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Autore: LyraB    17/10/2013    0 recensioni
Giorgia ha ventisei anni, è carina e intraprendente e ha trovato lavoro nella città dei suoi sogni: Roma. A Roma appartiene il suo presente, fatto di lavoro nell'ufficio cultura della città e dell'amore di Simone. All'improvviso, però, il mondo di Giorgia si capovolge. Simone la lascia sola e il suo capo le propone di volare alle porte di Milano, dove c'è bisogno di lei per una mostra. La voglia di cambiare aria e di rivedere Elisabetta, l'amica di sempre, la convinceranno a tornare nei posti della sua adolescenza. Dove, tra dipinti e affascinanti assistenti, dovrà affrontare segreti, bugie e inaspettate sorprese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il sonno decise di non benedire Giorgia con il suo effetto ristoratore e dopo una notte in bianco la ragazza si sentiva di umore se possibile peggiore di quello che aveva avuto la sera precedente. Telefonò ad Emilio dicendogli che non si sentiva bene e che avrebbe preso qualche ora di permesso per rimettersi in vista della grande inaugurazione della serata. Gli raccomandò di controllare che il quadro in fondo alla sala fosse sostituito con quello azzurro e si rese disponibile a raggiungerli se ci fosse stato bisogno.
Riattaccò e si rimise sotto le coperte, accendendo l’I-pod. Meno di mezz’ora dopo, il cellulare squillò rumorosamente. Giorgia non pensava di ricevere una telefonata così presto, così rispose senza nemmeno guardare chi la stava chiamando.
- Pronto. -
- Non mi starai evitando, spero. - disse la voce di Tommaso, dall'altra parte dell'apparecchio.
- Non mi sento bene, tutto qui. -
- Allora è per questo che ieri sera mi hai lasciato senza nemmeno salutare. -
Giorgia si passò una mano sugli occhi, prevedendo una discussione spiacevole.
- Ti ho salutato. -
- Sì, certo. “Ciao”. Bel saluto. Non era esattamente quello che mi aspettavo. -
- E cosa ti aspettavi? -
- Tra noi c'è qualcosa, Giorgia, pensavo che ormai fosse chiaro anche a te. -
- Io e te passiamo del tempo assieme, ci divertiamo, abbiamo interessi simili e simili gusti, ci piace l’arte, la musica… ci assomigliamo, ma questo non vuol dire che tra noi ci sia “qualcosa”. O per lo meno il “qualcosa” che intendi tu. - Prese un bel respiro e decise di chiarire la cosa fino in fondo. - Voglio essere sincera con te, Tommaso. Non voglio stare con te. Non voglio stare con nessuno. -
Dall'altra parte della cornetta regnava un tale silenzio che Giorgia pensò che Tommaso avesse riattaccato.
Poi, proprio mentre stava per chiudere la linea, Tommaso parlò:
- In tutta la mia vita non ho mai creduto di saper dipingere. Le mie opere mi sembravano così banali e mediocri da non meritare l'attenzione di nessuno. Ma questo è stato prima di conoscere te. Volevo solo che tu lo sapessi. -
Il click del telefono fece capire a Giorgia che Tommaso aveva riattaccato.
Gettò il telefono sulla coperta, si rannicchiò abbracciando il cuscino e cercò di non piangere, perché piangere avrebbe voluto dire ammettere di aver perso qualcosa a cui teneva.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma fu di nuovo il telefono a farla tornare alla realtà.
Questa volta controllò il display, prima di rispondere: non era ancora pronta a un'altra discussione con Tommaso.
Per fortuna il nome sullo schermo era quello di Elisabetta.
- Ti raggiungo in albergo, Giò. - Le disse solamente.
Mezz'ora e una doccia veloce più tardi, Giorgia apriva la porta ad Elisabetta. La sua amica non disse niente, limitandosi a tirare fuori un tubo di patatine dalla borsa.
- Ho pensato fosse il caso di rispolverare una vecchia tradizione. - Disse con un sorriso.
E come sempre, come se il tempo non fosse passato, come se non ci fossero mai stati chilometri a dividerle e come se nulla fosse successo, Giorgia capì cosa la sua amica intendeva e sorrise. Si sedettero sul letto a gambe incrociate, aprendo il tubo di patatine e lasciandosi sommergere dai ricordi.
