Serie TV > Star Trek
Ricorda la storia  |      
Autore: Koa__    13/10/2013    2 recensioni
Ho sempre saputo che sarei morto da solo...
[Missing Moment del film: "Star Trek V: L'ultima Frontiera"]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I diritti di Star Trek non appartengono a me, così come i personaggi. Io li utilizzo senza scopo di lucro.

Missing Moment (molto missing) da ambientarsi all’interno del film “Star Trek V: L’ultima frontiera”. Mentre sono sull’ascensore che li porta in plancia, dopo che sono rientrati dalla licenza, Kirk ammette di volersi fare una doccia e Spock commenta, in una scena piuttosto carica di significato (che se non lo cogli ti sembra senza senso – perché i vulcaniani non parlano mai a vanvera -) che anche lui vorrebbe farsela. Dato che non penso che Spock era la doccia che voleva farsi… ho scritto questa cosetta.

Volevo ringraziare Bombay che l’ha letta in anteprima, dandomi il suo parere e anche qualche appunto (perché io non avevo scritto che Kirk!Prime ha gli occhi azzurri XD)
 
 
 
 
Mentire e farlo con consapevolezza
 


 
Ho sempre saputo che sarei morto da solo.
 
 

 
L’acqua calda della doccia bagnava entrambi e cadeva con incessante intensità, quasi volesse lavar via le sue insicurezze. Spock di Vulcano non si era mai sentito incerto su niente; la logica dominava le sue azioni e lo faceva sempre. Quando però aveva a che fare con Kirk, la sua mente vacillava in maniera pericolosa. Erano uniti da un legame già da molti anni, ma di tanto in tanto faticava a capirlo. Quella sera, attorno al fuoco, il suo compagno si era lasciato andare a certe confessioni che avevano lasciato il figlio di Vulcano con una strana sensazione, qualcosa di indefinibile, ma a tratti molto simile all’impotenza. Dopo che Jim si era detto convinto di morire da solo, Spock aveva sentito distintamente una stilettata trafiggergli il cuore.

Il legame che avevano, gli permetteva di sapere con certezza quel che l’altro provava e, in quel momento, aveva percepito sentimenti quali la malinconia e il dolore. Ma, soprattutto, Jim aveva parlato con consapevolezza: era assolutamente sicuro di non avere nessuno al proprio fianco. Solo dopo un’attenta riflessione, Spock aveva capito che la sola cosa che dominava la mente del suo capitano, era il terrore di perdere la persona che gli scaldava il cuore.


 
Lui. Jim temeva di perdere lui.


 
Spock conosceva la paura; faceva parte di quei sentimenti che era in grado di seppellire dentro di sé. Pertanto non faticava a concepirla in quanto tale, ma non riusciva davvero a comprenderne il senso. Pensieri irrazionali, fantasie, portavano ad emozioni quali il terrore e l’irrazionalità non era mai logica.


 
Perché il suo compagno era tanto angosciato?


 
A meno che non fosse ancora sconvolto per quanto accaduto. Lo scontro con Khan, la morte alla quale era andato incontro, la rigenerazione su Genesis ed infine la rifusione, dovevano aver influito su Kirk più di quanto l’umano avesse lasciato ad intendere. Ora che ci pensava, però, realizzava che il suo t’hy’la si era sempre concentrato su di lui. C’era sempre stato: durante la rieducazione lo aveva aiutato a fargli tornare la memoria, dopo invece, aveva atteso paziente che il loro legame s’allacciasse di nuovo e che divenisse forte come lo era stato un tempo.


 
Per tutti quei mesi, Jim non aveva mai pensato a sé stesso e lui era stato troppo cieco per accorgersene.


 
Spock aprì gli occhi, il corpo del suo compagno era premuto contro al proprio e una sua mano era scesa a stuzzicare il membro teso. Non era il momento di discutere, quello, o di parlare di ciò che era il loro rapporto, ma lui lo fece lo stesso perché il benessere mentale di Jim, era più importante che possederne il corpo.
«Fino a che avrò vita, mio t’hy’la, tu non sarai solo.» Jim aveva aperto gli occhi, il suo viso si era dipinto di stupore. La presa sul suo sesso si era allentata e la bocca si era spalancata in cerca d’aria. Era stato allora che Spock aveva chiuso l’acqua, e dopo aver allungato le braccia, lo aveva attirato a sé. E, mentre lo stringeva con forza, il vulcaniano aveva abbassato le barriere mentali e fatto sì che Jim potesse sentire tutto.


