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Autore: vampirella    15/10/2013    0 recensioni
Naomi è una donna bellissima e intelligente e lavora a Washington, nell'ambasciata inglese. Un problema alla macchina le farà conoscere Chris....
[storia della serie Spartacus AU: 'Life is a beautiful war']
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agron, Crixus, Gannicus, Naevia, Nasir
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life is a beautiful war. [Spartacus AU]'
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Naomi era una persona estremamente responsabile: era stata abituata fin da piccola a eseguire i suoi compiti nella maniera migliore possibile, valutando quali fossero le azioni più convenienti da intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati in

Naomi era una persona estremamente responsabile: era stata abituata fin da piccola a eseguire i suoi compiti nella maniera migliore possibile, valutando quali fossero le azioni più convenienti da intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati in ogni occasione. Aveva portato con sé questa sua particolare peculiarità durante gli anni fino ad applicarla con successo nella carriera lavorativa, ottenendo così meritate promozioni e avanzamenti.

Uno di questi consisteva in un impiego all’ambasciata americana, a Washington, nell’ufficio relazioni con gli Stati Uniti.

In molti del suo ufficio avrebbero dato chissà cosa per essere al suo posto: lo stipendio era alto per via del distacco e faceva una gran bella figura nel curriculum, specialmente se si mirava a diventare ambasciatore o diplomatico, eppure Naomi lo accettò a malincuore dispiacendosi di lasciare la famiglia e gli amici che aveva a Londra.

Appena arrivata su suolo americano si era messa a cercare un appartamento da dividere con qualcuno. Questo non tanto per le spese di affitto ma per non dover vivere da sola in una città sconosciuta e pericolosa come quella.

Così conobbe Nathan e le sue stramberie animaliste. Si erano studiati a lungo: Naomi faceva fatica a sopportare gli sguardi truci che lui le lanciava quando comprava i tovagliolini di carta e lasciava scorrere l’acqua nel lavabo anche quando non ce n’era bisogno, ma poi la cosa sembrò raggiungere un compromesso e Nathan non solo l’accetto completamente nella sua casa ma anche nella sua vita, diventando il suo migliore amico. Questo anche grazie ai cambiamenti che l’inglese accettò di adottare nelle pratiche di tutti i giorni, a volte a fatica ma rendendosi conto che non tutte le fissazioni ambientaliste del suo nuovo coinquilino erano poi così sbagliate.

 

Una cosa su cui però non si trovarono mai d’accordo fu quando Naomi comprò la macchina. Ne discussero per giorni, e nonostante Nathan non ne avesse assolutamente voce in capitolo continuò a tartassarla fino a farla esplodere. Che bisogno c’era di comprare un auto quando tutta Washington era raggiungibile con i mezzi pubblici? Fosse stata un carpentiere e un commesso viaggiatore era un conto, ma il suo era un lavoro sedentario e il suo ufficio era uno dei più centrali! Naomi gli rispose che voleva avere libertà di movimento e indipendenza dagli orari e dai mille problemi a cui il sistema del trasporto cittadino era costantemente soggetto. Alla fine glielo disse pure in faccia, che non erano fatti suoi, ma dopo aver vissuto due settimane di musi lunghi si decise a sotterrare, almeno un po’, l’ascia di guerra: avrebbe preso una macchina ibrida per limitare l’inquinamento dei suoi spostamenti.

Naomi non era poi così ferrata nella guida e nella manutenzione dei veicoli. Non guidava da secoli poiché a Londra non aveva sentito il bisogno di avere un auto, a differenza di quel momento, perciò i primi tempi la macchina ottenne qualche ammaccatura evidente e rischiò di perdere la targa a causa di un orribile parcheggio fatto in grande fretta. Una volta Riuscì anche a rimanere contemporaneamente a secco di benzina e di elettricità e Nat correre dall’altra parte della città per farla ripartire.

