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Autore: Lady Five    13/10/2013    1 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero alcuni giorni, senza risultati, finché Mayu fece irruzione in sala comando sventolando dei fogli.
“Tochiro ce l'ha fatta! Ecco i piani organizzativi della prossima settimana!” gridò trionfante, nonostante il fiatone per la corsa fatta.
Harlock li prese in mano e li scorse velocemente.
“Bene! Lo sapevo che ce l'avreste fatta. Gli altri lo sanno?”
“Sì, sono passata prima da loro. Stanno venendo qui.”
Poco dopo infatti entrarono anche Yuki, Tadashi e Yattaran, visibilmente sollevati. Cominciavano a disperare di venirne a capo.
Il capitano mostrò i fogli al primo ufficiale.
“Tu sei in grado di individuare la nave che trasporta quello che ci serve. Dopodiché organizzeremo l'azione. Dobbiamo studiarla nei minimi particolari, perché temo che i sistemi di sicurezza saranno adeguati alla preziosità del carico.”
Yattaran studiò con attenzione i dati, chiuso nella sua stanza da lavoro, poi tornò a riferire.
Sarebbe bastato abbordare un unico cargo, perché trasportava rivestimenti di laurium sufficienti a soddisfare le loro esigenze. Nei piani era anche riportato, per loro fortuna, il numero di androidi armati, così sarebbe stato più agevole organizzare l'assalto. Il problema più grosso era trasportare tutto quel materiale dalla nave all'Arcadia in poco tempo, prima che qualcuno potesse intervenire. Harlock ci pensò a lungo e sottopose il suo piano agli altri, convocati nella sua cabina. Ancora? - pensarono tutti. Stava diventando un'abitudine!
“Questa è la mia idea. Seguiremo il cargo sempre nascosti su Ombra di Morte e, quando sarà sufficientemente lontano sia dalla stazione orbitante sia dalla sua destinazione, usciremo allo scoperto e saliremo a bordo usando le capsule. Neutralizzeremo gli androidi e, una volta preso il comando, guideremo il mezzo dentro Ombra di Morte, dove potremo prenderci il laurium con tutta calma. Poi lo distruggeremo. Nessuno deve scoprire il nostro segreto. Obiezioni?”
Per alcuni minuti tutti meditarono in silenzio. La prima a intervenire fu Yuki.
“Come possiamo essere sicuri che l'astronave non sia controllata a distanza e che quindi qualcuno venga in suo soccorso prima che riusciamo a trascinarla su Ombra di Morte?”
“Non ne siamo sicuri, infatti. Per questo dobbiamo scegliere con molta attenzione il punto dell'attacco e soprattutto dobbiamo essere estremamente rapidi nella prima parte dell'azione. Non dobbiamo lasciare loro il tempo di dare l'allarme. Altre osservazioni?”
In realtà, il piano, almeno sulla carta, era perfetto.
“Ci aggiorniamo domani per i particolari. Deve funzionare tutto come un orologio, non dobbiamo lasciare nulla al caso.”

Mayu non se ne andò in camera sua quella sera.
“Dimmi la verità, Harlock: quante possibilità di riuscita ci sono?”
“Ottime possibilità. Non è un'impresa molto diversa da migliaia di altre che abbiamo compiuto, anzi, ne abbiamo viste di peggio. L'unica differenza è la posta in gioco: non possiamo permetterci di fallire, perché non ci sono molte altre astronavi che trasportano il tipo di rivestimenti di laurium che ci occorre. Se non dovessimo riuscire al primo colpo, si diffonderebbe la notizia e addio effetto sorpresa per le prossime volte. Tutto qui.”
La ragazza annuì.
“Devi... devi andarci per forza anche tu?”
La guardò sorpreso.
“Certo che ci devo andare! Lo faccio sempre, e questa volta a maggior ragione. Perché questa domanda?”
Si strinse più forte a lui.
“Non so... questa volta ho un po' paura...” ammise con riluttanza. Avrebbe preferito mostrarsi più coraggiosa, ma l'insieme della situazione la angosciava.
“Non c'è ragione, tesoro. Andrà come tutte le altre volte. Tu piuttosto... - le sollevò il mento che due dita, costringendola a guardarlo in volto - prometti che farai quello che ti dico, non commetterai sciocchezze e non ti caccerai nei guai. Siamo un equipaggio, se uno è avventato mette in pericolo non soltanto se stesso, ma anche tutti gli altri...”
Mayu annuì.