- Queste patatine mi ricordano le nostre estati a S. Martino, piene di Pedro, Dani e pettegolezzi sul mio vicino di casa… - Iniziò Giorgia, infilando in bocca cinque patatine contemporaneamente.
- E andavamo in Val di Mello per dormire sul prato ascoltando la musica. -
- E quando avevamo deciso che avremmo preso lezioni di musica e avremmo fondato una nostra rock band? -
Ricordi di ragazzine, di quando si pensava di poter sfondare con la musica, sposare il proprio cantante preferito e trascorrere le vacanze ad Orange County con la stessa semplicità con cui quelle cose si potevano sognare.
- Sembra passata un'eternità. - Disse Elisabetta, rovesciandosi sulla mano le ultime briciole di patatine.
- E adesso, Elie? - Domandò Giorgia, diventando improvvisamente seria. - Che facciamo della nostra vita? -
- Non lo so. -
Giorgia abbassò lo sguardo, guardando il cellulare e ripensando alla discussione avuta con Tommaso.
- Pensavo di avere tutto dalla vita. Ho un bel lavoro, una vita tranquilla, una casa che tengo in piedi da sola… Sono sopravvissuta perfino alla rottura con Simone e invece adesso… -
- Adesso ti chiedi perché hai costruito tutto questo se non hai nessuno con cui condividerlo. -
- Già. -
Il silenzio scese per un istante nella camera d'albergo, un silenzio così pieno di pensieri che Giorgia poteva quasi leggere quelli della sua amica, mentre fissava i disegni del copriletto con aria assente. Sapeva che stava pensando all'ospedale, al Mamma Oca e a Cristiano.
- Ho detto a Tommaso che non c'è niente tra di noi. - Disse poi, rompendo il silenzio.
- Ma come? Ti piace così tanto! -
- Non me la sento di avere già un'altra storia. So che Tommaso è speciale e che potrei perderlo, ma non posso farlo. Non così presto. -
- Credi che esista un momento giusto per darti un'altra possibilità? -
- E tu credi che esista un momento per darti una possibilità? -
La domanda era molto più di quello che poteva sembrare ed Elisabetta lo capì senza bisogno di spiegazioni.
- È che ho paura. - Mormorò lei.
Non c'era bisogno di altre parole, perché quell'affermazione racchiudeva tutto quello che entrambe stavano pensando. C'era la paura di concedere di nuovo la propria fiducia e la paura di farlo per la prima volta, la paura di mettere in discussione tutto quello che si aveva per tentare di far prendere alla vita una svolta diversa. La paura di concedere a qualcuno di avere un potere nella propria vita, permettendogli quindi anche di distruggerla.
Giorgia sorrise, mentre un ricordo si faceva largo tra i suoi pensieri. Un ricordo legato ad ogni cosa spaventosa, che fosse l'esame di guida o una versione di greco, un messaggio al ragazzo per cui si aveva una cotta o un colloquio di lavoro.
- Ma noi abbiamo un modo per vincere la paura. - Disse, stupita del suo stesso tono trionfante.
Elisabetta alzò gli occhi verso di lei e Giorgia le tese una mano. La sua amica si illuminò, riconoscendo il gesto, e la prese con la sua. Chiusero gli occhi, stringendo forte la mano dell'altra nella propria, e assaporarono la forza di quella stretta.
Una volta Elisabetta l'aveva chiamata il “tocco magico” e forse qualcosa di magico l'aveva davvero, perché quando riaprì gli occhi, Giorgia prese il telefono e compose il numero di Tommaso senza nessuna esitazione.
Appena sentì la sua voce dall'altro capo, si precipitò ad anticipare qualunque sua parola.
- Non riattaccare, ti prego. Ti devo parlare. -
 






















Penultimo capitolo.
Ho deciso come la storia terminerà, anche se l'ultima parte ancora non l'ho scritta.
Ad ogni modo, finalmente questa storia giunge alla sua conclusione...
grazie per aver letto, come sempre. Grazie di cuore.

Flora

   
 
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