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Autore: TeoGuitarman    14/10/2013    2 recensioni
Matthew. Un sedicenne dislessico, iperattivo e con qualche problema a scuola. L’unica cosa che non lo fa odiare da tutti è la sua grande dote per il nuoto. In questo primo capitolo accadono cose assurde. Acqua che fa cose inaspettate.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Poseidone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi
Matthew: Protagonista, scoprirà di essere figlio di Poseidone
Katherin: Sorella di Matthew, ultrapopolare
Valentine e Ziva: Padre e madre di Matthew e Katherin
Jace: Bullo di turno, vero idiota
Mrs. Rosewood: Supplente di Letteratura
Capitolo I 
Il vero padre

La sveglia suonò. Un altro difficile giorno di scuola. Uscendo dal bagno incontrai mia sorella, il suo aspetto di prima mattina era qual quanto devastato. «Ciao Kat.» Dissi a mia sorella. Lei mi guardò e con molta fatica mosse la mano e cercò di salutarmi. Filata, lei entrò in bagno mentre io scesi a fare colazione. In mezz’ora io ero già pronto. In mezz’ora lei non era neanche a metà. Ragazze. «Katherin! Katherin! Sbrigati! Io vado in macchina se non ti sbrighi e parto senza di te!» Le gridai dal piano di sotto. «Arrivo Matthew. Arrivo.» Rispose lei con l’asciugacapelli di sottofondo. Certo. Questo significava altri quindici minuti di ritardo. Salutai i miei genitori e mi misi in macchina. Entrato posi lo zaino sul sedile posteriore e accessi lo stereo. Davano un brano di Bruce Springsteen. Girai la chiave e suonai il clacson più volte. Dopo altri dieci minuti si aprì la porta e ne uscì mia sorella splendida rispetto al nostro incontro di stamattina. Lei salì in macchina e io la guardai. «Ehi sorellina, la prossima volta che ci metti tutto questo tempo a stuccarti il viso ti lascio a piedi.» Dissi ridendo. «Stronzo.» Rispose dandomi un buffetto sulla spalla. Partimmo. Quel giorno avevo due ore di letteratura e due ore di storia. Il pomeriggio invece avevo il torneo regionale di nuoto che si teneva al mio istituto. 
Scendemmo dalla macchina e salutai mia sorella. Lei era più piccola di me di un anno. Andai nell’aula di letteratura. C’era una supplente. Mr. McColly era assente per malattia. «Io sono Mrs. Rosewood. Sostituirò il Mr. McColly per una settimana. Oggi andremo a trattare Wordsworth. Crawford potresti leggere per noi?» Chiese la professoressa. Questo era un problema. Io ero Matthew Crawford. Provai a leggere ma la dislessia me lo impedì. Tutti quanti nella classe iniziarono a ridere di me. I due ragazzi più in voga della classe mi diedero dei pugni sulle spalle. «Basta per favore. Facciamo leggere qualcun altro. Tu.» Disse indicando una ragazza al primo banco. Per mia fortuna le due ore passarono in fretta e quindi arrivò l’amata ora di storia. Rivoluzione americana. Purtroppo non seguì molto poiché fui attirato dalla pioggia fuori dalla finestra. Il suono che entrava dalla finestra aperta era alquanto rilassante. Fui ritirato indietro dal suono della campanella che segnava la fine delle lezioni. Finalmente. Era ora di fare la gara di nuoto. Ero stato scelto per guidare la squadra in seguito alle mie prestazioni in allenamento. Questo provocò disturbo all’ex migliore della scuola, Jace. Negli spogliatoi Jace si avvicinò a me. «Ehi Matthew. Complimenti. Sei il migliore.» Disse ridendo. Altri due suoi amici si misero vicino a me. «A me non piace essere superato. Assolutamente no.» Dopo aver parlato cerco di darmi un pugno ma lo anticipai sul tempo e lo colpì in viso. Uno dei ragazzi tirò fuori un coltello e mi ferì sul braccio. Uscirono di corsa dagli spogliatoi lasciandomi a terra. Mi rialzai col braccio sanguinante. Quella ferita non mi avrebbe permesso di gareggiare. Provai a metterla sotto l’acqua. Aprì l’acqua e quando misi la mano sotto l’acqua quella risalì fino alla ferita del mio braccio. Rimasi sbalordito dal vedere che la ferita si rimarginò immediatamente. Ero scioccato da quello che era appena successo. Non ci badai. Avevo una gara da vincere.