“Se non vuoi farlo per te, fallo almeno per me... Promettimelo!”
“Te lo prometto, Harlock.”

Il giorno dopo, Harlock convocò tutto l'equipaggio, nessuno escluso. Anche il dottore e Masu dovevano sapere che cosa stava per accadere.
Il piano venne esposto nei minimi particolari. Il cargo da catturare sarebbe partito l'indomani. Conoscendo la sua rotta, lo avrebbero preceduto e atteso in un settore dove solitamente si trovava una fascia di asteroidi, in cui si sarebbero potuti mimetizzare con facilità. L'Arcadia era anche in grado di emettere onde che confondevano i radar nemici.
Gli uomini furono divisi in piccoli gruppi, ognuno con un compito ben preciso. A tutti furono consegnati un foglio con i dettagli e una piantina dell'astronave, dove erano contrassegnati i punti sensibili, in cui verosimilmente i sistemi di sicurezza sarebbero stati più difficili da neutralizzare. Il comando dell'Arcadia invece sarebbe rimasto affidato a Yuki e Mayu.
Le ore successive furono particolarmente frenetiche. Questo non era un assalto come tutti gli altri, ne andava dell'incolumità stessa della loro nave. E tutto doveva incastrarsi alla perfezione.
Mentre venivano controllate le tute spaziali e le armi, e Harlock metteva a punto con Yattaran e Tadashi gli ultimi particolari, Yuki illustrava a Mayu alcune specifiche tecniche dell'Arcadia. La ragazza si chiese se lo stesse facendo per una reale utilità o per distrarla da quanto stava avvenendo intorno a lei.
Arrivò il momento di entrare in azione. Il radar indicò che l'obiettivo si stava avvicinando al loro nascondiglio. L'effetto sorpresa era fondamentale. Gli uomini erano già pronti nelle capsule che sarebbero state lanciate contro il cargo. Prima di infilarsi il casco, Harlock si avvicinò a Mayu, che assisteva alla scena in disparte, la abbracciò e le diede un rapido bacio sulle labbra, poi le sorrise rassicurante ed entrò nella sua capsula. Era la prima volta che lo faceva in pubblico e la ragazza si rese conto che, se da un lato le faceva piacere, dall'altro aumentava la sua inquietudine, come se si fosse trattato di un addio. Non voleva nemmeno pensarci. Tornò in sala comando. Yuki si era accorta della sua agitazione e cercò di tranquillizzarla.
“Vieni, da qui possiamo vedere tutto e intervenire in caso di bisogno.”
“Non c'è motivo di essere preoccupati, il capitano sa sempre quello che fa” intervenne Mimeh.
“Sì, lo so... sono solo una sciocca.”
Dalla loro postazione poterono osservare le capsule incunearsi nel cargo, che proseguì la sua rotta come se nulla fosse.
“Buon segno - spiegava Yuki - vuol dire che non si sono ancora accorti di niente.”
Trascorse un tempo che a Mayu parve infinito, ma poteva essere anche stata solo mezz'ora, dopodiché la nave assalita cambiò direzione e puntò su Ombra di Morte.
“Ce l'hanno fatta!” esultò l'ufficiale in seconda, modificando a sua volta la direzione dell'Arcadia.
Sullo schermo comparve il viso di Harlock. La ragazza riprese a respirare normalmente.
“Tutto bene, capitano?” chiese Yuki.
“Sì, tutto bene. Abbiamo preso il comando della nave. Non ci sono feriti. Ritirate pure le capsule, restiamo a bordo finché non saremo dentro Ombra di Morte.”
“Ricevuto, capitano.”
Mayu batté le mani. Si sentì una stupida per aver dubitato della riuscita dell'impresa e per aver avuto tanta paura.
Quando il portellone di Ombra di Morte si fu chiuso dietro l'Arcadia, Yuki impostò la rotta in modo da allontanarsi il più in fretta possibile dal luogo dell'arrembaggio, poi le tre donne scesero per congratularsi con il resto dell'equipaggio. Mayu, senza il minimo ritegno, volò letteralmente tra le braccia di Harlock, che stava già dando disposizioni per i passi successivi.
Visto da vicino, il cargo era davvero enorme. Bisognava scaricare i rivestimenti di laurium il più in fretta possibile e poi distruggerlo. Nascosti nel finto asteroide, i rischi di essere scoperti erano pressoché nulli. Se anche la nave catturata avesse avuto un sistema di rilevamento di posizione, Ombra di Morte era dotata di dispositivi che avrebbero bloccato il segnale. Ma la prudenza non era comunque mai troppa.
