’erano una volta tre bambine.
La prima si chiamava Andres e aveva otto anni; era uno spirito libero, che infrangeva le regole per andare a giocare a pallone nella piazza del paese. Era piuttosto chiusa e riservata, ma se disturbata si trasformava in una peste rude e spesso vendicativa.
La seconda si chiamava Amanda e aveva dieci anni; era dolce e creativa, coccolata e viziata a dovere. Bella come un angelo e curiosa più di qualunque altra cosa. Piena di talento prorompente e bellezza in fiore.
La terza era più irruente, ma comunque allo stesso tempo riflessiva. Un’adolescente piena di vita, già pronta a gestire le redini della propria. Si chiamava Curiè ed aveva quindici anni. L’impulsività del proprio animo era placata dalla meticolosità della mente. Era nata per essere una leader e non doveva affatto faticare per esserlo. Guidava le persone con ammirevole cura, nonostante la sua giovane età, e conosceva la sottile differenza tra bene e male. Tra giusto e sbagliato.
C’è qualcosa che accomuna queste tre ragazzine, apparentemente molto diverse tra di loro: sono cresciute per molto tempo per conto loro, senza la guida di genitori, ma piuttosto con l’aiuto di una ragazza che ora ha vent’anni.
Lei è semplicemente splendida.
Divina, nonostante tutte quelle cose che la rendono estremamente umana.
È dolce, con un immenso cuore generoso ed altruista. È bella, ma in maniera molto naturale. Le piace stonare cantando canzoni sotto la doccia. È golosa di dolcetti e si lamenta spesso delle gambe non proprio esili. Starnutisce con l’incenso, ma ne ama l’odore, perché adora i profumi più strambi, e allo stesso modo anche i colori più diversi.
Ama disegnare e dipingere e detesta quando non riesce a pensare a nulla da rappresentare. Allora disegna occhi. Ovunque. Occhi che riescano a catturare ogni minuscolo dettaglio del mondo.
È timida con chi non conosce, ma dispensa caloroso affetto materno a tutti gli amici, soprattutto quando questi pensano di non meritarlo.
Si vergogna sempre un po’ a parlare in pubblico e diventa spesso paonazza, ma è follemente innamorata del palcoscenico e di quel brivido che la percorre tutta quando vi posa sopra il piede.
Allo stesso modo io mi sono follemente innamorato di lei. Un amore che mi atterrisce e spesso mi spaventa quando mi devo confrontare con una di quelle singolari ragazzine; poi però vedo in ciascuna di loro un pezzetto di lei, svolto l’angolo ed eccola lì. Mi guarda con occhi dolci e mi dice che va tutto bene, che sono solo bambine i cui capricci vanno a volte accontentati, altre messi in riga.
Volgo nuovamente lo sguardo a quello strambo trio.
I capelli castani e arruffati di Andres, i boccoli biondi di Amanda e quelli lisci e corvini di Curiè sono tutti gli stessi.
I loro lineamenti duri, dolci e sicuri si uniscono tutti nel volto di Cinthia, contornato da morbide ciocche lucide color mogano, con le quali a volte il sole adora giocare, creando riflessi chiari e scuri. Un gioco di luci ed ombre.
E in lei vedo la perfezione.
Quelle tre giovani donne private dell’infanzia erano sbocciate, divenendo un tenero fiore di beltà e talento.”
 
Lo scrosciare degli applausi non lasciò spazio a tentennamenti o incertezze.
Il suo sguardo cercò subito nella sala quei lineamenti magnifici e familiari. La sua figura cominciò ad alzarsi per dirigersi verso quel palco, e questo lo riportò alla realtà.
Prese tra le mani quel trofeo di cristallo e lo consegnò alle sue, perfette.
In quell’abbracciò di ringraziamento lei poté percepire in un soffio quelle poche parole.
“Ti amo, Cinthia Curiè Amanda Andres Kronitos.”
  
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