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Autore: jede    16/10/2013    0 recensioni
[Sequel di Fairytales e A new fairytales]
Santana ed Emma assieme, nelle loro prime volte, ad affrontare momenti di ordinaria quotidianità assieme, con la speranza di avere il loro lieto fine.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Santana Lopez
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
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Once upon a time .... 
 Little Mermaid realized that every wish has its price



Ci fu tutto; Anni e anni a vedersi solo film alla televisione non avevano preparato Emma a tutto quello che avrebbe visto quella sera. Ogni scena che vide, riuscì a ricollegarla a qualche vicenda successa in qualche serie televisiva o film: gli sposi che danzavano,amici che afferravano il microfono solo per interrompere qualche momento e raccontare di qualche momento imbarazzante di uno dei due festeggati, racconti del liceo, dell'università, dell'infanzia; Coppie che si stringevano sulla pista da ballo, coppie vecchie, coppie nuove, coppie sbagliate e coppie che sarebbero dovute essere tali; Il taglio della torta, il lancio del bouquete, la garrettiera, le foto, la firma sull'album di matrimonio. Ci fu tutto.
In piu, Emma si divertì: non aveva dato per scontato la cosa, sapendo che avrebbe dovuto incontrare gente mai vista o solo incrociata poche volte sul pianerottolo di casa di Rachel, ma quando, dopo il decimo ballo assieme a qualche membro del Glee Club, si ritrovò a sorridere contro il vetro del bicchiere, si rese conto che si stava divertendo per davvero.
Aveva perso Santana, però, dopo il loro terzo ballo e dopo che Quinn aveva portato la mora lontano dalle orecchie di Emma per parlarle di qualcosa di importante; piu volte aveva osservato la stanza, alla ricerca della ragazza, ma inutilemente perchè nessuno rimaneva mai troppo fermo o al suo posto, e cosi alla fine si era arresa, sapendo che qualcunque cosa l'avesse bloccata era improtante; Se ne rese conto soprattutto quando vide che anche Rachel mancava, e ricollegò le tre cose assieme.
Mezz'ora dopo, quando gran parte della gente aveva iniziato a lasciare la sala per ritirarsi, Emma si sedette assieme ad altri al tavolo, sentendo i piedi dolergli dentro al paio di scarpe col tacco che le aveva prestato Quinn.
-Allora, piccola Emma, che te ne pare del nostro Glee?-, domandò Puck, seduto davanti di lei, dopo l'ennesimo racconto delle disavventure accadute al liceo.
Emma rise, passandosi una mano tra i boccoli rossi, che si era fatta per l'occasione. -Bè mi spiace da morire non avere la possibilità di averne uno alla mia scuola-.
Tina spostò lo sguardo su Blaine, il ragazzo col gel sui capelli. -Ma anche la Dalton era privata, ma aveva il Glee-.
Lui scrollò le spalle. -Sarà una scelta dei licei, o dei professiori-.
La rossa non aggiunse altro, e alzò lo sguardo verso la pista, notando come tutto il gruppo era man mano sparito, lasciando solo pochissime persone a ballare e solo allora si accorse di Quinn e Rachel che stavano di fronte al tavolo col buffet.
Aggrottò la fronte e si infilò le scarpe, sorridendo agli altri, sentendo la stanchezza farsi largo nelle sue membra e desiderando solo il suo letto e Santana.
-Io vado a cercare Santana-, si scusò, alzandosi. 
-Ci si vede domani in giro-, sbottò Puck, facendole l'occhiolino.
-Forse-, lo corresse Mike Chang, stretto a Jodie.
Emma ridacchiò e salutò tutti prima di abbandonare la stanza, guardandosi attorno per cercare la figura della mora, prima di arrendersi e decidere che probabilmente era già in camera o al massimo le avrebbe fatto uno squillo. Ovviamente solo dopo essersi tolta quelle scarpe.
