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Autore: Ele2805    14/10/2013    2 recensioni
DAL 1° CAPITOLO:
Da Luk:
"Ehi ciao principessa, che ci fai in piedi a quest’ora? Le bimbe non dovrebbero dormire la notte?
Non sopporto che mi chiami principessa e tanto meno bimba… vorrei prenderlo a calci."
Da Simo:
"Ascolta scimmione idiota, sono Martina. Io faccio quello che mi pare e piace e a te non deve interessare. E poi qua, con il tuo cervello da scimmia ammaestrata, sei tu l’unico bimbo. Ora me ne vado non posso leggere le idiozie di un bambino. Notte."
Da Luk:
"Buonanotte, principessa;)"
Lo odio. Lo odio. Lo odio. Quanto si può divertire e torturarmi così?!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Domani ricomincerà la scuola e io sarò in prima liceo. Per la cronaca sono le tre di notte e sono ancora sveglia.
Non posso credere che l’estate sia volata via così, in un attimo; se penso che domani sarò di nuovo chiusa tra quelle quattro mura con la testa china sui libri non riesco nemmeno a chiudere occhio, mi sento agitatissima.
In fondo non so il perché; non è come andare in quarta ginnasio quando si cambiano tutti i professori e i compagni. Forse sono solo euforica all’idea di rivedere tutti i miei amici, di poter raccontare loro cosa ho fatto durante l’estate, di ricominciare a fare  casino durante le lezioni, di riprendere ad organizzare le serate tramite bigliettini durante le ore del professore di matematica. Alla fine dopo essermi girata e rigirata più volte nel letto in preda all’insonnia decido di alzarmi per andare in bagno. Quando esco dalla porta di camera mia mi accorgo della luce accesa in cucina così scendo a vedere chi, come me, non riesce a dormire.
Trovo Simone seduto su una sedia che scrive al computer. Penso stia chattando con qualcuno. Com’è possibile che quel ragazzo trovi con chi parlare alle tre di notte?! Io a volte proprio non lo capisco.
Simone è mio fratello più grande. Ha diciotto anni, due più di me e come me ha i capelli biondi e gli occhi chiari. È bello e simpatico, il ragazzo perfetto, a cui tutte le mie amiche muoiono dietro. Le ragazze impazziscono quando lo vedono. Simone è un ribelle a modo suo, ed è innamorato di Vittoria dal loro primo incontro, ma non vuole mostrarle veramente i suoi sentimenti. Vitto è forse l'unica persona che lo capisce veramente, è in qualche modo, la sua "migliore amica".
Mio fratello suona la chitarra ed ha scritto qualche canzone per la sua band. Sergio, nostro padre non ha mai approvato la sua passione per la musica, ma Simone continua comunque a seguire i suoi sogni.
Fra noi due c’è un rapporto speciale; sinceramente non credo potrei stare senza di lui. Fin da piccoli ci raccontiamo tutto (beh, a parte le cose che si raccontano solo alle amiche), lui è molto geloso di me. Le uniche due volte che sono stata fidanzata mi ha fatto il terzo grado. Ha persino giurato che se non gli avessi raccontato tutta la verità non mi avrebbe parlato mai più e sarebbe andato a spaccare la faccia al fidanzato in questione. Che tenero vero il mio fratellino?!
"Ehi, che fai?" gli chiedo andandomi a sedere sulle sue gambe. Lui mi guarda storto e i suoi occhi brillano alla luce della luna che entra dalla finestra.
Credo che se non fosse mio fratello sarei completamente pazza di lui.
"Ehi ma tu non dovresti essere a letto? Che fai sveglia a quest’ora?" mi chiede perplesso.
"Non riuscivo a dormire e tu?".
"Nemmeno. Cos’è? Sei in ansia come Catia o non sai come vestirti domani?!" mi chiede prendendomi in giro.
Catia è nostra sorella minore. Ha sei anni e domani inizierà la prima elementare. Questa sera era emozionantissima e continuava a correre per casa e a parlare a vanvera; la mamma per farla addormentare le ha dovuto raccontare tre storie diverse perchè nessuna le andava bene. È “la preferita” di papà, lo segue come un cagnolino e gli obbedisce fedelmente senza fare i suoi soliti capricci. E’ davvero carina e a volte sembra una piccola adulta, per il modo di porsi e di parlare.
"Simpaticooo!" gli rispondo facendo la finta offesa con aggiunta di broncio.
Noto che sul computer è aperta la schermata di skype.
"Con chi stai parlando?" gli chiedo curiosa. Mi risponde che è Luca, il suo migliore amico. Sono amici da quando hanno cinque anni. Quanto lo odio quello lì. Non lo potevo sopportare quando era piccolo figuriamoci adesso che è cresciuto. Si crede chissà chi solo perché il suo paparino è ricco e perché tutta la parte femminile della scuola (e qui vorrei precisare che non sono persone stupende) gli va dietro. In fondo non è così bello; alto come mio fratello, magro, capelli castano scuro corti e occhi blu come l’oceano. Tutte quelle dell’ultimo anno dicono che ha un fisico pazzesco. Io l’ho visto parecchie volte in costume alla spiaggia e non posso certamente dire che è brutto perché fa canoa, ma si può trovare di meglio. No dai scherzavo…ha un fisico pazzesco però sorvoliamo…
Leggo qualcuno dei messaggi e mi viene una voglia matta di prendere a schiaffi mio fratello. Quanto possono essere stupidi i maschi?! Ora ditemi se è normale avere una conversazione su quanto è bello il culo di una certa tizia di terza, io non ho parole!
