Questa
è la mia prima fanfiction su Yu-Gi-Oh GX, nonché la
prima shonen ai che scrivo, perciò sono leggermente imbarazzata… eh
eh. Spero che riusciate ad apprezzarla quanto io l’ho apprezzata
scrivendola!
Il
pairing è JudaixJohan (JessexJaden), secondo me sono molto teneri insieme… mi
piacciono davvero moltissimo! *_* La storia è ambientata durante la festa di
consegna del diploma agli studenti del terzo anno, nella quarta serie dell’anime
all’episodio 179, se non erro.
Johan,
in quell’episodio, afferma che nella sua Accademia non si diplomano dopo tre
anni.
Lessico:
Judai
Yuki:
Jaden Yuki
Johan
Andersen: Jesse
Andersen
Osiris
Red: Slifer
Rossi
Asuka:
Alexis
Manjoume:
Princeton (il cognome di Chazz, che nell’anime in lingua originale viene
chiamato Manjoume-kun o Manjoume-san, o più
semplicemente Thunder)
Kenzan:
Hassleberry (anche Tyranno, come Jun/Chazz viene chiamato per
cognome)
Sho:
Syrus
-kun:
suffisso affettuoso giapponese, utilizzato soprattutto
per i ragazzi. Per le ragazze è usato, ma raramente (Manjoume chiama
spesso Asuka: Tenjouin-kun)
Gotcha:
nell’anime
in lingua originale è la frase più usata da Judai al termine di un duello, al
pari di Get your game on nella versione inglese, per
intenderci. Significa in inglese: I’ve got
you.
Enjoy!
…
Gotcha!
Just a Farewell
La notte non sarebbe durata ancora per molto, la festa di diploma volgeva ormai al termine, e la maggior parte dei ragazzi stava già tornando ai loro dormitori; il giorno dopo sarebbe stato davvero difficile da affrontare: tutti i compagni con i quali aveva vissuto moltissime avventure avrebbero lasciato l’Accademia, per rivolgere lo sguardo verso il futuro. Forse non li avrebbe più rivisti.
Lui,
invece, sarebbe dovuto tornare all’Accademia del Nord per completare
definitivamente l’anno e godersi qualche mese di meritate vacanze, per poi
ricominciare la solita routine.
Camminava
sotto quel cielo ingiustamente stellato
pensando e ripensando a lui. Lui che era uno spirito libero e non sarebbe
rimasto ancora a lungo lì, avrebbe dedicato l’intera vita ad aiutare gli altri.
Dopotutto era ciò che riusciva meglio a Yuki
Judai.
Oltrepassò
la foresta che si estendeva alla sua destra, rivolgendo qualche fugace occhiata
intorno a sé, come volendosi imprimere nella mente ogni singola foglia degli
alberi, e non dimenticarle mai più una volta tornato al Nord. Davanti ai suoi
occhi si ergeva il dormitorio degli Osiris Red: non una luce era accesa, e non
si sentiva nemmeno il solito vociare degli Osiris, che rallegrava le serate.
Tutto era spento, come morto, dando una tremenda sensazione di solitudine.
Salì
le scale, raggiungendo il secondo piano dell’edificio e bussò al quella porta, sperando con tutto se stesso che
qualcuno aprisse. Speranza vana, nessuno rispose, allora abbassò la maniglia ed
entrò nella stanza, mentre i cardini arrugginiti della porta cigolavano
sinistramente.
Judai
non si voltò, nonostante avesse udito il rumore, continuando a preparare lo
zaino per l’imminente partenza. Avrebbe dovuto affrontare un lungo viaggio,
nemmeno sapeva dove si sarebbe diretto. Il vento l’avrebbe
guidato.
« La
festa sta per finire, non hai intenzione di farci un salto? » sussurrò Johan,
appoggiandosi allo stipite ed incrociando le braccia al petto, guardandolo
sottecchi, ostentando indifferenza.
« No,
preferisco di no. » ribatté Judai, proseguendo imperterrito nel suo lavoro, con
un’attenzione ed una diligenza che Johan non credeva potesse
avere.
« Non
vuoi salutare i tuoi amici? Asuka, Manjoume-kun, Kenzan-kun, il povero Sho… »
riprese il ragazzo, alzando la voce, cercando, quasi senza accorgersene, di far
provare a Judai senso di colpa. Per far provare a Judai gli stessi sentimenti
che gli stavano attanagliando il cuore come una gelida
morsa.
« Non
ne vedo il bisogno. » riprese l’Osiris, opponendosi a quel dolore. « Piuttosto,
che ci fai qui? » aggiunse, lanciandogli un’occhiata accusatoria.