Di peggio non gli era mai successo e non ci pensava. Bastava portare la macchina ogni anno dal meccanico e la cosa si sarebbe sistemata così, con una bella revisione. Ma le macchine, si sa, a volte fanno i capricci.

Come quel mercoledì sera.

Aveva appena finito la sua giornata in ufficio e si stava dirigendo verso il parcheggio. Era distrutta dai preparativi del vertice bilaterale USA - Gran Bretagna che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni e il lavoro era ancora tanto, talmente tanto che quella non era la prima volta che tornava a casa alle nove di sera. Entrò in auto e girò la chiave nel quadro elettrico desiderando di farsi una doccia e piombare nel letto il prima possibile.

Ma la macchina non si accese.

Provò un’altra volta. Niente.

Picchiò sul cruscotto. Tutto rimase immutato.

Imprecò e girò un’altra volta.

Non cambiò nulla.

Irritata uscì dalla macchina, salì le scale ed entrò nell’open space degli uffici, dove i cubicoli in cui passavano le giornate erano vuoti e poco illuminati.

- Jim - urlò a un ragazzo poco lontano dalla sua scrivania. - Sai darmi il numero di un buon meccanico? La mia macchina non parte. -

Jim alzò la testa. - Vuoi che dia un’occhiata? -

- Il motore d’accensione non va. Dubito che potresti fare qualcosa. - sospirò lei. - Qualcuno di cui fidarsi, che non costi molto? … -

- Segnati questo numero. - gli rispose l’uomo, scorrendo la rubrica del suo cellulare. - Fidati, non rimarrai delusa. E’ il migliore che abbia mai avuto. –

 

- Signorina Evianoore? - disse titubante qualcuno dietro di lei. Naomi sobbalzò: era buio e la voce che la chiamava era profonda e ferma. Appoggiata alla sua macchina, si girò lentamente fino a guardare verso la direzione da cui proveniva la domanda: si trovò davanti un uomo alto e muscoloso, con i capelli scuri e due occhi grandi che la guardava con strana deferenza. Indossava una sporca tuta blu, indizio più che mai utile per capire il motivo per il quale quell’estraneo sapeva il suo nome.

- Il sig. Sonders? - l’uomo annuì. - La ringrazio di avermi raggiunta così velocemente nonostante l’orario. Vede, la macchina non parte più… -

- Controlliamo subito. - le fece cenno di consegnargli la chiave, poi si diresse verso il sedile del guidatore. Provò inutilmente ad accenderla, poi sfilò un cacciavite dai pantaloni e cominciò a svitare la copertura del quadro elettrico.

Naomi lo guardava tra l’ammirato e il preoccupato. Quell’uomo ci sapeva fare e avrebbe desiderato anche lei intendersene più di cose pratiche; purtroppo, un po’ per gli studi che aveva svolto, un po’ per pigrizia, non si era mai impegnata a imparare quelle piccole cose che servono nella vita di tutti i giorni, come appunto mantenere la macchina o cambiare una guarnizione del lavandino. Piccole cose, che però le avrebbero fatto risparmiare un po’ di soldi e le avrebbero evitati impacci come quello.

- Mi dispiace, ma il problema è nella centralina. - sentenziò l’uomo, rimettendo tutto in ordine. - Il guaio è che tutto il sistema elettrico è fuori uso, compreso la propulsione elettrica delle batterie. Collegarle a un generatore non servirebbe a nulla. -

- Cosa posso fare, allora? - lo guardò lei cercando di non dimostrarsi troppo angosciata.

- Domani verrò a prendere l’auto col carro atrezzi. In officina ho tutto l’occorrente per riparare la batteria centrale e farla ripartire. - concluse, ridandole le chiavi della macchina. - Vuole un passaggio per tornare a casa? -

Lo sguardo della donna passò velocemente dalla macchina al volto dell’uomo. La sua parte razionale sapeva che l’uomo le stava facendo una cortesia, eppure si ritrovò ad indagare se nel suo sguardo comparisse qualcosa d’altro oltre a quella gentilezza professionale.

