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Autore: Irina_Yermolayeva    13/10/2013    1 recensioni
Tutti credono che stiamo insieme e non dicono niente perché non vogliono che lo sappiano. A me sta bene, cioè, è un’utile copertura per la mia vera relazione.
Insomma sto con un uomo che non fa altro che chiamarmi nel suo ufficio e sgridarmi per tutto, partono anche minacce di trasferimento in Groenlandia e, non sia mai, sarebbe terrificante doverlo sopportare a distanza
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Maria Hill, Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Nick Fury
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Furry, PWP
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Love Commander

Tutti pensano che io sia l’agente più detestato da Fury.
Perché? Bè, Sono Occhio di Falco.
Non vi dice niente? Allora vi spiego: alla base tutti mi conoscono e sanno dei miei dispetti agli altri agenti e dei casini che provoco lanciando qualche freccia un po’ ovunque per la base.
Una volta ho quasi cavato un occhio all’agente Ward. Coulson mi ha quasi ammazzato per questo. Non sia mai! Altro che “don’t touch Lola.” Prova a toccargli uno dei suoi preziosi agenti e verrai rivoltato come un calzino. Natasha in confronto a Phil è un orsacchiotto tenero.
Mai farlo arrabbiare. L’ho visto in azione e fa davvero paura.
C’è una sola persona che fa più paura di Phil: il direttore Fury; fidatevi di un esperto!
Molti infatti si chiedono come mai lui continua a tenermi alla base nonostante tutto.
Come ho detto tutti pensano che mi odi e pensano anche che io abbia una relazione con Phil. Non ne capisco il nesso. Litighiamo quando faccio qualcosa, quindi stiamo insieme? Che cosa assurda. Coulson ha la sua violoncellista che ogni tanto diventa una pilota di aerei di linea, ogni tanto un’agente dell’FBI, ogni tanto una brillantissima scienziata che è in Alaska per fare delle ricerche, mentre in realtà il suo fidanzato è a due passi di distanza da lui: l’agente Ward. Davvero, mi chiedo come possa piacergli un essere come lui. Insomma assomiglia a Stark, anzi è anche peggio! E essere peggio di Stark ce ne vuole, badate!
Quindi è così. Tutti credono che stiamo insieme e non dicono niente perché non vogliono che lo sappiano. A me sta bene, cioè, è un’utile copertura per la mia vera relazione.
Insomma sto con un uomo che non fa altro che chiamarmi nel suo ufficio e sgridarmi per tutto, partono anche minacce di trasferimento in Groenlandia e, non sia mai, sarebbe terrificante doverlo sopportare a distanza, quindi come può uno come me avere una relazione con Nick Fury? LA spia per eccellenza? Il capo dei capi? E poi ricordate che tutti sostengono la mia relazione con Coulson.
Perché loro non sanno cosa succede quando Nick mi chiama nel suo ufficio per sgridarmi dell’ennesimo misfatto.
E poi si chiedono perché Nick non mi cacci.
E poi si chiedono perché io continuo a combinarne di tutti i colori.
E poi si chiedono perché dopo una sgridata sono sempre di buon umore.
Cioè sono sempre di buon umore, a volte non lo faccio vedere, ma quando esco dal suo ufficio è palese.
Mi chiedo quanto ci metteranno gli altri agenti a capire perché sono felice.
Ah, no. Io sto con Phil Coulson, ricordate. Quindi è impossibile che quando Nick mi sgrida mi inchioda alla scrivania scopandomi come se non ci fosse un domani.
No, di certo Coulson ha chiamato il direttore supplicandolo in tutte le lingue a lui conosciute, che non sono poche, di non cacciarmi e di chiudere un occhio... di nuovo.
Il suo unico occhio. Se chiudesse un occhio diventerebbe cieco.
Ma stiamo tergiversando.
Se non l’avete capito, ho una relazione, sì, con Nick Fury.
 