« Me
lo chiedi anche? Volevo… salutarti… »
sussurrò, sottraendosi allo sguardo sprezzante dell’amico. Avrebbe voluto
abbracciarlo, dirgli che gli sarebbe mancato come nessun altro, stringerlo a sé
in modo da non lasciarlo andare, per poter duellare con lui ancora una volta. Ma
le parole non gli uscirono dalla bocca.
«
L’hai fatto. Non rendere tutto più difficile di quanto non sia già, Johan. »
riprese Judai, alzandosi in piedi e dirigendosi alla scrivania, aprendone il
cassetto ed impugnando alcuni fogli, per poi riporli nello zaino e chiudere la
cerniera. Inforcò la sacca in spalla, si rivolse verso Johan e prese a camminare
in direzione dell’uscita, oltrepassandolo senza guardarlo.
«
Judai! » lo richiamò il ragazzo, afferrandogli il polso con forza e fermandolo
sull’uscio. L’Osiris si voltò ad osservarlo con una strana luce negli occhi,
come se avesse saputo dall’inizio che sarebbe accaduto ciò. Ma quello che non
aveva previsto era il ritrovarsi stretto dalle braccia di Johan, in un abbraccio
che esprimeva più del semplice affetto.
«
Johan… » mormorò, senza sapere cosa aggiungere. Trovandosi impotente di fronte a
quel gesto.
Era
troppo anche per lui.
Gettò
le braccia al collo di Johan, stringendolo di rimando ed accarezzandogli i
morbidi capelli turchini, inebriandosi del profumo dello shampoo del giovane. Lo
stesso che usava lui, si trovò a pensare, stupidamente.
Rimasero
fermi in quella posizione per svariati minuti, entrambi non avevano idea di cosa
fare o cosa dire una volta sciolto l’abbraccio. Johan carezzava con dolcezza la
schiena di Judai, mentre l’Osiris continuava a giocherellare con i capelli di
lui. Sarebbero potuti restare così per sempre, si sentivano protetti ed amati
reciprocamente. Ma Judai sapeva che doveva andarsene al più presto, o non ne
sarebbe più stato in grado.
Si
allontanò dal ragazzo con difficoltà, sopraffatto dalle emozioni. Avrebbe voluto
urlare che sarebbe rimasto lì con lui, ma non era possibile. Era inutile anche
solo pensarlo.
«
Johan, non insistere. Devo andare. » sussurrò Judai, muovendo la mano per
lasciargli una carezza sulla guancia, ma ritraendola subito dopo. Si rimise a
posto lo zaino sulla spalla ed uscì a passo svelto. Per la seconda volta si
sentì trattenuto da due mani che si erano avvinghiate intorno alla sua vita,
nello stesso momento in cui un paio di labbra depositarono un leggero bacio sul
suo collo.
« Non
ti lascio, mi dispiace. » sussurrò Johan, suadente, mentre sogghignava
soddisfatto.
« Non
capisci proprio, eh? » sbottò l’Osiris,
spintonando via il ragazzo, irritato dalla sua insistenza. « Devo andarmene!
Devo! Oppure non me ne andrò mai più! » esclamò, sull’orlo di una crisi,
prendendo la mano di Johan ed intrecciando le proprie dita con le
sue.
Il
duellante dell’Accademia del Nord trasalì, incredulo, spostando repentinamente
lo sguardo dagli occhi color nocciola di Judai alle loro mani
unite.
« È
deciso, allora. » biascicò, abbassando il viso, ferito. « Niente ti fermerà,
come al solito! » aggiunse, alzando nuovamente il volto e fissando gli occhi su
quelli di Judai, una luce determinata che gli brillava negli occhi. Stava
sorridendo, un sorriso dolce e comprensivo. L’avrebbe lasciato
andare.
« Ti
chiedo solo un’ultima cosa. » cominciò l’Osiris, avanzando di un passo per
volta, mentre Johan indietreggiava, finendo con la schiena contro il muro,
bloccato poi dalle mani di Judai. « Non dimenticarmi. » gli
sussurrò.
« Non
preoccuparti per questo. » sorrise Johan in risposta. E lo baciò, un bacio
appena accennato, fugace, come proibito.
Quando
si allontanarono, il ragazzo fece giusto in tempo ad aprire gli occhi per
constatare Judai era sceso in cortile e lo stava scrutando dal piano
inferiore.
Lo
sentì esclamare un’ultima volta « Gotcha!
», prima di vederlo sparire, inghiottito dalle tenebre della
notte.
A/N
Voilà,
eccola qui. Era un po’ che ce l’avevo in testa! ^^ Spero vi sia
piaciuta!
Ja
ne!