L’uomo era tranquillo e la osservava con la stanchezza dipinta sul volto. Naomi si ritrovò a pensare che il meccanico aveva sicuramente voglia di tornare a casa, come lei voleva tornare alla sua, per riposare. Non esistevano secondi fini e anche se ci fossero stati non era proprio la serata per raggiungerli.

- La ringrazio, signor Sonders. -

- Chiamami Chris. Dubito di essere più vecchio di te. O almeno lo spero. -

Naomi rise nell’aprire la portiera del furgoncino dell’uomo. - Quando posso venire a ritirare la macchina? -

- Prendi. - l’uomo le consegnò un biglietto da visita. - Ti garantisco che per dopodomani pomeriggio sarà come nuova. Se hai qualche domanda o problema puoi chiamare il numero dell’officina, o il cellulare scritto sotto. Ti risponderà il sottoscritto. -

Naomi gli sorrise nella penombra. Chris era un ragazzo semplice e schietto e questo le piaceva molto. Nel suo ambiente era circondata da tanta ipocrisia e, per una volta, confrontarsi con una persona del genere le aveva fatto molto piacere. Era come se parlasse con il cuore in mano, come se avesse coraggio di sopportare le conseguenze di qualsiasi suo pensiero. Neanche Nathan era così, sebbene si vantasse di essere un attivista convinto.

- Ti ringrazio. Vuoi entrare a bere qualcosa? Un caffè? Mi dispiace così tanto averti fatto venire fuori dall’orario di lavoro… -

L’uomo scosse la testa. - Sono distrutto, ma… come accettato. - ingranando la marcia Chris le lanciò un cenno, mentre lei alzava timidamente la mano e lo guardava allontanarsi.

- Chi è l’uomo misterioso che ti ha accompagnato stasera? - la salutò Nat, seduto sul divano con in mano una tazza di the e sommerso dalle coperte, concentrato a guardare il canale delle news.

- Un meccanico. -

- Mi piacciono i meccanici. Sai che sono il cliché più usato nei film porno gay? L’ho letto una statistica. - si giustificò il ragazzo. Naomi si limitò a sbuffare una risata e lanciò via le scarpe sedendosi vicino a lui.

- La macchina si è fermata e ho dovuto chiamare un’officina. - spiegò lei.

- E lui è carino? -

Naomi appoggiò la testa sulla spalla dell’amico. - E’ un bell’uomo, se questo che intendi. Alto, muscoloso… e poi è gentile. -

- Anche io sono gentile. -

- Sì, ma lui è…non so. - Naomi girò leggermente la testa verso di lui. - E’ come se fosse entrato subito in sintonia con me. E’..strano. -

- Uhm. E quando lo rivedi? -

- La macchina è pronta dopodomani. -

- Posso accompagnarti a ritirarla? –

- Perché? –

- Vorrei vedere l’uomo di cui ti sei innamorata. –

- Cosa? – lei alzò il capo e gli lanciò uno sguardo stupito. – Non mi sono mica innamorata! Cioè… ci ho passato assieme solo venti minuti! –

- Allora direi ‘l’uomo di cui ti sei invaghita’. –

Naomi si limitò ad accucciarsi vicino al suo amico. Sì, forse ‘invaghita’ era la parola giusta.

 

Chris aveva le sue manie e una di queste consisteva nel lavorare ascoltando Radio Rock ad altissimo volume. I colleghi mal sopportavano questa sua fissazione: un conto è sentire musica per qualche ora al giorno, ma hard rock per otto ore consecutive non è proprio a portata di tutte le orecchie. Nonostante ciò non se ne lamentavano mai poiché Chris era il loro capo e la fissazione per la radio era il suo unico vero difetto.

Quel giorno però Gary si diresse verso la piccola radiolina blu e abbassò di molto il volume.

Chris uscì da sotto una berlina, con un punto interrogativo dipinto sul viso.

- Capo, c’è una strafiga che chiede di te. - rispose Gary nel suo solito modo grezzo, cercando di difendersi dalle conseguenze quel gesto sconsiderato.