La cosa va avanti ormai da 7 mesi, cioè da quando sono tornato da una missione che era durata cinque anni.  
Mi ero dovuto infiltrare in un organizzazione molto radicata e molto importante nel regno della mafia e degli omicidi. Per cinque anni ho abitato a Sidney e ho trasportato armi, droga, corpi senza vita per farli sparire, in tutta l’isola. Alla fine ero riuscito a combinare qualcosa di buono e l’organizzazione è andata in pezzi. Ora non sono più in grado di poter prendere delle decisioni insieme. La polizia locale li cattura e li imprigiona con la stessa velocità con cui un coniglio fa figli. Mi hanno rimandato finalmente a casa. Ancora un po’ e avrei iniziato a seguire le loro orme e sarei diventato il capo di quella fottutissima organizzazione.
 
Fu proprio quando mi fecero i soliti controlli psicologici di routine che lo vidi per la prima volta.
Il famoso Nick Fury. L’uomo, che si era ritirato dalla vita di spia per una monotona, ora era tornato. Era quasi una leggenda. Mi fissava con il suo unico occhio, sì già a quel tempo aveva un occhio solo. Fu un cattivo a farglielo e ora la figlia di questo, a capo di un piccolo gruppo di uomini, alcuni dei pochi rimasti della vecchia guardia dell’Hydra, era tornata per potersi vendicare della sua morte e distruggere lo S.H.I.E.L.D.
Dicevo, lui mi fissava, mi studiava. Era inquietante e irritante al tempo stesso.
Il dottore, lo psichiatra Fishermann, continuava a pormi domande alle quali non ero più intenzionato a rispondere. Avevo una missione, fissare quell’uomo.
-è irritante, lo sa, signore?- dissi senza scomodarmi dalla mia posizione comoda, ovvero seduto sulla sedia a gambe larghe e braccia conserte.
-irritante?- disse lui, non sembrava arrabbiato più curioso.
-sì. Mi da fastidio essere fissato con tanta insistenza.-
Lui non rispose continuando a fissarmi. Così feci io. In silenzio.
-è un test, vero?- dissi sorridendo appena dopo interminabili minuti.
-sì.- annuì lui.
-e cosa ha capito signore?- chiesi.
-che sei una testa calda. Non sopporti l’autorità, ma obbedisci agli ordini e sei leale a chi si dimostra degno di fiducia. Sei a posto. Non c’è bisogno di nessun esame psichiatrico.- guardò il dottore e gli indicò con un cenno della testa, la porta. Questo sbuffò e se ne andò lasciandoci soli.
Fury si sedette al suo posto e mi passò sul tavolo una cartelletta con il simbolo dello S.H.I.E.L.D.
 
Così iniziò il nostro rapporto, dapprima lavorativo e più tardi....
 
-davvero Clint, non ti sopporto più!-
-prova a ripeterlo, magari la prossima volta ci credi davvero.- sorrisi guardandolo a testa in giù, sdraiato sul letto mentre lui si vestiva.
Vidi il suo riflesso sullo specchio accennare un sorriso:-vestiti e fila via da casa mia.- mi lanciò i boxer.
-odio dover uscire di casa come un ladro.- sbuffai infilandoli senza alzarmi dal letto.
-c’è qualcosa che non odi, Clint?- chiese lui sistemandosi la benda sopra l’occhio.
-sì, te.- lo fissai.
Lui rimase immobile per qualche istante. Lo sconvolgeva sempre sentirmi dire certe cose.
Nick faceva fatica a togliere la maschera da duro, da quello che non aveva emozioni. Era dura stare con lui, erano rare le volte in cui ti sorrideva in modo sincero o ti diceva qualcosa di romantico.
Ormai io lo conosco e non me la prendo più di tanto, però è difficile ancora adesso essergli accanto come nessuno ha fatto negli ultimi anni in cui è rimasto solo, lontano dalla società e dalle persone.
Si voltò a guardarmi e si avvicinò piano, allungandosi sul letto fino a raggiungere le mie labbra con le sue.
Questo era il suo modo per dire “ti amo” o comunque qualcosa che ci si avvicina molto. Quelle due parole così piccole ma nello stesso tempo enormi, non erano mai uscite dalla sua bocca. Non erano mai uscite per nessuna persona. Neanche per le sue donne precedenti.
Gli sfiorai la guancia cercando ancora quel contatto, senza aprire gli occhi.
-è meglio che tu vada, Clint.- sussurrò e si alzò uscendo dalla camera.
Sospirai triste fissando l’angolino del suo lungo giaccone sparire dalla vista.
Nick si rendeva conto di essere insensibile facendo così, ma proprio non riusciva ad uscire dal suo ruolo.
Le volte in cui ci riusciva però ripagava appieno tutte le volte in cui non ha mostrato nulla.
Come quella volta che era andato a prendere il sushi e aveva apparecchiato il tavolo in veranda con la candela accesa. Abbiamo cenato tranquillamente osservando, dall’alto del suo appartamento, New York illuminata dalle luci artificiali nel buio della notte.
A letto mi addormentai con le sue braccia intorno al corpo e mi svegliai con le sue labbra sulle mie e sul mio collo.
Appena arrivati alla base però, tutto era tornato come prima.
Ogni tanto mi regalava momenti più dolci ma non come quando gli prendono quegli attacchi di romanticismo estremo. Mi piace questo lato di lui. È ancora più sexy, fa cose che normalmente non farebbe mai.
 
