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Autore: Fiamma Erin Gaunt    13/10/2013    1 recensioni
Nuove squadre, nuove esperienze in Europa e nuovi amori; tutto questo durante la stagione di preparazione al Mondiale di calcio.
****
Julian e Rob sono approdati all'Inter; Mark e Danny si sono sistemati in casa Juve non senza qualche difficoltà; Holly ha trovato il suo posto nel Barcellona a fianco di Rivaul e del messicano Espadas; Benji ha accettato la proposta del Bayern al fianco di Kaltz, Levin, Sho e il Kaiser; Tom ha trovato posto nel Paris Saint Germain insieme a Luis Napoleon e Pierre Le Blanc; Ed è stato preso dal Real Madrid insieme a Santana... E poi ci sono le ragazze: calciatrici, manager e massaggiatrici che complicheranno non poco le cose.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 6

 

 

 

 

 

Il Sole splendeva alto e il cielo era sgombro, la temperatura si aggirava intorno ai venti gradi: il tempo ideale per una partita. I tifosi stavano prendendo rapidamente posto sulle gradinate e i giocatori erano nei rispettivi spogliatoi a sorbirsi il solito discorso pre partita degli allenatori.

 

- Mi raccomando, voglio che giochiate come sapete fare, dobbiamo mettere paura a tutti ancora prima dell’inizio del campionato. – si raccomandò Mourinho, osservando uno a uno i suoi ragazzi. Poteva leggere nel loro sguardo una lieve preoccupazione mista alla voglia di fare bene e vincere. Le squadre francesi erano da sempre le rivali più sentite da quelle italiane e in particolare il Paris Saint Germain sembrava promettere un grande spettacolo durante la stagione che stava per iniziare. Era fondamentale vincere quell’amichevole, avevano chiuso la scorsa stagione sul tetto del mondo e i loro avversari non dovevano avere l’impressione che si fossero adagiati.

 

- Sì, Mister! – replicarono in coro.

 

Sembravano essere più carichi di quanto dessero a vedere.

 

- Cinque minuti e vi voglio in campo. – decretò, uscendo dallo spogliatoio e andando a prendere posto accanto al suo fido braccio destro, Oriali, che si era già accomodato in panchina e batteva nervosamente il piede a terra.

 

- Sarà una partita difficile, i francesi sono belve, chissà come finirà. –

 

Mourinho annuì in silenzio. Non amava fare pronostici prima del calcio d’inizio, ma aveva fiducia nei suoi ragazzi e sapeva che non l’avrebbero deluso.

 

- Forza, signorine, se avete finito di farvi belle è giunto il momento di andare. – esclamò Manuel, una volta che ebbe allacciato gli scarpini, riferendosi palesemente a Rico e Cesar che erano ancora intenti a ridere e scherzare davanti allo specchio.

 

- La tua è tutta invidia. – commentò ironicamente Catalano, ottenendo in risposta un’occhiataccia che la diceva lunga su cosa il difensore spagnolo pensasse di lui.

 

- Coraggio, andiamo a prendere a calci qualche culo francese. – intervenne Rico, suscitando i mormorii di appoggio del resto della squadra.

 

Uscirono in formazione compatta, accolti da uno scroscio di fischi che proveniva dai tifosi di casa.

 

- Non dategli retta, li zittiremo a suon di goal. – commentò Julian, notando che il nervosismo stava cominciando a serpeggiare tra i compagni.

 

- Julian ha ragione, a fine partita piangeranno. – concordò Rob, lo sguardo fattosi immediatamente duro e determinato. Voleva portare a casa una bella vittoria, non importava cosa avrebbero dovuto inventarsi, alla fine avrebbero trionfato loro.

 

Pierre e Rico si strinsero le mani con fredda decisione, fissandosi negli occhi con aria di sfida, ma il vero avversario dell’italiano era un altro. Spostò lo sguardo verso destra dove, alle spalle del capitano del Paris, si stagliava la sagoma bionda di Napoleon. Tra lui, Luis e Karl c’era una rivalità e antipatia reciproca pertanto gli scontri con il Paris e il Bayern finivano sempre per trasformarsi in incontri più adatti a un ring che a un campo da calcio.