Il dlin dell'ascensore la ricorsse dai suoi pensieri, e cliccò il tasto del suo piano, appoggiandosi contro il corrimano, aspettando; Accanto a lei c'era una coppia, che non aveva visto al ricevimento e che quindi escludeva dalla lista degli invitati, anche per il loro abbigliamento casual.
Senza farci troppo caso, si spostò di lato quando arrivarono al loro piano, uno in meno al suo, e li fece passare senza dire nulla, agognando il caldo torpore delle coperte che l'attendeva; Alzò lo sguardo quando furono fuori, e il suo sguardo cadde immediatamente su due figure che stavano a qualche metro da lei: due ragazze, in abiti eleganti, la bionda che dava le spalle all'altra, mentre faceva passare una chiave nella porta per poi aprirla e sparircisi dentro. Ma Emma guardò soprattutto l'altra, la mora, stretta in quell'abito che solo poche ore prima lei stessa aveva allacciato.
E quando la vide sparire dentro alla stessa stanza dove era scomparsa solo pochi attimi prima la bionda, quella bionda, non riuscì a pensare a nulla, a sentire nulla o provare qualcosa. Si sentì solo vuota, e continuò a guardare fino a quando le porte in legno lucido si chiusero davanti ai suoi occhi, togliendole da davanti quella scena da cui lei non sembrava riuscirsi a staccare.

 
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Once upon a time .... 
 For Pinocchio only remained a wooden heart

-Siamo state assieme-.
Santana prese un respiro, ma non alzò lo sguardo; Rimase immobile, con la schiena poggiata contro il muro del corridoio. Si passò una mano sulla fronte, liberandola da alcuni ciuffi scuri, prima di trovare la forza di alzare lo sguardo e puntarlo sulla persona che le stava di fronte.
Davanti a lei, la bionda, se ne stava seduta sulla panca in legno lucido, senza dare il minimo segno di voler dire qualcosa, qualcunque cosa che sarebbe potuta essere d'aiuto a capirci qualcosa di piu di tutta quella storia.
Santana la guardò, e attese.
-Non ci credo-, sibilò fredda.
-Non so neppure come sia potuto succedere-.
-Non ci credo-.
-E' successo dopo il pranzo, mi ha presa da parte e abbiamo parlato dei vecchi tempi-, una mano a coprire gli occhi, come se facendo cosi le immagini potessero sparire dalla sua mente. -Lo sai quanto mi è mancato, parlare cosi, ricordare come tutto era piu semplice al liceo, ora invece... E' tutto cosi complicato-.
Quinn si alzò in piedi, nervosa, e prese a camminare avanti e indietro per quei pochi metri silenziosi e deserti che avevano trovato nell'hotel.
-Non lo capisci che non ti prenderà mai sul serio lei? Lo sai, lo sai benissimo che questo potrebbe rovinare tutto. Anzi, sicuramente lo farà e non voglio vederti buttare tutto quello che hai costruito a New York-.
-Non mi serve una ramanzina ora, grazie!-, sbottò l'altra, senza curarsi di abbassare il tono. -Al matrimonio, era cosi bella ed io.. L'ho seguita, okay? E forse non avrei dovuto farlo, ma...-, un sospiro, profondo abbastanza da far capire a chiunque che la parte peggiore non era ancora passata. -Lei, io.. Non l'ho dimenticata. E' stato come tronare al liceo, come risentire quella sensazione di essere al centro del mondo, e solo lei riesce a darmela-.
Santana strinse le dita alle altre, in una morsa ferrea, prima di alzare lo sguardo per incontrare finalmente quello della ragazza. 
-Quinn, lei non ti ama-, sussurrò, capendo che era l'ora di mettere fine a quella sceneggiata.
Quinn annuì, portando le mani sui fianchi. -Lo so, non sono sc...-.
-Quinn!-, l'interruppe Santana. -Rachel non ti darà mai quello che vuoi, e tu questo lo sai, non prendiamoci ingiro; Ha visto Finn sposarsi e forse questa l'ha fatta andare fuori di testa tanto da finire a letto con te, ma non avrai altro da lei-.
