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Autore: Shainareth    14/10/2013    3 recensioni
Sembrava proprio che ad essere in vacanza fosse Garu, anziché Pucca, che era partita quella stessa mattina insieme ai suoi zii per un viaggetto in famiglia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VACANZA




Silenzio. Quiete. Serenità.
   Sembrava proprio che ad essere in vacanza fosse Garu, anziché Pucca, che era partita quella stessa mattina insieme ai suoi zii per un viaggetto in famiglia. E adesso, com’è facile immaginare, il ragazzino se ne stava spensierato a pescare sulla propria barchetta a remi, circondato unicamente dall’acqua. E dal fido Mio, che invece sospirava per la lontananza dalla sua amata Yani. Il senso di beatitudine provata dal ninja era talmente rilassante che egli si dimenticò presto della canna da pesca e si stese sul fondo della barca, scrutando il cielo e le nuvole spumose che assumevano le forme più svariate. Socchiuse gli occhi e vuotò la mente. Il resto, di colpo, non ebbe più importanza.
   Garu visse quel primo giorno senza Pucca come se fosse stato un premio per la stoica resistenza con cui sopportava quotidianamente i suoi pedinamenti, i suoi agguati e i suoi continui sbaciucchiamenti. Fece tutto quello che gli saltò in testa senza timore di essere assalito da un momento all’altro da quell’uragano dagli occhi a mandorla. I suoi nervi gioirono per quella libertà e, sebbene gli mancassero non poco i noodles del Goh-Rong, egli sperò che i cuochi potessero rimanere lontani dal villaggio Sooga il più a lungo possibile.
   Nel corso del secondo giorno di vacanza, però, accadde una cosa che non si era aspettato: scoprì di avere un sacco di tempo libero. E adesso che faccio?, si ritrovò a chiedersi dopo che aveva sbrigato tutte le faccende domestiche, era tornato al mare a pescare, aveva giocato con Mio, aveva svolto i suoi esercizi di meditazione e si era allenato sia da solo che con Abyo.
   A proposito di Abyo, pensò. Forse lo avrebbe trovato ancora in giro e, magari, avrebbero potuto di nuovo sfidarsi in un combattimento amichevole. Soddisfatto per aver avuto quell’idea, Garu si lasciò alle spalle la foresta di bambù, dove sorgeva la sua casetta, e si diresse al villaggio. Fu proprio lungo una delle vie principali di Sooga che incrociò l’amico in compagnia di Ching.
   «Ehi, ciao, Garu!» lo salutò quello. «Come mai ancora da queste parti? Credevo fossi tornato a casa.»
   Non potendo parlare a causa del voto del silenzio fatto tempo prima, il ninja si limitò a fissarlo con determinazione e a sorridere, assumendo al contempo una posa da combattimento per invogliarlo a riprendere i loro soliti giochi. Vide la bocca di Abyo allargarsi in un’espressione eccitata e i suoi occhi brillare per l’entusiasmo; ma quando Ching si schiarì rumorosamente la gola, il ragazzino perse tutta la propria baldanza, mostrandosi improvvisamente mortificato e persino imbarazzato.
   «Oh, giusto…» balbettò fra sé, massaggiandosi la nuca. «Ho promesso a Ching che l’avrei accompagnata al cinema», spiegò quindi all’amico, rivolgendogli uno sguardo contrito. «Ah!» saltò su poi, tornando allegro. «Perché non vieni con noi?»
   Garu fu sul punto di dire di sì, anche perché sarebbe stato decisamente meglio che rimanersene da solo a far nulla. Tuttavia, alle spalle di Abyo, scorse la faccia crucciata di Ching, evidentemente delusa per quanto stava accadendo. Allora, a differenza dell’altro ragazzino, Garu capì subito che, almeno nella fantasia della fanciulla, quell’uscita avrebbe dovuto essere qualcosa di simile ad un appuntamento romantico – o magari avrebbe potuto diventarlo. Pertanto, non volendo creare alcun attrito fra i due, né infrangere le speranze dell’amica, il ninja declinò gentilmente l’invito con un gesto vago e un lieve sorriso di scuse. Ching riacquistò il buonumore e lui, dopo averli salutati, si affrettò ad allontanarsi.
