Era lì, fermo immobile, mezzo nudo e con una buona dose di sonno.
Però continuava a fissarli, come incantato, ipnotizzato.
"Gli occhiali di Takano" si diceva Onodera, guardando l'oggetto in questione appoggiato -piuttosto, quasi lanciato- sul comodino della stanza appena fuori dalla camera da letto.