La bionda abbassò lo sguardo, e a Santana sembrò per davvero di essere tornata al liceo ed essere davanti a quella Quinn spaurita che aspettava un bambino e non sapeva nulla del futuro; Fece un passo avanti, fino a posarle una mano sulla spalla.
-Sei la mia migliore amica, e ti odio con tutto il mio cuore perchè sei la piu stronza, cinica, superficiale bionda, di questo pianeta-, la mora continuando a tenere lo sguardo su quello della bionda. -Le sei andata dietro per anni, e ti sei trasferita a New York per lei, ma non siamo piu nel Glee ora, non siamo al McKinley: adesso siamo cresciute e non tutti sono rimaste le persone che erano al liceo, compresa Rachel Berry-.
Quinn annuì, chiudendo gli occhi e poggiandosi con la schiena contro il muro. 
-Adesso è il momento di smetterla, okay?-, sussurrò appoggiandosi accanto a lei.
Non ricevette subito una risposta, ma rimase al suo fianco, mentre dal fondo del corridoio si sentiva ancora la musica del ricevimento che continuava senza di loro e per un secondo Santana si chiese cosa stesse facendo Emma, se la stava cercando o meno, ma scrollò la testa, restando concentrata su Quinn che aveva bisogno di lei.
Voltò la testa, per osservarle in viso.
-Non voglio perdere la sua amicizia-, Quinn alzò lo sguardo, poggiando anche lei la testa sul legno e guardando Santana. -Ma, va bene-.
Santana annuì, prendendo un respiro profondo, prima di sorriderle. -Che ne dici di tornare di là?-.
Quinn arricciò le labbra. -Per vedere Rachel con il muso lungo che guarda Finn?-, domandò alzando un sopracciglio.
Una risatina sfuggì alla mora. -Si, forse è meglio aspettare ancora un pò-.
Non si accorsero dei passi che si avvicinavano a loro, il rumore di tacchi contro il pavimento, fino a quando Brittany non le fu praticamente davanti; Quando Santana alzò lo sguardo se la ritrovò davanti e il sorriso le sparì di colpo dal viso, come quello di Quinn pochi istanti dopo.
-Hei, ragazze-, sorrise, passandosi una mano sul tessuto del vestito con le stampe di alcuni fiori.
-Hei-, ricambiò Quinn, piu fredda di quel che Brittany forse si aspettava.
La bionda, infatti, fece vagare lo sguardo da Quinn a Santana per un minuto buono, come alla ricerca di una spiegaione a quel tono freddo, ma non trovandone strirò un sorrisetto. -Unholy trinity, come al liceo-.
Quinn scrollò le spalle. -Cambiano molte cose dal liceo-.
-Certo-, annuì Brittany, spostando lo sguardo sulla mora. -Avrei bisogno di parlarti-.
Santana l'osservò, aggrottando le sopracciglia. -Non credo sia il momento migliore-.
La bionda annuì, abbassando lo sguardo. -Credo che però sia l'unico: domani tu ripartirai ed è la prima volta dall'inizio della cerimonia che riesco a parlarti-.
Santana aprì la bocca, ma si rese conto di non saper neppure cosa dire; Fortunatamente le venne in aiuto Quinn.
-Senti Brittany, non credo sia una buona idea-, sbottò, incrociando le braccia. -Si starano chiedendo dove siamo finite, io ho un disperato bisogno di bere qualcosa e sicuramente la sua ragazza vorrà ballare-, accennò a Santana che le stava ancora accanto.
Brittany annuì. -Lo so, ma io... Devo parlarti-, sussurrò.
Quinn sbuffò. -Ti ho app...-.
-Quinn-, la bloccò Santana, lanciandole uno sguardo. -Lasciala parlare-.
La bionda al suo fianco, spalancò la bocca, guardandola esterrefatta. -Oh no. No, no, no Santana. Non fartelo nemmeno passare per la testa-.
