Questa sera scrivo a me stessa.
E forse a tutti.
Sostanzialmente a nessuno.
Succede quando ti prepari la risposta e nessuno ti porge la domanda giusta.
Lascio cadere la penna, gli occhi, l’anima e tutto ciò che sta intorno su quest’ultimo rigo, il meno necessario.
Nessuna firma.
Nemmeno un indirizzo.
Poggio il foglio sul tavolo e fa il rumore di un palazzo che crolla. Così lieve che mi sfugge dalle dita, e non sarà mai abbastanza forte per volare.
Nessuno sa.
È il sigillo di un piccolo rammarico, il più grave di tutti.
Non posso. Solo questo. È che non posso. E non me lo perdonerò. Come vuoi. Addio. Addio.
Nessuna dedica.
Sostanzialmente, ho scritto troppo. E non ho detto niente.
La Mutaforma si rivela:
Ho pensato di smettere di scrivere originali per un po', il tempo di prendere una pausa.
Non so nemmeno a chi mi stia rivolgendo, però pensavo fosse utile dirlo. Una specie di promemoria.