 

- Fischio d’inizio, palla a Bellin che si lancia subito all’attacco. Ma ecco Napoleon che allunga la falcata e lo punta. Scontro tra i due attaccanti, tutto regolare per l’arbitro che lascia proseguire. È Campos in possesso della palla, salta agevolmente Ulliel e Deveraux, gira a Catalano che va al tiro. Botta all’incrocio dei pali. Riparte il gioco da Minner, attacco pressante del Paris Saint Germain che relega l’Inter nella propria metà campo. Intervento falloso in area di Campos che mette giù Le Blanc. Rigore per la squadra francese. –

 

Male, molto molto male.

 

- Dannazione Manny. – imprecò Cesar, avvicinandosi al compagno e alzando gli occhi al cielo.

 

Il difensore rispose con una generosa dose di veleno: - Se l’avessi messa dentro e non avessi sbagliato quel tiro da principiante non ci troveremo in questa situazione. –

 

Rico si mise in mezzo, separando i due che sembravano sul punto di saltarsi al collo a vicenda.

 

- Piantatela di fare i bambini, è contro di loro che dobbiamo riversare la rabbia non tra di noi. –

 

Annuirono, separandosi ma continuando a fissarsi in cagnesco.

 

- Le Blanc va al tiro, carica il destro e… parata di Turner che ha del miracoloso! Il risultato resta sullo 0 a 0. –

 

- Rico! –

 

La voce di Ice sovrastò lo schiamazzo dei tifosi e annunciò il lancio lungo verso di lui.

 

Stoppò di petto poi, palla al piede, percorse metà campo praticamente indisturbato. Ma dove accidenti era la difesa del Paris? Alzò lo sguardo verso la porta e li vide, quattro giocatori che puntavano dritti verso di lui. Ah, dannazione. Con la coda dell’occhio intravide Rob, che correva a un paio di metri dietro di lui. Colpo di tacco e gli consegnò la palla tra i piedi, poi si smarcò e giunse al limite dell’area. Attese pazientemente che la palla gli venisse riconsegnata. Eccola. Dribblò Leon e Junea, poi beffò il portiere con un cucchiaio.

 

- Un tiro del genere è un delitto di lesa maestà nei confronti di un portiere con l’esperienza di Bàrtez… ma comunque la mettiamo è goal! Ha segnato per noi con il numero 22 il Fenomenoooooo Ricoooooo Beeeeelliiiiin! 1 a 0! –

 

Rico si godette gli abbracci dei compagni, sorridendo soddisfatto. E uno era andato.

 

Continuarono a giocare dando il cento per cento poi, al termine del primo tempo, si lasciarono cadere sulla panchina e sorseggiarono una bottiglietta d’acqua.

 

- Per stare  tranquilli dovremo farne un altro. – considerò Cesar, versandosi il resto del contenuto della bottiglietta sulla testa. La calura aveva ricominciato a farsi sentire.

 

- Continuate ad attaccare e andrà tutto bene. State facendo un’ottima partita. – confermò Mourinho, rivolgendo un sorriso soddisfatto al nipote. Di questo passo sarebbe entrato sicuramente tra i primi posti della classifica dei cannonieri a livello europeo.

 

Il gioco riprese con i francesi che attaccavano senza sosta ed erano diventati decisamente più aggressivi. Fu Tom a sbloccare il risultato, segnando la rete del pareggio e spiazzando del tutto la difesa.

 

- Ma che state facendo lì, dormite per caso?! – urlò Ice, agguantando la palla e facendo il gesto di volerla mordere per la rabbia di non essere riuscito a pararla. La rilanciò lunga, direzionandola verso Julian.

