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Autore: Francine    16/10/2013    0 recensioni
"Non bluffare con me, Capitano, non ho nulla da perdere nel venire a vedere il tuo gioco. E mi potrebbe piacere l'idea di metterti in mutande", sorrise la Morte. "Non hai modo di prendere la mia mano, è vero, ma è solo una patetica scusa. Lo so io e lo sai tu. Allora? Cosa rispondi, Jack?"
La Faccia di Boe sospirò. "E va bene. Mettiti comoda."

Prima Pubblicazione: 15.04.2010
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Jack Harkness
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio d'ascolto: (Dont' fear) The Reaper dei Blue Öyster Cult


Un

All our times have come
Here but now they're gone
Seasons don't fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain.
(we can be like they are)
Come on baby...
(don't fear the reaper)
Baby take my hand...
(don't fear the reaper)
We'll be able to fly...
(don't fear the reaper)
Baby I'm your man...

(Don't fear) the Reaper, Blue Öyster Cult,1976


 

 



New New New New New New New New New New New New New New New New York, giorno 16, mese 5, anno 3 milioni


DALLA grande finestra panoramica poteva seguire la parabola del Sole che, qualche ora più tardi, si sarebbe tuffato nelle acque dell'Oceano, e anche questa volta sentiva il calore sulla sua pelle segnata dal tempo, il frizzante odore della salsedine solleticargli il naso e il vento sussurrargli all'orecchio tutti i suoi segreti, perché chi più della Faccia di Boe era così saggio da ascoltarti in silenzio fino alla fine, e così solo da non avere il modo di tradirti?
La Faccia di Boe lo sapeva, così come sapeva che tutte quelle sensazioni erano il frutto dei suoi lunghissimi ricordi frammisti ad un po' di quella polvere speciale che Novizia Hame scioglieva nella soluzione al dieci per cento di foxturin in cui era immerso come un enorme pesce tropicale, ma le era comunque grato perché tutto questo lo aiutava a superare il dolore e l'attesa.
La Faccia di Boe socchiuse gli occhi e la pelle raggrinzita delle sue palpebre fece crac. Una volta, tanto di quel tempo fa da sembrare una vicenda letta in un libro o un fatto capitato ad un estraneo, la Faccia di Boe era stata un uomo. Un bell'uomo, a voler essere onesti fino in fondo. Alto, bel portamento, mascella volitiva, sorriso abbagliante e magnetici occhi azzurri, quest'uomo era stato moltissime cose nella sua lunga vita: figlio, amico, fratello, amante, eroe, canaglia, filibustiere, capitano, prigioniero, lacchè, compagno, eterno straniero ed eterno viaggiatore, in perenne equilibrio sul filo di un rasoio che si divertiva a tagliuzzarlo e a riparare le sue carni ferite. Aveva solcato tutti mari e tutti i cieli, fino oltre gli spazi siderali in tutte e quattro le dimensioni, e in ognuna di esse aveva combattuto e vissuto eroicamente fino alla morte e oltre. Era stata una vita lunga, la sua, e interminabile al punto che la Morte aveva smesso subito di reclamarlo per sé. Lui sgusciava via dalle sue mani come una saponetta unta d'olio, e la Nera Signora lo lasciava fare, preferendo che fosse quella saponetta a presentarsi, prima o poi, al suo cospetto e ad offrirsi a lei, com'era nell'ordine naturale delle cose.
Ed ora, a poche manciate di minuti dalla fine, la Faccia di Boe sorrideva, beandosi per l'ultima volta della luce del Sole che si avviava con calma verso il tramonto, ma era anche in ansia, non tanto per il buio che sapeva attenderlo dall'altra parte - qualcosa deve pur esserci!, aveva detto tanto di quel tempo fa a Gwen - ma perché odiava aspettare. L'acqua immobile della superficie luccicava nel primo pomeriggio, e sembrava che il Sole si fosse deciso a fare le cose per bene, come regalo d'addio. Lì c'è il buio eterno, sembrava dirgli splendendo a piena potenza. Tieni, ecco un po' della mia luce. Portala con te. È tutto quello che posso darti.
La Faccia di Boe chiuse e riaprì gli occhi. Era impazienza quella che faceva fibrillare il suo povero, vecchio cuore, e impennare il diagramma della sistole sul monitor che Novizia Hame controllava con cura maniacale ogni minuto? Sì, era stanco. Stanco di tutto quel dolore e di aspettare questo giorno. Te ne andrai al tramonto, gli aveva detto lui, tanti anni fa e tanti anni dopo il loro primo incontro, una nuova faccia ed un nuovo carattere ma sempre con quella bizzarra cabina blu e il curioso desiderio di risvegliarsi un giorno con una folta chioma rossa. Era ubriaco, ma forse voleva ricambiare il favore, quello che la Faccia di Boe gli avrebbe fatto da lì a qualche minuto. Un rapporto causa- effetto un po' contorto, se visto dall'esterno, ma è così che funziona un paradosso: si cambia qualcosa nel passato, un nodo all'apparenza casuale come una semplice svolta a destra invece che a sinistra, ed ecco che di conseguenza si cambia anche il futuro, come le tessere del domino. E a furia di percorrere su e giù la dimensione temporale e a furia di pastrocchiare, non è insolito che un paradosso si tramuti in un gigantesco circolo vizioso.