Santana alzò gli occhi al cielo. -Oh, non esagerare ora-.
-Esag..? Cosa! Okay, va bene. Sentiamo, allora-, sbottò.
Brittany, che era rimasta ad osservarle, scosse appena la testa, facendo dondolare i boccoli chiari. -Solo Santana-.
-Scordatelo-.
-Quinn!-, la riprese Santana.
-Okay, Brittany, puoi aspettare un secondo?-, senza aspettare una risposta, la bionda afferrò Santana per un braccio trasciandola pochi metri piu avanti nel corridoio. -Che cavolo ti passa per la mente?-.
Santana aggrottò la fronte. -Non sto facendo nulla. E' solo una semplice chiacchierata, e vorrei ricordarti che una volta era tua amica-.
Quinn spalancò le mani davanti ai suoi occhi. -Ovvio, prima che mi riportasse indietro la mia migliore amica a pezzi, per poi scomparire senza dare nessuna spiegazione-.
-L'avevo cacciata, è ovvio che non ti ha porto le sue scuse-, sbottò ironica la mora, incorciando le braccia.
-Wow-, Quinn sbattè le ciglia. -Ti prego, dimmi che non la stai difendendo-.
Santana sbuffò. -Non mi sembri nella posizione piu giusta per poter giudicare quello che faccio o non faccio, Quinn-.
-Proprio per quello, dovresti fermarti un secondo a pensare-.
-Pensare a cosa?! Vuole solo parlare-.
Quinn ridacchiò. -Ah e dimmi, quand'è stata l'ultima volta che avete parlato? E' stata quando ti sei finalmente resa conto che ti stava solo prendendo per il culo e che non aveva fatto altro che mentirti per giorni-.
-Quinn...-.
-No, Santana!-, l'interruppe quella. -Adesso stammi a sentire a me: sei stata mesi senza dirmi cosa cavolo era realmente accaduto, e proprio ora che sei felice e va tutto bene nella tua vita, vuoi parlare con lei. E per cosa? Cosa mia potrebbe dirti per farti stare meglio? Lasciati tutto alle spalle-.
La mora non rispose; Scosse la testa, con lo sguardo puntato sulle balze dell'abito dell'amica, e lasciò andare un sospiro. 
-Proprio perchè ora sto bene, sono sicura di non commettere qualche cavolata-.
-La stai commettendo proprio ora-, sussurrò Quinn.
Santana alzò lo sguardo. -E' stata mia amica, prima di essere altro, e le cose sono finite troppo male. Glielo devo-.
Detto quello le diede una leggera pacca sulla spalla prima di allontanarsi e dirigersi verso Brittany che era rimasta fino a quel momento appoggiata contro il muro ad aspettare, ingorando la voce di Quinn che ancora le ripeteva di lasciar perdere.
-Stai sbagliando-, sussurrò, osservando le due ragazze allontanarsi verso la hall. 

Santana l'aveva osservata mentre camminavano per le scale, cercando un posto dove parlare con calma, e non aveva potuto far a meno di pensere a quante volte avevano salito le scale del liceo McKinley cosi, vicine senza però toccarsi, per non attirare gli sguardi degli studenti stupidi e omofobi che stavano dentro a quella scuola; Quando al posto di abiti eleganti indossavano orgogliose le divise delle Cheerladers.
Quanto erano cambiate.
Adesso lei stava con Emma e probabilmente Brittany era impegnata con Sam, dopo tutto quello che avevano passato: molte volte, nel suo appartamento, ancora i primi tempi quando si era spostata a New York, Santana si era sentita sovrastata da tutto quello che Brittany e lei avevano fatto al liceo. Cose che sembravano montagne e che con il tempo sembravano semplici, confrontate a quello che aveva allora.
E si chiedeva come avessero fatto ad arrivare cosi in alto e mollare tutto.
-Vieni-, sussurrò Brittany, distraendola dai suoi pensieri.