 

Tutto quello che il vulcaniano provava per lui.


 
Aveva passato l’intera vita a non sentirsi a proprio agio con le emozioni, Spock di Vulcano. Durante l’infanzia, ad esempio, non riusciva a gestirle e in adolescenza le mal tollerava. Ma da che stava con quell’umano appassionato, aveva iniziato ad accettare la propria metà terrestre. Rompere quel delicato equilibrio che gli permetteva di non perdere il senno, era piuttosto facile; per questo difficilmente si lasciava andare. C’erano delle volte però, in cui Spock si ritrovava nella scomoda posizione di dover esternare i propri sentimenti, ma quando si trattativa del suo Kirk ne valeva sempre la pena.


 
Il suo t’hy’la non doveva più sentirsi solo.


 
 
«Sono stato e sarò sempre al tuo fianco, mio bellissimo Jim.»
«Tu sei morto, Spock» gli aveva risposto lui poco dopo, senza sollevare il viso dalla spalla alla quale si era appoggiato.
«Sei morto davanti ai miei occhi e non puoi immaginare il dolore che ho provato, è stato come se mi avessero strappato il cuore dal petto e lo avessero gettato in pasto a delle belve feroci.» Kirk sollevò lo sguardo; i suoi occhi erano ciò che il vulcaniano aveva sempre amato di più in lui. Li aveva sempre trovati fortemente espressivi ed era incredibile, e illogico, il fatto che spesso si ritrovasse a desiderare di voler trascorrere ore a guardarli. Perdersi in essi era quanto di più meraviglioso potesse esistere, anche quando, come in quell’occasione, erano agitati dall’ansia.
«Il pensiero di vederti morire di nuovo è… Spock, dimmi che non farai più una cosa tanto stupida! E che la prossima volta troveremo una soluzione e che lo faremo insieme. Giurami che non andrai più incontro a morte certa come hai fatto quella volta; ho capito che era logico, ma io non voglio che tu te ne vada via da me ancora, non lo sopporterei. Questa volta non lo sopporterei.»

Spock tentennò prima di dargli la risposta che Jim voleva sentire. Ciò che avrebbe dovuto, o voluto, dirgli era altamente illogico. Dopo che Khan aveva attaccato l’astronave, il vulcaniano si era detto sicuro d’aver agito nella maniera più logica. Sacrificarsi, era stato il solo modo per far sì che l’Enterprise non ne perisse, che Jim non si facesse nulla di male. Ma Spock sapeva anche di non potergli assicurare che non avrebbe mai più fatto una cosa simile, perché altre mille volte sarebbe morto per lui.


 
Mentire e farlo e con consapevolezza.


 
Non aveva mai sentito la necessità di dissimulare la realtà; la logica non considerava le bugie come un’opzione vagliabile, perché la verità era da ritenersi come la sola via, sempre. Ma in quel momento, Spock mise da parte tutto quello. La logica, i dettami della società vulcaniana e il suo dover agire in quanto figlio di Sarek; tutto era lontano e distante. Perché c’era Jim tra le sue braccia, nudo, esposto e vulnerabile, non c’erano né Vulcano, né nessun altro.

E, per un momento, l’amore, quel tutto a cui Spock non aveva mai dato un nome, quel groviglio di sentimenti che lo dominavano ogni qual volta era con il suo Jim, offuscò la logica e lo fece.

«Te lo prometto, mio t’hy’la.»

E non se ne pentì affatto.
 

Fine
 


 
Ho un’ideina per il futuro, una cosa bella angst che sarà sempre una one-shot, ma prima mi devo documentare. Quindi mi vedrete presto…
Pensatemi, ho la cervicale infiammata e tanta voglia di imprecare!
Koa
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Koa__