E se la Morte avesse deciso di intervenire per fermare questa giostra?
E se si fosse presa la sua rivincita proprio ora, ad un passo dalla fine?
E se Novizia Hame non l'avesse trovato in tempo? 
E se a furia di paradossi su paradossi non avessimo scardinato il sistema?, si chiese la Faccia di Boe osservando l'acqua luccicare verso il mare aperto. Né l'acqua, né la luce, né il cielo risposero a quella domanda, continuando ad esistere tranquillamente oltre i tripli vetri della finestra panoramica e oltre il microglaz spesso venti centimetri in cui viveva da oltre mille anni.
Sbrigati. Sbrigati, maledizione! Se farai tardi a quest'appuntamento, non te lo perdonerò mai!, pensò sospirando dentro il suo acquario. Un pensiero infido e viscido s'insinuò nella sua mente. E se avesse cacciato il Dottore in un guaio macroscopico?
Se avesse avuto ancora dei polmoni, la Faccia di Boe sarebbe rimasta senza fiato, a bocca aperta, sperando che qualcuno o qualcosa gli restituisse un po' d'aria. Ora, invece, le sue branchie generarono delle bollicine d'ossigeno che s'infransero contro il microglaz.

"È una giornata stupenda…"
La Faccia di Boe spostò lo sguardo alla sua sinistra, lì dove sedeva Novizia Hame quando gli teneva compagnia, ma Novizia Hame non c'era. Non poteva esserci. Era uscita pochi minuti prima, armata solo della sua determinazione e di un vecchio fucile. Gliel'aveva chiesto lui, come favore personale, e lei aveva detto di sì ed aveva sorriso.
C'era però una figura snella sulla sedia di Novizia Hame, una ragazza, a giudicare dalla corporatura, con un cappuccio calato sul capo, una felpa del color della pece, con le maniche arrotolate fino al gomito e di un paio di taglie più grande sotto cui spuntavano le braccia nude e un paio di calze scure e degli anfibi, come quelli che piacevano tanto a Gwen. Ma guarda tu cosa ti vai a ricordare in un momento come questo, pensò. La figura teneva le mani in tasca e masticava una gomma alla clorofilla.

"È da parecchio che non ci si vede, ma di che mi lamento? Tu sei sempre stato un tipo… sfuggente. Sai, ho anche creduto che ce l'avessi con me. Che ti fossi antipatica…", disse la ragazza con voce dolce dondolando le gambe. "Ciao, Jack."
"Sei già qui?", domandò la Faccia di Boe.
"Già? Già?", si stupì lei alzando con fare plateale un paio di braccia bianchissime e magre verso il soffitto. "Ma lo sai da quanto tempo è che ti corro dietro, Jack, millennio più millennio meno? E hai anche il coraggio di dire già?! Allora, vogliamo andare?"
La Faccia di Boe voltò il viso per quanto poteva verso la sua ospite. "È troppo presto…"
"E quando mai?", commentò la ragazza sollevando i suoi occhiali da sole. "È sempre troppo presto. Avete sempre qualcosa da fare. Anche quando il tempo è scaduto. Anche quando avete vissuto secoli e secoli come hai fatto tu. Ma non ti basta, Jack? Davvero non ti basta?"

La Faccia di Boe tacque. Aprì e chiuse i suoi grandi occhi un paio di volte con molto sforzo, ma non replicò.
"Avevamo un accordo, Jackie. Ricordi quando restasti morto per più di dodici ore? Ricordi che ci incontrammo allora? Quella bella terrazza al tramonto. Tu, io ed un paio di camerieri."