Ogni tanto, cioè quasi sempre, sono io ad avere certi attacchi.
Mi intrufolo nel suo ufficio, lui si accorge subito di me, ma fa finta di niente.
Io divertito porto a termine la mia missione fino a che non mi siedo a cavalcioni su di lui.
Istantaneamente posa le sue mani sul mio sedere:-esponga le sue intenzioni agente Barton.-
-le mie intenzioni sono chiare, signore.- sogghigno baciandolo.
-disobbedire alle regole.-
-non mi sembra che le dispiaccia.-
-questa volta no.- mi solleva e mi appoggia sulla scrivania, ma in quel momento, mentre io sono avvinghiato a lui a petto nudo ed entrambi abbiamo un problemino tra le gambe, qualcuno bussa alla porta.
-direttore Fury?- era la Hill.
Faccio per sbuffare sonoramente ma Nick capisce le mie intenzioni e mi tappa la bocca facendomi segno di nascondermi in fondo all’ufficio.
Riprendo la maglia e così faccio mentre lui si siede velocemente:-si, venga pure.- dice come se nulla fosse successo. Lo odio in quei momenti. Non c’è mai una volta che qualcuno possa anche solo pensare che Nick fosse in compagnia di qualcuno a fare cose che non andrebbero fatte in ufficio. Nessuno riesce a capirlo.
La porta si apre ed entra la Hill insieme a Phil.
Mi rivesto silenzioso e poi guardo cosa sta succedendo.
-direttore abbiamo un problema, temiamo.- dice la Hill.
Phil annuisce.
Mi sporgo un pelino di più, curioso.
-di cosa si tratta?-Nick sembra preoccupato. Non posso vedere le facce degli altri due agenti ma immagino che siano ridotti peggio di quello di Nick. È una cosa seria allora.
Phil mette sul tavolo una cartelletta:-si tratta di Barton, signore.-
Spalanco gli occhi scioccato: me?
Nick alza lo sguardo:-Barton? Che ha combinato stavolta? Giuro che lo spedisco in Groenladia!-
Non guarda nella mia direzione quando lo dice, è un’ottima spia dopotutto.
-lo hanno visto spesso uscire dal palazzo dove abita lei signore. Temiamo...- inizia la Hill ma Nick la blocca con una mano alzata.
-ho capito cosa state pensando. Vi fermo subito.  Barton sarà un combina guai, ma non un traditore.-
-signore, ha passato gli ultimi cinque anni sotto copertura in un organizzazione criminale. Non sappiamo con precisione cosa abbia fatto mentre era con loro. Per quel che ne sappiamo potrebbe essere diventato il capo e volerla uccidere.- spiega Coulson.
Ridicolo! Io che voglio uccidere Nick! Aprite gli occhi! Io ci scopo con lui!
-sapete quante persone hanno tentato di uccidermi?- Nick li guarda senza sembrare arrabbiato.
-tante. Nessuna c’è mai riuscito. Tra queste persone ce ne sono alcune che, detto sinceramente e senza offendere nessuno, sono molto più abili di Barton ad uccidere.- con queste parole pone fine a quello strano colloquio su di me.
I due agenti si guardano e poi escono.
Nick sospira:-dovresti fare più attenzione.-
-faccio attenzione. Faccio quello che mi hai detto tu.- mi avvicino sedendomi sulla poltrona davanti a lui.
-scusa, farò più attenzione.-
-vieni qua.- allunga la mano e io mi alzo avvicinandomi.
Mi prende la mano e mi fa sedere in braccio a lui, sorrido.
-dovrei proprio spedirti in Groenlandia.-
-scherzi? Se mi spedisci in quel postaccio, la prima cosa che farò sarà venirti ad uccidere.-
-non ne sei in grado.-
-non mettermi alla prova.- sorrido e lo bacio.
 