Uscii dagli spogliatoi. Jace vedendomi uscire, rimase sconvolto. Io di sicuro lo ero più di lui. Battei tutti sul tempo. Vinsi largamente su tutti fruttando a me una medaglia e un trofeo alla mia scuola e questo mi rese popolare come mia sorella. Uscendo dall’acqua notai che non vi era nemmeno la cicatrice sul braccio. Decisi di parlarne con mamma appena fossi arrivato in acqua. Mentre ci facevamo la doccia per toglierci il cloro di dosso, Jace e i suoi due amici si avvicinarono verso di me. Non so come ma improvvisamente dell’acqua arrivo dinanzi ai loro piedi facendoli scivolare a terra. Si rialzarono e scapparono. Nuovamente rimasi scioccato da quello che vidi. Mi rivestii e quando uscii mi attendeva mia sorella. «Andiamo Matt.» Disse mia sorella. Entrammo in macchina e tornammo a casa. 
Mia sorella andò subito in camera sua io invece presi mio padre e mia madre da parte. «Mamma, papà, sembrerà strano ma oggi mi hanno ferito con un coltello. Ho messo la mano sotto l’acqua e quella è risalita su per il braccio fino ad arrivare alla ferita curandola e lasciandoci una cicatrice. Dopo la gara in acqua è sparita anche la cicatrice. Poi non so come dell’acqua si è spostata facendo scivolare tre ragazzi che volevano picchiarmi.» Mamma e papà si guardarono e sospirano. Bisbigliarono qualcosa. Percepivo qualcosa come “Diglielo Ziva. Diglielo. Deve sapere” e “Non mi sembra il momento Valentine, anche se ora ha visto quello che può fare”. Si decisero. «Vedi Matthew, tu sei figlio del dio Poseidone.» Disse lei. Io la guardai. «Ok, pensate che io sia pazzo. Sapevo di dover cercare su internet.» Risposi. Lei mi guardò seria. «Non sei pazzo e non ti stiamo prendendo in giro. La tua dislessia e l’iperattività? È perché tu sei un semidio.» Detto questo mi pose un foglio con delle scritte in greco. Lo lessi senza pensare. «Tu sei un semidio. Aspetta l’ho letto senza problemi. Ma è greco.» Dissi soddisfatto. «Con dell’allenamento imparerai a controllare l’acqua. C’è un campo. Tuo padre vorrebbe che andassi li. Non Valentine. Poseidone. Il campo mezzosangue. Li ci sono tutti i semidei. Manca un mese all’estate e se vuoi andarci basta che tu me lo dica.» Mi disse lei. Guardai Valentine spaesato. Abbracciai Valentine. «Ehi tu non sarai il mio vero padre ma tu mi hai insegnato a giocare a baseball, tu mi hai letto la favola della buonanotte fino a sette anni. Per me sei comunque mio padre.» Gli dissi rassicurandolo. Egli mi sorrise. Andai in camera mia e cercai Poseidone su google. Dopo aver letto qualche interessante articolo presi l’iPhone e cercai qualche canzone interessante. Trovai una canzone dei Queen. Radio Ga Ga. La feci partire appoggiai la testa sul cuscino e mi addormentai.

*Si apre nuovamente il sipario* Salve ragazzi. Sempre io. Comunque dietro questo scrittore si nasconde Matteo. Un quasi diciassettenne che ama la scrittura, la lettura, la recitazione e suonare la chitarra. Però se non amassi follemente il dio Poseidone da tantissimi anni giurerei di essere figlio di Apollo. Va bene, va bene. Bene questa è la mia prima FF. Perché su Percy Jackson? Beh la mitologia greca è sempre stata la mia passione. Alla prossima. *si chiude il sipario*
  
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