13/10/2013
3 recensioniLittle talks
– Senti qui, ho un’idea. Andiamo via. Io e te, sì. –
Lui la guardò stranito.
– Non fare quella faccia, dico sul serio. Siamo giovani, è vero, ma potremmo farcela. Siamo entrambi abbastanza furbi e intelligenti - certo, mio caro, sono due cose completamente diverse - e ce la faremmo. Andiamo via; lontano da tutto questo: perbenismo, falsità, persone che ti deludono. Lasciamocelo alle spalle. Per sempre. Che c’è, “per sempre” ti spaventa? Ok, allora, andiamo via quel tanto che basta per prendere le distanze da questo schifo. –
In risposta, lui le toccò un braccio.
– No, eh? Però non ci stai nemmeno pensando! Avanti, te lo immagini? Noi due, spiriti liberi che gridano al mondo che no, non ci stiamo, che le vediamo eccome le brutture che tutti cercano di coprire. Ma è come una coperta: se tiri su, ti escono fuori i piedi, e se tiri giù hai le spalle scoperte. Non ci sarà mai una coperta abbastanza grande per nascondere tutto. E noi, io e te, volenti o nolenti, siamo sotto quella coperta.
Dicono che scappare non serva a niente, ma dicono anche che la legge è uguale per tutti, sbaglio? –
Gli accarezzò la schiena e lui chiuse gli occhi per il piacere.
– Non voglio essere loro complice. Ne ho le tasche piene di porte sbattute in faccia, di opportunismo, di bugie, di persone che fanno le cose a convenienza. Mi accorgo che col passare del tempo, pur non essendo nella mia natura, io li imito; sorrido mentre li maledico, approfitto quando posso, vado lì dove mi conviene. È inevitabile se voglio sopravvivere, ma il punto è proprio questo: io non voglio sopravvivere. Io voglio vivere. –
Sospirò.
– Molti pensano che scappare sia da vigliacchi. Pensassero quello che vogliono! Se per essere una persona migliore bisogna essere anche vigliacchi, allora voglio essere vigliacca. Poi, in un secondo momento, lavorerò su questo difetto. Un piano perfetto, no? –
Silenzio.
– Non ha il minimo senso, me ne rendo conto. Però fidati, una volta messo in pratica tutto sarà perfetto. –
Un grido risuonò nel silenzio notturno.
– Emily! Quanto ci metti a buttare la spazzatura? –
La ragazza sussultò imprecando sottovoce.
– Tu pensaci, ok? La mia proposta rimarrà valida per un bel po’. –
Detto questo, diede un’ultima grattatina al gatto e corse dentro, seguita dagli occhi gialli dell’animale.
– Miao. – fece quello rassegnato, poi scuotendo il capo si inoltrò nella notte.
Angolo autrice:
Heilà! Se siete arrivati fin qui, meritate una statua.
Questa fic nasce da una storia di cui sono la protagonista (il nome però non è il mio. Ne ho scelto uno in inglese perché fa più figo). Sì, ho proposto a uno dei miei gatti di scappare. No, non ho problemi mentali (non certificati, almeno), semplicemente ero delusa/arrabbiata/amareggiata con cinque persone e il primo essere che mi sia capitato a portata di mano per sfogarmi era il gatto.
Eeeee... niente. Ecco tutto. Per sfogarmi, dato che il gatto mi ha lasciata insoddisfatta, ho messo tutto nero su bianco. Ho fatto male a pubblicarla, lo so.
In ogni caso un parere non mi dispiace.
See U soon!
Una alquanto depressa Luly