 
Ancora ricordo quella volta in cui successe una cosa davvero strana.
Ero appena tornato da una missione quando Coulson venne da me dandomi una specie di incarico segreto.
-cosa dovrei fare scusa?- lo guardai.
-devi occupartene tu.-
-perché non tu? o Hill? O Natasha?- esclamai.
-io ho un altro 0-8-4 da controllare, Maria sta mandando avanti lo S.H.I.E.L.D. dato che Fury non ne è in grado e Natasha è in Russia sotto copertura. Tu sei l’unico agente di livello abbastanza alto e... in qualche modo affidabile, da poterlo tenere d’occhio.- mise un mazzo di chiavi sul tavolo.
-queste sono le chiavi dell’appartamento di Fury. Ora, cerca di farlo uscire dal suo ufficio, portalo a casa e resta lì con lui finché non torna normale.- questi erano gli ordini.
-e quanto dovrebbe durare questa cosa?- sospirai.
-al massimo una settimana.-
-cosa?!- era tanto tempo. Come potevo resistere senza il mio Nick per una intera settimana.
-ringrazia che sia solo una settimana. Potevamo perdere Fury per molto più tempo e magari non poterlo più recuperare.-
-ci manca solo questo.- dissi terrorizzato all’idea.
-bene, ora che hai capito l’importanza trova quel gatto e portalo a casa!- uscì dal mio ufficio.
-qui si mette male.- dissi piano andando nell’ufficio di Nick cercandolo.
-Nick? Bel micione? Dove sei? Sono io! Clint! Lo so che sei qui, vieni fuori dai!-
Nessuna traccia di un gatto.
Mi sedetti per terra e tirai fuori dalla tasca i miei Mikado. Nick diceva sempre che li odiava e mi requisiva il pacchetto, peccato che poi trovavo la scatola vuota nel suo cassetto.
Tirai fuori un bastoncino e gli diedi un piccolo morso, tenendolo poi tra due dita facendo finta di addormentarmi. Anche se era un gatto, stavamo parlando sempre di Nick, quindi le speranze che sarebbe spuntato fuori erano meno di zero.
Quella volta però mi sorprese abboccando all’amo.
Sentii il bastoncino muoversi appena e poi il rumore di qualcosa che veniva sgranocchiato.
Aprii gli occhi e mi trovai davanti ad un grosso gattone nero con un occhio giallo e una benda nera sull’altro.
Era davvero carino!
Nick si accorse del mio sguardo e mi fissò continuando a rosicchiare lo stecchino, come per dire: osa toglierlo e ti salto addosso.
-ciao.- lo salutai, mi sembrava di essere scemo: parlavo con un gatto.
-miaaaao.- mi aveva risposto.
-ok, ora posso dire di aver visto la cosa più strana e raccapricciante del mondo.-
Lui mi voltò le spalle come offeso.
-waa! Non volevo dire che sei raccapricciante! È la situazione che la è! Insomma, parlo con un gatto che mi risponde!- cercai di spiegarmi.
Nick tornò a guardarmi come per dirmi: non sono un gatto Barton.
Quell’affermazione era per metà vera.
-vieni qui? Per favore?- allungai la mano.
Lui si avvicinò piano e si mise sulle mie gambe annusandomi.
Sorrisi e lo accarezzai un po’.
Iniziò a fare le fusa.
-oooh! Ti piace!- dissi contento continuando a coccolarlo.
-quanto sei tenero.- lo strinsi:-andiamo a casa, dai. Phil mi ha dato le chiavi del tuo appartamento. Questo vuol dire che non devo più fare il ladro per entrare.- sorrisi compiaciuto scendendo verso le macchine.
Riuscimmo a tornare a casa sani e salvi, lo misi sul divano:-bene, siccome non so se capirò quando avrai fame, ti preparo tutto.-
