Quel pomeriggio Londra era sovrastata da un cielo grigio platino, quasi bianco.
«Tesoro dov'è la piccola Wendy?» Chiese il signor Darling in tono spazientito.
«Oh caro, rilassati, sarà pronta a momenti! Ora è una giovane donna, non più una bambina» rispose la Signora Darling in tono morbido e paziente.
Era il compleanno di Wendy. Era passato un anno da quando lei e i suoi fratelli avevano vissuto qualcosa di unico, speciale.
Nonostante fosse passato così poco, l'Isola che non c'è sembrava soltanto un sogno, un vecchio sogno.
«Eccomi padre, madre»
Una giovane fanciulla scese dal piano superiore.
Boccoli dorati, grandi occhi marroni, alta, magra, una grazia ed una eleganza invidiabile.
Era passato poco tempo eppure Wendy era diventata splendida, ancora più di prima.
«Perdonate il ritardo, sono pronta» mentre pronunciava queste parole la ragazza forzò un sorriso.
«Oh Wendy! Sei meravigliosa Tesoro! » gridarono pieni di soddisfazione i coniugi Darling.
Wendy indossava un grazioso vestito celeste, non più decorato e pieno di fiocchi come quelli che usava nei compleanni precendenti. Ora era un'adulta.
Passi veloci che si avvicinavano.
«Auguri sorrellona!» urlarono pieni di gioia i suoi fratellini tuffandosi su di lei
Sembrava che per Gianni e Michele il tempo non fosse passato.
Il più grande, alto, magro, con grandi occhiali e dall'aria diplomatica e intelligente, e il poccolo, paffuto con gli occhi vispi e il sorriso furbo.
Sembrava che l'unica cosa per cui Wendy non dovesse sforzarsi di sorridere fosse abbracciare i suoi fratelli.
La grande e maestosa casa era piena di persone, parenti, amici, colleghi, bambini, ragazzi.
<
La ragazza era così stanca di sorridere e ringraziare. Ma le torture non erano finite, anzi...
«WEENDY! TANTISSIMI AUGURI!>>
Una ragazza della sua stessa età, lunghi capelli corvini e occhi blu, piombò su di lei, sembrava quasi volesse spingerla giù.
<
<
Wendy continuava a sorridere, ormai quella sarebbe stata l'espressione che avrebbe dovuto assumere per tutto il giorno.
<
A Wendy non fece affatto piacere quella domanda.
Si limitò a ridere e inventò immediatamente una scusa per allontanarsi.
Tra festeggiamente e risa giunse la sera.
In quel momento Wendy avrebbe preferito essere dovunque, tranne che li. Anzi, non dovunque, diede uno sguardo malinconico fuori dalla grande finestra nella sala dove erano riuniti tutti.
Guardava, guardava ma non riusciva a vedere nulla, soltanto un immenso cielo nero con dense nuvole appena illuminate dalla luna.
Con gli occhi pieni di tristezza Wendy di diresse nella sua camera, sperando che nessuno notasse la sua mancanza in quella enorme sala.
Chiuse la porta e con gli occhi pieni di lacrime corse verso la finestra, cingendo il suo fragile corpo nelle braccia infreddolite
<
Scosse il capo e dandosi forza ripetè <
I suoi grandi occhi marroni fissavano il cielo nero sperando di vedere quella stella, quella luce con cui lei parlava di tanto in tanto.
<
Improvvisamente un ruomore!
Un piccolo tintinnio, un suono così familiare, così dolce e inaspettato.
<
<
Nello stesso momento in cui quelle parole le uscirono dalle labbra si portò le mani alla bocca spalancando gli occhi.
"Che cosa diavolo dici Wendy?" disse tra se e se
<
Se ne andò dalla finestra e si diresse verso lo specchio.
<
Un lampo dorato apparve nello specchio.
Wendy si girò di scatto.
Non ebbe il coraggio di pronunciare quel nome. Non di nuovo.
"Non è nulla. Non sono pazza. Sono una donna, non una pazza, sono una donna...ma non pazza." Ripeteva a se stessa.
Si rigirò lentamente verso lo specchio.
<
Una sagoma nera le apparve davanti.
Non una sagoma qualunque
<
Il nome che tanto desiderava schizzare via dalle sue labbra. Wendy sigillò la bocca.
<
<
<
Wendy rimase imbambolata dinanzi a lui, incredula, sconvolta, con gli occhi sbarrati.
<
Gli occhi le si riempirono di lacrime, corse verso di lui e lo abbracciò. Lo abbracciò in fretta e forte, tanto forte, quasi da voler rassicurare se stessa del fatto che quel ragazzo vestito di verde e spettinato fosse davvero dinanzi a lei.
Lui la abbracciò sorridendo.
La guardò. Dritto negli occhi. <
Wendy ancora in preda all'emozione rispose <
<
Nel tono di voce di Peter c'era una leggera amarezza. Lui, ovviamente, era sempre lo stesso. Non che questo dispiacesse a Wendy, anzi.
Lei lo fissò.
<
Le cose da dire sarebbero state talmente tante, eppure in quel momento nessuno dei due riusciva a fare altro oltre che ridere e dire cose stupide.