- Come? -

- Dice di chiamarsi Naomi Evianoore. Ti ha lasciato un’ibrida. E’ quel mostro color grigioazzurro, vero? - continuò il ragazzo, il ghigno stampato sul volto. - Le ibride…sono proprio delle puttanate. Mi chiedo quando passerà questa moda… -

- Digli che arrivo fra qualche minuto, ok? Mi ripulisco un po’. - lo interruppe Chris, rimettendosi velocemente in piedi e cercando di dare un taglio ai vaneggiamenti di uno dei suoi migliori collaboratori.

- Posso dargliela io, la macchina, se vuoi. -

- Fai quello che ti ho chiesto, ok? -

- Ah, capisco boss: è troppo una bella ragazza per lasciarsela scappare, vero? -

- GARY! -

- Non ti preoccupare, ti darò una mano. Sono bravo in queste cose. Per prima cosa cercherò di toglierti di torno il tipo con cui è venuta… -

Chris si bloccò di colpo. - Come? -

- E’ qui con uno, non so cosa sia, forse un fidanzato ma dubito. Secondo me è una checca. -

- Cristo santo, Gary, non farti sentire! -

- Sarò un’ottima spalla, boss. Promesso! –

- Mi basta che tu tenga la bocca chiusa. E ora va! –

 

- Come sto? - Naomi chiese al coinquilino mentre percorrevano la via che portava all’officina.

- D’incanto, però adesso calmati, ok? Sei venuta qui per ritirare una macchina. -

- Sono venuta qui per ritirare la macchina. - ripeté lei meccanicamente, sistemandosi il vestito e i capelli. Era estremamente nervosa per quell’incontro e aveva paura che, dopo quella giornata, non avrebbe più potuto incontrare Chris, a meno di manomettere volontariamente l’auto.

Era un’idea da prendere in considerazione.

Un meccanico di nome Gary si ripresentò davanti a loro con un sorriso a trentadue denti. - Il capo arriva subito. Vuole darle personalmente la macchina, quindi.. -

- Oh, ok. - bisbigliò a disagio la ragazza, vedendo lo sguardo malizioso dell’uomo. Nat si schiarì la voce come per ricordarle di stare tranquilla.

Chris comparve poco dopo, le mani e il viso puliti e i capelli sistemati il meglio che poteva. Sorrise dolcemente alla donna ma squadrò Nathan con apprensione.

Naomi si affrettò a fare le presentazioni. – Il mio coinquilino mi ha accompagnato. - disse, liquidandolo velocemente. Il sollievo che vide sul viso di lui la fece ben sperare.

- Vogliamo andare a prendere la macchina? - aggiunse altrettanto frettolosamente Chris. Voleva togliersi di torno Gary e il suo sorrisino idiota e, perché no? Anche l’accompagnatore di Naomi.

 

- Ecco qua. - Chris diede le chiavi della macchina alla donna. - Come nuova. -

- Grazie. Come preferisci essere pagato? -

- Come vuoi. - osservò Naomi aprire la borsa e frugarci dentro per trovare il portafoglio. - Non c’è fretta, puoi passare quando vuoi a saldare il conto. – aggiunse, vedendo che la donna si trovava un po’ in difficoltà a trovare il portafoglio.

Lei si bloccò a mezz’aria. – Posso farlo adesso, non c’è problema... - Lo sguardo di Chris si incupì un poco e questo la fece balbettare. - Nel senso, preferisco pagare subito, per non avere debiti in giro… -

- Certo, vado a farti una bolla. - disse lui, mentre si dirigeva in ufficio. Naomi si guardava in giro in cerca di Nathan ma non lo vedeva da nessuna parte.

Doveva essere più diretta, pensò lei: Chris sembrava interessato ma non era intenzionato a slegarsi dalla sua posizione professionale.

Si mise a riflettere quando Chris tornò con il necessario.