Annuii e andai in cucina prendendo due ciotole. In una ci misi l’acqua e questa venne subito aggredita dal grosso gattone nero.
Sorrisi e cercai qualcosa di buono che avrebbe potuto apprezzare anche il suo palato felino. Trovai delle sardine in scatola.
-dovrebbero andare bene.- le pulii tagliuzzandole fini e le misi nella ciotola insieme a qualche gambero.
-quanto pesce... spero che dopo questa esperienza inizierai ad apprezzare il sushi.- ridacchiai.
Nick mi lanciò un’occhiataccia che significava: mai e poi mai.
-quella volta che lo avevi preso per farmi una sorpresa e hai provato a mangiarlo...- risi:-è stato divertente.-
Lo guardai grattandogli dietro le orecchie:-facevi di quelle facce schifate che mai nessuno ti ha visto fare.-
Sorrisi:-avevi preso il sushi, perché sai che a me piace da impazzire.-
Sospirai triste, mi mancavano quei momenti in cui Fury diventava il mio Nick, quello che mi coccolava, che mi teneva tra le braccia baciandomi, che sorrideva senza più quella faccia seria e apatica, che posava la testa sul mio petto, rilassato. Quei rari momenti che erano come diamanti.
Una linguetta ruvida mi fece tornare alla realtà e vidi Nick leccarmi la guancia, come in cerca di attenzioni e, nello stesso tempo, per tirarmi su di morale.
Sorrisi e lo presi in braccio andando in camera. Mi sdraiai accanto a lui, che si acquattò contro la mia pancia.
-vado a farmi una doccia, visto che tu non ti puoi fregare il bagno.- ridacchiai e mi alzai andando nella stanza adiacente.
Mi spogliai e mi infilai nella doccia, lavandomi e rilassandomi.
Finito uscii asciugandomi e tornando in camera con l’asciugamano in vita. Trovai Nick a fissarmi davanti alla porta della camera.
-non ho fatto niente di sbagliato!- brontolai sotto il suo sguardo accusatore.
Un rumore fece voltare entrambi verso la porta.
Nick fece per scappare, ma riuscii a prenderlo poco prima che la porta di casa si aprisse rivelando Coulson.
-che ci fa qua, capo?- chiesi.
-sono venuto a controllare che tutto stesse andando bene.- disse lui.
-ma non era in missione? Ha detto che c’era uno 0-8-4.-
-sono in missione infatti.- rispose fissandomi da capo a piedi.
-credo sia stata una mossa azzardata. Non dovresti fare come a casa tua, Barton.-
-ho solo fatto una doccia!- cercai di non far scappare il gatto.
-è il suo LMD, capo?- chiesi.
-certo. Ci sono altri modi per essere in due posti nello stesso momento?- disse annoiato.
-no. potresti entrare e chiudere la porta? Oppure puoi andare? Basta che chiudi la porta. Il direttore sta cercando di scappare.-
Lui fissò il gatto:-me ne vado. La cosa è alquanto bizzarra.- se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Lasciai libero il gatto che mi soffiò arrabbiato e andò a mangiare.
Ridacchiai e mi preparai qualcosa anche io, guardando la tv. Nick mi guardò male durante tutta la cena perché stavo mangiando sul divano:-non ti preoccupare, non sporco.- sbuffai.
Finito misi tutto da lavare e andai a letto. Mi ci lanciai proprio sopra, ero stanco morto.
Prima che Coulson mi chiamasse dicendomi di andare a casa del mio capo con un Fury gatto, mi stavo allenando insieme ad alcuni agenti.
Mi addormentai subito sentendo Nick accanto a me fare le fusa.
 