 

- Sveglia ragazzi, non lasciatelo solo. –

 

Le urla del capitano fecero eco a quelle del portiere. Allungò la falcata affiancandolo e ricevendo la palla all’ultimo secondo. Fintò il tiro e la girò a Rob, che arrestò la corsa e se la sistemò meglio sul sinistro, caricò e tirò in porta. Bàrtez respinse con i pugni, spedendola in corner.

 

- Calcio d’angolo per l’Inter, lo batte Catalano. – annunciò il cronista.

 

- Occhio, proverà a tirare direttamente in porta. – annunciò Pierre, notando lo sguardo dell’attaccante che cercava di calcolare la traiettoria migliore per saltare la difesa e spiazzare il portiere.

 

Rico alzò la mano nel momento stesso in cui Cesar stava per calciare il pallone, che atterrò tra i piedi del capitano. Si voltò per correre verso la porta, ma all’improvvisò sentì la fastidiosa sensazione dei tacchetti che battevano sul crociato. Cadde a terra cercando di proteggere la palla con il corpo e non si alzò finchè non udì il fischio dell’arbitro e le proteste dei tifosi francesi.

 

- Cartellino rosso per Napoleon, Paris Saint Germain in dieci, e calcio di punizione in favore dell’Inter. –

 

Rivolse un beffardo cenno di saluto al rivale di sempre e alzò un pollice in direzione del Mister e dei compagni. Stava bene, era solo un po’ dolorante.

 

- Il calcio di punizione viene battuto da Catalano. Bàrtez non ci arriva… goal, 2 a 1! –

 

Il portiere francese rimise in gioco la palla con un tiro in profondità che raggiunse Tom nella metà campo interista.

 

- Becker aggancia e crossa per il suo Capitano. Le Blanc si accinge a tirare, ma ecco Turner che esce. Scontro tra i due giocatori; Le Blanc ha un taglio sulla fronte sicuramente causato dagli scarpini di Turner. Rosso per il portiere nerazzurro che sportivamente aiuta l’avversario a rialzarsi e si scusa con lui. Inter in dieci e senza portiere. –

 

- Merda. Merda, merda, merda! – sbottò Rico, calciando nervosamente una zolla d’erba.

 

- Ecco la sostituzione di Mourinho. Fuori Catalano e tra i pali prende posto il secondo portiere, Gino Buffetti. –

Il Capitano fece cenno a Julian, Manuel e Rob di avvicinarsi.

 

- Ascoltatemi bene. Gino è bravo, ma non si è ancora ripreso del tutto dall’infortunio. Manuel e Julian, voglio che giochiate a ridosso della porta, non m’interessa come farete, ma nessuno deve tirare; Rob, è il momento di verificare quanto sia forte la nostra intesa in attacco. –

 

Denton annuì sorridendo: - Sì, Capitano! –

 

La partita riprese e il resto del secondo tempo trascorse sulla falsa riga del primo. L’unica nota significativa fu il goal di Rob su assist di Rico e il salvataggio spettacolare di Julian proprio sulla linea di porta.

 

- E così l’amichevole Paris Saint Germain – Inter si chiude con un 1 – 3 in favore dei milanesi. In goal: Bellin, Becker, Catalano e Denton. –

 

Si trascinarono fuori dal campo come un gruppo di zombie e, malgrado l’euforia della vittoria, nessuno spiccicò più di un paio di parole. Erano distrutti.

 

Mark, che aveva assistito a tutta la partita con trepidante attesa, sorrise soddisfatto. Aveva visto un incontro a dir poco avvincente e la grinta dei nerazzurri gli faceva ben sperare di trovarsi a casa propria in caso di una risposta favorevole alla cessione da parte della Juventus.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

********

 

 

 

 

 

 

 

- Ed eccoci qui, ormai al termine dell’amichevole tra le nazionali tedesca e italiana. Partita avvincente e ricca di colpi di scena, sei d’accordo Andrea? –

 

- Assolutamente, le ragazze hanno giocato con una grinta che non ha nulla da invidiare a quella dei loro connazionali maschili e il risultato del 2 – 1 è stato giustissimo. – concordò Stramaccioni.

