Io sono morto con lei quel giorno

Era una grigia mattinata d’inverno. La neve era spessa e si faceva fatica a camminare; i suoi passi pesanti riecheggiavano nel cimitero, dominato dal silenzio più assoluto.
Lui, a testa bassa, continuava a camminare, mentre il suo respiro produceva delle nuvolette bianche che si disperdevano nell’aria.
Aveva lo sguardo perso: i suoi profondi occhi blu ormai non c’erano più. Al loro posto c’erano due occhi spenti e vuoti, tipici di chi ha passato le notti insonne.
Procedeva lentamente, con solo un pensiero fisso che si era instaurato dentro di lui da molto tempo ormai.
Giunse finalmente davanti la tomba: la guardò, con lo sguardo disperso vuoto.
Si chinò per accarezzare l’incisione, e prese fiato.
“Ciao Ran” disse con voce cupa. “Hai visto? Anche oggi c’è molta neve! Questo è proprio un inverno freddo!” fece una pausa, guardando il cielo.
“Sai, se tu entrassi in camera mia di certo me le suoneresti di santa ragione.. Non sistemo da..” gli morirono le parole in bocca. La gola si seccò di colpo, creando un nodo fastidioso.
“Da quando.. Mi hai.. lasciato.” Abbassò il capo e prese una pausa.
Dopo un paio di minuti frugò in una tasca; lentamente estrasse un oggetto e lo posò sulla tomba.
Si chinò “Sai.. In queste ultime settimane..” non riusciva quasi a proferire parola, socchiuse gli occhi, cacciando indietro le lacrime che volevano uscire “Ho sempre pensato a come sarebbe potuto andare quel giorno.. Se non ti avessi messo in mezzo, ora tu..” le lacrime iniziarono a scendere, mentre le immagini scorrevano nella sua mente “Tu saresti.. ancora qui”
Da quando Ran era morta non aveva versato neanche una lacrima, non aveva ancora affrontato il dolore causato dalla sua scomparsa.
Quella giornata, tuttavia, era diversa: non era la solita visita quotidiana per pregare alla sua tomba; era la resa dei conti, l’affrontare la realtà. Aveva portato l’anello, quell’anello che avrebbe voluto darle una volta sconfitta l’organizzazione; quell’anello rappresentava il loro futuro, insieme, non più come amici, ma come una coppia.
Quel futuro era stato distrutto da un proiettile sparato senza alcuna pietà. Un proiettile che l’aveva allontanata da lui, per sempre.
Continuava a piangere; “Ho rovinato tutto, perdonami Ran!” singhiozzò ancora più forte, crollando a terra dalla disperazione. Alzò il capo, guardando ancora una volta l’incisione e l’anello, quando una mano gli si posò decisa sulla spalla. Si voltò, e rimase basito, mentre le lacrime scendevano, incessanti.
“Hattori.” Sbiascicò.
“Kudo.” Era bastato uno sguardo, e Shinichi riabbassò il capo, continuando a singhiozzare.
Heiji guardava atterrito l’amico, che finalmente esternava le proprie emozioni che aveva trattenuto dentro di sé nelle ultime settimane.
“Amico mio.. Questa è la prima volta che ti vedo piangere da quando… Da quando Ran ti è morta fra le braccia.. Kudo.. Tu sei forte.. Ce la farai a passare anche questo momento.. L’hai vendicata, li hai sbattuti tutti in cella quei bastardi. Ricorda che lei sarà sempre con te, nel tuo cuore.”
Shinichi continuò a guardare la lapide, mentre con un mano si asciugava le lacrime.
Dopo qualche attimo di silenzio: “Hattori.”
“Mh?”Heiji fissò l’amico.
“Se Kazuha..morisse.. Tu che cosa faresti?” Domanda bruciapelo, diretta, che arrivò come un pugno nello stomaco al detective del Kansai.
Heiji abbassò il capo, rispondendo “Non riuscirei più a vivere.”
Shinichi continuò a guardare la tomba di Ran, immaginandosi il suo viso mentre sorrideva.
“Io sono morto con lei quel giorno.” concluse, alzandosi in piedi e gettando un altro sguardo sulla tomba, per poi dirigersi verso l’uscita.
“Shinichi Kudo è morto con lei.” Fece una pausa .“Perché Shinichi Kudo non è Shinichi Kudo senza la sua Ran Mouri.” e se ne andò a passi lenti e pesanti, proprio come era arrivato una decina di minuti prima, lasciando Heiji nello sconforto.
“Kudo! Aspetta, Kudo!” i richiami furono inutili; Shinichi era in un mondo a sé, non sentiva alcun rumore o voce dall’esterno. L’unica voce che rimbombava nella sua testa erano le ultime parole di lei
“Grazie… di tutto.. Shinichi.. Ti am-” Quella frase non conclusa, quelle parole dolcissime che uscivano dalla bocca coperta di sangue..
Quella scena si ripeteva nella mente del ragazzo ogni istante; il rimorso lo aveva divorato.
Giunto al portone di casa, mentre stringeva la maniglia, rifletté, trovando in un baleno la soluzione ai suoi problemi.
“Ran..” disse ad alta voce “Presto ti raggiungerò e staremo insieme.” Abbozzò un lieve sorriso, e si lasciò alle spalle il portone, mentre la neve aveva ripreso a cadere, come batuffoli di cotone.












Salve a tutti! ^^
Dopo lo sfogo di ieri, torno con questa OS che avevo in mente già da settimane....
Vi immaginate se Ran... insomma, morisse? Io, NO! Non riuscirei ad immaginare cosa farebbe Shinichi!
Di sicuro lui non sarebbe più lo stesso Shinichi Kudo. Sarebbe capace di togliersi la vita, a mio avviso.
Soprattutto se a causa sua Ran morisse per mano dell'organizzazione. Non se lo perdonerebbe MAI.
Ho pianto scrivendo questa OS.. Cioè, io li adoro, amo, venero ecc
Pensare che Ran muoia (o Shin), mi mette così di malumore e mi rende così triste che non ci voglio neanche pensare! D:
Spero vi piaccia! *^*
Se mi lasciate un commento con scritto ciò che ne pensate ve ne sarei grata T__T
Ringrazio tutti coloro che leggeranno, recensiranno ecc.
Un saluto a tutti e
Peace, Love and ShinxRan 4ever