- Stai molto bene vestita così. - aggiunse lui, un po’ imbarazzato, mentre effettuavano la transazione. Non era solo un complimento educato ma ciò che l’uomo pensava veramente; Naomi lo vedeva dallo sguardo venerante e malinconico che le stava lanciando in quel momento.

Questo le diede il coraggio di cui aveva bisogno. - Stavo pensando che potremmo uscire assieme, qualche volta. – disse tutto d’un fiato.

Negli occhi dell’uomo balenò un lampo. - Sì, sì certo. Mi piacerebbe molto. Che ne dici di domani sera? –

- Non avrei potuto dire meglio. –

In macchina, mentre la donna svoltava l’angolo per imboccare il grande boulevard per tornare al loro appartamento, Nathan cominciò a lamentarsi di quel rozzo spaccone di Gary.

- Ho chiesto a Chris di uscire. – disse a un tratto Naomi. Nat si bloccò subito, interessato alla piega che stava prendendo il discorso.

- E…. –

Naomi non rispose. Il suo sorriso diceva già quello che il ragazzo voleva sapere.

 

- Questo ristorante è molto bello. - si trovò a dire, ammirata, Naomi. Chris si allentò nervosamente il colletto della camicia: non era abituato a vestirsi con giacca e cravatta, ma dato che aveva avuto l’idea di portare la donna in uno dei ristoranti chic della città sapeva di non poter fare altrimenti. D’altronde dove altro poteva portare la donna? Naomi si vestiva con classe, in modo semplice e curando attentamente i dettagli. Era raffinata e affascinante: Chris si accorse di stare osservando rapito i piccoli gesti che compieva per sistemarsi il tovagliolo sulle gambe.

Cercò di riprendere contegno. - Non mi hai ancora detto cosa fai nella vita. -

- Oh, certo. - Naomi riprese il discorso dopo la piccola divagazione. - Lavoro nell’ufficio dell’ambasciata della Gran Bretagna, qui a Washington. -

- Sei la segretaria dell’ambasciatore? - chiese candidamente l’uomo, facendo cenno al cameriere di portare una bottiglia di vino.

Lei cercò di non mostrarsi troppo arrogante. - Lavoro nel team di coordinamento internazionale, in realtà. -

- Come? -

- E’ un gruppo di persone che si occupa di progetti mirati, su temi condivisi dai vari paesi. In particolare il mio compito consiste nel creare sinergie fra Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America per elaborare una strategia comune che riguardano l’economia internazionale. Sono più una specie di babysitter o di psicologa, in realtà. - cercò di buttarla sul ridere. Chris era ammirato.

- Dev’essere un lavoro molto importante. -

- Può sembrarlo ma, ti assicuro, non è niente di che. -

- Stai scherzando? Ti occupi di politica estera! -

- Mica governo io! - rise. - E comunque ti assicuro che non è nulla di che. Piuttosto preferirei fare il tuo di lavoro. -

Chris abbassò lo sguardo. - Sì, beh, neanche il mio è niente di che. -

- Mi piacerebbe fare qualcosa di pratico, qualche volta. Sporcarmi le mani e infine avere la soddisfazione di aver creato qualcosa -

- Non credere che sia poi così difficile, fare un lavoro come il mio. –

- Lo so…ma… - Naomi si morse la lingua. Sminuire il lavoro dell’uomo che le piaceva tanto e che l’aveva invitata a cena non era proprio un’ottima mossa.

- Volevo dire... non so cosa avrei fatto senza il tuo aiuto! – cercò di enfatizzare la donna, nonostante il muro che si ritrovava davanti.

Chris commentò quasi sottovoce, girando il piatto posto davanti a sé quasi sovrappensiero. – Avresti chiamato qualcun altro. – Era un commento un po’ acido, pensò lui, ma non riusciva veramente a lasciarsi dietro l’argomento di quella conversazione; si sentiva piuttosto meschino davanti a quella donna bellissima ed era una cosa che il suo orgoglio non riusciva a sopportare.