La Faccia di Boe sorrise. Chiuse gli occhi e rivide il demone che girava a piede libero per Cardiff, Gwen che piangeva mentre chiamava il suo nome, e quella terrazza galleggiante circondata da giardini pensili, vegetazione lussureggiante e un cielo rosa screziato da nuvole ambra. Se avessi saputo che eri una tale sventola, mi sarei fatto acciuffare molto, molto tempo prima, le aveva anche detto senza smentire la sua indole da cacciatore.

"E come potrei averlo dimenticato? È stata la birra più saporita della mia intera esistenza…"
Adulatore, pensò la ragazza, ma con me non attacca, Jackie. "Mi fa piacere. Ma lascia che te lo rammenti lo stesso. Io non potevo prenderti per via di quel tuo … incidente con il Flusso del Tempo, te lo rammenti?" E come no? Rendiamo grazie a Rose Tyler Smith per tutto questo, pensò la Faccia di Boe annuendo. "Ero così furiosa con te, e con il Destino che non mi permetteva di prenderti! Così ti dissi che ci saremmo incontrati di nuovo solo all'ultimo, quando il tuo tempo sarebbe davvero scaduto. Ed è appena successo, Jackie. Adesso. Perché ora non vorresti venire con me?" 

Perché voglio tenerti impegnata fino a quando il Dottore non sarà qui. Allora mi farò prendere. Solo allora. Non un minuto prima. "Non voglio altra vita da vivere", disse invece, "ti chiedo solo il tempo necessario a lasciare un messaggio. Ti prego. Ti prego. Concedimi fino al tramonto. Solo questo…"

La figura si calò il cappuccio, scrollò la testa ed incrociò le braccia davanti a sé. "Spiegami una cosa. Una sola, vuoi?", gli domandò avvicinandosi al vetro in microglaz. "Perché? Perché dovrei concederti altro tempo? Se facessi così con tutti, non morirebbe mai nessuno, e fidati Jack, ne sento di lamentele e di richieste di proroghe col lavoro che faccio…"
"Devo lasciare un messaggio."
La ragazza sorrise. "Non credo proprio che sarà possibile. Mi dispiace", e stava per posare la sua mano sul vetro dietro cui vegetava la Faccia di Boe, quando questi gridò: "No!" con tutta la forza di cui era ancora provvisto. Lei indietreggiò, come se quella vasca fosse fatta della stessa materia incandescente delle stelle.
"Devo dire una cosa vitale ad una persona importantissima che sarà qui entro il tramonto. Se non lo avviso… se non lo avviso la realtà potrebbe cambiare radicalmente. Devo farlo. Te ne prego!", l'implorò.
Se avesse avuto ancora le sue braccia forti, la Faccia di Boe le avrebbe stretto quelle spallucce magre in una morsa disperata, e forse lei avrebbe capito. Si sarebbe intenerita. L'avrebbe aiutato. Invece poteva solo implorarla con lo sguardo triste di un pesce rinchiuso in un acquario troppo piccolo che sogna le acque aperte, e muovere quei tentacoli corti in una patetica, davvero patetica, richiesta disperata.

"Ti. Prego", concluse con voce stanca.
"Jack, io sono la Morte. Ti risparmio la lista degli appellativi poco lusinghieri che ho racimolato nel corso del tempo, ma il succo è che io non concedo mai una seconda chance, e tu ne hai avute sin troppe, ragazzo mio. Hai bruciato qualsiasi credito potessi mai sognarti di avere."
"Ti prego! Devo avvisare il Dottore! Devo! Aspetta solo fino al tramonto, sono solo quanto? Tre ore? Aspetta fino a quel momento, cosa ti costa?" Io ti aspetto da un pezzo, bellezza, ma se ho stretto i denti fino ad ora, nonostante il dolore, nonostante la noia e nonostante la stanchezza è stato solo perché so di avere una missione. E anche se mi vedi ridotto così, ti giuro che nessuno, nemmeno tu, potrà impedirmi di portare a termine il mio compito! 

La Morte tacque. Lo squadrò da sotto in su con i suoi occhi stellati, poi si toccò il mento con una mano affusolata, che sembrava aver fatto da modello per le mani degli angeli di Leonardo, e sembrò pensare alla richiesta che aveva appena ascoltato.