"Digli che lo saluto." butto lì a un certo punto. Mi piace veramente tanto prenderlo in giro. Ogni volta che ci vediamo tra di noi partono frecciatine e insulti a go-go, ma soprattutto adoro provocarlo in tutti i modi possibili e lui fa lo stesso con me.
Simone mi incenerisce con lo sguardo e mi risponde di no perché sa già che scoppierà una lite enorme, però alla fine riesco a convincerlo.
Da Simo:
Ehi Luk, ti saluta Marty!
Da Luk:
Ehi ciao principessa, che ci fai in piedi a quest’ora? Le bimbe non dovrebbero dormire la notte?
Non sopporto che mi chiami principessa e tanto meno bimba… vorrei prenderlo a calci.
Strappo di mano il mouse a mio fratello. "Fammi scrivere a me." gli dico furiosa.
Da Simo:
Ascolta scimmione idiota, sono Martina. Io faccio quello che mi pare e piace e a te non deve interessare. E poi qua, con il tuo cervello da scimmia ammaestrata, sei tu l’unico bimbo. Ora me ne vado non posso leggere le idiozie di un bambino. Notte.
Aspetto due minuti prima di andarmene per leggere la risposta che non tarda ad arrivare.
Da Luk:
Buonanotte, principessa;)
Lo odio. Lo odio. Lo odio. Quanto si può divertire e torturarmi così?!
Mi alzo, saluto mio fratello e me ne vado ancora più infuriata di prima. Taffy, il nostro cane, che si era messo a sonnecchiare sotto il tavolo, si sveglia e mi segue senza fare rumore. Avrà percepito che sono arrabbiata e non vorrà farmi infuriare ancora.
Arrivo su in camera con i nervi a fior di pelle. Non credo di poter dormire, invece appena poggio la testa sul cuscino mi addormento. Non ho neanche il tempo di capire se Taffy si è appollaiato al fondo del letto o no.
 
Bii-biip, bi-biip. La sveglia. Non ci credo sono già le sette, ma ho dormito solo quattro ore!
Mi devo alzare, non posso arrivare in ritardo anche oggi. Ormai è un’abitudine: tutti i giorni arrivo in ritardo almeno di cinque minuti. Guardo l’orologio; le sette meno dieci. Sento mia madre dalla cucina urlare a Simone di alzarsi. Mi sveglio definitivamente, butto di lato le coperte, metto i piedi giù dal letto e mi trascino fino al bagno. Naturalmente è occupato; mio padre e le sue manie di farsi la doccia tutti i giorni. Capisco che fa un lavoro importante, a contatto con il pubblico e per questo deve avere sempre un bel aspetto pulito e ordinato, però lui esagera.
Vedo Simone uscire dalla sua stanza. Se le mie amiche lo vedessero di prima mattina non sarebbero così pazze di lui. Lo salutò con un cenno e decido di scendere a fare colazione prima di vestirmi.
Di sotto trovo la mamma e Catia.
Vedere mia mamma di mattina mi fa pensare alla solita casalinga disperata con i capelli dritti in testa e le tute più grandi di tre taglie rispetto a quella vera. In realtà lei non è così. Quando era giovane sognava di fare la cantante e per questo appoggia molto mio fratello nel suo progetto musicale. Alla mia età aveva formato con le sue migliori amiche una band pop; erano riuscite a farsi notare da una casa discografica che aveva offerto a mia madre un contratto da solista. Lei aveva accettato e per qualche anno era riuscita ad ottenere un po’ di successo fino a quando non ha conosciuto mio padre ed è rimasta incinta di Simone. Dopo di che è rimasta a casa per stare con noi.
I miei mi raccontano spesso che tra loro è stato amore a prima vista, però per ottenere il permesso di sposarsi hanno dovuto superare molte difficoltà.
Se penso a quanti sacrifici hanno fatto i miei genitori e soprattutto mia madre per permetterci la vita che abbiamo oggi mi viene da piangere.
Guardo mia mamma ancora per un secondo, poi supero il tavolo che ci divide e l’abbraccio di slancio. Lei rimane interdetta, ma poi si lascia andare e mi chiede: "Come mai tanto amore stamattina?!" ma io non le rispondo e le sussurro nell’orecchio un "Ti voglio bene" inaspettato che mi fa capire quante poche volte glielo ripeto.
"Anch’io, tesoro mio." mi risponde lei e poi si allontana per andare a preparare il caffè.
Prima di sedermi abbraccio mia sorella e le auguro buona fortuna per la scuola. Lei mi ignora e continua a inzuppare le gocciole nel latte. Wow, sembra davvero agitata! Non dice una parola, strano per lei; di solito ha una parlantina infinita, ti stordisce di parole.
Finito di fare colazione salgo su di sopra e vado in bagno, finalmente è libero, per preparami. Faccio una doccia veloce senza lavarmi i capelli e poi corro in camera per vestirmi. Sono già in ritardo. Decido di mettere una maglia un po’ larga e corta blu, una canottiera grigia, un paio di jeans e le mie amatissime All star grigie. Le ho da tre anni, ormai dovrò rassegnarmi a comprarne un paio nuovo. Concludo il tutto con un filo di matita e un po’ di mascara e sono pronta.
Scendo di sotto e trovo Simone che mi aspetta con la porta già aperta. Afferro il mio giacchetto blu, mi metto lo zaino in spalla e prima di uscire saluto i miei con un bacio sulla guancia mentre mio fratello mi urla di darmi una mossa.
Arriviamo alla fermata dell’autobus in anticipo e siamo costretti ad aspettare cinque minuti. Io odio aspettare, però almeno per una volta non sarò in ritardo. L’autobus è pieno di ragazzi; alla fine troviamo un posto e ci sediamo aspettando di arrivare al nostro amatissimo, si fa per dire, liceo Classico.
 
  
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