Un paio d’ore dopo Chris la riaccompagnò a casa. Purtroppo l’appuntamento non era andato un gran bene: il meccanico non aveva fatto altro che torturarsi su quanto fosse stato stupido a credere che una donna così intelligente e di classe avesse interesse in uno come lui, piuttosto che pietà come doveva assolutamente essere, e questo lo aveva trasformato in una specie di zombie silenzioso e goffo. D’altra parte Naomi pensava di averlo offeso e aveva cercato in tutti i modi di porvi rimedio, inutilmente.

Davanti alla porta dell’appartamento lei gli lanciò un ultimo disperato invito ad entrare in casa con lei ma Chris lasciò cadere la cosa e se ne andò via prima che la donna potesse rendersene conto.

Naomi rientrò in casa, delusa. Dopo tanto tempo era riuscita a trovare un uomo che la interessava e questo non sembrava volerne sapere di lei! Ma che cosa aveva sbagliato? Si diresse velocemente verso la camera di Nathan per chiedere consiglio.

- Ho bisogno di parlarti… - esordii la ragazza, trovandosi davanti AJ in mutande seduto sul letto, intento a giocare ad Halo al pc del suo ragazzo.

- Ciao Naomi. Nat torna tra un po’. Ha avuto una delle sue ‘emergenze ecologiche’… non chiedermelo. - la anticipò, vedendola cercare di articolare qualche parola, invano.

- Mi… mi dispiace di essere entrata così… -

- …ehi, nessun problema. - AJ spense il pc e cercò con lo sguardo un paio di pantaloni. - Allora, qual è il problema? -

- Oh. Oh! Nulla. Non voglio annoiarti… -

- Stai scherzando? Credi che mi stia divertendo qui? Credimi, gli voglio bene ma ha dei gusti terribilmente noiosi. Ci credi che ho letto ben tre pagine del ‘Capitale’ per disperazione? Deve avere una bella testa Nathan per sopportare tutte queste stronzate! - AJ si mise il pigiama e le fece cenno con la testa di dirigersi verso la cucina. - Facciamoci un caffè. –

- Insomma, la serata non è poi andata molto bene. -

- Che cazzone. - AJ si svaccò sulla sedia, guardando nervoso lo schermo del cellulare. - Si ritrova con la fortuna di avere una strafiga come te fra le mani e lui neanche si prende la briga di provarci.-

Naomi alzò il sopracciglio. - Messa così suona ancora più frustrante. - prese la tazza di caffè fra le mani. - Non so, forse ho sbagliato a sbilanciarmi troppo. Non avrei dovuto chiedergli di uscire. -

- Stai scherzando? Sai quanti uomini desidererebbero una cosa del genere? -

- Allora forse mi trova noiosa… -

AJ la fissò, scettico. - Secondo me si è reso conto di essere un patetico coglione e il suo ego ci ha rimesso. Comunque non credo tu debba farti poi molte paranoie su di lui, troverai sicuramente un altro. Ho qualche collega da presentarti, se ti va. -

- Ti ringrazio, ma penso che me ne resterò tranquilla per un po’. -

- Come vuoi. - AJ si girò verso il soggiorno sentendo la porta aprirsi. Nathan entrò in cucina mollando la borsa sul tavolo.

- Che ci fate voi qui? -

- Mi stavo annoiando a giocare ad Halo. - fece il poliziotto alzando le spalle. – Com’è andata a te, piuttosto? –

- Bene. Han cercato di arrestarci, di nuovo, ma ho fatto il tuo nome e le cose si sono sistemate. Devo essere sincero, stare con te ha un sacco di lati positivi. –

- Un sacco? Solo. – terminò orgoglioso AJ, prima di prendere di peso il suo fidanzato per riportarlo in camera, mentre augurava buonanotte alla coinquilina.

 

- Capo, mi stai ascoltando? -

Gary osservava i movimenti dell’amico, intento a rovistare nel magazzino.