Tutti salirono sull'Arcadia per togliersi le tute, prendere fiato e poi organizzare i lavori. Mayu seguì Harlock in cabina, tempestandolo di domande. Voleva sapere tutto nei minimi dettagli. Il capitano le raccontò che gli androidi armati evidentemente non si aspettavano un attacco e quindi, colti alla sprovvista, avevano opposto un resistenza poco efficace ed era stato relativamente semplice avere ragione di loro. Erano stati talmente rapidi che in sala comando non si erano accorti di nulla finché un gruppo di loro, guidati da Tadashi, aveva fatto irruzione e aveva reso inoffensivi i piloti, anch'essi robot. Un altro manipolo di uomini, con lui e Yattaran, si erano diretti nella grande stiva, per verificare che vi si trovasse ciò di cui avevano bisogno. Era abbastanza sicuro che nessuno avesse avuto tempo di dare l'allarme e quindi era probabile che per alcune ore nessuno nel luogo di destinazione si sarebbe reso conto di quanto era accaduto. Insomma, era andato tutto bene.
Mayu lo osservò con attenzione.
“Non sembri tanto convinto, però...”
Harlock strinse le labbra.
“Non so... mi sembra... è stato troppo facile...”
“Perché? Avevi pianificato tutto, e poi l'avevi detto tu stesso, che sarebbe stato un lavoro di routine. Che cosa sospetti?”
“Non lo so... potrebbe essere un'esca... una trappola. Anche se abbiamo scannerizzato la nave e non abbiamo rilevato nulla di anomalo, né microspie né ordigni nascosti... No, sono solo mie paranoie. Nessuno poteva sapere che avremmo assalito proprio quel cargo, tra centinaia che vanno e vengono ogni giorno, quindi...”
“Io invece sono preoccupata per un'altra cosa... Rivestire tutta l'Arcadia con quella roba sarà un lavoro immane... e se non servisse a niente? Come facciamo a sapere che ci proteggerà realmente dall'arma del Dipartimento?”
“Sì, ci avevo pensato anch'io. Temo che dovremo rischiare...”
Mayu rifletteva, con la fronte aggrottata e un'espressione che gli ricordò tanto il suo vecchio amico.
“Non possiamo cominciare a rivestire un mezzo più piccolo, una navetta, un lupo spaziale? Sì, ma poi cosa facciamo? Lo lanciamo contro la nave del Dipartimento e vediamo se lo incenerisce? E l'Arcadia intanto dove si nasconde? … Dov'è la carta con tutti i pianeti? Quel pezzo da museo che consulti sempre?”
“E' lì, sulla scrivania” la indicò lui con aria offesa.
Harlock certe volte era proprio vintage! Pur di non usare personalmente computer o altre diavolerie informatiche, come le chiamava lui, si ostinava a tenere quella vecchia mappa con i pianeti e le rotte conosciute, come il comandante di un galeone del XVII secolo! Mayu aprì con impazienza il grande foglio sgualcito.
“Non c'è qualche pianeta con atmosfera radioattiva? Possiamo fare un test con quello, no? Potrebbe essere una soluzione!”
“Sì, è una buona idea. In teoria. Ma non quanto sia realizzabile. Spesso dove ci sono forti radiazioni ci sono anche temperature altissime e nessun mezzo in nostro possesso può resistervi... Ma ne parleremo con Yattaran. Anzi, accompagnami a controllare le operazioni di scarico.”
Gli uomini avevano già cominciato a trasportare, con i carrelli elevatori, i grandi pannelli di laurium dalla stiva del cargo all'officina di Ombra di Morte, dove sarebbero stati preparati prima del montaggio.
Aveva ragione Mayu: sarebbe stato un lavoro titanico, ora che lo vedeva con i suoi occhi se ne rendeva pienamente conto. E, soprattutto, senza la certezza assoluta del risultato. Un test preventivo non sarebbe stato affatto fuori luogo... anche se complicato.
Notò perplesso che anche alcuni androidi della nave catturata stavano collaborando alle operazioni. Cercò Yattaran, impegnato nel suo ruolo di coordinatore, e li indicò con il pollice.
“E quelli?”
“Abbiamo bisogno di più braccia possibili. Sono riuscito a riprogrammare quelli non danneggiati per darci una mano. Ho sbagliato?”