Si diresse verso il corridoio e Santana la seguì senza dire nulla, sapendo dentro di sè che stavano andando in una stanza; Quando però si ritrovò davanti alla porta di legno lucido, sentì una morsa stringerle lo stomaco.
Forse non sarebbe dovuta entrare là dentro. Avrebbe dovuto girarsi, prendere l'ascensore e tornare alla festa. 
Allontanarsi da lì.
Brittany aprì la porta, e appena varcata le sorrise, aspettando che la mora la imitasse.
La mora rimase per un secondo ferma, a cercare un'appiglio che le impedisse di entrare, qualcosa che le suggerisse la cosa piu giusta da fare; Notò appena il dlin dell'ascensore, occupata com'era a sciogliere i nodi che stavano nella sua mnte, ma se l'avesse fatto, se avesse prestato attenzione, se si fosse appena voltata a guardare, avvrebbe visto il motivo. Quello per il quale non valeva la pena varcare quella soglia.
Ma Santana non si voltò.




Il tonfo delle scarpe contro il pavimento della stanza, fu l'unico rumore che si sentì.
Emma strizzò gli occhi, disturbata da quel suono anomalo, e si rigirò nelle coperte alla ricerca di un punto piu fresco dove poggiare il viso; Sebbene avessero l'aria condizionata nella stanza, la rossa non aveva trovato pace per tutta la notte e si era rotolata tra le coperte alla ricerca di quelcosa che. però, mancava.
Sentendo un leggero peso sul materasso al suo fianco, la ragazza socchiuse un'occhio, scorgendo al di là della palebra assonata i contorni della sagoma di Santana.
La osservò per meno di un secondo, per poi richidere gli occhi, convinta che la mora avesse fatto una sosta in bagno, ma appena sentì le sue braccia circondarle i fianchi e le sue labbra calde premere sulla base del collo, la memoria decise a riaccendersi di colpo, facendole tornare in mente tutte le immagini della sera precedente.
Come un'automa, Emma si era spinta fino alla loro camera, buttando per terra le scarpe con poca noncuranza e ricordava di essere arrivata al letto con uno sforzo immenso, per poi lasciarcisi cadere sopra, con lo sguardo puntato contro la prota in legno, con la segreta speranza che si aprisse il prima possibile.
Aveva tenuto lo sguardo fisso, sicura che da un momento all'altro si sarebbe aperta, ma non accadde per la prima mezz'ora. Nè per la successiva.
Non è come sembra, sussurrò a sè stessa.
Aveva alzato le gambe, passando un braccio attorno alle ginocchia, stringendosele al petto, alla ricerca di calore. Lanciò un'occhiata alla sveglia, poggiando il mento sulle ginocchia: era l'una.
Chiuse gli occhi, stringendo forte le palpebre, sentendo le prime lacrime bagnarle le guancie.
Non è come sembra, si era ripetuta, fino a quando il sonno aveva superato il dolore al petto ed era arrivato l'oblio.
Ora, sentendo le braccia di Santana intorno al suo corpo, si sentì per la prima volta nel posto sbagliato; Mai, da che ricordasse, aveva avuto quella sensazione di disagio quando Santana la toccava.
Senza cercare di essere gentile si divincolò dalla sua presa e sgusciò fuori dal letto, sfilandosi di dosso le lenzuola fresche.
-Che...-, Santana la guardò, cercando di capire se Emma stava bene.
Emma incrociò per un solo istante i suoi occhi, prima di perdere tutto il coraggio che aveva raccimolato per alzarsi, e abbassò lo sguardo sul pavimento.
-Emma, che succede?-, chiese la mora.
Emma stinse le labbra, deglutendo a fatica. -A che ore sei tornata?-.
Anche se non la vedeva, la rossa era certa che Santana la stava guardando confusa. -Poco dopo le due. Che hai?-.
La rossa scosse la testa. -Sono stata sveglia fino a quell'ora, e non ti ho vista entrare-.