 

- Non trovi che la prestazione della Bellin sia stata un po’ opaca questo pomeriggio? – domandò il cronista.

 

- Di sicuro non ha brillato come è solita fare, ma non scordiamoci che è reduce da un brutto infortunio e a quanto pare anche ieri ha avuto un duro scontro con la Gattuso. Resta comunque da segnalare il suo tiro da fuori area che ha portato al pareggio durante il primo tempo. –

- Certo, certo. Veniamo ora alle pagelle dell’incontro. –

 

- Bene. Per quanto riguarda la nazionale italiana, do:

7 alla Zamorano, suo il goal della vittoria e ottima l’intesa con la Bellin;

8 alla Baggio, in campo la sua esperienza fa la differenza e il suo cross alla Zamorano è stato perfetto;

7 alla Bellin che oggi non era evidentemente in giornata e colleziona solo un goal da fuori area che porta al pareggio;

6 alla Gattuso, buona la difesa ma un pizzico d’aggressività di troppo che le costa un giallo;

9 alla Bardi, una sicurezza tra i pali, peccato solo per la svista sul colpo di testa della Lotzen;

6 per la Facchetti, alterna ottime giocate a momenti di black out difensivo.

 

Per la nazionale tedesca:

8 e mezzo alla Lotzen, oggi era in gran forma, suo il goal del momentaneo vantaggio e sempre suo l’insidioso tiro che ha messo in seria difficoltà la Bardi alla fine del secondo tempo;

7 alla Munch, buona visione di gioco e qualità nei passaggi;

7 e mezzo alla Grindelwald, ci prova proprio a parare prima il tiro della Bellin e poi quello della Zamorano, ma non può nulla. Grandi parate per il resto della partita che la riconfermano un’ottima giocatrice;

6 e mezzo alla Muller, prova un po’ opaca per la centrocampista tedesca, ma è sua l’iniziativa che ha innestato la Lotzen;

5 alla Skorr, troppe amnesie in fase difensiva. – concluse Stramaccioni.

 

- Da noi è tutto, linea allo studio. –

 

Il collegamento con lo studio italiano venne chiuso e i due poterono finalmente prendersi la loro pausa.

 

Fiamma sbuffò, spegnendo il mini televisore che si trovava nello spogliatoio. Avevano ragione, non aveva giocato come sapeva fare, e la colpa non era neanche tutta della botta che aveva preso il giorno prima, anche se le sarebbe piaciuto tantissimo poterlo dire. Ma no, non poteva mentire a se stessa. Aveva giocato male e la colpa era solo sua; era stata svogliata, priva della solita carica e a fine primo tempo aveva sentito la stanchezza farsi strada e intorpidirle le gambe. Se non fosse stato per il suo orgoglio probabilmente avrebbe smesso di correre già al sessantesimo minuto. Doveva tornare in forma, e doveva riuscirci prima dell’inizio del campionato, non poteva permettersi altre figuracce come quella che aveva appena fatto.

 

Uscì dallo spogliatoio e trovò ad attenderla Benji, l’immancabile cappellino calcato in testa e l’espressione seria negli occhi scuri.

 

- Come va? –

 

- La gamba così e così, se invece ti riferisci alla mia autostima allora è sottoterra. – borbottò, lasciando che il ragazzo le togliesse la sacca dalle mani e l’indirizzasse verso il parcheggio.

 

- Non hai giocato poi così male. – obiettò.

 

Gli rivolse un’occhiata molto poco cordiale.

 

- Per favore, Benji, cerca di essere obiettivo. Sei mio amico, ma non puoi affermare sinceramente di avermi visto giocare bene e neppure discretamente. Sono stata penosa. –

 

Benji la fissò per un istante poi, senza sapere esattamente cosa gli fosse passato per la testa, la trasse a sé in un lieve abbraccio. Fiamma rimase spiazzata, ma in quel momento aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino e la consolasse. Di norma ci avrebbe pensato Rico, ma suo fratello non c’era e tanto valeva accontentarsi dell’abbraccio di un amico. Affondò la testa tra la spalla e il collo del portiere e chiuse gli occhi; le lacrime le pizzicavano gli occhi, ma non avrebbe pianto, questo assolutamente no.