- Come? Ah, certo. – i due meccanici erano intenti a fare l’inventario per poter poi inoltrare gli ordini ai fornitori per rimpiazzare le scorte. - Ci servono gli oli lubrificanti, Gary. -

- Questo mi fa capire quante stronzate mi racconti. – l’uomo si avvicinò a Chris e gli tolse di mano alcune bottiglie di refrigerante per appoggiarle su uno scaffale vicino. - Ti ho appena detto che ho già fatto l’ordine. Due volte! -

Chris si sfregò il viso con la mano e lasciò una scia di grasso sulla guancia. - Perdonami, sono stanco. -

- E’ per la serata di ieri, vero? Com’è andata con la tipa della ibrida? -

- Non ne voglio parlare. – Chris si diresse verso un altro scaffale e cominciò la conta del materiale elettrico. Gary lo seguì con lo sguardo, intento a studiarlo.

- Deduco che non sia stato un granché. Ti ha dato picche? Eppure è strano, considerando che ti aveva invitato lei. Devi averle fatto qualcosa di veramente brutto per farti mandare in bianco. Sei il solito grezzo, te l’ho sempre detto che con le donne non bisogna essere così dirette, poi ci rimangono male e… -

- Piantala Gary! Non mi ha mandato in bianco! – sbottò lui, girandosi verso l’amico, furioso. – Siamo andati al ristorante, abbiamo mangiato e parlato e alla fine della serata l’ho riaccompagnata a casa. Fine di tutto, stop! –

- Sì, certo. Dai capo, si vedeva lontano un miglio che ti piaceva, e penso proprio che tu abbia fatto lo stesso effetto su di lei! –

- Evidentemente non è così. A volte la prima impressione non è quella giusta. – Sentii del rumore nella parte anteriore dell’officina. – E’ meglio che tu vada a vedere cosa vogliono e quando hai finito vorrei che tu tornassi qui a darmi una mano e tenessi la bocca chiusa, per una buona volta! –

Gary emise una specie di ringhio e trattenne un’imprecazione, ma si apprestò a ricevere il cliente. Chris si rimise al lavoro senza però soprassedere ai commenti del collega: ancora non riusciva a rendersi conto di aver abbandonato l’occasione di uscire con una donna così speciale, interessante, bella, intelligente…

…l’aveva fatto per proteggersi. Perché era sicuro che, quando lei si fosse accorta di quanto potesse ottenere lei, invece che un semplice meccanico che neanche sapeva bene come parlare o come vestirsi per accompagnare una donna a una cena elegante, che conosceva solo il suo mondo fatto di gomme da cambiare e motori da riparare, allora lo avrebbe lasciato. E come avrebbe potuto biasimarla? Solo, lui non voleva soffrire e visto che sapeva già come tutto sarebbe andato a finire…

Qualcuno si schiarì la gola, dietro di lui.

Si girò: Naomi lo guardava, titubante, a qualche passo di distanza.

- Ciao. – fece lui.

- Ehi. – sul volto della ragazza comparve un sorriso tirato. – Volevo scusarmi per ieri sera. Non so, forse sono stata indelicata, ma non intendevo offenderti. Mi spiace. –

- Nessun problema, tu…non hai fatto niente, davvero. – cercò di sembrare leggero lui, rimettendosi al lavoro per non mostrarsi eccessivamente nervoso al suo cospetto.

- E’ solo che speravo di conoscerti un po’ meglio, poi non sei voluto salire da me… -

- Credimi, non c’è molto altro che devi sapere del sottoscritto. –

- Oh, insomma, la vuoi piantare? – Chris si girò verso la ragazza. Naomi aveva lo sguardo feroce e le mani erano appoggiate sui fianchi. – E’ per la storia del lavoro, vero? Cristo santo, si può sapere perché ti interessa così tanto? –

- Io…io… - Chris si passò una mano fra i capelli, cercando le parole più adatte. – Senti, non prenderla sul personale, ma credo che questa cosa ci sia un po’ sfuggita di mano. Voglio dire… - cercò inutilmente di reprimere una risata nervosa. – Non può funzionare tra di noi. –