Santana scrollò le spalle. -Quando sono arrivata, tu già dormivi-, sussurrò, prima di sorridere. - E ti eri già fregata tutta la coperta. Ho dovuto togliertela a forza-.
Emma sentì i suoi stessi occhi riempirsi di lacrime e una sensazione di fastidio salirgli dal petto. No, di rabbia.
-Stai mentendo-.
Santana sbuffò. -Cosa? No, ti avrei svegliata, ma non volev...-.
La mora si interruppe di colpo, nell'esatto istante in cui Emma alzò lo sguardo, mostrandole per la prima volta il suo sguardo; Guardò i suoi occhi, e si bloccò, non capendo da dove arrivasse quella reazione.
-Emma-.
-Lo so che non sei tornata-, sussurrò, prendendo un respiro profondo e cercando di ordinare i pensieri. -Lo so, non serve che menti-.
Santana spostò le coperte, mettendo i piedi fuori dal letto e allungando una mano verso la figura di Emma, che si controllò bene dal starle il piu lontano possibile. -Non so di cosa parli, davvero. Non ti sto mentendo, sono tronata poco dopo le due. Quinn stava male per colpa di Rachel e aveva bisogno di supporto-.
Emma scosse la testa, ma neppure lei sapeva se fosse per allintanare le parole di Santana da sè, o scacciare le lacrime che le appannavano la vista. -Ti ho vista, Santana-.
Santana sentì una morsa dolorosa stingerle lo stomaco, quando si rese conto che quella situazione assomigliava in maniera orrenda alla stessa conversazione che aveva messo fine alla sua storia con Brittany. Con quel peso d'orrore nel petto, si alzò di scatto, mettendosi di fronte ad Emma.
-No, okay, fermati un secondo-, borbottò. -Che sta succedendo, Emma?-.
La rossa si sentì stordita per un attimo dalla vicinanza improvvisa della mora, ma cercò di riprendersi subito, alzando lo sguardo per osservarla. -Ieri sera, lo sai-.
-No, devi dirmelo, okay? Non ci sto capendo nulla-.
-Eri con la tua ex, Santana, ti ho vista-, sbottò infine.
Satana sbattè gli occhi. -Si, abbiamo parlato un pò, aveva bisogno di confidarsi con me, ma non è succ...-.
-Nella sua camera? Aveva bisogno di confidarsi nella sua camera?-, Emma sbottò arrabbiata.
-Non è successo nulla, devi credermi-.
Emma scosse la testa facendo un passo indietro.
-Okay! Aspetta, Emma!-, Santana alzò le mani, mettendole tra i loro corpi. -Si, sono andata nella sua camera ieri sera dopo che Quinn si è sfogata per i suoi problemi con Rachel. Si, sono entrata nella sua camera e sono stata con lei per un pò, ma no, non abbiamo fatto nulla oltre che parlare e chiudere una volta per tutte quello che ancora c'era in sospeso tra di noi. Lei è felice con Sam e io le ho parlato senza nessun problema di noi. Sono tornata in camera, poco dopo le due perchè ero certa che mi stessi cercando o aspettando sveglia, e perchè non vedevo l'ora di buttarmi nel letto con te e passare del tempo assieme-, sbottò tutto d'un fiato, senza distogliere lo sguardo da quello della piu piccola. -Questa è la verità, e ti giuro che non è successo nient'altro-.
Emma stinse le labbra, iniziando a torturare il tessuto dei pantaloncini che aveva indosso. Solo per un millesimo di secondo le passò per la mente il pensiero di come avesse fatto a mettersi il pigiama quando era certa che si fosse addormentata col vestito addosso.
Ma non ci pensò a lungo, occupata com'era a reggere lo sguardo di Santana. Non capiva, aveva troppi penseri per la mente e la memoria continuava a mandarle immagini della mora che entrava nella camera della sua ex, di Quinn che si allontanava dalla sala da sola, dei ragazzi che non avevano idea di dove fosse finita la sua ragazza. E se come non bastasse, altre immagini si accavallavano nella sua testa: Santana che baciava la bionda, Santana le la toccava, Santana che le diceva che l'amava ancora, dopo tutto quel tempo e che una sciocca ragazzina del liceo non  aveva cambiato nulla.