 

- Va tutto bene, capita anche ai migliori di avere una giornata storta, non puoi crocefiggerti solo perché per una volta non hai dato il massimo. –

 

- Lo diresti anche se ci fossi tu al mio posto? – domandò ironica.

 

- Probabilmente no, ma questo è solo perché sono un testone orgoglioso proprio come te. – scherzò.

 

Risero insieme e Fiamma continuò per un paio di secondi in più di lui.

 

- Grazie, Benji. –

 

Il giapponese le rivolse uno sguardo perplesso: - Per cosa? –

 

- Per avermi tirato su il morale, ne avevo bisogno. – replicò, alzandosi in punta di piedi e scoccandogli un bacio sulla guancia.

 

- Ci vediamo a cena da Lena. – aggiunse, salutandolo e salendo in macchina.

 

Benji la osservò allontanarsi toccandosi la guancia con aria assorta.

 

 

 

 

 

 

 

***********

 

 

 

 

Rikki era seduta accanto a Carlo Ancelotti, entrambi erano concentrati sulla partita. Il Real aveva cominciato molto bene, ma stava cominciando a soffrire la pressione incessante del Barcellona. Il risultato era ancora fermo sullo 0 a 0 e mancavano pochi secondi alla fine del primo tempo. Ricardo se la stava cavando egregiamente, parando due tiri particolarmente insidiosi di Santana e facendolo evidentemente innervosire. Era quella la tattica preferita di suo fratello, stuzzicare gli avversari per fargli perdere la concentrazione. Per giocare bene bisognava essere concentrati e con la mente sgombra, arrabbiarsi non aiutava di certo.

 

- Credo che dovrebbe fare uscire Santana. –

 

Ancelotti la guardò con aria sorpresa, come se non credesse a quanto aveva appena detto. Poteva capirlo, Carlos era il loro migliore attaccante, un vero fenomeno, non aveva senso farlo uscire durante una partita come quella.

 

- Perché? –

 

- È troppo nervoso, non si concentra e vuole fare tutto da solo. Non passa palla neanche a Leo, così non segnerà mai a mio fratello. – spiegò pacatamente, seguendo con lo sguardo il duello tra Hutton e Santana. Rivaul arrivò in raddoppio di marcatura e riuscì a togliergli palla. In quel momento l’arbitro fischiò la fine del primo tempo, non ci sarebbe stato recupero.

I ragazzi tornarono alla panchina con aria visibilmente amareggiata.

 

- Perché non mi hai passato la palla, ero solo davanti alla porta, avrei segnato?! – esclamò Leo non appena arrivarono alla panchina.

 

Santana non gli rispose e si limitò a scrollare le spalle.

 

- Devi piantarla di voler giocare sempre da solo, siamo una squadra, credevo l’avessi capito Carlos! –

- Lasciami stare, Luciano. – replicò il ragazzo, afferrando una bottiglietta d’acqua e vuotandola tutta d’un sorso.

 

Leo l’afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di lui.

 

- No che non lascio stare. –

 

Ancelotti li raggiunse, posando una mano sulla spalla di Leo.

 

- Basta così, ragazzi. Volete sapere perché Carlos non riesce a giocare come sa fare? –

 

Annuirono.

 

- Spiegaglielo. – ordinò, rivolgendosi a Rikki.

 

Inarcò un sopracciglio, irritata per quel tono di comando. Lei lavorava per la società, non per lui, e non era nemmeno uno dei suoi ragazzi, avrebbe fatto meglio a ricordarselo.