Harlock sorrise. Il suo primo ufficiale era davvero un tipo pieno di risorse.
“No, certo che no. Senti, Mayu dovrebbe dirti una cosa...”
La ragazza espose all'uomo quanto aveva detto poco prima al capitano. Yattaran annuiva pensieroso.
“Si può provare. Sì, perché no? Dobbiamo solo trovare il luogo adatto...”
“Lo troveremo!” esclamò Mayu con entusiasmo.
Harlock si mise in contatto con Yuki in sala comando.
“Tutto tranquillo là fuori?”
“Sì, capitano, nessuno ci sta seguendo.”
“Bene. Tenete gli occhi aperti, comunque, e segnalatemi la minima anomalia.”
Volse di nuovo lo sguardo verso la sagoma scura e vagamente minacciosa del cargo. E sentì l'irrefrenabile impulso di entrarvi un'altra volta, senza spiegarsi il perché. Salì la rampa e percorse un tratto del corridoio di accesso, avanzando lungo le pareti, per non intralciare uomini e mezzi che stavano lavorando.
Non si accorse di essere seguito finché non si fu inoltrato in una parte della nave lontana dalla stiva, deserta e silenziosa. Si voltò di scatto sfoderando d'istinto la pistola laser. Una sagoma esile si fermò di colpo.
“Mayu! Ma sei matta? Perché mi sei venuta dietro senza dirmelo? Potevo spararti!”
“E che ne sapevo che hai il grilletto così facile? Qui siamo al sicuro, no? Ti ho seguito di nascosto perché sono certa che se te l'avessi chiesto mi avresti detto di no!”
Harlock rimise l'arma nel fodero. Si rendeva conto di essere troppo nervoso.
“Tu mi farai morire giovane!”
Giovane ormai direi di no...!”
“Ma … che impertinente!”
“Posso sapere dove stiamo andando?” gli chiese la ragazza mettendosi a camminare al suo fianco.
“Voglio dare un'altra occhiata a questo posto...”
“Continui a pensare che nasconda qualche minaccia?”
“Mai sentito parlare della storia del cavallo di Troia?”
“Sì, me l'avevi raccontata tu. Ma... se fosse così, non dovremmo venire qui da soli!”
Lui non rispose. Continuava a saettare lo sguardo in ogni direzione, ogni tanto apriva qualche porta. Ma ovunque regnavano semioscurità e silenzio. Dopo un po' cominciarono a trovare, per lo più buttati a terra, gli androidi che avevano dovuto abbattere. Vuote carcasse di metallo, a volte senza un braccio o una gamba, o addirittura la testa. La ragazza era un po' turbata. Harlock se ne accorse.
“Sono soltanto macchine, Mayu. Robot. Non diversi da un computer o un elettrodomestico.”
“Sei sicuro?”
“Sicuro.”
Mayu non fece ulteriori commenti. Arrivarono alla sala comando, disseminata anch'essa da robot privi di “vita”. Tutti i macchinari, i dispositivi, le consolle erano spenti. Non sembrava esserci nulla di anomalo. Harlock non si era preoccupato di informarsi dove fosse diretto il cargo, non l'aveva ritenuto importante. Ma invece forse saperlo avrebbe potuto aiutarli a capire a che cosa servisse tutto quel laurium e a chi... Avrebbero potuto andare a vedere che cosa ne stavano facendo... No, aveva deciso di starne fuori. Non era affare loro.
Fissò i computer disattivati. E di colpo cambiò idea.
“Possiamo vedere quello che c'è là dentro?”
“Sì, credo di sì. Posso tornare qua più tardi... C'è qualcosa in particolare che vuoi sapere?”
“Tutto” rispose Harlock asciutto, voltandosi per uscire e imboccare di nuovo il corridoio.
Mayu gli trotterellò dietro. Dopo qualche minuto di silenzio, la ragazza sfiorò la pistola che pendeva al fianco del capitano.
“Che c'è?”
“Credo che dovrei imparare a usare quell'arnese. Anche se so che non mi lascerai mai partecipare a qualche azione, credo però sia utile che io sappia almeno difendermi in caso di necessità.”
Harlock non ci aveva mai pensato.
“Mi sembra giusto. Ti insegnerò io stesso. Basta che non chiami più la mia fedele pistola arnese! Per oggi direi che mi hai insultato abbastanza.”
Ti insegnerò io, così sarò sicuro che imparerai solo lo stretto necessario e non farai colpi di testa.

  
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