Santana dal canto suo poteva capire quali pensieri riempissero quella testolina, ma non riusciva a capire perchè Emma le stesse ereggendo un muro davanti, impedendole di leggerle dentro.
-Emma-, la richiamò, quando non ricevette nessuna risposta, sfiorandole appena una guancia con le punte delle dita. La pelle moribida della rossa, la fecero sentire già meglio, e si domandò stupidamente perchè non l'avesse fatto prima. -Ti giuro che è la verità-.
Ma Emma scosse la testa, liberandosi del suo tocco, e tutto sembrò precipitare.
-Non ti fidi?-.
-No-, sussurrò Emma, appena udibile.
Santana sbuffò, facendosi avanti e bloccando qualsiasi movimento da parte di Emma mettendole un braccio attorno alla vita e tirandosela contro; Le posò una mano sotto il tessuto della maglietta, respirandole sulla pelle, che si infiammò immediatamente, colorandosi di un dolce rossore.
-Pensi che potrei toccare qualcun'altra, dopo che ho toccato te?-, sussurrò sfiorandole la pelle con le labbra, sentendo il corpo di Emma reagire subito al contatto.
Senza lasciarle il tempo di capire calò sulle sue labbra, sentendone piu che mai la mancanza; Appena sfiorò la bocca della rossa, sentendo il sapore su di esse, un calore piacevole le invase lo stomaco e la gola, liberandola subito da quei pesi opprimenti che aveva sentito fino a pochi attimi prima.
La baciò con calma, e poi con crescente bramosia, alla ricerca del suo sapore, cosi a lungo negato e si rese conto di quale tremendo errore aveva commesso nel non baciarla dal primo istante in cui aveva messo piede dentro alla camera, quella notte.
Si staccò quando l'ossigeno finì completamente, sentendo il peso di Emma aggravarsi sulle sue braccia, come se la più piccola non riuscisse a reggersi piu in piedi, e sorrise.
Le baciò il mento, il collo e poi risalì, sfiorandole ancora le labbra e infine il naso, posandole un casto bacio sopra. 
-Davvero credi sia possibile che bacerei un'altra ragazza, quando posso baciare te-, sorrrise, sbuffando divertita. -Emma-.
Emma posò la fronte contro la spalla della mora, lasciando scivolare le lacrime fuori dalle sue palpebre, senza sapere a che cosa attribuirle: rabbia, delusione, sollievo, fiducia, amore, confusione.
Le mani che aveva stretto attorno alla camicia da notte di Santana, senza sapere bene come avevano fatto ad arrivare fin là, le prudevano, e l'unica cosa che riusciva a fare era lasciarsi andare a tutte quelle emozioni e sfogarsi.
Il primo pugno finì contro la spalla della mora, leggero, ma fu una sorpresa per entrambe, tanto che Santana indetrieggiò appena.
Il secondo era piu deciso, ma ancora troppo debole per farle davvero del male, stavolta spinto da piu consapevolezza.
Il terzo con buone probabilità avrebbe potuto farle piu male, se non fosse che Santana ebbe la furbizia di fare un passo indietro, finendo per sbattere i polpacci contro il bordo del letto, e bloccare i polsi della rossa, prima che il quarto si preparasse a colpire.
-Emma, Emma-, borbottò Santana, cercando di attirare lo sguardo della rossa contro il suo. -Hei, calmati-.
-Non farlo piu!-, strillò Emma. -Non andare mai piu con lei, o con qualcun'altra, non finchè stai con me-.
Santana annuì, attirandosela contro, stringendo quel copricino tremante di dolore e rabbia contro di sè. -Okay-.
Emma si lasciò coccolare, stringendosi a sua volta contro Santana, respirando i suo profumo e assorbendo il suo calore. -Giura che non è successo nulla-, sussurrò.