Non so quanto dormii, ma quando mi voltai di lato ormai sveglio, lo vidi: il mio Nick.
Sorrisi:-ciao, ben tornato.- gli accarezzai la guancia.
-grazie Barton.- sorrise.
-stai sorridendo.- dissi felice:-essere stato un gatto, ti ha reso più dolce?-
-può darsi.- si avvicinò baciandomi.
-mmm, direi di si.- sorrisi e mi avvinghiai a lui che mi strinse sfilandomi l’asciugamano.
Si mise sopra di me, il peso del suo corpo sul mio era una delle sensazioni più belle.
Mi baciò, lasciandomi poi dei baci sul collo, sul petto.
Mugolai eccitato mentre scendeva.
Lo guardai sorpreso:-ti ha cambiato davvero... di solito non lo fai...- sussurrai fissandolo mentre si abbassava tra le mie gambe.
Non rispose iniziando a leccarmi. Gemetti stringendo le lenzuola tra le dita:-ah, Nick!-
Lo accarezzai sulla nuca, poi mi morse...
 
-ahio!- mi svegliai e mi ritrovai seduto, con un problema tra le gambe e un gatto arrabbiato che mi aveva morso per svegliarmi.
-sei davvero antipatico!- brontolai fissandolo.
-sei stato tu, vero? Questa me la paghi! Aspetta di tornare umano e vedi te cosa ti faccio!-
Lui se ne andò con la coda e le orecchie ritte, con aria di superiorità.
Sospirai. Passò la settimana e una notte mi svegliai sentendo una strana presenza accanto a me.
Era lui. Ma non mi fidavo. Mi diedi un pizzicotto. Sembrava reale, ma non potevo esserne sicuro.
Gli diedi un pizzicotto e lui si svegliò:-ma che diavolo fai!?- brontolò fissandomi arrabbiato.
-mi assicuravo che non fosse un sogno.-
-e dovevi per forza pizzicarmi e svegliarmi?-
-si.- annuii e, nonostante le sue proteste, mi infilai tra le sue braccia posando la testa sul suo petto.
Lui sospirò e mi strinse a se in un modo che non aveva mai fatto.
-mi sei mancato.- sussurrai stringendolo.
Lui mi diede un bacio sulla fronte.
Sorrisi:-lo so.-
 
Tutto è tornato alla normalità, Nick è tornato il solito antipatico.
-sono stanco!- borbotto.
-sei sempre stanco.- mi fissa.
-no, io sono stanco di questa situazione.- sospiro zampettando da lui e appoggiando la testa sulle sue ginocchia.
-per una spia è strano.- posa la mano sui miei capelli.
-non per me.-
Lui sorride osservandomi:-da questa prospettiva sei...- non finisce la frase.
Lo guardo speranzoso mentre la sua mano mi carezza la guancia.
-ancora più carino.- finisce in un sussurro.
Sorrido felice e mi alzo baciandolo:-ti amo.- sussurro ricominciando a baciarlo fino a che non sentiamo entrambi qualcuno correre verso di noi.
-oh merda.- dico piano fissando la porta.
Mi sento alzare in piedi e dopo pochi secondi sono a terra, la faccia premuta contro la moquette e Nick sopra di me che mi teneva un braccio dietro la schiena.
La porta si apre:-capo!- spunta fuori Phil che mi punta la pistola addosso.
-ok, capo.- rido:-ha vinto lei questa volta. Anche se era un colpo basso.-
-non esistono colpi bassi tra spie, Barton.- risponde Nick alzandosi e lasciandomi libero.
Mi alzo e lo guardo.
-oh si, esistono i colpi bassi.- sogghigno.
-che intenzioni hai Barton?- mi fissa.
-Coulson, lei sa mantenere i segreti, vero?- chiedo.
-sono uno dei migliori agenti Barton.- replica con ovvietà.
-Barton. Che vuoi fare?- Nick si avvicina fissandomi male.
-farmi odiare suppongo.- rido e lo bacio davanti a Coulson che ci fissa sconcertato.
Già, me ne sarei pentito amaramente. Ma ho sempre voluto farlo da quando sto con lui!
   
 
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