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Autore: Akami92    07/04/2008    3 recensioni
« Non vuoi salutare i tuoi amici? Asuka, Manjoume-kun, Kenzan-kun, il povero Sho… » [...]
« Non ne vedo il bisogno. » riprese l’Osiris, opponendosi a quel dolore. « Piuttosto, che ci fai qui? » aggiunse, lanciandogli un’occhiata accusatoria.
« Me lo chiedi anche? Volevo… salutarti… » sussurrò, sottraendosi allo sguardo sprezzante dell’amico. Avrebbe voluto abbracciarlo, dirgli che gli sarebbe mancato come nessun altro, stringerlo a sé in modo da non lasciarlo andare, per poter duellare con lui ancora una volta. Ma le parole non gli uscirono dalla bocca.

[Johan x Judai] [Shounen ai] [Spoiler]
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Jaden/Judai Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa è la mia prima fanfiction su Yu-Gi-Oh GX, nonché la prima shonen ai che scrivo, perciò sono leggermente imbarazzata… eh eh. Spero che riusciate ad apprezzarla quanto io l’ho apprezzata scrivendola!

 

Il pairing è JudaixJohan (JessexJaden), secondo me sono molto teneri insieme… mi piacciono davvero moltissimo! *_* La storia è ambientata durante la festa di consegna del diploma agli studenti del terzo anno, nella quarta serie dell’anime all’episodio 179, se non erro.

Johan, in quell’episodio, afferma che nella sua Accademia non si diplomano dopo tre anni.

 

Lessico:

Judai Yuki: Jaden Yuki

Johan Andersen: Jesse Andersen

Osiris Red: Slifer Rossi

Asuka: Alexis

Manjoume: Princeton (il cognome di Chazz, che nell’anime in lingua originale viene chiamato Manjoume-kun o Manjoume-san, o più semplicemente Thunder)

Kenzan: Hassleberry (anche Tyranno, come Jun/Chazz viene chiamato per cognome)

Sho: Syrus

-kun: suffisso affettuoso giapponese, utilizzato soprattutto per i ragazzi. Per le ragazze è usato, ma raramente (Manjoume chiama spesso Asuka: Tenjouin-kun)

Gotcha: nell’anime in lingua originale è la frase più usata da Judai al termine di un duello, al pari di Get your game on nella versione inglese, per intenderci. Significa in inglese: I’ve got you.

 

Enjoy!

Gotcha!

 

 

 

Just a Farewell

 

 

La notte non sarebbe durata ancora per molto, la festa di diploma volgeva ormai al termine, e la maggior parte dei ragazzi stava già tornando ai loro dormitori; il giorno dopo sarebbe stato davvero difficile da affrontare: tutti i compagni con i quali aveva vissuto moltissime avventure avrebbero lasciato l’Accademia, per rivolgere lo sguardo verso il futuro. Forse non li avrebbe più rivisti.

Lui, invece, sarebbe dovuto tornare all’Accademia del Nord per completare definitivamente l’anno e godersi qualche mese di meritate vacanze, per poi ricominciare la solita routine.

Camminava sotto quel cielo ingiustamente stellato pensando e ripensando a lui. Lui che era uno spirito libero e non sarebbe rimasto ancora a lungo lì, avrebbe dedicato l’intera vita ad aiutare gli altri. Dopotutto era ciò che riusciva meglio a Yuki Judai.

Oltrepassò la foresta che si estendeva alla sua destra, rivolgendo qualche fugace occhiata intorno a sé, come volendosi imprimere nella mente ogni singola foglia degli alberi, e non dimenticarle mai più una volta tornato al Nord. Davanti ai suoi occhi si ergeva il dormitorio degli Osiris Red: non una luce era accesa, e non si sentiva nemmeno il solito vociare degli Osiris, che rallegrava le serate. Tutto era spento, come morto, dando una tremenda sensazione di solitudine.

Salì le scale, raggiungendo il secondo piano dell’edificio e bussò al quella porta, sperando con tutto se stesso che qualcuno aprisse. Speranza vana, nessuno rispose, allora abbassò la maniglia ed entrò nella stanza, mentre i cardini arrugginiti della porta cigolavano sinistramente.

Judai non si voltò, nonostante avesse udito il rumore, continuando a preparare lo zaino per l’imminente partenza. Avrebbe dovuto affrontare un lungo viaggio, nemmeno sapeva dove si sarebbe diretto. Il vento l’avrebbe guidato.

« La festa sta per finire, non hai intenzione di farci un salto? » sussurrò Johan, appoggiandosi allo stipite ed incrociando le braccia al petto, guardandolo sottecchi, ostentando indifferenza.

« No, preferisco di no. » ribatté Judai, proseguendo imperterrito nel suo lavoro, con un’attenzione ed una diligenza che Johan non credeva potesse avere.