La mora ebbe per un secondo la convinzione che le si sarebbe potuto spezzare il cuore nel petto al solo suono del tono che aveva usato Emma. 
-Te lo giuro, Emma. Non c'è stato nulla oltre alle parole. Scusami-, le posò un bacio tra i capelli, respirando tra di essi per un minuto buono.
La confusione regnava ancora nella mente di Emma ed era certa che il mattino dopo o anche poche ore dopo, avrebbe sicuramente sentito il bisgno di discutere ancora con Santana su quella storia, bisognosa di capire tutti i punti, di mettere ordine. Ma l'unica cosa che in quel momento riusciva a percapire era Santana che l'abbracciava, che la stringeva al suo petto e che la baciava.
Poteva essere l'ultimo momento che passavano assieme, prima di arrivare a creare quella crepa che aveva il dannato terrore di ver spuntare fuori prima o poi nella loro relazione. Poteva essere solo un piccolo assaggio di tutte le liti che avrebbero potuto avere prima della rottura definitiva, ma non aveva la forza di concentrarsi su quello.
Perchè poteva anche essere l'ultimo istante, ma erano insieme.
Era ancora lei quella ragazza che Santana abbracciava, e sentì di meritarselo, di essersi guadagnata la possibilità di essere felice tra le sue braccia.
E poteva abbracciarla a sua volta.
Poteva ancora baciarla.
E lo fece, senza pensarci per un secondo ancora. Si alzò sulle punte per raggiungere il viso di Santana e con le mani si aiutò a far combaciare le loro labbra ancora una volta, perdendosi nel suo sapore. Se Santana rimase confusa dal suo comportamento, questo Emma non avrebbe saputo dirlo, visto la veemenza con cui la mora rispose subito al bacio, senza dare il minimo accenno di fastidio.
La frenesia le obbligò a disfarsi velocemente dei pochi abiti che avevano indosso, e in meno di un minuto erano sdraiate sul letto, nello stesso posto in cui Emma si era allontanata da Santana e che ora l'attirava a sè.
Pochi attimi, e l'unica cosa che si poteva sentire nella stanza erano ansiti e gemiti, parole appena sussurrate, stroncate sul nascere da baci impetosi e carezze sempre piu profonde, fino ad arrivare al punto di sbocco.


Quando i respiri pensanti di entrambe le ragazze riempirono l'aria, senza altri suoni di diverso genere, Emma si voltò verso Santana, trovando lo sguardo della mora già puntato su di sè.
Emma percepì subito le guancie colorarsi di rosso, sotto allo sguardo divertito della mora; Santana rise, i capelli sparsi sul cuscino e il petto scoperto dal lenzuolo che nessuna delle due aveva la forza di afferrare.
Passò un braccio attorno alle spalle della rossa. -Non mi dire che ora ti imbarazzi-, sussurrò divertita.
Emma non rispose, accoccolando il viso contro la spalla della compagna e iniziando a percorrere con le dita un segno rosso che stava sulla sua pelle. 
-Ancora non l'avevo conosciuto questo tuo lato aggressivo-, continuò a ridacchiare la mora.
Emma alzò appena lo sguardo. -Scusa-, soffiò.
Santana alzò gli occhi al cielo. -E di chè?!-, avvicinò il viso, fino a sfiorarle le labbra contro le sue, senza però baciarla. -Non mi sono di certo lamentata-.
La rossa sorrise, premendo le labbra contro la sua bocca. -Scusa anche per prima. Mi fido di te-.
Santana scosse la testa. -No, avrei dovuto diriti tutto e subito, hai fatto bene ad incazzarti-.
Emma abbassò lo sguardo, dandole tacitamente ragione, per poi rispecchiarsi in quelle gemme scure. -Ti amo-.
E Santana sorrise, certa di poter quasi toccare quella felicità che le circondava con un'aurea dorata. -Ti amo anch'io, tigretta-.

   
 
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