   Il terzo giorno risultò ancora più frustrante del precedente. Garu ebbe la sensazione che, all’improvviso, attorno a lui vi fosse troppo silenzio. Troppa quiete. Troppa serenità. E lui non ci era abituato, dannazione. La notte non riposava neanche bene perché, pur stanco degli allenamenti, senza nessuno che lo inseguisse per Sooga e dintorni, non lo era abbastanza per crollare addormentato subito dopo essersi messo a letto. E si girava e rigirava senza pace sotto le coperte, mentre quello strano stato d’animo si faceva sempre più inquietante per colpa di una domanda che continuava ad affacciarsi alla sua mente e che lui scacciava prepotentemente prima ancora che essa avesse finito di prendere del tutto forma.
   Il quarto giorno quasi cadde nel panico. Ci fosse stato almeno Tobe a ravvivargli la giornata! Invece no, quell’invasato perennemente in cerca di vendetta sembrava essere sparito. Che fosse impegnato ad escogitare qualcuno dei suoi soliti piani strampalati per scagliarsi contro di lui, con la convinzione di vincerlo? Non avendo nulla da fare, Garu si avventurò silenziosamente insieme a Mio fuori dal villaggio e oltrepassò il fiume per recarsi alla dimora del suo eterno rivale e spiare in lontananza le sue mosse. Ci ripensò quasi subito: non sarebbe stato onorevole.
   Sospirò, rassegnato a passare un’altra giornata in quella straniante pace che, anziché rilassarlo, non faceva altro che insinuargli nello stomaco un’ansia sempre crescente. Si diresse nuovamente verso la porta d’ingresso del villaggio a passo lento e annoiato, mentre Mio gli trotterellava dietro assecondando fedelmente i suoi sbalzi d’umore. Poco prima di giungere a destinazione, però, Garu si fermò sul ponte sul fiume che circondava Sooga su ben tre lati e, con le mani nelle tasche dei calzoni, gettò uno sguardo all’acqua che scorreva placida sotto ai suoi piedi. Perché lui non riusciva ad essere sereno allo stesso modo? Davvero Pucca gli mancava così tanto? Quella domanda, che finalmente era riuscita a trovare spazio fra i suoi pensieri senza che lui l’allontanasse rabbiosamente, lo indusse ad aggrottare le folte sopracciglia nere e a curvare la linea della bocca all’ingiù in un’espressione imbarazzata.
   D’un tratto vide Mio farsi sull’attenti e, senza neanche dargli il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, fuggire come un fulmine oltre il fiume, di nuovo lontano dal villaggio. Garu subito si mosse per mettersi alle sue calcagna, ma non fece che poche falcate che dovette arrestare il passo per la seconda volta quando, in lontananza, scorse la bestiola scorrazzare felice attorno ad un altro gatto, dal pelo più chiaro e dalla figura più minuta. Poco dopo, all’orizzonte, comparvero altre sagome: due uomini alti e dalla corporatura piuttosto robusta e un terzo più basso. Davanti a loro, infine, correva una bambina. E si dirigeva proprio verso di lui.
   La vacanza era finita. Si tornava alla vecchia vita.
   Il volto di Garu si illuminò e i suoi occhi brillarono con vivacità. Quindi, decidendo di tenere soltanto per sé quel segreto che fino a pochi istanti prima gli aveva serrato la bocca dello stomaco, il ragazzino scappò verso il villaggio, certo che quella pazza dagli occhi a mandorla lo avrebbe seguito fino in capo al mondo.












Avevo detto che l'avrei postata domani, ma non riesco ad aspettare così tanto. XD In più, non so se effettivamente domani potrò farlo.
A parte ciò, mi sono improvvisamente ricordata dell'episodio intitolato L'Essenza delle Mille Lune, quello in cui ritorna il personaggio di Kua (la parodia di Lara Croft, per intenderci): all'inizio della puntata, i cuochi sono in vacanza insieme a Pucca e Garu (Dada e Babbo Natale, invece, credo che siano lì solo impegnati in uno dei loro mille lavori). Mi è dunque venuto spontaneo chiedermi: ma allora Garu va pure in vacanza con lei anche se cerca sempre di sfuggirle? Garu, seriamente: fai pace con il cervello. ♥
La shot che avete appena letto, insomma, è stata la logica conseguenza.
Buona serata e buonanotte!
Shainareth
P.S. Se trovate errori e/o refusi, fatemi un fischio, per favore, così mi precipiterò a correggere!





  
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