 

- Sei troppo nervoso, non sei concentrato, e l’hai presa troppo sul personale. È esattamente quello che voleva Ricardo, non riuscirai mai a segnargli. –

 

Santana sbuffò incredulo: - Certo che riuscirò a segnargli, sono il migliore e lo dimostrerò. –

 

- Magari la prossima volta, ragazzo. Il secondo tempo lo guardi dalla panchina. – intervenne Ancelotti.

 

- Che cosa? È un suicidio togliermi proprio adesso, un paio di minuti e riuscirò a segnare. – protestò.

 

- Ne hai avuti quarantacinque e non è servito. Ramos, preparati, entri al posto di Santana. –

 

Lo spagnolo annuì, sfilandosi la pettorina e cominciando a riscaldarsi velocemente.

 

Carlos gettò la bottiglietta a terra con rabbia e s’incamminò verso il tunnel che portava agli spogliatoi. Era stato sostituito, lui che non aveva mai giocato una partita a metà se non quando si era rotto il braccio e l’avevano portato fuori in barella. Era tutta colpa di quella ragazzina che giocava a fare la manager, ne era sicuro. Lasciò la divisa sulla panca e si infilò sotto la doccia, regolando il getto finchè non fu abbastanza caldo da arrossargli la pelle.

 

L’arbitro fischiò l’inizio del secondo tempo. I ragazzi tornarono in campo, tranne Leo che sembrava preoccupato.

 

- Che succede, stai bene? – gli domandò Rikki, affiancandolo.

 

Annuì: - Si tratta di Carlos, non so come la prenderà, non era mai stato sostituito prima. –

 

Mai sostituito? Certo era bravo, ma non immaginava che fosse così bravo.

 

- Se entri in campo e ti concentri sulla partita, andrò io a vedere come sta. –

 

- Lo faresti davvero? –

 

Sembrava incredulo, probabilmente perché se  lui non fosse stato il suo migliore amico non sarebbe mai andato a fronteggiare Carlos Santana da arrabbiato.

 

- Certo, ma tu cerca di vincere questa partita, voglio prendere un po’ in giro mio fratello. – replicò, con un sorrisetto bastardo che lo fece sorridere a sua volta.

 

- Agli ordini. –

 

Aspettò che la partita fosse ricominciata, poi entrò nel tunnel. Bussò alla porta dello spogliatoio, ma non ottenne risposta. Perfetto, e adesso dove si era cacciata quella testa calda?

Varcò la porta con circospezione, aveva appena individuato la divisa sulla panca quando Carlos uscì dalla doccia con la sola protezione dell’asciugamano legato in vita.

 

Rikki non potè fare a meno di notare come le gocce d’acqua gli imperlavano il petto muscoloso facendolo sembrare inaspettatamente appetitoso. Oh, dannazione, era di Santana che stava parlando. Era un egocentrico insopportabile narcisista, non poteva permettersi di pensare che oltre a tutto quello fosse anche carino.

Carlos rimase senza parole, imbarazzato dalla sua presenza.

 

- Sai, tra le persone civilizzate si usa bussare. –

 

- Fortuna che tu non sia civilizzato. –

 

Uff, possibile che avesse sempre la risposta pronta?

 

- Che ci fai qui? –

 

- Faccio un favore a Luciano, voleva essere sicuro che non avessi fatto qualcosa di incredibilmente stupido. –

 

Sì, quella era una cosa molto da lui.

 

- Ok. Hai visto che sto bene, ora puoi anche andartene. – borbottò.

 

Rikki sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Faceva un gesto quasi carino e lui si comportava da perfetto troglodita. Fantastico.

 

- Tolgo subito il disturbo, mr simpatia. – replicò acida, uscendo e sbattendo la porta.

 

Carlos rimase per un paio di secondi a guardare la porta. Era stato scorbutico, lo sapeva bene, ma la verità era che l’aveva colto di sorpresa e a lui non piaceva farsi sorprendere, specie se si trattava di una ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Dopo un’assenza indegna, eccomi con il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate. Al prossimo.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

  
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