« Non vuoi salutare i tuoi amici? Asuka, Manjoume-kun, Kenzan-kun, il povero Sho… » riprese il ragazzo, alzando la voce, cercando, quasi senza accorgersene, di far provare a Judai senso di colpa. Per far provare a Judai gli stessi sentimenti che gli stavano attanagliando il cuore come una gelida morsa.

« Non ne vedo il bisogno. » riprese l’Osiris, opponendosi a quel dolore. « Piuttosto, che ci fai qui? » aggiunse, lanciandogli un’occhiata accusatoria.

« Me lo chiedi anche? Volevo… salutarti… » sussurrò, sottraendosi allo sguardo sprezzante dell’amico. Avrebbe voluto abbracciarlo, dirgli che gli sarebbe mancato come nessun altro, stringerlo a sé in modo da non lasciarlo andare, per poter duellare con lui ancora una volta. Ma le parole non gli uscirono dalla bocca.

« L’hai fatto. Non rendere tutto più difficile di quanto non sia già, Johan. » riprese Judai, alzandosi in piedi e dirigendosi alla scrivania, aprendone il cassetto ed impugnando alcuni fogli, per poi riporli nello zaino e chiudere la cerniera. Inforcò la sacca in spalla, si rivolse verso Johan e prese a camminare in direzione dell’uscita, oltrepassandolo senza guardarlo.

« Judai! » lo richiamò il ragazzo, afferrandogli il polso con forza e fermandolo sull’uscio. L’Osiris si voltò ad osservarlo con una strana luce negli occhi, come se avesse saputo dall’inizio che sarebbe accaduto ciò. Ma quello che non aveva previsto era il ritrovarsi stretto dalle braccia di Johan, in un abbraccio che esprimeva più del semplice affetto.

« Johan… » mormorò, senza sapere cosa aggiungere. Trovandosi impotente di fronte a quel gesto.

Era troppo anche per lui.

Gettò le braccia al collo di Johan, stringendolo di rimando ed accarezzandogli i morbidi capelli turchini, inebriandosi del profumo dello shampoo del giovane. Lo stesso che usava lui, si trovò a pensare, stupidamente.

Rimasero fermi in quella posizione per svariati minuti, entrambi non avevano idea di cosa fare o cosa dire una volta sciolto l’abbraccio. Johan carezzava con dolcezza la schiena di Judai, mentre l’Osiris continuava a giocherellare con i capelli di lui. Sarebbero potuti restare così per sempre, si sentivano protetti ed amati reciprocamente. Ma Judai sapeva che doveva andarsene al più presto, o non ne sarebbe più stato in grado.

Si allontanò dal ragazzo con difficoltà, sopraffatto dalle emozioni. Avrebbe voluto urlare che sarebbe rimasto lì con lui, ma non era possibile. Era inutile anche solo pensarlo.

« Johan, non insistere. Devo andare. » sussurrò Judai, muovendo la mano per lasciargli una carezza sulla guancia, ma ritraendola subito dopo. Si rimise a posto lo zaino sulla spalla ed uscì a passo svelto. Per la seconda volta si sentì trattenuto da due mani che si erano avvinghiate intorno alla sua vita, nello stesso momento in cui un paio di labbra depositarono un leggero bacio sul suo collo.

« Non ti lascio, mi dispiace. » sussurrò Johan, suadente, mentre sogghignava soddisfatto.

« Non capisci proprio, eh? » sbottò l’Osiris, spintonando via il ragazzo, irritato dalla sua insistenza. « Devo andarmene! Devo! Oppure non me ne andrò mai più! » esclamò, sull’orlo di una crisi, prendendo la mano di Johan ed intrecciando le proprie dita con le sue.

Il duellante dell’Accademia del Nord trasalì, incredulo, spostando repentinamente lo sguardo dagli occhi color nocciola di Judai alle loro mani unite.

« È deciso, allora. » biascicò, abbassando il viso, ferito. « Niente ti fermerà, come al solito! » aggiunse, alzando nuovamente il volto e fissando gli occhi su quelli di Judai, una luce determinata che gli brillava negli occhi. Stava sorridendo, un sorriso dolce e comprensivo. L’avrebbe lasciato andare.

« Ti chiedo solo un’ultima cosa. » cominciò l’Osiris, avanzando di un passo per volta, mentre Johan indietreggiava, finendo con la schiena contro il muro, bloccato poi dalle mani di Judai. « Non dimenticarmi. » gli sussurrò.

« Non preoccuparti per questo. » sorrise Johan in risposta. E lo baciò, un bacio appena accennato, fugace, come proibito.

Quando si allontanarono, il ragazzo fece giusto in tempo ad aprire gli occhi per constatare Judai era sceso in cortile e lo stava scrutando dal piano inferiore.

Lo sentì esclamare un’ultima volta « Gotcha! », prima di vederlo sparire, inghiottito dalle tenebre della notte.

 

 

A/N

Voilà, eccola qui. Era un po’ che ce l’avevo in testa! ^^ Spero vi sia piaciuta!

Ja ne!

 

Akami/AtegeV

   
 
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