Naomi si mise sulla difensiva, torva. – E’ la prima volta che vengo mollata così. –

- Tecnicamente non ti sto mollando. Non siamo neanche stati insieme, quindi… -

- Lasciamo perdere. – tagliò corto la ragazza, voltandosi verso l’uscita. – Forse hai ragione tu. Siamo troppo diversi e non ci troveremmo… è meglio che ognuno vada per la sua strada. –

- Fino al prossimo problema della macchina. – ribattè Chris, cercando di stemperare la situazione con una battuta. Inutile: Naomi se n’era già andata via.

 

E il giorno del vertice USA – Gran Bretagna passò in fretta e ripagò gli sforzi di Naomi. Dopo aver liquidato gli ultimi giornalisti la ragazza tornò al suo cubicolo – scrivania per raccogliere le ultime cose, quando notò un messaggio nella chat del telefono.

Com’è andata?’ le scriveva Chris su Whatsapp.

Naomi si ricordava di avergli accennato di quell’importante giornata ma mai avrebbe pensato che lui le scrivesse proprio in quell’occasione, non dopo aver bruscamente chiuso qualche giorno prima.

‘Bene, grazie.’

‘Scommetto che hai fatto colpo su tutti quei pezzi grossi.’

Naomi sorrise.

‘Non credo proprio. Eravamo tutti intenti a fare il nostro lavoro, sai com’è.’

‘Allora..ci sentiamo.’

‘Va bene.’ Naomi tentennò. ‘Grazie di avermi scritto’

‘Nessun problema.’

‘Pensavo non volessi più sentirmi, dopo l’incontro in officina.’

‘Io ero più sicuro del contrario.’

‘Io ero sicura che tu avessi capito quanto mi piacessi’

Naomi aspettò qualche tempo. Nessuna risposta. Sospirò e mise il telefono nella borsa, poi salutò gli ultimi colleghi rimasti e si diresse verso il parcheggio.

 

Naomi spense la macchina vicino all’edificio in cui abitava e guardò il suo appartamento dal finestrino della macchina. Le luci erano spente, probabilmente Nathan non sarebbe tornato, quella notte. Prese le sue cose e si diresse verso l’entrata del palazzo.

Davanti alla porta trovò un mazzo di fiori e un biglietto. Curiosa lo aprì ancora prima di varcare la porta di casa. Era di Chris, lo sapeva, ma la cosa la confondeva. Perché non scriveva più su Whatsapp?

- Io sapevo che tu avevi capito che mi ero innamorato di te. – una voce la fece girare verso la tromba delle scale. Chris si alzò dall’ultimo scalino in cui si era rincattucciato e la raggiunge davanti all’uscio, con le mani nelle tasche.

Naomi la guardò stupita. – Cosa? Come?....da quanto tempo sei qua? –

- Da un po’. Da prima della nostra conversazione. Volevo farti dare quelli – indicò i fiori che lei aveva in mano. – ma non c’era nessuno in casa. -

- Sono magnifici. –

- Mai quanto te. –

Chris le si avvicinò prendendole il viso fra le mani e dandole un bacio leggero sulle labbra. Naomi si appoggiò su di lui, ma con suo disappunto lo vide ritrarsi. – Perché stai facendo tutto questo, ora? – gli chiese lei.

Lui la guardò, accarezzandole i capelli. – Io…non lo so… -

Naomi non sapeva cosa dire. Chris non sapeva cosa dire. Erano lì, impalati come statue, intenti a fissarsi negli occhi, in silenzio.

Dopo alcuni minuti Naomi si schiarì la voce e si staccò da lui. – Forse è meglio che entri. –

- Si, beh, anch’io dovrei…forse…tornare a casa… - cercò di ricomporsi Chris. A un tratto guardò il viso della ragazza. Era ilare, rilassato e splendente.

- No… non hai capito. Forse è meglio che tu entri. Perché non ti lascerò scappare via facilmente, questa sera. -

   
 
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