"E se io decidessi di infischiarmene?", domandò.
"Mia cara, in tutta onestà non credo che ti renderei la vita facile", rispose.
"Sai che novità", commentò lei specchiandosi sulle unghie lucide.
"E credimi, sarebbe veramente un peccato rovinare quel tuo bel visino."
"E che faresti? Mi prenderesti a pugni?"
Sorrise. "Sì. Anche se mi disgusta profondamente picchiare una donna, e lo sai, lo farei se questo potesse permettermi di aiutare un amico." Adesso si mette a ridere, pensò la Faccia di Boe. Oppure si infuria davvero e festa finita.
"Siamo combattivi, eh?", commentò la Morte con le mani sui fianchi.
"Come non mai", rispose la Faccia di Boe. 
E tu sai che le tue minacce su di me non hanno alcun effetto. Potrei prenderti e metterti in tasca senza nemmeno dover schioccare le dita. E tu lo sai, Faccia di Boe o Jack Harkness o come vuoi farti chiamare adesso, pensò la Morte sostenendo lo sguardo del suo obiettivo. Ma allora perché esito?, si chiese abbassando gli occhi e le braccia.

Perché gli esseri umani ti interessano, rispose una voce dentro di lei. Perché ti attrae la loro fragilità e la loro determinazione granitica. Perché cercano di dare un senso alla loro esistenza e anche al tuo lavoro. Perché se non ci fossero loro, tu non saresti che un fatto naturale, come la pioggia, il vento o un raggio di sole. Anzi, non saresti nulla, perché non ci sarebbe nessuno che potrebbe parlare di te. 

Siamo noi che serviamo loro. Non il contrario, concluse la Morte specchiandosi sui suoi anfibi.
La Faccia di Boe trattenne il fiato. Più tardi se ne sarebbe stupito lui stesso, ma in quel momento il suo corpo reagì in automatico, come quando calpestava il tempo e lo spazio con la suola dei suoi stivali tirati a lucido. Che intenzioni aveva quella bella ragazza dalla faccia pulita e i capelli neri? Si era arresa oppure era tutta una finta, come quelle che faceva Ianto prima di ribaltarlo sopra al letto?

"Deve trattarsi una persona davvero importante se non puoi affidare questo messaggio a qualcun altro, oppure ad un pezzo di carta…"
"E come lo scriverei?!", replicò lo spaccone che dormiva sotto quella scorza indurita dal tempo.
"Esistono le carte psichiche, Jack. In questo momento, almeno…", rispose la Morte. Colpito. Colpito e affondato, pensò la Faccia di Boe da dietro al suo vetro. "Che devi fare di così capitale?"
"Vedere il Dottore…"
"Non c'è più nessun dottore, Jack. Ci siete solo tu e Novizia Hame, qui sopra."
"Alludo a quel Dottore", disse la Faccia di Boe sogghignando. "Gli ho inviato un messaggio e lui verrà. Anzi, è già qui. Deve solo trovare un modo per salire di sopra." E lo troverà. Lo troverà se giocherai pulito e non ti metterai in mezzo.
"L'ultimo dei Signori del Tempo? Oh, lo conosco, lo conosco. Gli piace mettere costantemente a repentaglio la sua vita. Personaggio interessante, è vero." La Morte ricambiò la smorfia della Faccia di Boe arricciando le labbra all'insù, soddisfatta. "Ma dovrà arrivare qui, Jack, e non credo che sarà una cosa tanto semplice. Persino per lui. E anche se riuscisse ad aprire le cateratte, non credo che potrebbe fare poi molto, per te…"
"Lo so. Ma posso fare qualcosa io per lui. Sempre che non sia venuta anche la sua, di ora, mia cara."

La Morte sbatté le palpebre un paio di volte, poi disse: "Basta con questi giochetti! Ascoltami molto, molto attentamente. Io sono disposta ad accontentarti e a prenderti al tramonto", anche perché ho del lavoro da fare all'ultimo livello e questa storia mi interessa, "ma tu devi raccontarmi tutto. Sin dall'inizio. Voglio la verità, Jackie. E la voglio adesso."
"Adesso? Sicura? Abbiamo tutta l'Eternità, davanti…", ribatté la Faccia di Boe.
"Non bluffare con me, Capitano, non ho nulla da perdere nel venire a vedere il tuo gioco. E mi potrebbe piacere l'idea di metterti in mutande", sorrise la Morte. "Non hai modo di prendere la mia mano, è vero, ma è solo una patetica scusa. Lo so io e lo sai tu. Allora? Cosa rispondi, Jack?"
La Faccia di Boe sospirò. "E va bene. Mettiti comoda."

   
 
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